ALTA TENSIONE SULLA MANOVRA. Nuovo fisco: l’Iva sale di un punto, tre aliquote Irpef

Pubblicato il 28 Giugno 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

La Repubblica: “Tremonti pronto alle dimissioni”, “Anche la Lega boccia la manovra. Timori per l’asta di oggi dei Btp”, “Assedio al responsabile del tesoro: stasera illustrerà le misure ai ministri. Via Nazionale resiste sulla nomina del Governatore”.
In prima, la foto degli scontri nella Val di Susa: “quattro ore di guerriglia, la polizia abbatte le barricate no Tav”, “Tra agenti e dimostranti, 90 feriti”. In taglio basso, il processo Ruby: “‘Un bordello organizzato per far piacere al premier'”. La frase sintetizza le parole dei pm che indagano sul caso e che hanno chiesto il rinvio a giudizio di Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede per induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile.

Il Giornale punta sulla riforma fiscale: “Meno tasse, ci siamo”, “Pronta la bozza: tre aliquote sul reddito, via l’Irap e aumento di un punto percentuale dell’Iva”, Oggi il vertice a Palazzo Chigi: i ministri sfidano Tremonti”.

Corriere della Sera: “Alta tensione sulla manovra”, “Voci di dimissioni di Tremonti, poi una tregua. Oggi vertice con Berlusconi e Bossi”, “Nuovo fisco: l’Iva sale di un punto, tre aliquote Irpef”.
A centro pagina foto dalla Val di Susa: “Espugnato il fortino no Tav. Gli agenti aprono il cantiere”.
In taglio basso, l’inchiesta P4 e le polemiche scatenate dalle dichairazioni del consigliere politico di Tremonti e deputato Pdl Marco Milanese: “Il procuratore di Napoli attacca: i politici si sentono intoccabili. Intercettazioni, il Pdl sonda il Pd”.
E sul processo Ruby: “I pm del caso Ruby: il sistema era un bordello”.

Il Sole 24 Ore, sulla manovra: “Irap via dal 2014, Iva su di un punto”. “Pronta la bozza della delega fiscale. Alta tensione sulla manovra. Tassa dello 0,05% sulle transazion finanziarie”. “Spunta lo stop per i commercialisti come giudici nelle commissioni tributarie”.

Libero, sulla manovra: “Giulio vuol farsi cacciare”, “Il ministro provoca Pdl e Lega: sa che non ci sono i soldi per fare le riforme e cerca il ‘martirio’ per proporsi come premier dopo Berlusconi. Ma il suo piano ha un difetto: si chiama ‘Repubblica’”.
Foto dalla Val di Susa a centro pagina: “Contro la Tav la guerra dei cavernicoli”.

Il Fatto: “Tav. Trappola alta velocità”, “Battaglia in Val di Susa, la polizia di Maroni attacca e smantella con le ruspe il presidio dei No Tav: 80 feriti. Un affare da 15 miliardi con enormi costi ambientali”.
In taglio basso, l’inchiesta P4: “Dietro gli omissis della P4”, “C’è Bisignani che si accolla le cambiali della Santanché, un ministro che racconta di una foto vista durante un interrogatorio, la portavoce di Tremonti che accusa la Gdf”.

Manovra

“E Giulio adesso minaccia le dimissioni”, titola La Repubblica in riferimento al braccio di ferro interno alla maggioranza con Tremonti. E spunta addirittura l’ipotesi di una sua sostituzione con Lorenzo Bini Smaghi. La cronaca politica del quotidiano si sofferma soprattutto sui malumori leghisti: “la sua manovra è irricevibile”, avrebbe detto ieri Bossi. Lo sgarbo più grave di Tremonti ai leghisti sarebbe stato l’aver ignorato le richieste emerse da Pontida: prima fra tutte, l’allentamento del patto di stabilità interno per i comuni virtuosi: i leghisti chiedevano di poter far spendere i sindaci che hanno risparmiato, mentre la manovra annuncia nuovi tagli. “I nostri amministratori sono con l’acqua alla gola”, dicono al Carroccio. E la Lega recalcitra anche sull’ipotesi dell’innalzamento dell’età pensionabile.
Per il Corriere “Berlusconi non cede” e Tremonti è “pronto allo scontro”. Il premier sarebbe intenzionato, questa volta, a resistere, per imporre a Tremonti di portare in Consiglio dei ministri, giovedì, una manovra “condivisa”, frutto di un lavoro “collegiale”, anziché trovarsi davanti al solito testo ‘prendere o lasciare’.
Per La Stampa “Berlusconi cerca l’aiuto del Senatùr per ammorbidire Tremonti.
Ancora sul Corriere, tra le misure probabili: “Tagli per 6 miliardi ai ministeri. Lotterie nei supermercati. Ice chiuso o trasferito a Milano”, “Spunta l’ipotesi di privatizzare la Croce Rossa”.
Il notista politico del Sole 24 Ore Stefano Folli sottolinea: “Tremonti ha ragione, ma dov’è il partito che lo sostiene?”: non esiste nel nostro Paese un ‘partito del rigore’ in grado di sostenere a viso aperto la strategia di risanamento. Non esiste nella maggioranza e, salvo eccezioni, neanche nell’opposizione. Così lo sponsor su cui può far affidamento il ministro è l’Europa.
La Stampa si sofferma anche sui timori di speculazione contro l’Italia e riferisce che si è toccato un “differenziale-record tra gli interessi sui nostri titoli e quelli della Germania”. Secondo il quotidiano Confindustria “sta con Tremonti” e lo considera “l’unico che ragiona”. Inquieti invece i commercianti per l’innalzamento dell’Iva: 6 miliardi di salasso agli italiani, alle famiglie.
“L’ira di commercianti e consumatori, “Così alzate i prezzi e uccidete i consumi'”, titola La Repubblica.

No-Tav

Sergio Chiamparino, ex sindaco di Torino,  intervistato da La Repubblica, difende i lavori della Tav: “Giusto l’intervento dello Stato, l’opera va fatta, è per la crescita”. Chiamparino invita il Pd a “tenere la barra ancorata sul terreno riformista”, evitando i colpi di scena alla Di Pietro, “che non servono certo a rafforzare l’affidabilità della coalizione”.  E riconosce che sulla questione Tav il partito “non ha avuto tentennamenti”.
Il Corriere scrive che il Pd si è mostrato piuttosto compatto, ieri: con chiaro distacco da Vendola e Di Pietro. Il neosindaco di Torino è stato definito ‘boia’ in una manifestazione che si è tenuta a Roma: in consiglio comunale ha difeso la Tav ricordando che il progetto iniziale è stato modificato tenendo conto delle richieste degli abitanti. Bersani: “non possiamo consentire che il processo di decisione sia bloccato da iniziative prese da una grangia limitata di persone”. Vendola: “inaccettabile” che al dissenso legittimo della popolazione si risponda con la violenza. E Di Pietro, che -ricorda il Corriere– da ministro delle Infrastrutture del governo Prodi si scontrò con i verdi e con Bersani per difendere la Tav: “le infrastrutture non si costruiscono col manganello”.
La Stampa dedica anche oggi ampio spazio alla questione. E riferisce dell’allarme del neosindaco Fassino: “‘Bene, ma il governo non tagli le compensazioni'”, “‘No a una riduzione dei fondi promessi. Quei soldi servono per il riassetto idrogeologico della valle'”.
Lo storico Valerio Castronovo, sul Sole 24 Ore, ricorda: “Con il Fréjus l’Italia si aprì all’Europa”. Il tunnel fu aperto al traffico nel 1871. Cavour, fino alla scomparsa, seguì personalmente i lavori. A trarre i maggiori benefici furono le esportazioni di prodotti ortofrutticoli e generi alimentari, ma anche manufatti di seta e cuoio.
Per Il Fatto la Tav Torino-Lione è “l’opera dei misteri”, che ha “più costi che benefici”: i primi conti parlano di 40 miliardi, solo un decimo dedicato ai posti di lavoro.  Il quotidiano è critico sull’utilità (ci passeranno solo i treni passeggeri o possono passarci anche quelli merci?) sulle ricadute ambientali, su quelle conomiche.

Banca d’Italia

Eugenio Scalfari torna ad occuparsi della successione a Mario Draghi in Bankitalia e ribadisce che “non va bene un proconsole”. Il quotidiano descrive oggi il Consiglio superiore dell’istituto (cui spetta, secondo la legge del 2005, il diritto ad esprimere un parere) “in trincea”. Il governo sembra puntare infatti sul direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, sponsorizzato dal ministro Tremonti. Ma secondo La Repubblica il capo dello Stato vuol farsi garante della correttezza procedurale (nomina attraverso un decreto del Presidente, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore di Banca d’Italia), in modo da ganrantire l’autonomia dell’istituto. E Napolitano si aspetterebbe anche un ultimo giro d’orizzonte insieme Mario Draghi, per verificare se davvero Grilli sia la soluzione migliore, da preferire cioè -per esempio- al direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni. Altra ipotesi: il membro italiano della Bce appena dimessosi, Lorenzo Bini Smaghi.
Se ne occupa Il Sole, ricordando che Grilli è il candidato preferito dal governo, ma anche di una quota consistente del sistema bancario e-soprattutto- delle fondazioni. Ieri girava voce che il governo avesse sollecitato il Consiglio superiore di Bankitalia ad esprimere un parere già oggi, in modo da portare il decreto di nomina già giovedì, al Consiglio dei ministri, insieme alla manovra. Ma oggi -scrive Il Sole– per bankitalia è una seduta “ordinaria”.

Nel mondo

Bernardo Valli è l’inviato de La Repubblica in Libia: “Nel fortino del rais ricercato dall’Aja”. Reportage alle pagine R2.
Il Sole 24 Ore ricorda un precedente scoraggiante di condanna di incriminazione da parte della Corte penale Intrenazionale: quello del leader sudanese Bashir, che passa indisturbato da un Paese all’altro, malgrado l’incriminazione nel 2009.
Sul Corriere della Sera, il processo ai khmer rossi in Cambogia: “al via la Norimberga degli ultimi khmer rossi”, “una donna fra i quattro accusati di genocidio”. Un milione e settecentomila morti.
Il Sole 24 Ore si occupa delle prossime elezioni in Tunisia ed Egitto: un “rebus”, perché la data del voto può incidere sul peso dei partiti islamici. In Tunisia sono state rinviate ad ottobre. In Egitto il vicepremier ha annunciato un rinvio di tre mesi rispetto alla scadenza prevista per settembre: ma i militari lo hanno smentito poco dopo.
La Stampa ospita un’analisi firmata da Emma Bonino e dal dissidente egiziano Saad Ibrahim: “Il nuovo Egitto non deve nascere sulla vendetta”. Si sottolineano i rischi connessi alla celebrazione del processo nei confronti dell’ex-presidente Mubarak e della sua famiglia, insieme a molti esponenti del vecchio regime. Procedimenti giudiziari privi di ogni trasparenza, regole tutt’altro che certe.
La Stampa parla anche dell’ascesa di Michele Bachman, repubblicana Usa che intende candidarsi alle primarie: “la regina dei Tea Party punta alla Casa Bianca”, “Dio, patria e famiglia” nella sua agenda. Democratica diventata repubblicana dopo aver letto Gore Vidal. Si presenta come paladina della Costituzione, promette di difendere le libertà “aggredite da un governo sempre più invadente”.

(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)