A Cannes a mani (quasi) vuote

Pubblicato il 3 Novembre 2011 in da redazione grey-panthers

Le aperture

Il Sole 24 Ore: “Misure anticrisi, solo un minipiano. Non ci sono pensioni e mercato del lavoro. La maggioranza perde pezzi. Salta il decreto, approvato un maxiemendamento. Sì a dimissioni e liberalizzazioni”. Di spalla: “Napolitano frena il decreto e chiama le opposizioni. Convocati al Quirinale anche Tremonti e Alfano. Dubbi per i contenuti del Dl: servono misure che uniscono”.

La Repubblica: “Niente decreto, governo in agonia.Drammatico Cdm notturno, solo un maxiemendamento per le misure anticrisi. Cade l’ipotesi di un prelievo forzoso,dell’Ici e della patrimoniale. Napolitano consulta i partiti”. E poi: “Lettera di 6 deputati Pdl a Berlusconi: maggioranza più larga o devi lasciare”.

Su Il Foglio un editoriale del direttore è titolato “Fucilate il soldato Cav”, dove di parla di “minacciosa agonia negoziale del berlusconismo”, visto che il premier viene descritto come “sotto assedio a Palazzo Chigi”; Berlusconi era pronto – ieri sera – a fare un decreto cui è contrario il ministro Tremonti.

Il Corriere della Sera: “Lite nel governo, misure senza decreto. Tensione con Tremonti. L’ira di Calderoli. ‘Serviva una terapia d’urto’. Liberalizzazioni e dismissioni, incentivi ai giovani, mobilità degli statali”. “Le obiezioni di Napolitano all’ipotesi di un provvedimento di urgenza. Incontri al Quirinale con il Pd e il Terzo Polo”. A centro pagina il quotidiano offre un colloquio con il governatore della Banca d’Italia, Visco: “‘E’ il momento più duro, ma tanti punti di forza”.

Libero: “I dati che ci nascondono. La situazione è seria e le riforme vanno fatte subito, ma non bisogna cadere nella trappola di chi evoca catastrofi per arrivare a governi tecnici. Le cifre vere raccontano un’altra storia”. L’editoriale del direttore cita il rapporto dell’ufficio studi della Banca d’Italia sul debito pubblico italiano, dove si dice che”non c’è pericolo di default anche sei i tassi arrivassero all’otto per cento e la crescita a zero”

La Stampa: “Misure anticrisi, avanti a fatica. Sì a liberalizzazione delle professioni e vendita di edifici pubblici. Esclusi prelievi sui conti correnti. Nuova lite Berlusconi-Tremonti”. A centro pagina, con foto del “prevertice” di ieri tra Merkel e Sarkozy: “Ultimatum alla Grecia: fondi Ue a rischio”.


Governo 

Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato un maxiemendamento alla legge di Stabilità per varare le misure anticrisi. Secondo Il Sole 24 Ore in un secondo tempo potrebbero arrivare un decreto e un disegno di legge. Il testo del maxiemendamento non è stato ancora definito nei dettagli, ma secondo il quotidiano punterebbe su dismissioni degli immobili, liberalizzazioni, una leva fiscale per favorire gli investimenti in infrastrutture, norme sul trasporto locale, e sul pubblico impiego. Mancherebbero invece provvedimenti sulle pensioni e sul mercato del lavoro. In prima pagina, l’editoriale a firma di Guido Gentili è più che esplicito: “A Cannes a mani (quasi) vuote”. Dove si sottolinea che Berlusconi avrebbe dovuto presentare agli occhi del mondo e dei mercati finanziari non più una missiva ma un testo di legge: quello che, recependo gli impegni presi in Europa, ne fissa per legge un calendario operativo. “Avrebbe dovuto, ma non ce l’ha fatta”. Pressato dal Quirinale, preoccupato del progressivo scivolamento dell’Italia verso un orizzonte ‘alla greca’, sollecitato da tutte le forze sociali, stretto in una maggioranza dove si allargano i distinguo (a partire da quello, pesantissimo, del ministro dell’economia Tremonti) e le defezioni dei parlamentari del Pdl, in grave ritardo sulla tabella di marcia immaginata dopo la lettera della Bce del 4 agosto, i margini di manovra del premier sono in via di esaurimento.
Anche l’analista politico del quotidiano di Confindustria, Folli, sottolinea che manca una maggioranza Pdl-Lega in grado di sostenere il governo: “Se quel gruppo di una dozzina di deputati pronti a lasciare la coalizione fa sul serio, se non è il solito gioco per rendersi interessanti agli occhi di Berlusconi, la maggioranza alla Camera è di fatto saltata”.

Quirinale e opposizioni

E’ il Quirinale? Secondo La Repubblica il Colle “non vuole forzature”, ma si prepara al dopo Silvio, spunta il “governo del Presidente”. Tanto Bersani che Casini hanno chiesto che in un nuovo esecutivo ci siano anche i leader, ma naturalmente la precondizione è che Berlusconi lasci. Su molti quotidiani oggi il nome che torna più spesso per un governo di transizione è quello di Mario Monti.
Il Sole 24 Ore, ricordando che ieri tanto Democratici che Terzo Polo sono saliti al Quirinale, sintetizza così il loro atteggiamento: “sì alle misure solo se va via il premier”. E spiega che le opposizioni sarebbero pronte a concorrere alla formazione di un governo di transizione, ma non offrono alcuna disponibilità a sostenere provvedimenti varati da questo governo. Il quotidiano sottolinea che Massimo D’Alema si è spinto ad ipotizzare il sostegno ad un esecutivo serio di larghe intese, “con una guida credibile e anche con il Pdl”.
Il quirinalista del Corriere Marzio Breda parla anche lui della possibilità del varo di un governo di emergenza nazionale, “magari pure con dentro il Pdl, ma guidato da un tecnico che – per la sua personalità – goda di un elevanti standing sul piano internazionale” (e anche qui torna il nome di Mario Monti). Ma d’altra parte sottolinea il punto politico che il Quirinale dovrà sciogliere: nell’ipotesi di una caduta dell’Esecutivo, le opposizioni euforicamente unite oggi sapranno domani approvare con la stessa coesione le misure imposte dalla crisi? Davvero i vari Di Pietro o Vendola, o le altre anime inquiete del Pd, già esplicitamente malmostosi verso il “governo tecnocratico che piace all’Europa”; appoggeranno un governo di transizione che metta in cantiere il severo pacchetto di interventi che Ue e Bce ci hanno intimato di prendere fin dallo scorso agosto?

Fronda Pdl

Il Giornale oggi apre con il titolo: “La notte dei traditori. Lettera anti-premier dei dissidenti Pdl. I frondisti si agitano, ma le consultazioni del Copolle per un esecutivo tecnico vanno a vuoto. Unica alternativa al voto subito”.
Il Corriere della Sera pubblica la lettera firmata da Roberto Antonione, Isabella Bertolini, Giustina Destro, Favio Gava, Giancarlo Pittelli e Giorgio Stracquadanio. La lettera chiede al premier di farsi promotore di una nuova fase politica e di un nuovo governo, visto che quello attuale non riesce a governare. “In quel caso, e solo in quel caso noi la sosterremo con la determinazione e l’abnegazione di sempre”. Per il quotidiano quelli che sono considerati gli “ex falchi” come Stracquadanio e Bertolini vanno verso la formazione di un gruppo autonomo insieme a Roberto Antonione.
Anche La Repubblica si occupa degli “scontenti” e sintetizza così il loro messaggio al premier: “Così non va, serve un nuovo governo”. Si sono riuniti ieri all’Hotel Hassler. La Repubblica nota che del gruppo fanno parte due scajoliani (Russo e Orsini) che però all’ultimo momento si sono defilati.
Libero scrive: “Dodici in fuga: la maggioranza trasballa. Altri azzurri seguono l’ormai ex Antonione e preparano le valigie”. Antonione parla con il quotidiano diretto da Belpietro e spiega: “Mi stupisco che ci si accusi di ribaltone. Noi chiediamo solo la condivisione delle riforme per uscire da questa crisi”.

Grecia

Intanto oggi a Cannes inizia il vertice del G20 e -secondo La Repubblica– Eurolandia “minaccia Atene”: ‘Mantenga gli impegni o fuori dalla moneta unica’”. Dove si legge che il premier greco Papandreu, “accolto con malumore dai partner europei”, ha confermato il referendum, precisando anche la data in cui si terrà: il 4 dicembre. Secondo La Stampa i cittadini greci saranno chiamati a dire la loro sul piano negoziato dalla Grecia con l’Ue per salvare il Paese dal default. Precisano fonti vicine a Papandreu: “spiegheremo al popolo i vantaggi di questa intesa, il fatto che ci sarà una ristrutturazione del debito delle banche al 50 per cento, il cuore dell’accordo europeo, ma anche che ci saranno aiuti da 130 miliardi e che pagheremo tassi di interesse bassi, al 3,5 per cento. Chi direbbe di no?”. E, aggiungono le fonti,: sarebbe una assurdità pensare o scrivere che il quesito sarà “volete rimanere nell’Euro”.
Secondo Il Corriere la Cancelliera tedesca Merkel e il presidente Sarkozy avrebbero fatto pressioni su Papandreu proprio per cambiare l’oggetto del referendum: non le riforme, ma la permanenza della Grecia nell’Euro.
In una lettera al Foglio il ministro degli esteri Frattini scrive che l’annuncio del referendum greco “manda a picco i mercati di mezzo mondo, l’Europa -ancora una volta bypassata da una classe dirigente non pronta a rinunciare a interessi  settoriali- e’ costretta tutt’al piu’ ad inseguire e riparare,  anziche’ gestire e preordinare un’uscita ‘normale’ da una crisi eccezionalmente grave”. La sovranità nazionale è “una pietra miliare, ma non va usata contro l’Europa”, scrive.

Internazionale

Due notti fa è stata incendiata a Parigi la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo. Dopo giorni di minacce, se ne occupano tutti i quotidiani. Il Corriere spiega che c’è chi non ha trovato divertente la copertina con Maometto che promette “100 frustate se non morite dal ridere”, né il disegno del profeta con un naso rosso da clown che assicurava che “l’islam è compatibile con l’umorismo”. Il settimanale ieri è uscito in edizione speciale: “Charia Hebdo”, con Maometto come caporedattore speciale, in omaggio alla vittoria del partito Ennadha in Tunisia e alla promessa del governo di transizione libico di instaurare la sharia.
Una dichiarazione della redazione fa sapere: “siamo contro tutti gli integralismi religiosi ma non contro i musulmani praticanti, siamo a favore della primavera araba ma contro l’inverno dei fanatici”. Fanatici che – sottolinea il Corriere – sono peraltro in azione anche tra i cristiani: dal 20 ottobre integralisti cattolici vicini all’estrema destra disturbano lo spettacolo “Sul concetto di volto nel figlio di Dio”, del regista italiano Castellucci, accusato di insulto al Cristo.

La Stampa riferisce del “pressing” del primo ministro israeliano Netanyahu per attaccare l’Iran, ma scrive anche che “Washington frena”. E secondo alcuni analisti, si tratterebbe di una mossa per ottenere più sanzioni. Il quotidiano israeliano Yediot Ahronot, seguito dal quotidiano Haaretz, ha fatto sapere che il governo sta valutando il blitz, fortemente voluto da Netayahu, ma i contrari sarebbero ancora fortemente in vantaggio. A giugno il capo del Mossad Dagan aveva definito l’ipotesi di un attacco “l’ipotesi più stupida che ho sentito”, sottolineando che il blitz può danneggiare parzialemente il programma atomico iraniano e che i costi sarebbero stati più alti dei vantaggi. E pare che uno dei primi punti dell’agenda del capo del Pentagono Panetta nella sua visita in Israele ad ottobre, sia stato dissuadere Netanyahu da un attacco.
Se ne occupa ampiamente Il Foglio: “Israele sull’orlo dell’attacco preventivo all’atomica iraniana”. Sarebbe in arrivo un dossier choc dell’Aiea sul nucleare iraniano. E secondo il quotidiano Netanyahu avrebbe già convinto la maggioranza dei ministri della necessità di una opzione militare, mentre vi sarebbero perplessità nell’esercito. Secondo una parte dell’esercito sarebbe preferibile un inasprimento delle sanzioni, mentree secondo un altro schieramento Teheran non avrà l’atomica prima di 24 mesi e in questi due anni ci saranno importanti sviluppi sulla regione, a cominciare dalla possibile caduta del regime iraniano.
Scrive il Corriere della Sera che una fonte militare inglese ha confermato al Guardian l’esistenza di un vasto piano di attacco preparato dal Pentagono. Il governo inglese avrebbe garantito ad Obama sottomarini e Tomahawk, senza escludere forze speciali sul terreno. Tra i segnali registrati che qualcosa si sta muovendo, il Corriere cita il missile a lungo raggio testato ieri dagli israeliani, il fumo dei caccia dalla base Nato in Sardegna, dove in questi giorni è stato simulato un attacco a distanza. Anche su La Repubblica ampio spazio, e si dice che Usa e Gran Bretagna sarebbero pronti a raid mirati. Sulla stessa pagina, la notizia della partenza di una nuova flottiglia in rotta verso Gaza, salpata dalla Turchia. L’arrivo è previsto venerdì. A bordo nessun cittadino turco, ma giornalisti e attivisti israeliani, canadesi, irlandesi, americani e palestinesi.

E poi

La Repubblica riproduce una intervista a Bill Gates che ha copytight Le Monde-New York Times, sotto il titolo “Bill Gates sfida i grandi della terra. Non siano i poveri a pagare per tutti. Sì alla tassa sulle transazioni finanziarie per ridurre il deficit”. Gates parla degli aiuti allo sviluppo, sottolinea che in termini assoluti quelli Usa sono il doppio di qualsiasi altro Paese: sulla lotta alla malaria e all’Aids gli usa sono stati esemplari, dice. Ma in termini percentuali, rispetto alle dimensioni dell’economia, gli aiuti americani sono appena lo 0.21 per cento. L’esempio da seguire è invece quello di Londra, dice, rivolgendosi al Congresso, che dovrà decidere se incrementare la cifra: se i parlamentari americani capissero quanto sono diventati più efficaci gli aiuti rispetto a 20 o 30 anni fa, non taglierebbero i fondi.

Il Corriere della Sera si occupa del caso dell’Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, che ha scritto una lettera al Financial Times raccomandando l’introduzione della Tobin tax: “Con gli indignati, contro la city. La scelta della Chiesa anglicana”, titola il quotidiano.

Alle pagine R2 de La Repubblica continua il dibattito sulla convention di Matteo Renzi, che tante polemiche ha scatenato anche in casa Pd. Se ne occupano Adriano Sofri (“Nuovismo. Perché in politica torna lo slogan della rottamazione”), Filippo Ceccarelli (“Tutte le battaglie per il ‘rinnovamento’, da Togliatti alla Pivetti”), Michela Marzano (“Come i media influenzano il cambiamento. Il partito di twitter”). Ovvero, il conflitto generazionale come strumento di lotta per la conquista del potere.

DA RASSEGNA STAMPA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini