Una piccola perla del Tirreno – l’Isola del Giglio (1): alla scoperta di una dolcissima isola selvaggia

Un cuore verde emerge dalle limpide acque del mar Tirreno. Questo è Giglio, un’isola montuosa di granito rosso coperta da un manto di vegetazione, che si estende per una superficie di circa 21 Kmq.

Dell’Arcipelago toscano è la seconda per dimensione: all’orizzonte la più grande, l’Elba, e poi Giannutri, Montecristo, l’Argentario e qualche volta la Corsica.

La costa, lungo i suoi 28 km, presenta una grande varietà morfologica: da pareti rocciose a picco sul mare, visibili soprattutto sul versante di ponente, a un addolcimento della natura, che si distende in ampie spiagge rossastre e sabbiose (Campese, Cannelle, Arenella e Caldane) e in minuscole calette selvagge, che si aprono specialmente nella parte orientale (per citarne alcune, Cala del Lazzaretto e Cala dello Smeraldo, rispettivamente a nord e a sud di Giglio Porto).

Il resto è campagna, per lo più incolta, pineta, macchia mediterranea e vento.

Il punto più alto della dorsale, il Poggio della Pagana (496 m slm), offre una vista privilegiata e svela le tracce di un presente e soprattutto di un passato agricolo, con i suoi terrazzamenti costruiti con muretti a secco e con i suoi filari di vite Ansonica (da cui si ottiene il rinomato vino Ansonaco) che si tuffano nell’azzurro del suo mare.

Il suo nome porta a collegarla al fiore, con il quale peraltro non ha nulla a che fare. La sua etimologia deriva in realtà dalla latinizzazione del vocabolo greco aegilium, che significa “capra”. Isola delle capre dunque, e su questa come sulle altre isole dell’arcipelago toscano c’erano molte capre selvatiche, ancora presenti a Montecristo.

I residenti stabili sono circa 600, pertanto l’isola gode di un naturale “isolamento”, nonostante disti solo 15 Km da Monte Argentario, il Comune toscano (in provincia di Grosseto) da cui ci si imbarca: un’ora di traghetto da Porto Santo Stefano, situato all’estremità nord-occidentale del promontorio dell’Argentario.

Un’isola che dal mare appare selvaggia, da vicino incanta con i suoi borghi medioevali, primo fra tutti Giglio Porto, sulla costa orientale, l’unico approdo (turistico e commerciale) dell’isola. Man mano che ci si avvicina colpiscono i suoi variopinti colori: dietro al porto si sviluppano ad arco quelle che una volta erano le antiche abitazioni dei pescatori, che dipingevano la loro casa (con gli avanzi di vernice impiegata sulle loro barche) per distinguerla dalle altre e poterla così riconoscere dal mare, prima ancora di ormeggiare nel porto.

Ad accogliere il visitatore, sulla sinistra del molo, la bianca Torre del Saraceno, da secoli guardiana del mare.

Piacevole passeggiare sul lungomare che si apre nella Piazza della Dogana, ricco di negozi e locali tipici, d’estate aperti fino a tarda notte.

Non si può venire al Giglio senza recarsi nell’abitato di Giglio Castello, il capoluogo fortificato. Si potrebbe dire che la sua visita merita quasi da sola l’intero viaggio. Si tratta di un centro storico intatto nelle sue strutture originarie, posto a 405 metri di quota in una zona collinare nel centro dell’isola. All’interno, al riparo delle sue possenti mura, regnano il silenzio e la quiete; un’autodifesa che sembrerebbe aver vinto contro il tempo, qui dove il tempo pare essersi fermato.

Ci si arriva in auto o in autobus di linea percorrendo la strada principale che parte dalla marina oppure a piedi, attraverso un’antica mulattiera che un tempo era l’unica via di collegamento tra i due centri.

Si può camminare per ore in questa piccola isola e non vedere un edificio moderno. L’unica località isolana di recente costruzione è Giglio Campese, sulla costa nord-occidentale; questa frazione sorge in un’ampia baia sabbiosa, che per i venti favorevoli è amata dai surfisti e da chi può raggiungerla a bordo di una barca per assistere ad un meraviglioso tramonto.

Oltre alla via del mare, si può godere delle bellezze che quest’isola ha da offrire lungo la strada provinciale che da Giglio Castello conduce a Campese: è un susseguirsi di tornanti che dietro ad ogni curva regalano panorami unici; e su questa asfaltata la vista del Faraglione ce ne preannuncia l’arrivo. Quando si è ormai vicini si scorge la Torre Medicea, che delimita la baia nella sua parte settentrionale.

La mitezza del clima incoraggia i visitatori ad una villeggiatura in tutte le stagioni, in una quotidianità autentica ed incontaminata, nel rispetto dell’ambiente.

A spasso per l’isola

Il suo territorio aspro, data la natura montagnosa dell’isola, che per il 90 % è ancora selvaggia, funge da stimolo per allontanarsi dalla strada principale, alla scoperta di una natura che ci seduce con i suoi profumi e i suoi colori sgargianti.

Ciò è reso possibile dalla fitta rete di percorsi pedonali che percorrono in lungo e in largo l’intera superficie isolana, che con una carta topografica o “turistica” in mano risaltano subito alla vista.

Le escursioni a piedi permettono di ammirare, assaporare e toccare tutto ciò che l’ambiente offre, nonché di raggiungere cale e piccole insenature, che durante i mesi estivi concedono una singolare intimità.

Una quindicina sono i sentieri che toccano aree diverse, e un tempo erano le uniche strade che i gigliesi usavano per spostarsi sull’isola. La maggior parte di essi sono accidentati (non adatti per andare in Mountain-bike), ma il grado di difficoltà è comunque medio-basso.

Castello è il punto nevralgico della sentieristica; da qui si snodano infatti numerose mulattiere, che salgono al pianoro Le Porte e riscendono verso il Porto e le belle spiagge delle Cannelle e delle Caldane, oppure si diramano verso Campese.

Vi segnaliamo due itinerari, entrambi di straordinaria bellezza, che durante i mesi primaverili accompagnano al piacere degli occhi anche quello dei profumi della macchia mediterranea.

Itinerario 1: Da Giglio Castello a Capel Rosso.

Il percorso non è difficile, si impiegano tre ore circa per 6 km, con un dislivello di 375 m. Dal borgo fortificato di Giglio Castello si prosegue sul crinale lungo la strada asfaltata verso sud. In località le Porte si lascia la carreggiabile e ci si inoltra, sempre in direzione sud, per una mulattiera che percorre la macchia e cammina lungo il Poggio della Pagana e il Poggio dei Castellucci, rivestito da una bassa gariga. Tornati sul crinale, dopo aver oltrepassato il Poggio Terneti, inizia la scarpata che scende verso punta Capel Rosso, affascinante per la presenza del vecchio faro a strisce bianche e rosse. Siamo sulla punta meridionale dell’isola, dall’aspetto allungato che degrada lentamente. Per chi ne avesse il desiderio, con una scalinata scavata nel granito può arrivare all’insenatura per rinfrescarsi un po’ prima del ritorno.

Itinerario 2: Da Giglio Castello a Campese

Questa passeggiata è di un’ora in discesa (2 Km). Si parte dal piazzale di sosta dei pullman di Castello e si cammina per un breve tratto fino alla prima curva a destra; qui si prende la mulattiera che scende nella macchia mediterranea tra cespugli di ginestra, cisto ed elicriso, con una bella vista sulla spiaggia e sui faraglioni. Al termine, una strada sterrata porta fino alla Torre di Campese.

Consiglio: portate sempre con voi una bottiglia d’acqua! L’isola è sprovvista di acqua corrente potabile (eccetto a Giglio Castello, dove si trova la sorgente Acqua Selvaggia, una fontana che si incrocia prima di arrivare alla piazza centrale, dove sono ubicati i vecchi lavatoi).

Giglio Castello                     

Il «castello» è un insieme di edifici fortificati, tipico del Medioevo, ma affonda le sue radici nel castrum romano, ovvero l’accampamento che ospitava le guarnigioni di soldati, trasformatosi nel tempo in un vero e proprio centro abitativo.

Il borgo di Giglio Castello, sospeso nel blu di cielo e mare, nacque nel XII secolo per opera dei Pisani e conserva intatte queste strutture architettoniche difensive; si tratta, infatti, di un paese che gode di un’autodifesa naturale, data la sua posizione strategica su uno dei poggi più alti dell’isola, e di una artificiale, poiché il suo limite esterno è completamente circondato da mura fortificate.

L’anello delle mura, nel suo perimetro di circa un chilometro, ha una forma irregolarmente ellittica; unisce in sé la potenza delle cortine di pietra, impreziosite da merlature sommitali, e la levità dei dieci torrioni d’avvistamento, posti agli angoli rivolti verso l’esterno del borgo.

Le strutture murarie sono invigorite dalla Rocca Aldobrandesca, una struttura fortificata situata nel punto più alto del borgo castellano, quello a nord-ovest, ed è formata da un fortilizio esterno a base trapezoidale, organizzato su più livelli e gravante su un lato ad una delle torri.

Si accede al borgo attraverso una delle porte che si aprono lungo la cinta muraria, ma di queste la più caratteristica è la Porta della Rocca. Prima di oltrepassarla si osserva al centro di un’arcata esterna lo stemma dei Medici, in ricordo del loro dominio.

Riservata e imponente nella sua facciata, solare e scenografica nel suo lato privato: un labirinto di vicoli medioevali, le case incastonate tra di loro, sormontate da archi e balzuoli, le caratteristiche scale esteriori che portano ai piani superiori delle abitazioni; ci perdiamo dolcemente nelle sue trame, assistiamo ad uno spettacolo che si ripete da tempi remoti, vediamo gli anziani che tornano dai campi e ripongono il loro mulo nel pagliaio, dopo averlo accuratamente pulito, e vediamo le antiche piazze, come la magnifica Piazza XVIII Novembre, che qui sono ancora un luogo di ritrovo in cui chiacchierare o in cui giocare.

Queste caratteristiche hanno conferito a Castello il marchio di qualità di uno dei borghi più belli d’Italia.

Così, di via in via eccoci al centro del borgo nella chiesa di S. Pietro Apostolo, dove sono custoditi numerosi reperti, tra cui un crocifisso d’avorio del XVI secolo attribuito al Giambologna, un reliquario contenente l’ulna destra di San Mamiliano, ed il “tesoro” che proviene dalla cappella privata di papa Innocenzo XIII, costituito dai suoi arredi sacri.

Consigliamo di non lasciare Giglio Castello senza aver prima degustato il suo vino Ansonaco, prodotto e conservato nelle sue numerose cantine.

La villa sotto il mare: I “Castellari di Giglio Porto”

Il Castellare del Giglio era una struttura difensiva costiera situata presso la frazione del Porto. Si trovava ubicata alla sommità di un promontorio che si innalza dietro la Torre del Saraceno e chiudeva a sud la baia del porto. I resti di questa fortificazione tardo cinquecentesca sono purtroppo andati perduti nel corso dei secoli passati.

In ricordo di questo edificio, il toponimo de “I Castellari” oggi sta ad indicare l’intera area che era interessata, già sorta sulle rovine di un’antica villa romana, chiamata anche villa romana del Castellare (Castellari) del Porto.

La torre si trova tuttora su una scogliera in granito sovrastante il porto, tra le sue allegre abitazioni. In prossimità di essa, nella caletta del Saraceno, si può intraprendere questa esplorazione “sotto il livello del mare”, di cui oggi è visitabile soltanto la cetaria annessa alla nobile abitazione. Tuttavia, il sito archeologico si sviluppa su una vasta area, dove si possono ammirare dalla superficie i resti affioranti della villa romana dei Domizi Enobarbi, mosaici e una lunga terrazza pensile, nonché la stessa vasca a mare per la pescicultura.

Purtroppo le odierne abitazioni hanno inglobato la villa patrizia, ma passeggiando sul lungomare occhi curiosi possono scorgere ciò che ne rimane, tessere di mosaico, affreschi, monete, mattoni con i bolli di provenienza, mura in opus reticolato e molti frammenti di marmo multicolore.

redazione grey-panthers:
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