Alla scoperta dei colori, degli aromi, del calore di un “altrove” chiamato India

Pubblicato il 30 Novembre 2017 in , , da stefia

CHUTNEY E KARMA

E’ arrivato.  Dopo essere stato invocato, implorato, atteso e desiderato è arrivato il freddo.  E con lui pioggia, vento, nebbie e neve.  E naturalmente c’è già chi protesta e chiede a gran voce caldo, sole, estate.  Per di più insieme al freddo arriva anche il Natale, i grandi pranzi, l’albero e il presepe, le corse affannose in città stravolte dal traffico alla ricerca del regalo perfetto per la mamma, il marito, la suocera, i figli e nipoti.  E se invece saltassimo a piè pari la frenesia natalizia e ci involassimo verso lidi più caldi e soprattutto ancora resistenti ai batteri del Natale?  Io confesso di aver ceduto al richiamo dell’ “altrove”più volte, sia mio marito sia io abbiamo famiglie molto numerose e per lo più il peso del Natale e delle relative giornate in cucina, ricade sulle mie spalle.  Dunque la tentazione di migrare è forte.

La meta delle nostre migrazioni invernali è quasi sempre la stessa: l’India.  L’India dove il tempo si ferma e si dilata all’improvviso, dove una settimana sembra lunga un mese.  L’India che o la si ama per sempre o la si odia per l’eternità.  L’India dove abbandoni certezze, desideri, abiti quotidiani per finalmente arrenderti alla vita.  Chi c’è stato lo sa, all’India bisogna abbandonarsi, chi la combatte è perduto. C’è chi la vede come una grande madre, calda e avvolgente e chi invece come la grande nemica, ricca di insidie e di tranelli, dove il pericolo è sempre dietro l’angolo.  Se fate parte di questa seconda specie, se siete tra quelli che desiderano avere sempre il controllo della situazione, che non amano sorprese e contrattempi allora è meglio che lasciate perdere, l’India non fa per voi.

Per tutti gli altri invece, potersi finalmente abbandonare, sciogliere le vele, sarà un grande sollievo.  L’India cattura da subito, anzi diciamo che appena scendi dall’aereo ti assale con i suoi rumori, i suoi colori, i suoi aromi e i suoi tanfi.  Il primo dei nostri viaggi è stato in Rajasthan, forse la regione indiana più colorata.  E il primo violento impatto è proprio quello con il cibo.  Così forte e diverso da quello a cui siamo stati abituati.  Cibo che di solito terrorizza noi occidentali, abituati a partire alla scoperta dell’India dopo aver fatto ogni tipo di vaccino e carichi di medicinali contro dissenterie e amebe.

Io avevo invece deciso di non fare nessun tipo di prevenzione, ma di rispettare solo alcune regole: niente acqua corrente, niente latte o suoi derivati, niente frutta non sbucciata o verdure non cotte.  Alle quali poi in loco ho aggiunto anche: niente carne, perché girando per mercati avevo visti polli e quarti di agnello che sventolavano coperti da mosche.  In compenso ho mangiato in qualsiasi lurida bettola del Paese, da venditori ambulanti,   nei baracchini per strada, nei mercati e in case private, ogni tipo di legume, di verdure, di riso e di fritti immaginabili, sempre speziatissimi e piccanti, scoprendo che l’idea di piccante che hanno gli Indiani non ha nulla a che vedere con la nostra, nemmeno con quella del Calabrese più spregiudicato.

Per piccante in India si intende, infatti, andare letteralmente a fuoco.  E non mi è mai accaduto di prendermi nemmeno il più piccolo mal di pancia.  Dall’India ho riportata indietro stoffe, profumi, vasi di terracotta, sari di ogni possibile colore e fantasia e soprattutto tè e spezie, chili, quintali di spezie che sono sempre un modo di ricreare a casa propria il Paese che si è appena lasciato.

Tornata in Italia con quelle spezie ho cucinato piccantissimi curry, polli tandoori, saporiti dahl, e soprattutto profumatissimi chutney, il perfetto accompagnamento a qualsiasi tipo di carne, di pesce, verdure  e formaggi, e se non potete o non volete andare in India ad assaggiare i suoi chutney vi insegno come prepararli a casa vostra.  Niente paura è un lavoro facile e veloce.

Taglio a pezzi una cipolla e la metto in un mixer insieme a due peperoncini super piccanti, 1 spicchio d’aglio, circa 15 grammi di semi di senape, un cucchiaino di curcuma, una di zenzero e uno di semi di cumino, aggiungo sale e un cucchiaio di aceto.  Frullo.  In un pentolino verso l’impasto, ci unisco circa 90 grammi di aceto, 50 di zucchero e faccio cuocere per circa cinque minuti,  poi aggiungo anche 300 grammi di mango a pezzetti e mescolando porto a ebollizione, da quando inizia a bollire calcolo più o meno 15 minuti, il mango deve essere morbido e disfatto.  Lo verso caldo nei barattoli sterilizzati e li rigiro finchè non siano freddati. Quindi lo conservo in luogo fresco e buio.  Se quest’anno non potete scappare al caldo a trascorrere il vostro Natale, potete però preparare un buon bollito, di quelli come si facevano una volta, gallina, muscolo, polpa, lingua e nervetti, accompagnarlo con il vostro profumatissimo chutney,  e sognare l’India.