Roma- Per il Macbeth al Quirino, inviati da grey-panthers.it

Dall’1 al 13 dicembre la Compagnia Lavia Anagni presenta:

Gabriele Lavia

MACBETH

di William Shakespeare

con Giovanna Di Rauso

scene Alessandro Camera- costumi Andrea Viotti- musiche Giordano Còrapi- luci Pietro Sperduti

regia Gabriele Lavia

 La recensione di Attilio A. Romita (inviato da grey-panthers.it allo spettacolo)

Il MACBETH di Gabriele Lavia al Quirino. La prima cosa che mi viene in mente è che questa messa in scena non era propriamente natalizia, ma dato l’autore “antico” e soprattutto l’Autore moderno, era giusto che fosse così.

Cominciamo dall’ambientazione. Un’epoca moderna, un ambiente militare vagamente tra il nazista ed il sovietico: tetre divise, stivaloni, con digressioni nell’incubo fantastico pieno di sogni, apparizioni di streghe e tanto fumo.

A queste prime impressioni segue però l’interesse per tentare di capire quale è la chiave interpretativa che Lavia ha voluto dare alla vicenda di un uomo che scala un regno usando l’assassinio come mezzo.

L’opera originale mi sembra che descriva Macbeth come un turpe individuo che diviene un Re cattivissimo seppur ossessionato dal suo delitto originale.

Lavia mi sembra che abbia voluto trasformare Macbeth in un debole, succube di una sorta di destino avverso (la predizione delle streghe che appaiono nella prima scena nude tra il fumo) e di una dark LADY avida di potere ed, alla fine, vittima ella stessa della sua ingordigia.

Tutto lo spettacolo si svolge su questa falsariga.

Macbeth, praticamente sempre in scena, passa dalla paura, alla finzione di felicità, agli scatti di amore verso la Lady. Ed in questi repentini passaggi di umore Lavia mostra tutta la sua presenza scenica che ne hanno fatto uno degli ultimi mattatori.

La Lady, Giovanna di Rauso, appare come la vera fomentatrice del regicidio. Una Circe, che si fa braccio e mente della profezia delle streghe, porta per mano Macbeth all’assassinio del re Duncan. Una presenza scenica forte, spesso rinforzata da una nudità che in certi momenti la rende quasi irreale.

Le tre “assistenti del fato” che tornano in scena come nude streghe vaticinanti, ancelle spettrali e sicari violenti.

Banco, l’amico trucidato per paura, che diventa il motore immoto della tragedia nella tragedia che si conclude con il suicidio della Lady e la punizione finale del regicida di cui si scopre il delitto.

Un coro di “colonnelli” che passano da un Re ad un altro applaudendo quello che regna al momento.

In conclusione uno spettacolo forte di fronte ad un teatro pieno con una grande presenza giovanile e che si è concluso con un lunghissimo applauso e molte chiamate.

Sicuramente è valsa la pena di vederlo. Questa messa in scena è stata presentata varie volte in varie città e, penso, sarà ripetuta: se capita dalle vostre parti, vi consiglio di non perdere l’occasione.

Il parere del regista

Tragedia shakespeariana archetipo della lotta per ottenere e mantenere il potere. La celebre trama vede protagonista Macbeth che, spinto dalle brame della moglie e da una suggestiva profezia, si macchia di una serie di squallidi tradimenti ed efferati delitti per conquistare il trono di Scozia. Una volta diventato re cadrà vittima delle sue stesse azioni e dei rimorsi, perdendo ogni cosa nell’atto finale che lo vede inesorabilmente soccombere.

Tutta la storia si inscrive in un clima di magica fatalità: il gruppo di streghe, che profetizza a Macbeth il suo regale destino e la sua fine, dona alla vicenda il respiro della predestinazione e dell’inevitabile circolarità del tempo.

Gabriele Lavia, nelle doppie vesti di protagonista e regista, realizza una messinscena d’impatto ponendo l’accento sulla metateatralità del dramma: Macbeth è un attore senza mestiere, angosciato dal pensiero di non essere nel posto che gli spetta, di non essere il protagonista di una vita che sembra viverlo passivamente.

L’acquisizione della corona enfatizza questa condizione di persona fuori posto: i due novelli sovrani somigliano a due improbabili e impacciate marionette che indossano il potere come un vestito di una taglia troppo grande.

La tragedia di Macbeth realizza, in questa chiave interpretativa, la grande metafora del Mondo come Teatro, della Vita come Palcoscenico, dell’Uomo come inconsapevole Attore, sprovvisto dei trucchi del mestiere.

Vitalba Paesano: Interessata al web fin dal 1996, quando di Internet si occupavano solo gli ingegneri, sostiene da sempre l'importanza dell'interattività come misura di qualità di vita per il mondo senior. Per questo ha fondato www.grey-panthers.it, testata giornalistica online, ad aggiornamento quotidiano, dove tutto, articoli, rubriche, informazione, è a misura di over50

View Comments (4)

  • I primi che aderiranno, per favore, indichino almeno un paio di date di disponibilità, tra il 1° e il 13 dicembre. Saranno contatti via mail, indicheremo tutte le procedure. Il tutto come sempre, è gratuito. vp

  • ciao Vitalba, Ho appena visto la tua offerta per Macbeth.
    Se non c'è qualcuno che mi ha preceduto, sarei interessato ad andare a vedere quest'opera e a farvi conoscere le mie impressioni "da uomo della strada".

  • A tempo di record, caro Attilio. Grande amore per il teatro o grande frequentazione del nostro sito? Ci piace pensare la seconda ipotesi. Dacci disponibilità per un paio di date e procediamo. vp

  • Ovviamente la mia pagina iniziale di MSExplorer e GreyP.
    Molto del mio tempo è davanti al PC, per lavoro o diletto e
    1+1= ......non ho trovato ancora il modo per vincere al Lotto!
    Grazie Vitalba, date possibili possono essere il 3, 5 e 7 dicembre.
    Cercherò di documentarmi prima per dare una idea completa di quello che vedrò.
    Saluti e al "day after".
    AAR

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