Il caso Braibanti, sulla scena del Parenti l’ingiusto processo

Pubblicato il 23 Febbraio 2022 in , da redazione grey-panthers
Il caso Braibanti

Teatro Franco Parenti – Sala AcomeA

“Il caso Braibanti” – fino al 27 Febbraio 2022

di Massimiliano Palmese, con Fabio Bussotti, Mauro Conte – musiche composte ed eseguite dal vivo da Mauro Verrone – regia Giuseppe Marini – produzione Società per attori

L’Italia, un paese dalla memoria corta. Se oggi provate a chiedere chi stato Aldo Braibanti, pochissimi saprebbero rispondere. “Il caso Braibanti” fu uno scandalo tutto italiano e lo spettacolo ripercorre, attraverso documenti d’archivio, lettere e arringhe, il processo a cui fu sottoposto l’intellettuale piacentino;  per non dimenticare che la libertà di pensiero va difesa anche ricordando le battaglie passate: quelle vinte, ma soprattutto quelle perse.

Il 12 ottobre 1964 Ippolito Sanfratello depositò presso la Procura di Roma una denuncia contro Aldo Braibanti “per aver assoggettato fisicamente e psichicamente” uno dei suoi figli, Giovanni, all’epoca maggiorenne. Giovanni Sanfratello, in rotta con una famiglia borghese e cattolica ultra-tradizionalista, frequentava Aldo Braibanti da quando ne aveva diciannove. Aldo Braibanti, laureato in filosofia teoretica, ex partigiano torturato dai nazifascisti, comunista, studioso di Spinoza, artista e poeta, era un intellettuale e dicerto una personalità carismatica: eppure tra Aldo e Giovanni esisteva semplicemente una relazione omosessuale. Il processo ad Aldo Braibanti si aprì il 12 giugno1968, mentre infiammava la contestazione, e una nuova generazione si scagliava contro la vecchia in cerca di più ampie libertà.

Il processo fu una reazione dell’Italia conformista e autoritaria davanti ai cambiamenti sociali e fu soprattutto un’istruttoria contro l’omosessualità. Per questo, all’epoca, “il caso Braibanti” agitò l’opinione pubblica italiana e fu causa di imbarazzo anche per la sinistra. Respinto e “indifendibile” in quanto omosessuale, Aldo Braibanti fu abbandonato dallo stesso PCI, che pure era stato il suo partito. Solo alcuni intellettuali e uomini di cultura dell’epoca denunciarono l’ambiguità i un processo istituito attorno al reato di “plagio” utilizzato come pericoloso strumento repressivo: Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Alberto Moravia, Umberto Eco, Cesare Musatti, Dacia Maraini, Ginevra Bompiani. Ma tutti i loro appelli caddero nel vuoto. Ad Aldo Braibanti furono inflitti nove anni di carcere. Fu l’unica condanna per plagio avvenuta nel nostro paese. Nel 1981 la Corte Costituzionale abolì il reato, giudicandolo incostituzionale.

In scena due soli attori (Fabio Bussotti, Mauro Conte) danno voce, secondo gli intenti registici, oltre che ai rispettivi  protagonisti anche a tutti gli altri personaggi della vicenda, mentre le musiche eseguite dal vivo fanno de “Il Caso Braibanti” uno spettacolo-concerto dedicato a un intellettuale la cui vicenda fa tornare alla memoria quella di Pier Paolo Pasolini.

Orari:  mercoledì 23 Febbraio h 19:15 – giovedì 24 Febbraio h 20:30 -venerdì 25 Febbraio h 19:15 -sabato 26 Febbraio h 19:15 – domenica 27 Febbraio h 15:45

Prezzi: I settore > intero 30€ II settore > intero 22€; under26/over65 15€; convenzioni 18€ Galleria > intero 18€; under26/over65 15€; convenzioni 15€

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Informazioni: 02 59995206 – biglietteria@teatrofrancoparenti.it

 

Il caso Braibanti