A teatro con noi: la recensione di Attilio A. Romita

Pubblicato il 11 Aprile 2010 in , da Vitalba Paesano

“La Fortuna con la EFFE maiuscola” al Teatro Quirino di Roma.

Ieri sera sono stato alla prima romana della ripresa di “La fortuna con la effe maiuscola” con la Compagnia di Luigi De Filippo.

Luigi continua la tradizione teatrale della Famiglia De Filippo riproponendo uno dei cavalli di battaglia del repertorio umoristico-tragico, passionale-leggero, amaro-dolce con un continuo alternarsi di pianto e riso tipico della grande tradizione teatrale napoletano che nella Famiglia De Filippo ha una delle espressioni più durature.

La commedia ha iniziato la sua vita nel 1942, proprio al Quirino. I quella occasione Eduardo era il protagonista serio, Peppino il protagonista tragicomico ed il pubblico ne decretò il successo che dura ancora.

In questa occasione Giovanni, il protagonista, è Luigi De Filippo, figlio di Peppino, e Erricuccio, il figlio cha ha avuto “una infanzia oscura”, è Paolo Pietrantonio. Gli altri, tutti bravi, meritano la citazione: Roberto Albin, Marisa Carluccio, Simona di Nardo, Marianna Mercurio,  Luca Negroni, Alberto Pagliarulo, Giorgio Pinto, Michele Sibilio, Stefania Ventura.

Lo spettacolo ha un inizio di ambientazione: un povero sottoscala dove Giovanni sopravvive digiunando con la moglie ed il figlio epilettico Erricuccio.

Solo una battuta per disegnare il mondo della Commedia. Di un personaggio abbiente, il protagonista dice: “E’ ricco, ha anche l’ombrello!”.

Un’inattesa eredità di un fratello emigrato in America, arriva a sollevare le sorti del protagonista, solitamente perseguitato da un destino avverso e beffardo. Solo una clausola lo separa dalla fortuna: l’eredità spetterà interamente a lui solo nel caso in cui non abbia figli. Il poveretto, però, in cambio di un po’ di soldi, ha appena riconosciuto come figlio un finto nobile che aveva bisogno di risciacquare la sua carta d’identità dalla disdicevole definizione “figlio di NN” per sposare una ricca ereditiera. Nascono da questo impedimento disavventure e equivoci che coinvolgono ogni personaggio nel meccanismo tragi/comico tipico della Commedia della Vita dei De Filippo. La storia sembra precipitare in tragedia quando il falso figlio vorrebbe approfittare della situazione per prendersi tutta l’eredità, ma presto si arriva al lieto fine quando Giovanni si autodenuncia per “falso in atto pubblico”: sconterà una breve pena e poi con la moglie ed Erricuccio potrà godersi la meritata eredità.

La storia raccontata così potrebbe definirsi la solita altalena di venture e sventure con lieto fine , oppure una lunga sceneggiata dove alla fine i buoni prevalgono. In realtà sono due ore di divertimento puro, tante oneste risate, applausi a scena aperta e ….lunga vita al teatro di intrattenimento allegro intervallato da mille riflessioni sulle alterne vicende della fortuna, quella con la F maiuscola.

recensione di Attilio A. Romita