L’Ottocento, tra Romanticismo, Unità d’Italia e Grande Guerra

Pubblicato il 4 Febbraio 2019 in , da redazione grey-panthers
Ottocento

Una grande mostra sull’Ottocento si terrà a Forlì dal 9 febbraio al 16 giugno 2019, “Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini”. Il coordinatore generale Gianfranco Brunelli, illustrandone lo spirito e gli intenti, l’ha messa in relazione alla storia e al dibattito culturale degli anni presi in considerazione che vanno dall’Unità d’Italia alla vigilia della Grande Guerra con riferimento particolare al 1911, anno in cui venne celebrato il Cinquantenario dell’Unità. Sono state scelte opere esemplari tra pittura e scultura che hanno segnato le vicende dell’arte italiana in questi anni di grandi cambiamenti in cui alla cultura e all’arte stessa è stato affidato il difficile ma anche affascinante compito di unificare il paese. Un paese che, ancora profondamente diviso antropologicamente, economicamente e socialmente, secondo i curatori ha avuto modo di riconoscersi in un’arte che ne ha rappresentato il passato ed è stata anche un formidabile strumento di riflessione sul presente.

Ottocento

La mostra presenta, nella loro più importante produzione, pittori come Hayez, Segantini, Induno, Molmenti, Faruffini, Mussini, Maccari, Muzzioli, Morelli, Costa, Fattori, Signorini, Ciseri, Corcos, Michetti, Lojacono, Mancini, Previati, Morbelli, Nomellini, Tito, Sartorio, De Nittis, Pellizza da Volpedo, Boccioni, Balla; e scultori come Vela, Cecioni, Monteverde, Gemito, Canonica, Bistolfi. Ma sarà anche la straordinaria occasione di far conoscere tanti altri artisti sorprendenti, oggi ingiustamente dimenticati. “I due fuochi, iniziale e finale, Hayez e Segantini, tracciano certamente un confine simbolico, ribadisce Brunelli. Ma quel confine dice ad un tempo tutto il recupero della classicità e tutto il rinnovamento di un secolo.
All’inizio e alla fine del secolo, entrambi sono pittori del rinnovamento dell’arte italiana. Se Hayez viene consacrato da Mazzini pittore della nazione, Segantini avrà da D’Annunzio, nella sua Ode in morte del pittore, analogo, alto riconoscimento”. Per la mostra sono state scelte opere fondamentali, mai casuali, Ottocentospesso prestiti prestigiosissimi, accanto ad opere quasi inedite che la mostra svela per la prima volta al suo pubblico.

Ai Musei San Domenico ci si immergerà in un confronto straordinario tra pittura e scultura. Ripercorrere in questo modo le vicende dell’arte italiana nel mezzo secolo che ha preceduto la rivoluzione del Futurismo, consente di capire criticamente come l’arte sia stata non solo un formidabile strumento celebrativo e mediatico per creare consenso, ma anche il mezzo più popolare, “democratico” per far conoscere agli italiani i percorsi esaltanti e contraddittori di una storia antica e recente caratterizzata da slanci comuni e da forti tensioni e divisioni. L’arte è stata anche un formidabile laboratorio per far conoscere e riscoprire le meraviglie naturalistiche del “bel paese” e quelle artistiche delle città che le esigenze della modernità stavano irrimediabilmente trasformando, per presentare la varietà e il fascino degli usi e costumi delle diverse identità locali, per trasmettere l’eccellenza di tecniche artistiche di epoca rinascimentale, ancora richieste in tutto il mondo”.

Dieci sezioni in cui si articola la mostra, con una varietà dei generi tra la pittura storica e quella di denuncia sociale, le scene della vita moderna e il ritratto, la veduta e il paesaggio, declinati nelle forme e nei linguaggi più diversi, dagli artisti che sono stati individuati come protagonisti di questi cinquant’anni di grande rinnovamento dell’arte italiana. Le due personalità scelte come punto di riferimento per l’inizio e la fine di questa avvincente parabola sono state Francesco Hayez, il primo e l’ultimo dei romantici celebrato da Mazzini come “interprete dei destini della nazione”, e Giovanni Segantini, che nell’ultima parte del secolo ha proiettato in una dimensione internazionale una forte volontà di rinnovamento determinata non più dal confronto con la storia ma con il motivo universale del dialogo tra l’uomo e la natura e con l’ideale della maternità. Rispetto ad una visione manichea della seconda metà dell’Ottocento italiano che divideva i “buoni” rappresentati dagli sperimentatori macchiaioli e divisionisti e i “cattivi” identificati nei pittori storici consacrati dall’ufficialità, la mostra propone una visione più innovativa e complessa in cui la forza del rinnovamento è vista sempre in stretta dialettica con la tradizione irrinunciabile per l’identità stessa dell’arte italiana. Così, capolavori dell’arte cosiddetta ufficiale saranno posti in dialogo con le opere più sperimentali e sconcertanti proiettate nella modernità: si tratta di opere difficilmente visibili come La distruzione del Tempio di Gerusalemme di Hayez, I funerali di Britannico di Giovanni Muzzioli, Lo staffato di Giovanni Fattori, L’Alzaia di Telemaco Signorini, La lettura sul mare di Vittorio Corcos, Lo specchio della vita di Giuseppe Pellizza da Volpedo e Le due madri di Giovanni Segantini.

“Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini” – 9 Febbraio al 16 Giugno 2019

Forlì, Musei San Domenico

Orari: Da martedì a venerdì: 9.30 – 19.00 sabato, domenica, giorni festivi: 9.30 – 20.00 Lunedì chiuso. 22 e 29 aprile apertura straordinaria

Prezzi: Intero € 12,00 – Ridotto € 10,00 (over65 anni)

Informazioni e Prenotazioni: Tel. 199 151 134 – mostraforli@civita.it

Ottocento 


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