Herbert George Welles, lo scrittore che amava il futuro

Pubblicato il 15 Aprile 2020 in , , da Pierfranco Bianchetti
Herbert George Welles

21 settembre 1866 Londra. Da una modesta famiglia della periferia di Londra nasce Herbert George Welles che si dimostrerà fino da bambino fortemente attratto dagli animali e dalla natura. Laureatosi in zoologia e biologia, il giovane studioso appassionato delle teorie dell’evoluzione, è anche un convinto sostenitore dell’ideologia socialista e di una società nel quale tutti hanno diritto di vivere senza diversità sociali. Welles per motivi anagrafici si trova ad attraversare varie stagioni storiche, l’impero governato dalla regina Vittoria, la prima e la seconda guerra mondiale. Muore il 13 agosto 1946 a quasi ottant’ anni quando il colonialismo britannico sta per iniziare il suo declino. Uomo eclettico, fortemente interessato a tutto quello che lo circonda, il romanziere intraprende vari mestieri come il filosofo e il giornalista, viaggiando in lungo e in largo per il mondo. Perfino la sua vita sentimentale è intensa e attraversata da molte donne. Il suo universo di scrittore si popola di marziani e di creature fantastiche e le sue opere letterarie diventano famosissime, ma non apprezzate da tutti. Note sono le sottili polemiche del collega Jules Verne che lo considera poco attendibile dal punto di vista scientifico.

Herbert George Welles
“L’isola delle anime perdute”

Nel 1895 scrive il celebre La macchina del tempo e poi La visita meravigliosa che anticipa di sessantotto anni L’uomo che cadde sulla Terra, il romanzo di Walter Tevis. Nel 1896 è la volta di un altro celebre testo, L’isola del Dottor Moreau, storia di uno scienziato pazzo che in una piccola località dell’oceano ha realizzato una nuova razza fondendo gli animali con gli uomini. Del 1897 è L’uomo invisibile, protagonista il dottor Griffith coperto di bende e in grado di attraversare tranquillamente non visto l’Inghilterra. Welles, prolifico e fantasioso, dà alle stampe La guerra dei mondi, l’invasione marziana che sarà raccontata nel 1938 in radio da Orson Welles scatenando il panico in America. Il cinema si interessa ben presto di lui, ma questo amore non sarà ricambiato dallo scrittore che non è attratto dalla trasposizione sul grande schermo delle sue opere. Nel 1933 inviato alla prima londinese del film L’uomo invisibile diretto da James Whale, non nasconderà la sua delusione ritenendo l’opera filmica troppo violenta e sopra le righe. Nel 1936 però accetta di collaborare alla riduzione cinematografica del romanzo Things to come per la regia di William Cameron Menzies, che sullo schermo si intitolerà La vita futura, una produzione costosissima di Alekander Korda, rimasta un classico del cinema britannico molto fedele all’originale letterario. Il cinema nel

Herbert George Welles
“La guerra dei mondi” di Steven Spielberg con Tom Cruise

frattempo continuerà a saccheggiare la sua produzione letteraria a partire dal 1932 con L’isola delle anime perdute che porta la firma di Erie C. Kenton dal romanzo del 1896. Protagonista è Edward Parker (Richard Arlen) salvato da una nave incaricata di consegnare degli animali in una piccola e sperduta isola dell’Oceania nella quale vive e lavora il dottor Moreau (Charles Laughton). Lo scienziato, cacciato da Londra per i suoi esperimenti illegali e moralmente inaccettabili, lavora ad un suo orribile programma scientifico, quello di dare vita a mostruose creature metà uomini e metà bestie. Parker spera di poter ritornare in America con la prima nave di passaggio non sapendo che Moreau ha già deciso di utilizzarlo come cavia per le sue ricerche. Il suo piano è di farlo accoppiare con Lota (Kathleen Burke), la donna pantera da lui stesso generata. Fortunatamente Ruth (Leila Hyams), la fidanzata di Parker, spaventata per la sua assenza, è riuscita ad approdare nell’ isola maledetta, dove è ormai in corso una vera e propria ribellione contro il dottor Moreau. La pellicola, girata in California, è rifiutata dal pubblico e sconfessata dallo stesso scrittore, nel corso degli anni diventerà invece insieme al classico Freaks di Tod Browing, un vero e proprio cult amatissimo dagli appassionati del genere horror-fantascientifico e avrà anche due remake, L’isola del dr. Moreau del 1977 di Don Taylor interpretato da Burt Lancaster nello stesso ruolo di Laughton (cinque nomination all’Oscar senza però portarsi a casa la preziosa statuetta) e nel 1996 L’isola perduta di John Frankenheimer con Marlon Brando.

Herbert George Welles
“L’uomo invisibile”, 1933

Ma è soprattutto negli anni Cinquanta che i romanzi dello scrittore londinese trovano spazio al cinema soprattutto in un periodo nel quale il genere fantascientifico è molto popolare perché si colloca pienamente nel clima della guerra fredda. I marziani e gli alieni invasori della Terra e protagonisti di tante produzioni hollywoodiane rappresentano la lotta del mondo occidentale contro il comunismo. Nel ’53 esce sugli schermi una delle pellicole più famose tratte Welles, La guerra dei mondi, prodotto da George Pal e diretto da Byron Askin (i marziani sono battuti dai batteri). Nello stesso anno Cameron Menzies firma Gli invasori spaziali, poi ripreso nel ’86 con il titolo Invaders e la regia di Tobe Hooper, cui seguono La conquista dello spazio di Byron Haskin del ’55 e altri titoli quali Base Luna chiama terra, 1964 di Nathan Juran e Ray Harryhausen tratto da I primi uomini nella Luna e L’impero delle termiti giganti, 1977 di Bert Gordon (gli insetti sono trasformati dalle radiazioni). Nel 1960 è ancora George Pal a firmare L’uomo che visse nel futuro con il simpatico Rod Taylor nei panni dello scienziato britannico inventore della macchina del tempo che lo porta nel 1917, 1940 e 1966. Nel 2005 il grande Steven Spielberg gira una nuova versione di La guerra dei mondi con Tom Cruise, realizzando un potente film catastrofico di grande successo. Negli ultimi anni della sua vita Herbert George Welles abbandona la fantascienza per dedicarsi a testi di carattere sociale sempre alla ricerca di nuove prospettive letterarie e sociali. A distanza di tanti anni dalla sua scomparsa, il suo genio di scrittore “che ha amato il futuro” è sempre con noi.

Herbert George Welles
“L’uomo che visse nel futuro”, 1960