Harold Pinter, messaggero del mondo

Pubblicato il 4 Dicembre 2019 in , , da Pierfranco Bianchetti

Il 10 ottobre 1930 in un quartiere bene di Londra abitato dalla piccola borghesia nasce Harold Pinter, un ragazzo che già negli anni dell’adolescenza dimostra una spiccata tendenza alla carriera artistica. Dopo aver studiato all’ Accademia di Arte Drammatica lavora per molti anni in radio come attore professionista. Scopre però che la sua vera attitudine non è nel calcare le scene, ma nella scrittura di racconti e poesie. Il suo debutto come scrittore teatrale avviene nel 1957 con The Room, una commedia claustrofobica ispirata all’opera di Kafka e Beckett, il grande Samuel che diventerà suo amico personale per tutta la vita. I temi preferiti del giovane Harold sono l’assurdo, la minaccia, l’angoscia sottolineati però da uno strato di ironia come dimostrano i suoi personaggi pieni di vita anche se intimoriti da un potere opprimente. Pinter per queste sue caratteristiche è considerato l’inventore del “teatro della minaccia”, un teatro che mette in scena individui soffocati dalla repressione, spesso neanche consapevoli della loro condizione, anzi convinti di essere in effetti uomini totalmente liberi. La sua attività letteraria prosegue senza sosta con alcuni testi teatrali tra i più famosi della sua carriera, quali Il compleanno, 1958; Il calapranzi e Il guardiano, 1960; Il ritorno a casa, 1965, che vengono apprezzati da buona parte della critica. La sua scrittura asciutta e limpida contribuisce al suo successo. Dal 1957 al 1973 Pinter si dedica alla tematica che più gli sta a cuore: la sottomissione umana al potere causa inevitabile di un senso di isolamento e di insicurezza.

Harold Pinter
“Il servo”

Le sue storie però hanno la caratteristica di concludersi in maniera molto diversa rispetto al teatro classico. I silenzi presenti nell’opera di Beckett e in quella di Pinter sono alla base del mondo claustrofobico rappresentato da una stanza disadorna al cento della scena non priva però di certo umorismo. La comicità e la tragica assurdità della vita si mescolano grazie ad una tecnica linguistica di prim’ordine. Harold Pinter, pur amando il palcoscenico come autore teatrale, si sente anche fortemente attratto dal cinema e ben presto si distingue come sceneggiatore per il grande schermo, professione praticata per sua stessa ammissione anche per motivi economici (il cinema paga meglio che il teatro). Pinter attingendo da diversi romanzi di autori vari, si dimostra un maestro nella scrittura cinematografica caratterizzata da poco dialogo, molta ambientazione, recitazione e movimento degli attori, non dimenticando l’apporto fondamentale del commento musicale. La sua nuova e più remunerata professione inizia soprattutto dopo l’incontro con il regista Joseph Losey, un intellettuale comunista in fuga dall’ America maccartista, che lo aveva preso di mira. Losey approda a Londra nei primi anni Cinquanta in un momento nel quale il cinema inglese è in trasformazione e il mondo anglosassone è in una fase di forte cambiamento sociale, culturale e politico. Londra è in quel periodo il fertile centro di un movimento artistico in evoluzione. Molti cineasti stranieri si sono trasferiti nella captale britannica alla ricerca di una loro identificazione culturale ed esistenziale, dal polacco Roman Polanski, fino al nostro Michelangelo Antonioni, che nel 1967 realizzerà l’ indimenticabile Blow up.

Harold Pinter
“La donna del tenente francese”

Londra diventa la patria di molti narratori cinematografici che potranno esprimere la loro rabbia interiore sviluppando una nuova cultura, un dibattito innovativo, una visione e una riflessione moderne sulla società contemporanea e sull’ essere umano. Il rapporto tra il regista Joseph Losey e lo scrittore Harold Pinter è da considerarsi importante e fondamentale per entrambi. Il loro connubio artistico partorirà opere cinematografiche eccezionali, quali Il servo, 1962, un inquietante studio su di un rapporto di dipendenza psicologica tratto dal romanzo di Robin Maughan; L’incidente, 1967, storia di tre uomini infatuati di una giovane e bella studentessa e Messaggero d’amore, 1971, adattamento del romanzo di Leslie Poles Hartley, pellicola accolta con grande entusiasmo al Festival di Cannes di quell’anno. In questo film Losey ci racconta con una splendida cornice campestre la vicenda di un ragazzino tredicenne, Leo, orfano di padre e di modesta condizione sociale, ospite in una suntuosa villa di campagna abitata dalla ricca famiglia del suo amico Marcus Maudsley, durante un’estate calda dell’inizio del secolo scorso. In breve tempo Leo si presta a recapitare lettere d’amore di Marian, sorella di Marcus, all’amante Ted Burgess, l’affascinante fattore al servizio della proprietà dei nobili Maudsley. Il giovane “messaggero d’ amore” apprende così le prime lezioni di sesso della sua vita e sarà anche il testimone dell’impossibilità per Marian e Ted, appartenenti a due classi sociali differenti, di potersi amare liberamente a causa della rigida situazione sociale dell’epoca. Losey, marxista convinto, dipingendo magistralmente un clima austero rappresentato dagli alberi secolari della tenuta di campagna e dalle solide mura vittoriane dove si svolge la vicenda, opera una sorta d’amara riflessione sulle ingiustizie sociali del mondo.

Harold Pinter
“Quiller memorandum”

A partire dal 1962 i film della coppia Losey-Pinter mettono in luce il tema della ribellione della classe operaia, della gente povera collocata sullo sfondo della scala sociale, stanca di subire il potere dominante di una borghesia classista inglese. Questa ribellione tra l’altro coincide con la fine del mito di grande potenza che aveva accompagnato per secoli la Gran Bretagna. Le pellicole firmate Losey-Pinter intercettano il desiderio di un cambiamento sociale radicale molto sentito, tanto che perfino il successo dei Beatles è in qualche misura identificato come il rifiuto di un certo tipo d’ autorità tradizionale. In una celebre scena di Help! del 1965 di Richard Lester, i quattro di Liverpool sfottono su di un treno un vecchio signore distinto, che reagisce gridando: ”Io ho fatto la guerra per voi, per la nostra libertà!”, ma viene totalmente ignorato. Questa voglia di cambiare pagina nella società britannica era già emersa con il Free Cinema, il movimento nato nel 1956 da un manifesto redatto dai registi Lindsay Anderson e Karl Reisz, movimento distintosi in particolare nel documentario e proseguito negli anni Sessanta anche nel lungometraggio con pellicole straordinarie quali, Sabato sera, domenica mattina; Morgan matto da legare; Sapore di miele. Nel 1966 Pinter porta a termine un nuovo copione per il cinema tratto dal romanzo di Adam Hall, The Berlin Memorandum, cui sarà dato il titolo Quiller memorandum, una storia avventurosa fantapolitica a Berlino che gli permette di cimentarsi nel genere spionistico esploso nel 1962 con il mito di James Bond e dei suoi numerosi imitatori. Nel 1976 ormai affermato scrittore anche del grande schermo, Harold può dedicarsi alla sua passione per la poesia e per il teatro. Senza nessun timore reverenziale Pinter scrive la sceneggiatura di Gli ultimi fuochi, dal romanzo incompiuto di Francis Scott Fitzgerald, uno sguardo disincantato sul mondo hollywoodiano ispirato alla figura del mitico produttore Irving Thalberg interpretato da Robert De Niro per la regia di Elia Kazan. Nel 1981 porta a termine uno dei suoi più bei copioni, La donna del tenente francese, dal libro di John Fowles diretto da Karel Reisz, incentrato su di due attori di fama internazionale di un film in costume ambientato in epoca vittoriana sulla costa meridionale dell’Inghilterra travolti nel corso delle riprese da una vera passione amorosa.

Harold Pinter
“Gli ultimi fuochi”

Nel 1983 esce nelle sale Tradimenti diretto da David Jones e basato su di un lavoro teatrale dello stesso Pinter, che nella sua sceneggiatura ribalta la vicenda di un adulterio collocato nel raffinato mondo editoriale londinese raccontata a ritroso (il film inizia dalla fine della relazione per arrivare in conclusione al primo approccio sentimentale della coppia). Un’opera intesa che pare sia stata ispirata da una esperienza extraconiugale di Pinter con una presentatrice televisiva inglese. Dopo Tartaruga t’ amerò, 1985 da un altro romanzo, quello di Russell Hoban con la regia di John Irvin, egli sceneggia il libro di Jerry Uhlman, L’amico ritrovato che sarà diretto da Jerry Schatzberg, storia della bella e franca amicizia tra due liceali nella Germania di Hitler, l’ebreo Hans Strauss e il nobile Korandin von Lohenburg. Molti anni dopo l’anziano Hans che si era trasferito per il volere dei suoi genitori in America al fine di sfuggire alla repressione antisemita, ritorna nella sua ex patria alla ricerca dell’amico di gioventù scoprendo una terribile verità. Von Lohenburg diventato alto ufficiale dell’esercito, era stato tra i congiurati nell’attentato a Hitler del luglio 1944 e poi giustiziato dalle SS. Negli ultimi anni della sua vita Harold Pinter ha continuato a professare le sue idee progressiste. Feroce oppositore dell’intervento in Iraq, il drammaturgo si è battuto anche per individuare i mandanti e gli esecutori dell’assassino della giornalista Anna Politkovskaia. Pinter muore il 24 dicembre 2008 non rinunciando però fino alla fine al suo temperamento polemico, al suo essere artista mai prono davanti al potere, alla sua prorompente personalità attenta al mondo circostante e capace di lasciare un segno indelebile nella cultura contemporanea.

Harold Pinter
“L’amico ritrovato”