Da vedere in DVD: “Quo vadis, Aida” di Jasmila Žbanić

Pubblicato il 12 Marzo 2023 in , , da Egidio Zanzi
Quo vadis, Aida

La dissoluzione dell’ex Jugoslavia, la pulizia etnica di serbi, croati e bosniaci. E poi le bombe Nato su Belgrado e i massacri di civili. Di tutto questo parla il film della Žbanić ricostruendo i fatti attraverso lo sguardo di Aida Selmanagic e della sua famiglia

tit orig idem sceneggiatura Jasmila Žbanić cast Jasna Duricic (Aida Selmanagic) Izudin Bajrovic (Nihad Selmanagic) Boris Isakovic (Ratko Mladic) Johan Heldelnbergh (Thom Karremans) Raymond Thiry (Franken) Boris Ler (Hamidja Selmanagic) Dino Bajrovic (Sejo Selmanagic) genere drammatico lingua orig bosniaco, serbo, olandese, inglese prod Bosnia-Erzegovina, Romania, Austria, Olanda, Germania, Polonia, Francia, Norvegia, Turchia 2020 durata 100 min.

Partiamo subito dalla fine, ossia dalla cosa meno riuscita di un film nel complesso ben congegnato e orchestrato. Non tanto il ritorno a casa di Aida dopo la tremenda prova esistenziale che ha subito, quanto lo spot alla United Colors of Benetton dei bambini felici sul palco della scuola. Con tutta evidenza si tratta della metafora sulla ritrovata serenità e unità nazionale di uno dei paesi europei più martoriati nella storia recente: la Bosnia-Erzegovina. Sicuramente lo spot fa parte dei desideri della regista che, essendo bosniaca, ha tutto il diritto di mostrarci quello che ritiene essere il volto migliore del suo paese. E di quale paese al mondo il volto migliore non sono i marmocchi che lo popolano?

Quo vadis, Aida

Che questa sia proprio la realtà e non un auspicio non lo sappiamo dato che ben altre guerre in corso hanno contribuito ad appannare e affievolire la memoria della macelleria avvenuta ancor più vicino a casa nostra negli anni ‘90 dopo la dissoluzione dell’ex Jugoslavia. La pulizia etnica di serbi, croati e bosniaci contro altri serbi, croati e bosniaci che avevano il solo torto di vivere nel posto sbagliato. E poi le bombe Nato su Belgrado e le bombe antiuomo, quelle che hanno amputato gambe a migliaia di persone inermi e creato migliaia di invalidi. E poi, ancora, i massacri di civili. A cominciare da quello di Srebrenica del luglio 1995, il più atroce per modalità e il più alto per numero di vittime dopo la Seconda Guerra Mondiale. Avvenuto sotto lo sguardo impotente delle truppe olandesi dell’Onu lasciate a loro volta sole e senza armamenti adeguati a fronteggiare le milizie paramilitari di Ratko Mladic, il capo delle “tigri” serbo-bosniache.

Ebbene, di tutto questo ci parla il film della Žbanić ricostruendo puntigliosamente i fatti attraverso lo sguardo di Aida Selmanagic e della sua famiglia (marito e due figli). Aida ha il privilegio, se così si può dire, di esibire un tesserino Onu sul petto in quanto lavora come interprete nel compound dei caschi blu. Privilegio illusorio in quanto neppure lei, che pure ha libero accesso alle stanze dei bottoni, riesce a ottenere qualcosa di utile nel momento del maggior bisogno. Un’altra cosa che ci saremmo aspettati a chiusura del film, quasi di prammatica nei racconti di fatti realmente accaduti, sono le didascalie con la sorte futura dei vari protagonisti. In questo caso la sentenza del Tribunale dell’Aja che ha condannato all’ergastolo Mladic per crimini contro l’umanità e quella, ben più pilatesca, di un tribunale nazionale olandese che non ha sanzionato la strategia dello struzzo dei loro ufficiali.

Forse perché ci sono anche soldini olandesi nel budget del film? Ma tant’è: il sapere che qualcuno è dietro una porta sbarrata di cui hanno buttato la chiave non può lenire il dolore dei sopravvissuti. Tutte donne: madri, vedove, orfane a seconda dei casi. E su questo il film mostra una sensibilità particolare forse proprio perché è donna chi ha scritto il copione e diretto le riprese. Donna e testimone dei fatti avendo avuto ventun anni all’epoca del massacro. Che altro aggiungere? Film così possono solo far bene a chi li vede. Sia per un fatto di giustizia, sia perché ogni tanto prendere posizione attraverso il cinema significa anche tornare alla vera essenza della “settima arte”.

 

E allora perché vederlo?

Perché le guerre (e gli orrori) di oggi non ci facciano dimenticare le guerre (e gli orrori) di ieri.

 

DVD selezionati da Riccardo E. Zanzi, recensione di Auro Bernardi

 

Quo vadis, Aida