Film in DVD: “La signora dello zoo di Varsavia” di Niki Caro

Pubblicato il 31 Gennaio 2020 in , , da Egidio Zanzi
La signora dello zoo di Varsavia

titolo orig. The Zookeeper’s Wife sceneggiatura Angela Workman cast Jessica Chastain (Antonina Zabinska) Johan Heldenbergh (Jan Zabinski) Daniel Bruhl (Lutz Heck) Timothy Radford (Ryszard Zabinski bambino) Val Maloku (Ryszard Zabinski adolescente) Efrat Dor (Magda Gross) Iddo Goldberg (Maurycy Fraenkel) Shira Haas (Urszula) genere drammatico prod Usa 2017 durata 122 min.

 

Sia pur con intenti romanzeschi, il film ricostruisce un fatto realmente accaduto nella Polonia occupata dai tedeschi nel corso della Seconda Guerra Mondiale. La barbarie nazista non risparmia nulla e tanto meno gli uomini, le donne e gli animali che vivono in armoniosa letizia dentro e fuori le gabbie del giardino zoologico della capitale polacca. Fino a svuotarle del tutto o a tenere in vita alcuni sparuti esemplari per i bislacchi esperimenti di breeding back (selezione artificiale per riprodurre specie estinte) messi in atto La signora dello zoo di Varsaviadal solito scienziato pazzoide e visionario. Ma le gabbie vuote servono ben presto come insospettabile rifugio per centinaia di ebrei sottratti al ghetto e alla deportazione dalla famiglia dei gestori dell’ormai ex serraglio. A rischio della propria vita, naturalmente, e del naufragio dei sentimenti più intimi e cari. Questa, in soldoni, la storia con inevitabili implicazioni sentimentaleggianti quando lo zoologo con la svastica Lutz Heck si innamora della bella Antonina e costei deve stare al gioco per non scoprire gli ebraici altarini. E relative scenate del geloso marito che, naturalmente, equivoca.

Privo di nerbo e piuttosto lezioso, nonostante l’argomento, il film si sviluppa come un compitino striminzito sulla Shoah sorretto da una sceneggiatura traballante e da una regia banalotta e noiosa. Le scene prima dell’invasione sembrano tratte da uno spot del Mulino Bianco mentre lo sviluppo narrativo successivo paga tutti i dazi possibili al déjà-vu del genere. Anche il cast, sulla carta di ottimo livello, si adegua all’andazzo e timbra il cartellino al minimo sindacale per puro onore di firma.

 

E allora perché vederlo?

Perché in epoca di rigurgiti neonazisti, qualsiasi anticorpo, anche il più modesto, fa solo bene alla salute della democrazia.

La signora dello zoo di Varsavia