Da vedere in DVD: “Lunana-Il villaggio alla fine del mondo” di Pawo Choyning Dorji

Pubblicato il 20 Marzo 2023 in , , da Egidio Zanzi
Lunana

La musica, rock ma non solo, è al centro di “Lunana-Il villaggio alla fine del mondo”, film ambientato nel lontano Bhutan che ci racconta anche cos’è il Fil, la Felicità Interna Lorda

 

tit orig Lunana sceneggiatura Pawo Choyning Dorji cast Sherab Dorji (Ugyen Dorji) Tsheri Zom (la nonna) Sonam Tashi (Tandin) Ugyen Norbu Lendup (Michen) Kunzang Wangdi (Asha Jinpa) Tshering Dorji (Singye) Kelden Lhamo Gurung (Saldon) Pem Zam (se stessa) genere commedia lingua orig dzongkha (bhutanese) con qualche frase in inglese prod Bhutan 2019 durata 110 min.

 

Attenti alla musica in questo libro Cuore dagli occhi a mandorla! La musica rock è infatti la sirena che attrae Ugyen Dorji, il protagonista, un giovanotto di belle speranze, orfano di entrambi i genitori, che vive con la nonna nella ormai occidentalizzata Thimphu, la piccola capitale del piccolo regno asiatico del Bhutan, appollaiata a 2300 metri sulle pendici meridionali dell’Himalaya. Ugyen vorrebbe affermarsi come cantante e a questo scopo non lesina esibizioni nel classico bar con gli amici a fare da claque.

Sognando, non la California, ma la più vicina (si fa per dire) Australia. Dove vorrebbe trasferirsi e mollare tutto a cominciare dal suo mestiere di insegnante elementare. Ma siccome gli manca un anno alla scadenza del contratto e poiché fino a quel momento non ha dato prova di particolare attaccamento al lavoro, la funzionaria governativa del Ministero dell’Istruzione pensa bene di spedirlo… a Canicattì. Anzi: a Lunana. Che per il Bhutan è la nostra Canicattì elevata all’ennesima potenza. Un posto letteralmente in c… ai lupi, a 4mila e passa metri di quota in mezzo alle montagne e a sei giorni di marcia dal più vicino capolinea di autobus.

Lunana

Dove naturalmente non c’è campo per gli smartphone e relative track list e dove nessun bambino ha mai visto un’automobile. E così il novello Perboni deve arrangiarsi con una sgangheratina chitarra acustica non dopo aver messo in chiaro con Asha, il capovillaggio, che lui, lì, non vuole rimanerci nemmeno in effige. Bastano però pochi giorni perché inizi la metamorfosi. A cominciare dagli abiti North Face che lasciano il posto ai costumi tradizionali per non parlare della classe di bambini, costituita esclusivamente da piccoli Garrone e Derossi senza alcun Franti a rompere le scatole. E Saldon, una ragazza del posto, a far le veci della maestrina dalla penna rossa nel cuore del giovane pedagogo. Edificante, agiografico (alzabandiera e inno nazionale-mano-sul-cuore), lento nel ritmo delle immagini come lo scorrere di un fiume o il passo di un mulo su un sentiero di montagna, e sin troppo schematico nel connotare i personaggi.

La musica, al centro del film

Una semplice curiosità etnica se non fosse, appunto, per la musica. La più astratta delle arti. La sirena della mente, più invasiva della mancanza di ossigeno in alta quota. Nel film se ne sciorina una buona gamma. Dal canto dell’uccello, foriero della primavera, che Ugyen percepisce quando finalmente si toglie dalle orecchie le cuffie con cui ascolta musica dal cellulare, alla Vecchia fattoria, evergreen dei bimbi di tutto il mondo, alla canzone dello yak che Saldon canta mentre bada alla mandria di bovini al pascolo perché, come dice lei, è uso ancestrale “offrire il canto” agli dei e alla natura. Ed è ancora grazie al canto che Michen racconta di aver conquistato la moglie così come Asha ha smesso di cantare quando gli è morta l’amata consorte. Inevitabile, a questo punto, che il Perboncino bhutanese sia fatalmente attratto dalla musica tradizionale e dalla struggente canzone del pastore di yak che tornerà, nel finale, a redimere il figliol prodigo che ha seguito il suo sogno illusorio in quel mondo occidentale schiavo dei mercati e del Pil.

Senza pensare che nella lontana patria appollaiata sui monti e ancora più vicina al medioevo che alla modernità, conta di più il Fil. Se ne fa cenno in una breve scena e vale la pena ricordare di cosa si tratta. Il Fil è la Felicità Interna Lorda, singolare parametro per misurare la qualità generale della vita di un paese, prescindendo dalle sue performance economiche. I criteri presi in considerazione per stabilire il Fil sono, per esempio, la qualità dell’aria, la salute dei cittadini, l’istruzione, la ricchezza dei rapporti sociali. Ebbene, in questa singolare graduatoria il Bhutan, paese tra i più poveri dell’Asia, è la nazione più felice del continente e l’ottava al mondo. Quanto agli yak, al netto delle canzoni e della presenza il classe di un esemplare, si tratta certamente di animali molto particolari e affascinanti se persino un tipetto non certo facile alla lacrima come Reinhold Messner ne ha voluto una mandria sulle dolomiti di casa.

 

E allora perché vederlo?

Per chi ha sempre sognato, o almeno carezzato l’idea, di un trekking himalayano.

 

DVD selezionati da Riccardo E. Zanzi, recensione di Auro Bernardi

 

Lunana