Da vedere al cinema: “L’orto americano”, di Pupi Avati

Pubblicato il 10 Marzo 2025 in , da Pierfranco Bianchetti
Avati

“L’orto americano” è un horror gotico di Pupi Avati che ha chiuso l’81esima Mostra del Cinema di Venezia, Fuori Concorso. Fa scoprire una pagina tragica ambientata alla fine della Seconda guerra mondiale nel Polesine, il ritrovamento di cadaveri di militari americani e inglesi trasformato in una lucrosa attività

A Bologna, ai tempi della Liberazione, nell’aprile 1945, un giovane problematico con aspirazioni letterarie (Filippo Scotti) si innamora al primo sguardo di una bellissima nurse dell’esercito americano. L’anno dopo, nel Mid West americano, dove si è trasferito per essere ispirato e poter scrivere il suo romanzo, va ad abitare in una casa contigua a quella della sua amata, separata solo da un orto. Lì vive l’anziana madre (Rita Tushingham) disperata dalla scomparsa della figlia Barbara che non ha dato più notizie di sé dalla conclusione del conflitto. Il ragazzo, che ha identificato Barbara con l’ausiliaria di cui si era innamorato, decide di tornare in Italia e nella sua ricerca inizia a imbattersi in situazioni sempre più inquietanti e in due fratelli dal comportamento losco, fino a scoprire la conclusione della vicenda.

Pupi Avati, regista che da sempre ha amato il genere gotico (“La casa delle finestre che ridono”, “Zeder”, “L’arcano incantatore”, “Il signor Diavolo”), torna a raccontare una storia da brivido. “Ancora una volta affrontiamo il genere ‘gotico’, in questo caso non solo confermando quei luoghi della nostra regione che sono risultati così significativi, ma allargandoci per la prima parte del racconto a quell’America rurale che è del tutto simile alla nostra Emilia-Romagna”.

Dalla cultura popolare Avati ha da sempre tratto ispirazione per realizzare le sue pellicole in grado di spaventare lo spettatore come sapevano fare i vecchi contadini nelle sere invernali davanti al fuoco, narrando ai più piccoli con gli occhi sgranati, storie di mostri, fantasmi e presenze misteriose. Con abilità “L’orto americano” mischia l’horror gotico con il thriller, l’esoterico, il noir e il genere letterario. La pellicola è tratta dal suo omonimo romanzo pubblicato dall’editore Solferino (acquistabile a questo link), con la sceneggiatura scritta dallo stesso Avati e da suo figlio Tommaso, che però essere anche una ‘complicata’ storia d’amore, ma nello stesso tempo fa scoprire una pagina tragica ambientata alla fine della Seconda guerra mondiale nel Polesine, il ritrovamento di cadaveri di militari americani e inglesi trasformato in una lucrosa attività.

Avati sa dosare con mestiere l’atmosfera horror nel contesto contadino-emiliano-veneto, ma anche in quello del Mid West americano, utilizzando un bianco e nero inquietante (a cura di Cesare Bastelli).

Avati

Gli attori scelti da Avati

Affiancato dal fedele fratello Antonio, nel ruolo di produttore esecutivo, il regista bolognese ha voluto nel cast attori professionisti di solido mestiere che fanno ormai parte della sua factory, come Massimo Bonetti, Claudio Bitosso, Chiara Caselli, Andrea Roncato, ma per questa occasione regala al pubblico anche una bella sorpresa, Rita Tushingham, attrice britannica lanciata da Tony Richardson in “Sapore di miele” (1961). Nella sua carriera spiccano anche altri film importanti come “La ragazza dagli occhi verdi” (1963), “Non tutti ce l’hanno” (1965), “Il dottor Zivago” (1967).

Grande merito per la riuscita del film se lo guadagna Filippo Scotti, attore italiano emergente, nato a Gravedona nel 1999 e cresciuto nel teatro prima di ottenere il ruolo da protagonista in “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino (2021), con cui ha guadagnato il Premio Marcello Mastroianni come miglior attore emergente alla 78ª Mostra del Cinema di Venezia e una candidatura al David di Donatello come miglior attore protagonista nel 2022. La sua filmografia include altri titoli come “Io e Spotty” (2022), diretto da Cosimo Gomez e “Il re muore2 (2019) per la regia di Laura Angiulli. In televisione, Scotti ha recitato nella miniserie “1994” (2019), nella serie “Luna nera” (2020) prodotta da Netflix, e più recentemente nella miniserie “Un’estate fa” (2023), diretta da Davide Marengo e Marta Savina.

Di notevole bravura è anche Roberto De Francesco, qui nel ruolo di Emilio Zagotto, il fratello di un povero alienato che viene ritenuto dal tribunale e dalle autorità il responsabile di diversi omicidi di donne. Nato a Caserta nel 1964, dopo il diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia nel biennio 1986/87, ottiene il suo primo ruolo da protagonista nel film “Il grande Blek” di Giuseppe Piccioni. Alternando teatro, cinema e televisione, De Francesco è presente in diversi spettacoli diretti da Mario Martone, Toni Servillo e Andrea Renzi. Nel 2014 ha vinto il premio come miglior attore al Noir, Festival Internazionale di Courmayeur, con “Neve” di Stefano Incerti. Tra gli altri riconoscimenti, la Targa d’Argento a S. Vincent e migliore attore al festival di Bellaria per Il Verificatore di Stefano Incerti. Ha realizzato come regista cortometraggi fra i quali “Pugni nell’aria” (Venezia 1999) e “Stanze e versi”, sulla poetessa Patrizia Cavalli. Recentemente ha girato “Glory hole” di Romano Montesarchio (Festival Shangai 2024).

Tra le sequenze più drammatiche de “L’orto americano”, quarantaseiesimo film del regista, si segnalano quelle del processo con l’imputato rinchiuso in una gabbia e gli applausi di gratitudine del popolo indirizzati al plotone d’esecuzione che ha appena fucilato il povero disgraziato all’interno di un fortezza militare. Con questo film, afferma Pupi Avati, l’aspetto forse più interessante è “la scoperta del bianco e nero, di quello autentico. Il comparare l’immagine reale che avevamo composto con la stessa immagine in bianco e nero che si appalesava sul monitor mi produceva sempre un brivido, un momento di orgoglio infantile. Non stavamo girando un film, finalmente stavamo facendo il cinema!”.

Dettagli del film di Pupi Avati

“L’orto americano” – Regia di Pupi Avati – cast Filippo Scotti, Roberto De Francesco, Armando De Ceccon, Chiara Caselli, Rita Tushingham Genere Drammatico, – Italia, 2024, durata 107 minuti. Distribuito da 01 Distribution

 

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