In “Lettera a Franco” Alejandro Amenábar narra di come, nel 1936 ebbe inizio la Guerra Civile in Spagna che portò all’instaurazione della dittatura. Il punto di vista è quello di Miguel de Unamuno, all’epoca dei fatti rettore dell’Università di Salamanca
Il film si apre e si chiude con l’immagine di due bandiere che sventolano. All’inizio, in un’assolata giornata estiva, è la bandiera della Spagna repubblicana mentre quella che chiude il racconto, tra i fiocchi di neve, è la bandiera franchista su cui una didascalia avverte che il paese iberico tornò alla democrazia nel 1977, due anni dopo la morte di Francisco Franco. Di mezzo, la narrazione di come, nel 1936 ebbe inizio la Guerra Civile che portò all’instaurazione della dittatura. Il punto di vista scelto dal regista per il suo racconto di questa cruenta pagina di storia europea del ‘900 è quello di un personaggio pubblico dell’epoca, molto noto in Spagna, ma poco all’estero, a suo modo emblematico degli umori e delle contraddizioni che esplosero in maniera così eclatante dopo anni di crisi politiche e istituzionali. Il personaggio è Miguel de Unamuno, all’epoca dei fatti rettore dell’Università di Salamanca, il più antico e prestigioso ateneo spagnolo.
Unamuno era un uomo d’ordine. Scrittore, poeta, docente si era speso in tutta la sua vita per modernizzare il Paese, per dare all’istruzione pubblica una sostanza laica affrancandola dalla tutela dell’insegnamento confessionale delle scuole cattoliche durato secoli. Tuttavia era refrattario alle violenze che, negli anni in cui la sinistra era al governo, si erano verificate nel paese a danno di vittime innocenti. Tanto che nei primi mesi del golpe, appoggia l’operato della giunta militare sperando in un semplice ritorno all’ordine costituito. Appoggio durato lo spazio di un mattino alla verifica delle violenze ancora più atroci perpetrate dai militari golpisti nella stessa città di Salamanca contro persone inermi o colpevoli solo di essere schierate dall’altra parte della barricata. Come il sindaco socialista Casto Prieto Carrasco, il pastore anglicano (e massone) Atilano Coco Martìn, il giovane docente e arabista Salvador Vila Hernández tutti suoi buoni amici e persone di specchiata dirittura morale. Fedele a una sua coerenza tutta interiore Unamuno detesta in primo luogo la rozzezza, la sciatteria, l’arroganza degli ignoranti. Vive in un suo mondo intellettuale fatto prima di tutto di una prosa specchiata e corretta, emblema e simbolo di una realtà che dovrebbe essere altrettanto ordinata e orientata al bene e al bello. L’esatto contrario di quanto gli ammanniscono invece i tempi e gli uomini, prepotenti e sanguinari, che non si fermano dinnanzi a nulla e a nessuno pur di raggiungere i propri fini. Eliminando senza pietà quanti possono ostacolare i loro piani. E il film si sofferma sulla caparbia coerenza di Unamuno, a tratti persino donchisciottesca, e sulla disinvolta spietatezza dei suoi interlocutori golpisti. «Venceréis, pero no convenceréis (Vincerete, ma non convincerete)» è l’amara conclusione del discorso che il rettore pronuncia di fronte a un’aula magna ribollente di fanatici assassini. Ben magra consolazione, constatare di avere la ragione postuma. Anche perché le persone più care se ne sono andate a una a una sotto il piombo fascista.
Dettagli del film Lettera a Franco
Tit. orig. Mientras dure la guerra Regia Alejandro Amenábar Paese Spagna anno 2019 Durata: 107 minuti genere drammatico cast Eduard Fernández, Karra Elejalde, Nathalie Poza, Maarten Dannenberg, Luis Zahera, Patricia López Arnaiz, Luka Peros, Inma Cuevas
Dove vedere il film Lettera a Franco