Al teatro Quirino per “La scuola delle Mogli” di Moliere

Pubblicato il 8 Maggio 2015 in , da Attilio A. Romita

Ieri sera al Teatro Quirino di Roma si è chiusa la stagione teatrale 2014-2015 con la rivisitazione di un classico del grande Moliere: La scuola delle Mogli.

Per introdurre lo spettacolo è giusto citare il regista Guglielmo Ferro: “Si tratta oltre che di una traduzione, di una riscrittura ottenuta adoperando i modi di dire e di fare isolani. Il risultato è un testo estremamente efficace che, mantenendo intatta la sua struttura drammaturgica, restituisce il sapore e il colore della commedia originale.”

Questa commedia è una delle ultime di Moliere ed è forse vagamente autobiografica in quanto il protagonista vuole sposare una fanciulla, e Moliere poco tempo prima, aveva sposato la giovane Armande Béjart.

Alla sua prima rappresentazione nel 1662, suscitò critiche e scalpore in quanto a molti dispiacque il continuo associare la cultura delle donne con uno spirito libertino aperto a mille tradimenti. Il mondo gira, ma dopo due secoli e mezzo certe idee trovano ancora qualche sostenitore….!

La trama racconta di un anziano signore, Arnolfo, che vorrebbe sposare una donna “tutta casa e cucina” per non correre il rischio di subire un insopportabile tradimento. La soluzione può essere soltanto una bimba nata in campagna ed allevata per quindici anni in un convento. Arnolfo, con pazienza, mette in atto il suo piano. Dopo anni di clausura arriva il momento di celebrare le nozze con la “pura ed innocente” Agnese che dal convento si trasferisce nella casa di Arnolfo, protetta come un in castello medioevale e controllata a vista da i due servitori Alano e Giorgina.

E’ questo il momento nel quale ha inizio la commedia degli equivoci con l’arrivo del giovane Orazio, figlioccio di Arnolfo ed a lui raccomandato dall’amico e padre Salvatore. Orazio scopre la presenza di Agnese e, come nella più pura tradizione romantica, i due giovani si innamorano. A questo punto tra Arnolfo ed Orazio inizia un colloquio tra sordi e ciechi: ambedue si riferiscono senza saperlo alla stessa persona.

Dato che l’opera non è ne un giallo, ne una tragedia, il finale è scontato: i due giovani convoleranno a giuste nozze ed al vecchio Arnolfo non resta che ricominciare la costruzione di una futura moglie fedele.

Il trasferimento dell’ambientazione ad una città siciliana d’epoca è il vero coup de théâtre che permette di “alleggerire” lo svolgersi dell’azione in un mondo dove, quanto meno nella tradizione teatrale, il tradimento familiare è stato al centro di commedie e tragedie.

In questo ambiente si muove da vero mattatore Enrico Guarneri, nella parte di Arnolfo. E’ praticamente sempre in scena, attore poliedrico di volta in volta drammatico, comico e mimo. A volte spavaldo conoscitore dell’animo femminile, a volte tenero e speranzoso amante che sa aspettare quindici anni per essere sicuro di non essere tradito.

Attorno a lui Nadia De Luca, Agnese, Rosario Marco Amato, Orazio, Vincenzo Volo, Alano, Amalia Contarini, Giorgina, Ciccio Abela, il notaio, Pietro Barbaro, don Blasco, Mario Sapienza, Salvatore e Gianni Fontanarosa, .Don Gesualdo.

Le scene, una specie di castello con tanto di ponte levatoio, sono di Salvo Mangiagli. I costumi, rigorosamente d’epoca, scelti da  Riccardo Cappello. Il disegno luci  è di Andrea Chiavaro.

La regia di Guglielmo Ferro ha impostato un ritmo veloce a tutta l’azione cui fornisce grande supporto la bravura di Guarneri.

Molti applausi a scena aperta hanno sottolineato la recitazione sempre brillante di tutta la compagnia e le due ore di spettacolo sono trascorse rapidamente ed allegramente.

 

Con questa opera si conclude la stagione 2014-2015. Dopo l’estate partirà il nuovo cartellone e riprenderà questo mio appuntamento per raccontarvi i nuovi spettacoli al Teatro Quirino di Roma.