Peso morto o Bancomat

Pubblicato il 11 Giugno 2012 in , , da Clementina Coppini

Peso morto o Bancomat

Tre sono i modi con cui molti (si fa per dire) giovani vedono gli anziani quando arrivano le ferie: come un peso, come una preoccupazione o come un Bancomat. Un peso quando si è costretti a portaseli dietro, una preoccupazione quando li si lascia a casa soli per andare in ferie e un Bancomat quando li si tiene con sé per spillare quattrini.

Non so più quante volte, quando mi trovo sulla riviera ligure o in località di montagna frequentate dalle solite facce, di vedere famigliole con bambini al ristorante con i nonni, i quali alla fine pagano ineluttabilmente il conto. L’ultima volta che sono stata a Madesimo al supermercatino del paesino ho assistito alla seguente scena. Donna adulta e vaccinata in compagnia di quella che era evidentemente sua madre, la quale madre viene trattata dal di lei (si fa per dire) virgulto in modo a dir poco sbrigativo e altero, che a essere precisi si dovrebbe definire maleducato (possibile che questa signora così a modo abbia educato così male quel gorilla con la gonna, con tutto il rispetto per i gorilla?).

La giovane (si fa per dire) continua a mettere nel carrello cose costose, poi va al banco e ordina con discreta antipatia tutta una serie di delicatessen locali, infine sceglie un paio di bottiglie di quelle giuste e, spiata da me camuffata per l’occasione da scaffale delle caramelle, va alla cassa, sempre apostrofando la povera signora, che rassegnata estrae il portafoglio e paga la spesina della sua bambina di quarant’anni. Quindi non solo la signora era stata più volte offesa, ma in più aveva dovuto pure pagare. Poverina, trattata come qualcuno che viene tollerato e siccome gli viene concessa la grazia di essere tollerato allora deve rendersi conto che questa concessione non è gratuita. Ma non si vergogna la gente a comportarsi così?

Poi ci sono quelli che ti dicono con fastidio che andranno in vacanza, ma che le loro saranno vacanze per modo di dire giacché partiranno con il pensiero dei genitori rimasti a casa perché troppo anziani o in troppo cattive condizioni di salute. Mi immagino quei poveri vecchi che aspettano la telefonatina quotidiana dei figli e che non hanno il coraggio di dire come si sentono davvero, perché si mortificano al solo pensiero di sentir sbuffare l’interlocutore, che nemmeno si perita di nascondere il fatto che chiama più per obbligo che per altro. Ho assistito a questo genere di comunicazioni mille volte, avendo davanti ai miei occhi la faccia di quello che non vedeva l’ora di tuffarsi, ma prima doveva assolvere l’obbligo filiale di fingere interesse. Chissà se i figli di costoro faranno lo stesso, tra qualche decina d’anni. Forse si tratta di una catena ereditaria di anaffettività: io ti abbandono lì come tu hai fatto con me.

Ma quelli che capisco meno sono coloro che hanno la fortuna di avere ancora gli anziani genitori in discreta salute (spesso è uno solo) e li portano in vacanza come se si trascinassero un peso. Che atteggiamento è mai questo? Se lo porti, cerca almeno di essere simpatico, altrimenti lascialo dov’è. Quali sono le tue motivazioni? L’hai caricato in macchina per parcheggiarlo nella casa delle vacanze e non doverti preoccupare di lui oppure per avere a disposizione un pratico Bancomat?

Guardo questi grandi anziani che si sentono quasi in colpa di esistere e mi viene voglia di prendere le loro mani tra le mie e dire loro quanto invidio i loro figli e cosa darei per poter avere una sola volta la gioia di offrire una bella cena al ristorante alla mia mamma e al mio papà.

Buone vacanze.