Meglio d’ogni primavera

Pubblicato il 22 Marzo 2012 in , , da Clementina Coppini

di Clementina Coppini

Oggi, mettendo in ordine lo studio, che più che studio si potrebbe definire cloaca cartaria, ho trovato le antologie di letteratura greca che avevo al liceo. Praticamente, visti gli anni che sono passati dal diploma, si tratta di incunaboli. Purtroppo, essendo lo pseudo studio nella mansarda di una vecchia casa con un tetto di tegole che sono tutto un programma, i primi due volumi, quelli dedicati ai poemi omerici, ai lirici greci, alle tragedie e ai grandi filosofi, hanno assunto quell’aspetto ondulato e giallastro dei libri che hanno danzato sotto la pioggia. Invece il terzo, quello della poesia Ellenistica, sembra aver fatto la guerra, ma almeno non ha le pagine appiccicate e arricciate. Anche i libri sono metafora del tempo che passa: a volte bene, a volte male, a volte con incidenti spiacevoli, ma poi alla fine quello che conta non è la condizione del foglio bensì la validità del contenuto. Ho eliminato e rimosso tutta la mia carriera scolastica con relativi manuali, ma non ho mai voluto separarmi da questi volumi, in ossequio alla convinzione che gli antichi greci hanno sempre qualcosa da insegnare e lo fanno nel modo più inaspettato, ma chissà come mai nei momenti più opportuni. Nella mia esperienza è stato così e anche stavolta non c’è stata eccezione. Ho aperto il libro e mi è subito balzato all’occhio un verso di un certo Paolo Silenziario:

“Questo tuo autunno val meglio d’ogni primavera

e il tuo inverno è più ardente che l’estate d’un’altra.”

Non mi ricordavo minimamente di lui, ma le sue parole, riportate alla vita proprio il primo giorno di primavera, sono soleggiate come un pomeriggio splendente. Almeno per me che, quando la bella stagione incalza, mi sento da una parte pura cartapecora e dall’altra una cosa molliccia come la pelle delle braccia che vedo con orrore quando inizio a indossare maglie con le mezze maniche. Paolo Silenziario faceva il cerimoniere a Bisanzio nel VI secolo d.C., all’epoca di Giustiniano. Certo vivere alla corte di un imperatore bizantino non faceva di lui un uomo semplice, ma chi ha detto che la semplicità sia sempre preferibile a un po’ di sana complicazione, che la semplicità debba per forza essere sinonimo di saggezza? Ben venga questo Paolo a dirci che una donna può essere bella anche se non è più una ragazzina, che può essere bella così com’è, con i difetti del tempo che passa, i quali difetti non bisogna per forza fingere che siano pregi, ma che, se accettati da lei e da chi la ama, possono costituire un elemento di ulteriore affetto e di rinnovata passione. Due versi di un delicato poeta bizantino ed ecco che si comprende come davvero la bellezza risieda negli occhi di chi guarda e la grazia nella mente di chi pensa.

Certo non basta invecchiare per diventare affascinanti. Non è automatico e infatti c’è tanta gente che invecchia e basta. A seconda delle persone, ci sono rughe e rughe. Ci sono quelle che sono solo il segno degli anni passati e quelle che sono una firma sugli anni vissuti. E non sono uguali, nemmeno a prima vista. La donna che Paolo Silenziario amava sia da junior che da senjor si chiamava Felinna. Doveva essere gran persona, del genere che viene impreziosito dal tempo. Il più grande segreto di bellezza per una donna è quello che c’è dietro le rughe della sua fronte. Paolo questo lo sapeva, non c’è dubbio.