Serena Tellini e Francesco Iannone: una vita per la luce

Pubblicato il 15 Novembre 2019 in , da Nicoletta Morabito

La luce del Sole scandisce da sempre i ritmi vitali della Terra e di tutti i suoi abitanti, su questo nessuno ha dei dubbi, ma l’uomo, da quando ha scoperto altre sorgenti luminose, ha anche modificato il suo modo di vivere e con la scoperta dell’elettricità non esistono più giorno o notte. La luce artificiale ormai ci accompagna in tutti luoghi, aperti o chiusi, ma spesso non è la luce giusta per il nostro benessere. Sarà capitato a tutti di entrare in un luogo e sentirsi a disagio per colpa di una illuminazione troppo forte, troppo debole o troppo abbagliante. Era una luce sbagliata.

In questi ultimi anni la scienza in vari settori si è interessata a questo aspetto dell’illuminazione e ha dimostrato che la luce incide non poco sulle funzioni cognitive e sul ritmo biologico (ritmo circadiano) dell’uomo. Da questi studi è nato il concetto di “human centric lighting” ovvero un insieme di soluzioni e sistemi di illuminazione che combinano effetti visivi, biologici ed emozionali della luce, influenzando il benessere e le prestazioni individuali delle persone. Per approfondire questo interessante argomento servono degli esperti di fama internazionale come i lighting designer Serena Tellini e Francesco Iannone fondatori dello studio “Consuline”.  Lavorano e dividono la vita insieme da più di 40 anni, una vita dedicata all’illuminazione e alla ricerca di innovazione e ottimizzazione del sistema luce.

Serena Tellini e Francesco Iannone (foto Andrea Pugiotto)

Pochi giorni fa sono stati premiati con “il premio alla carriera”( Award for Lifetime Achievement) alla ottava edizione della  Convention di PLDC  (associazione internazionale dei Professional Lightling Design) tenutasi a Rotterdam. Riconoscimento dato solo ai più importanti professionisti della luce del mondo.  Nel loro book i Giochi olimpici di Pechino, l’illuminazione del circuito di formula uno di Shanghai e del Grand Theatre nazionale di Pechino. Si sono occupati molto anche di mostre d’arte, Giovanni Bellini, Tiziano, Lorenzo Lotto presso le Scuderie del Quirinale a Roma. A Monza hanno progettato la nuova illuminazione del centro storico e del museo e della Camera del tesoro della Cattedrale, tra l’altro. Proprio a Monza è nato il “Metodo Monza” che è diventato una speciale tecnica di illuminazione museale.

Cappella di Teodolinda Monza

 

 

Museo del Tesoro nel Duomo di Monza

Francesco Iannone spiega: “Tutto è nato da un errore, stavamo   provando nella Cappella Zavattari  una serie di 8  proiettori tutti uguali, quando ci siamo accorti che due proiettori erano diversi ( per colore della luce e intensità luminosa. n.d.r.) e dove si incrociavano con gli altri la visione era migliore. Da quel momento abbiamo iniziato a studiare e a ricercare come   applicare al meglio il Metodo Monza”.

Serena Tellini entra nel dettaglio “Sono circa 10 anni che ci occupiamo del “Metodo Monza” e ora sappiamo che per quanto riguarda le opere d’arte la giusta illuminazione attiva nel nostro cervello i neuroni a specchio e si crea una empatia con il quadro che stiamo guardando, permettendo di cogliere il suo messaggio emozionale.   Proseguendo nella nostra ricerca abbiamo incontrato una serie di scienziati, che si stanno occupando proprio dei neuroni a specchio, dell’empatia e dell’influenza della luce sul nostro benessere fisico e mentale. Questi incontri ci hanno permesso di comprendere che questo effetto empatia si poteva creare anche con  gli oggetti e gli  spazi , non solo con le opere d’arte”.

Grand Theatre Beijng

In estrema sintesi anni di studi di numerosi scienziati nel mondo hanno condotto a dimostrare che gli effetti della luce sull’uomo incidono fortemente sulle funzioni cognitive di ciascun individuo.

“In particolare la scoperta dei premi Nobel per la Medicina Jeffrey C. Hall, Michel Rosbash e Michael W. YounJ dei meccanismi che controllano il nostro ritmo biologico (ritmo circadiano)”– sottolinea Serena Tellini- “ci hanno permesso di capire che la luce, a seconda di come viene progettata  può aiutare a essere più dinamici o più calmi,   più attenti o più rilassati. In conclusione, la luce ottimale per ogni tipo di situazione o di luogo può farci sentire a nostro agio e aiutarci a vivere meglio”. Ultimamente lo studio Consuline ha applicato il “ Metodo Monza” nel progetto di illuminazione per gli uffici di Edison dove è stata ricreata la luce naturale del Sole e la sua continua variabilità all’interno di una spazio chiuso. L’ultimo lavoro appena concluso ha avuto come obiettivo una casa di cura “Il Paese Ritrovato” a Monza, dove un gruppo di lavoro interdisciplinare ( medici, psicologi, architetti, lighting designer, CNR e Politecnico di Milano)  hanno creato  e edificato un vero e proprio paese, con case, strade,  parco, negozi, cinema, minimarket, chiesetta, bar,  come luogo di cura di 75 malati di Alzheimer al primo stadio. Un luogo che venga percepito dagli ospiti  come un ambiente a loro già conosciuto e familiare. “Qui abbiamo sperimentato come la luce giusta possa aiutare le disabilità cognitive come i processi  dell’Alzheimer al primo stadio,  perché  agevola la comprensione dei ritmi, dei tempi e degli spazi –  aggiunge Francesco Iannone –  In questo progetto ci siamo focalizzati sulla illuminazione degli   spazi costruendo un  luce dinamica che aiuta la persona a mantenere con precisione i ritmi circadiani, ma anche  a  definire oggetti, spazi e orientamenti. Una luce che si modifica continuamente in modo subliminale e riprende la luce naturale”.  Per capire meglio basta entrare nella chiesetta che riproduce esattamente l’atmosfera di sacralità di tutte le chiese, dovuta da sempre ai gioco di luci che entrano dalle finestre. Un progetto importante che sta riscontrando ottime reazioni tra i pazienti   che qui  riescono a riprodurre la loro vita normale in un ambiente accogliente che gli ricorda il loro passato. “Qui non è una simulazione della realtà- conclude Serena Tellini- ma un insieme di comunicazioni semantiche che aiutano le persone a riconoscere i luoghi connessi alla attività.  Un posto speciale”.

 


Per saperne di più

CICLI CIRCADIANI

Tutti gli esseri viventi hanno al loro interno   una sorta di orologio biologico ( ciclo circadiano)  che regola le attività fisiologiche durante le 24 ore. Il ciclo circadiano è influenzato principalmente dall’esposizione alla luce del sole e dalla produzione di melatonina.   Questi cicli coinvolgono processi fisiologici del nostro organismo come la regolazione della temperatura, la secrezione ormonale e il ciclo sonno-veglia. Disturbi del ritmo circadiano sono stati descritti in pazienti con malattia di Alzheimer, sonnolenza durante il giorno e risvegli notturni con insonnia. Inoltre   diversi studi scientifici internazionali hanno provato che restare immersi nella stessa tonalità luminosa durante tutta la giornata, senza alcuna variazione né del colore,  né della  intensità,  sfalsa il ciclo circadiano provocando ansia, depressione e vari disturbi fisiologici.   In definitiva, la condizione ideale per tutti e quindi anche per i malati di Alzheimer sarebbe di trascorrere le ore della giornata in un ambiente illuminato dalla luce più naturale possibile come se si fosse all’aria aperta. Illuminazione che deve essere dinamica e quindi mutevole come lo è la luce del sole.

N.M.