Un procedura semplificata che permette di tornare al proprio fornitore senza costi è far valere il Codice del Consumo che riconosce il diritto di recedere da contratti a distanza o negoziati fuori dai locali commerciali entro quattordici giorni dalla conclusione del contatto senza dover fornire alcuna motivazione
A chi non è mai capitato di essere contattato telefonicamente (o di essere fermato in qualche centro commerciale) da un insistente operatore che voleva convincerci ad accettare un’offerta di luce e gas “davvero imperdibile”? Qualche volta siamo stati presi alla sprovvista e abbiamo firmato un contratto in quello stesso momento, senza aver correttamente valutato cosa stavamo firmando. Spesso, infatti, vengono fornite informazioni parziali o talvolta non veritiere pur di strappare al cliente un assenso e attivare così un nuovo contratto.
In genere ci si accorge di essere caduti nel tranello solo al ricevimento del contratto o, peggio, della bolletta proveniente dal nuovo fornitore. Nel peggiore dei casi il vecchio fornitore non ha ricevuto la richiesta di passaggio e ci si ritrova a dover pagare due bollette per la stessa fornitura.
Cosa si può fare? Come si può fare pulizia di questi contratti non voluti o – peggio – estorti con metodi truffaldini? Nel caso di contratto non ancora attivo, la richiesta di cambio fornitore viene semplicemente annullata. Se il contratto è già attivato bisognerà pagare per il periodo in cui l’offerta non desiderata è attiva, ma è possibile usufruire di una tariffa agevolata. In entrambi i casi è possibile avviare una procedura semplificata che permette di tornare al proprio fornitore senza costi.
Il primo e più immediato rimedio è il diritto di recesso.
L’articolo 52 del Codice del Consumo riconosce al consumatore il diritto di recedere da contratti a distanza o negoziati fuori dai locali commerciali entro quattordici giorni dalla conclusione del contatto senza dover fornire alcuna motivazione. Questo termine si estende a trenta giorni per i contratti conclusi nel contesto di visite non richieste presso l’abitazione del consumatore o di escursioni organizzate dal professionista. Per annullare ogni effetto del contratto, è necessario inviare tramite raccomandata A/R o Pec un reclamo scritto con richiesta di annullamento immediato al nuovo fornitore. L’indirizzo per l’invio dei reclami lo si trova nelle condizioni generali di fornitura o sul sito del nuovo fornitore.
Nel caso, invece, in cui il contratto sia stato sottoscritto a seguito di metodi aggressivi di reperimento di nuova clientela o con metodi truffaldini, attraverso ad esempio inganni telefonici si può
1) sporgere querela alle forze dell’ordine o direttamente in Procura
2) mandare una raccomandata con ricevuta di ritorno disconoscendo il contratto, eventualmente rivolgendosi alle associazioni di consumatori, per avere un migliore supporto.
Come difendersi da call center aggressivi
Se si è stanchi di ricevere quotidianamente chiamate indesiderate dai call center, si può segnalare il numero telefonico al Registro pubblico delle opposizioni. E, nel caso, il problema persistesse, o si fosse erroneamente dato il proprio consenso a ricevere chiamate (nel caso, ad esempio, della sottoscrizione di una carta fedeltà), si può rinnovare l’iscrizione.
Se si ricevono spesso chiamate da numeri sconosciuti, il consiglio è di non rispondere subito, ma verificare il numero di telefono su un motore di ricerca digitando il numero seguito dalla frase “chi chiama”. Con molta probabilità sarà già stato censito, con valutazioni negative. A quel punto si può non solo ignorare la chiamata, ma anche aggiungere il numero all’elenco dei bloccati sul cellulare. Purtroppo è un’azione che a volte poco efficace, perché le compagnie “pirata” possono chiamare da centinaia di numeri diversi.
Quando, invece, si risponde a una chiamata e dall’altra parte impiegano qualche secondo per parlare, sono telefonate effettuate da sistemi automatizzati di un call center, si può tranquillamente riattaccare. Se, invece, si vuole proseguire l’iter e parlare con l’operatore del call center, è importante verificarne la serietà. Dovrà specificare che sta chiamando dall’Italia, il suo nome e codice identificativo, e la società per cui lavora (a maggior ragione se è una agenzia che lavora per gli operatori del settore). Se non lo fa, o è evasivo, si consiglia di lasciar perdere. Se poi l’operatore è troppo insistente, o addirittura scortese, il consiglio è riattaccare.
Dal 19 novembre è entrato in vigore lo stop alle chiamate commerciali provenienti dai finti numeri mobili italiani. Una novità che segue quella introdotta lo scorso 19 agosto, quando l’Agcom ha reso operativo un primo blocco anti-spoofing (meccanismo tramite il quale viene falsificato il numero di telefono dal quale parte la chiamata: serve per aggirare i blocchi impostati dagli utenti sui propri smartphone) relativo alle finte numerazioni fisse italiane. Nello specifico da qualche settimana le chiamate provenienti dall’estero che utilizzano una numerazione mobile italiana subiranno una verifica tecnica immediata che consentirà di capire se quel numero esiste veramente, a chi è assegnato e dove è collocato. Le telefonate che non supereranno tali controlli saranno automaticamente bloccate.