L’ Europa rappresenta il nostro futuro, nonostante tutto

Pubblicato il 24 Aprile 2019 in , , da Laura Bolgeri
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Le elezioni europee per il rinnovo dei deputati nell’ Europarlamento di Bruxelles, in Italia si terranno  il 26 maggio prossimo. Le urne, nei 28 Stati membri dell’Unione, si apriranno tra il 23 e il 26 maggio, perché ogni Stato può scegliere in maniera autonoma la data.

Il progetto di salvare l’Unione europea, con tutto il suo patrimonio culturale, è un’idea che oggi è caldeggiata da molti nei Paesi europei, soprattutto da coloro che hanno una visione storica delle nostre radici, e una più ampia visione della realtà contemporanea. L’Europa contiene le radici della nostra cristianità, che già in età medioevale, dopo la caduta dell’impero romano, ha unito popolazioni diverse sotto il segno dell’uguaglianza. E pochi sanno che un genio italico a vocazione universale, Benedetto da Norcia e poi i monaci Benedettini, con la loro accoglienza e attraverso la loro opera di pacificazione, posero le basi di questa unione. Benedetto da Norcia divenuto santo è stato nominato patrono d’Europa da papa Paolo VI nell’ottobre 1964, e viene celebrato il 21 marzo.

Il primo studioso che ha ricordato Benedetto da Norcia e l’importanza della sua opera in Occidente, volta ad unire popolazioni diverse, è stato uno dei maestri della storiografia contemporanea, Jacques Le Goff. Nel suo saggio “ L’Europa è nata nel Medioevo – riflessioni  sulle radici comuni europee “, pubblicato nel 2004, lo storico si è chiesto a quali eccessi si sarebbe spinta la gente nel Medioevo, se non ci fossero stati Benedetto da Norcia, e i Benedettini, che già dal sesto, settimo secolo si trovarono in contatto con popolazioni di origini diverse, fra cui Unni, Ungari, Longobardi, Vandali e Visigoti, e li ospitarono in centri di accoglienza. E li tennero assieme con il lavoro, la cultura, la preghiera, allargando gli orizzonti delle comunità e dei pellegrini di varia origine.

 In Italia lo scrittore e giornalista Paolo Rumiz, nel suo ultimo e recentissimo libro “Il filo infinito“ (edizioni Feltrinelli) partendo dalla cattedrale di Norcia, in Umbria, ha fatto una sorta di viaggio sulle orme di San Benedetto, e dei Benedettini, portandoli come esempio di illuminata accoglienza e integrazione di popolazioni con origini e alfabeti diversi. E tutto questo era basato sul principio “ora et labora” . Un principio di collaborazione reciproca, che fu realizzato dai Benedettini, insieme a persone di origini diverse in molti Paesi europei, e nei tanti monasteri che furono costruiti nei secoli. Così con questo principio, e con la forza della fede, si riuscì a salvare l’ Europa. E Benedetto e i Benedettini lo fecero nel momento peggiore, negli anni di violenza e anarchia che seguirono la caduta dell’impero romano, quando le invasioni erano una cosa seria, non una migrazione di diseredati.

Se prendiamo in considerazione L’Europa oggi, anche in previsione delle prossime elezioni, e ci domandiamo che cosa ha significato l’Unione europea, è molto importante ricordare, dopo un’analisi storica, i settanta anni e più di pace trascorsi da quando nel 1957 è stato formato a Roma il primo trattato della Comunità- Economica – Europea, la CEE che coinvolse sei paesi europei. La CEE introdusse un mercato comune per una vasta gamma di prodotti e servizi. E a undici anni della sua costituzione, nel 1968, furono aboliti i dazi doganali.

Ma al di là dei trattati economici, uno degli obiettivi dei paesi dell’Unione europea è promuovere e garantire la pace, sia al suo interno, tra i Paesi che la compongono, sia fuori, nei contatti e nei rapporti col mondo. La pace può essere giudicata a tutti gli effetti uno dei valori principali dell’Unione europea, e in gran parte un successo.

La  Costituzione europea indica, nella carta dei diritti fondamentali, quali sono i valori fondanti dell’Unione europea: rispetto della dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, stato di diritto e rispetto dei diritti umani.

Questi valori sono comuni agli Stati membri, in una società fondata sul pluralismo, sulla non discriminazione, sulla tolleranza, sulla giustizia, sulla solidarietà e sulla parità tra uomini e donne.

E’ da ricordare anche il fatto che l’Unione europea riconosce e sottolinea le differenze nazionali di ciascun Paese che la compone, anche sul piano culturale e su quello delle radici. Oggi le differenze culturali dei Paesi europei sono una grande ricchezza dell’Europa, che il processo di unificazione non può e non vuole cancellare. Perché sono considerate un patrimonio che ci distingue nel panorama globale del mondo.

Ma per prendere in considerazione quanto oggi viene ricordato e discusso sull’importanza dell’ Europa, suggerisco un testo di facile consultazione, intitolato “Europa nonostante tutto”. Il libro di poco più di un centinaio di pagine, è firmato da docenti di storia del diritto di sociologia, di scienza politica come Antonio Padoa Schioppa, Maurizio Ferrera, Antonio Calabrò, Piergaetano Marchetti, Alberto Martinelli, ed è pubblicato da La nave di Teseo. Recentemente è stato presentato a Milano al Teatro Franco Parenti e poi a Modena alla Galleria Europa, in Piazza Grande con una grande partecipazione di pubblico “maturo e impegnato “. Ma come allargare l’interesse ?

E’ un libro che può essere utile per l’avvio di un dialogo con amici, parenti, colleghi, semplici conoscenti che sono fortemente critici sull’Europa, e a volte pronti a usare luoghi comuni e giudizi sommari oggi di moda, come è premesso nella introduzione. Un invito a ragionare e perlomeno a considerare con cautela la troppa “criminalizzazione” dell’ Unione europea. E anche un invito a rendersi conto di quanta strada con l’Europa si è fatta, in molti casi, anche nel modo quotidiano di vivere. Si deve riscoprire come l’Unione europea ha migliorato, agevolato la vita di ognuno, i problemi che ha evitato e quelli che ha risolto. La libertà ad esempio di trasferirsi e lavorare nei paesi dell’Unione senza difficoltà. La larga gamma di prodotti che le frontiere aperte ci mettono a disposizione. Ma soprattutto le possibilità di formazione, studio, ricerca, confronti con altri paesi, che l’Europa ci offre.

In secondo luogo, va ricordato che l’ Europa può fare ancora molto sul piano dei diritti sociali, della sicurezza, della tutela del risparmio, in molte altre direzioni e soprattutto in quella dell’ambiente. L’unione europea non è un ostacolo, è una opportunità.

Un invito nello stesso tempo a non sottovalutare, ma ad individuare i motivi di crisi, i ritardi, le difficoltà, prospettando  tuttavia obiettivi e prospettive di soluzione. Un invito, comunque, a guardare ai dati, ai fatti.

Un altro libro, di facile consultazione, per approfondire il tema dell’Europa è quello di Nadia Urbinati, docente di Teoria Politica alla Columbia University di New York e di Antonio Fico, giornalista esperto di politica economica. Il libro è intitolato “Utopia Europa”, contiene indagini su diversi temi europei ed è edito da Castelvecchi. Nadia Urbinati, nell’intervista del giornalista Antonio Fico, ripercorre la storia della costruzione comunitaria e gli ideali che l’hanno ispirata, sottolineando l’esigenza di un continente europeo aperto e plurale, così come è stato negli ultimi anni. Ma fa anche un’analisi delle profonde trasformazioni che stanno avvenendo oggi nelle democrazie europee, che vanno dal declino della rappresentanza, all’emergere dei nuovi movimenti populisti, che sono in contrasto con l’idea di una Europa aperta e plura

Nel testo si sottolinea: “ lo snodo cruciale davanti al quale si trova oggi la Unione europea è riprendere il cammino verso una compiuta integrazione politica con istituzioni democratiche, o arrendersi al nazionalismo”.  E si suggerisce di recuperare in modo radicale i valori fondanti dell’ Unione, che hanno garantito sette decenni di pace, e che sono basati sulla solidarietà e la sicurezza sociale, insieme alla libertà personale e politica. Temi da non sottovalutare e da non dimenticare.

Recenti indagini (condotte dall’ Osservatorio Europeo sulla Sicurezza) hanno purtroppo constatato che in Italia l’interesse verso l’Europa, l’Unione europea e i comuni ideali del continente europeo, va calando in genere soprattutto nelle persone che hanno più di quaranta-cinquanta anni, e oltre. L’Europa è vista da molti come un vincolo, che però si ha paura ad abbandonare. La fiducia nella Unione europea si è deteriorata negli ultimi anni, soprattutto con la crisi economica e soprattutto in Italia. Anni fa, quando è stato introdotto l’Euro, la fiducia era maggioritaria anche tra le persone in età. E in generale oltre il 70 per cento della popolazione italiana era europeista. Oggi le persone in età matura non sono le più sagge, e in molti casi non riescono ad avere una visione costruttiva dell’Europa. Come avviene invece in Germania e in Ungheria, secondo l’Osservatorio Europeo.

Oggi in Italia sono i giovani che sono più fiduciosi verso l’ Unione europea, perché sono proiettati verso il futuro e  inclini a uno scambio attivo delle conoscenze fra i vari paesi europei. Mentre con il passare degli anni, specie dopo i 55-60 anni e oltre, in Italia l’interesse per l’Europa cala notevolmente fino a ridursi al solo 30,35 per cento della popolazione.

Una indagine che spero venga smentita e corretta dalla partecipazione attiva dei Grey-panthers alle prossime elezioni europee.