Dante Dì, celebrazioni in tutta Italia per il sommo poeta

Pubblicato il 24 Marzo 2021 in , , da Laura Bolgeri
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Dante Alighieri, il nostro sommo poeta, padre della lingua italiana, a settecento anni dalla sua morte, è ricordato in tante manifestazioni, anche negli Stati Uniti d’America, a Washington dove gli Istituti Italiani di Cultura commemorano il pensiero e la opera del nostro poeta. Ma sopratutto la sua opera sarà celebrata nelle tante mostre che sono realizzate nelle città italiane che mettono in luce il determinante apporto alla cultura, non solo italiana e storica, del nostro poeta. Un tema che ancora oggi continua a essere studiato e approfondito.
Il calendario delle manifestazioni inizia ufficialmente il 25 marzo, perché secondo gli storici, è il giorno in cui Dante idealmente iniziò a scrivere la Divina Commedia, e a immaginare il suo viaggio nell’aldilà e la sua “discesa agli inferi”, “nel mezzo del cammin di nostra vita”. E molti sono gli eventi per ricordare Dante: conferenze, dibattiti, dirette web, concerti, una nuova lettura di un canto della Divina Commedia di Roberto Begnini al Quirinale. L’evento sarà trasmesso in televisione, come le storiche letture di Benigni del quinto canto dell’Inferno a Firenze nel 2006.
A causa  del lockdown, molte conferenze e mostre sono accessibili in streaming, mentre altre manfestazioni saranno prorogate.
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“Dante Alighieri”, Bronzino 1532-33

Da tenere presente prima fra tutte, la mostra nella città di Firenze, dove Dante è nato nel 1265 e ha passato gran parte della sua vita, tra i poeti dello Stil Nuovo e le rivalità tra Guelfi e Ghibellini. La città gli ha dedicato una mostra dal titolo accattivante “A riveder le stelle” e si svolge nelle Gallerie degli Uffizi, con l’esposizione di storici ritratti di Dante e di storiche illustrazioni della Divina Commedia .

La città di Verona, dove Dante Alighieri si è rifugiato, dopo anni di intenso lavoro poetico e creativo a Firenze,  si occupa ampiamente delle celebrazioni per Dante. Da segnalare prima di tutto una mostra al Museo di Castelvecchio, intitolata “ Dante a Verona”, fatta di storie, personaggi e luoghi della città legati al sommo poeta. In particolare si nomina la figura di Cangrande della Scala, signore di Verona e generoso mecenate, che protesse Dante durante l’esilio nella città. E il sommo poeta, nella Divina Commedia, dedicherà la suprema cantica del Paradiso alla famiglia dei Cangrande della Scala. Ecco cosa scrive Dante in una epistola a Cangrande: “E non riuscii a trovare niente tanto adatto a vostra altezza quanto la suprema cantica della Comedia che s’adorna del titolo di ‘Paradiso’. Questa, con la presente epistola che assolve perciò le funzioni di un epigramma di dedica, metto sotto il vostro nome, questa vi offro, questa vi affido”. La Divina Commedia è ricca di riferimenti a Verona, ed è Cacciaguida, antenato di Dante, a parlargli di Cangrande, nel canto del Paradiso, quando gli profetizza l’esilio da Firenze e il rifugio a Verona, sotto la protezione dei Della Scala, e in particolare di Cangrande, politico scaltro e generoso mecenate, che gli dette “il primo rifugio e il primo ostello”. Inoltre a Verona è in preparazione per il mese di maggio, alla galleria d’Arte Moderna Achille Forti, anche una mostra intitolata “Tra Dante e Shakespeare. Il mito di Verona”, realizzata dall’Assessorato alla Cultura della città che metterà un punto su un confronto tra i due artisti e una ereditàstorica da esplorare. Da ricordare che Shakespeare ambientò proprio a Verona la storia d’amore di Giulietta e Romeo sottolineando la rivalità  fra la famiglia dei Montecchi e quella dei Capuleti.

 

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“Dante” di Andrea del Castagno, 1450 – Gallerie degli Uffizi, Firenze
Infine, tra le città che ricordano il poeta, c’è Ravenna, dove Dante arrivò nel 1318 – 1319 e trovò un asilo di pace, il luogo ideale per scrivere l’ultima cantica della Divina Commedia, e dove è morto nel 1321. Ed è a Ravenna che nel 1780-81 è stato eretto il sepolcro di Dante, un tempio in stile neoclassico, sopra la tomba quattrocentesca, presso la Basilica di San Francesco, nel centro della città. Una mostra, “Dante. Gli occhi la mente”, nella storica chiesa di San Romualdo, ospiterà un’esposizione di testimonianze, aderenti al tema delle  diverse tappe dell’esilio dantesco.
Mostre, conferenze, letture, dibattiti, filmati e programmi televisivi a cui parteciperano non solo studiosi italiani e stranieri che commentano la sua grande opera, la Divina Commedia e ne mettono in luce particolari contenuti, ma anche attori, registi e filosofi che contribuiscono a mettere in rilievo i rapporti e le ideologie affettive e sentimentali del poeta e dell’uomo.
Il regista Pupi Avati ha in preparazione un film su Dante che definisce “il film della mia vita” perché lo sta preparando e elaborando da anni. E ora, conclusi gli accordi per la produzione, il film  è realizzabile grazie a Rai Cinema. Pupi Avati nel suo film metterà in rilievo anche la vita intima del poeta e il suo grande amore per Beatrice.
Dante è conosciuto da molti come l’artista, il poeta, che nelle storie e nei personaggi della sua Divina Commedia ci ha trasmesso valori, che ancora oggi sono un monito per la nostra società. Prime fra tutte sono da ricordare le parole messe in bocca a Ulisse e rivolte ai suoi compagni “vecchi e tardi”, di fronte all’avventura d’andare a conoscere il mondo “sanza gente” (senza gente). Sono versi rimasti nella memoria di molti di noi, fin dagli anni delle letture scolastiche, e sono nel XXVI canto dell’Inferno.
Dice Ulisse ai compagni  di viaggio:
“considerate la vostra semenza/
fatti non foste  a vivere come bruti/
ma per seguir virtute e conoscenza”.
Parole che sono ancor oggi un monito, soprattutto per quella incitazione a “seguir virtute e conoscenza” di fronte a situazioni difficili da superare. E l’Ulisse di Dante rappresenta un personaggio positivo, che sa di non conoscere abbastanza i significati più profondi del mondo, ma vuole cercare di esplorare, di conoscere e di accettare quella parte del mondo “sanza gente”, disabitata e inesplorata. Un considerevole esempio di amore alla scoperta della conoscenza e del sapere.
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Dante e Virgilio nel XXVI canto dell’Inferno
Il viaggio di Dante nell’ Inferno della Divina Commedia è anche un viaggio interiore alla ricerca di personaggi e situazioni spesso noti. Si tratta di prenderli in esame, più da vicino, di esplorarli nei significati più profondi e, in alcuni casi, arrivare persino a considerarli esemplari. Ad esempio i personaggi femminili, le donne, per Dante sono quasi sempre importanti. E’ Beatrice che salva Dante, ed è a lei che Dante dedica il Paradiso. Ed è alla fine dell’ultimo canto del Purgatorio e l’iniziodel viaggio nel Paradiso terrestre, nella Divina Commedia, che Dante incontra Beatrice, a dieci anni dalla sua morte. La donna gli appare avvolta in una nuvola di fiori gettati dagli Angeli, simile al sole che all’alba è avvolto di nebbia rosata perché si possa sostenere la vista. E quando Dante si smarrisce “nella selva oscura”, nei canti della Divina Commedia, che sono ambientati nel Paradiso, incontrerà una serie di donne, fra cui Piccarda Donati, religiosissima e monaca per vocazione ma costretta al matrimonio, che ha conservato una forte personalità. Ma è sempre Beatrice che guida e salva Dante. Nella realtà della storia, Beatrice era figlia di Folco Portinari, era nata a Firenze nel 1266, aveva sposato a 19 anni Simone de Bardi, ed era morta a ventiquattro anni nel 1290. Dante racconta di averla incontrata per la prima volta quando entrambi avevano 9 anni e di averla poi rivista al Ponte di Santa Trinita, a Firenze. Di questo amore sublimato Dante ha scritto poeticamente anche nelle “Rime “ e nella “Vita Nova”.
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Dante incontra Beatrice nel Paradiso