Giosetta Fioroni – Viaggio sentimentale

Pubblicato il 4 Giugno 2018 in , , , , da Laura Bolgeri

Milano dedica all’artista Giosetta Fioroni una grande mostra nel Museo del Novecento (fino al 26 agosto) con 160 opere che raccontano il suo lungo percorso artistico iniziato a Roma nei primi anni ’60. In quegli anni la Fioroni – unica donna – faceva parte della cosiddetta “Scuola di Piazza del Popolo”, insieme a Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa. Artisti che esponevano nella galleria “La Tartaruga” di Plinio de Martiis, collocata proprio nella piazza, sopra il caffé Rosati. Piazza del Popolo era allora al centro del panorama artistico nazionale e internazionale. Uno splendido luogo di incontro di artisti, poeti e letterati, che poco più tardi divenne palcoscenico della ‘dolce vita’, dei film di Fellini, delle pellicole di Pasolini e di altri personaggi del nuovo cinema italiano. Questo scenario suscitò l’attenzione anche di artisti stranieri come Mark Rothko, Robert Rauschenberg e Willem De Kooning, e creò un clima ricco di esperienze e di entusiasmi. Era un mondo culturale variegato quello che frequentava il caffè Rosati, la galleria “La Tartaruga”, e le vicine via Margutta e del Babuino.

Giosetta Fioroni (nata a Roma nel 1932) e cresciuta in quell’ambiente multiculturale, realizza le sue opere con una forte spinta creativa, ma rimane decisamente fuori dal coro e dalle mode. Dopo un inizio astratto-informale, sceglie di dedicarsi a un’arte figurativa più intima, legata alla osservazione delle cose, ai rapporti con le persone, ai sentimenti. In questo suo comportamento era sollecitata non solo dal suo carattere, ma anche dalle suggestioni di quell’ambiente aperto e comunicativo in cui viveva. Ed è riuscita a sviluppare un linguaggio visivo personalissimo, usando liberamente tanti mezzi, legati non solo al disegno e alla pittura, ma anche alle immagini registrate e proiettate su carta o tela, ai collages, alle performances, alla ceramica e alla scultura. Ma il tema degli affetti, dei ricordi e della memoria, negli anni diventerà centrale in tutta la sua opera. Ed è davvero un viaggio sentimentale quello che si compie visitando la mostra, scoprendo di sala in sala, le tante opere dell’artista, le storie raccontate, le amicizie, gli affetti e gli amori che trapelano dalle tele, dai disegni, dalle proiezioni e dai cosiddetti “teatrini “, una sorta di curiosi giocattoli costruiti per gli adulti.

In effetti il titolo della mostra prende spunto dalla vecchia canzone “Sentimental Journey” portata al successo dall’attrice Doris Day negli anni Quaranta, e mette in luce la volontà dei curatori di raccontare tutto quello che è legato alla vita sentimentale dell’artista e trapela dalle sue opere. In oltre sessant’anni di attività Giosetta Fioroni ha sviluppato un linguaggio eloquente, muovendosi a suo agio tra la pittura, il disegno, i video e le proiezioni sulla tela di immagini riprese dalla realtà, dai libri, dalle riviste che poi dipingeva con il colore argento o rosso, sottolineandone le forme e i contorni. Le immagini della memoria diventano così apparizioni, figure immerse in un fondo più chiaro, frammenti di oggetti e di paesaggi. A volte, specie negli ultimi anni, ha usato anche la ceramica e ha realizzato vere sculture colorate, fra cui busti di donne, teatrini e presepi. Una particolare scultura in resina del 2002 la ritrae bambina con lunghe trecce e il paltò, tenuta per mano da una Giosetta adulta. (Il titolo dell’opera è Giosetta con Giosetta a nove anni”). Giovinezza e maturità si tengono per mano e sembrano camminare insieme, lungo un percorso segnato dai ricordi. Quasi a indicarci che gli affetti vissuti sono un patrimonio che non si perde mai, fa parte di noi, e si arricchisce con gli anni.

Giosetta Fioroni con Goffredo Parise

Giosetta Fioroni ha sempre intrecciato il suo lavoro alla sua vita, e ai suoi affetti, in modo audace e romantico. Come il rapporto intenso, durato quasi vent’anni che l’artista ha vissuto con lo scrittore Goffredo Parise, ”l’uomo della sua vita” con il quale ha condiviso tante esperienze in molte direzioni, legate non solo alla sue scelte culturali, ma anche alle piccole manifestazioni del vivere quotidiano. Con Parise ha trascorso un lungo periodo a Salgareda, nella campagna veneta, terra di origine dello scrittore, condividendo con lui interessi letterari e poetici, come quelli legati al mondo della fiaba, e del meraviglioso che probabilmente attirava entrambi. La fiaba, gli elfi, le persone e i loro oggetti sono racchiusi in una serie di piccoli quadri realizzati da Giosetta Fioroni in quel periodo, e sono esposti in una sala della mostra intitolata “Piccoli cimiteri del meraviglioso”. E raccontano non solo le suggestioni del paesaggio d’argento della campagna veneta, i reperti trovati e raccolti nei boschi, la casa condivisa con lo scrittore, ma anche gli oggetti del vivere quotidiano, visti e narrati con un occhio incantato. Altrettanto allusivi sono i paesaggi descritti e i temi letterari affrontati da Goffredo Parise nei “Sillabari”, che lo scrittore ha iniziato a comporre in quel periodo di vita assieme. Pubblicati in un primo tempo sul Corriere della Sera e più tardi in un libro, edizioni Adelphi, sono una serie di racconti brevi molto nitidi, dedicati ai sentimenti umani “essenziali” che vanno dall’amore puro a quelli vissuti nei legami della famiglia. Parise era uno scrittore affermato, giornalista noto e inviato speciale per anni del Corriere, saggista, sceneggiatore e poeta. Un grande narratore e un appassionato interprete della realtà, un personaggio sensibile in senso profondo: è scomparso nel 1986 dopo una lunga malattia, troppo presto, e ancora giovane. In ricordo di questo legame, l’evento centrale della sua vita, a cui è rimasta legata per sempre, nel 2016 Giosetta Fioroni, a trent’anni dalla morte dello scrittore, ha promosso e curato la pubblicazione di un libro molto intimo intitolato “Lettere d’amore” (Corraini Edizioni). All’interno, uno scritto di Parise per Giosetta Fioroni, e una lettera di Giosetta per Goffredo, accennano a toccanti momenti della loro storia. Accanto ai testi, tanti disegni di Giosetta, ideati per speciali ricorrenze, e tanti disegni e foto dei giorni felici insieme. Con Parise, la Fioroni ha condiviso visioni del mondo, esperienze artistiche e di vita. E anche questo libro, come tante sue opere, lo dimostrano.

Legate ai sentimenti e alla memoria, un tema che per l’artista diventa con il tempo sempre più importante, sono anche le “Diapositive di sentimenti”, esposte in una delle sale della mostra. La definizione è di Goffredo Parise che la usò in un articolo apparso sul Corriere d’Informazione per descrivere i cosiddetti “argenti” della Fioroni. Non si trattava di sculture o di oggetti argentati, ma di fogli di carta su cui Giosetta proiettava immagini. In realtà l’argento era il colore che l’artista usava per dipingere e sottolineare le immagini proiettate sulla carta, che potevano essere suoi disegni originali di figure tratte dalla memoria, o immagini ricavate dai libri. Negli anni 1998-99, la Fioroni, sempre rievocando “quel territorio misterioso che è il passato” ha realizzato grandi tele con colore e immagini di paesaggi e figure di un certo spessore. Sono esposte in una delle ultime sale. E una tela, l’ha intitolata “Casa di Goffredo Parise con cometa”. Il titolo si riferisce al romanzo che Parise scrisse molto giovane, un vero esordio, intitolato “Il ragazzo morto e le comete”: un racconto lirico e romantico a cui lo scrittore negli anni era rimasto molto legato, quasi a indicarci, tra il sogno e la realtà, che gli affetti vissuti sono un patrimonio che non si perde.

 

Il ciclo su carta “I Movimenti remoti”è una serie di sedici grandi disegni e acquarelli che prendono anch’essi spunto dal titolo di un testo di Parise, che era stato considerato perso per molti anni anche dallo stesso autore, ed è stato ritrovato e pubblicato nel 2007. La Fioroni ha spiegato che sono una sorta di “memorandum dei ricordi recenti e di più antiche sensazioni della vita reale”. E trasmettono allo spettatore una vasta gamma di sensazioni. Nella stessa sala, a documentare il percorso culturale sono esposte anche una serie di lettere che l’artista ha inviato nel tempo ai suoi amici pittori e scrittori, da Toti Scialoja a Tombly, da Zanzotto a Montale, a La Capria. Ampiamente illustrate con disegni e collages a colori, sono particolarmente interessanti sia per il contenuto inedito, sia come opere grafiche. Concludono la mostra una serie di fotografie di grandi dimensioni intitolate “L’altra ego” e “Senex, realizzate in anni recenti con il fotografo Marco Delogu. Con queste opere Giosetta Fioroni riflette sul corpo e la propria identità. L’artista si mette in mostra con ironia e una certa teatralità in diversi travestimenti. Le immagini sembrano riferirsi non solo a episodi lontani della sua vita, ma anche a sentimenti, sogni e paure più recenti che riguardano le trasformazioni del suo corpo nel passare degli anni. Le foto intitolate “L’altra ego”, con una serie di ritratti onirici e surreali dell’artista sono pubblicate anche in un libro dallo stesso titolo. Accanto alle fotografie, alcune note degli autori sulla genesi dell’opera e testi critici di Alberto Boatto, Franco Marcoaldo e Erri De Luca.

“La realtà non si forma che nella memoria “, ha detto e scritto più volte Giosetta Fioroni, citando Proust. La citazione può sembrare una consolazione, per lei e per chi sente avvicinarsi la vecchiaia. Soprattutto quando, negli anni che passano, si scopre e si riesce a coltivare una vena creativa, magari artistica. E allora, perché no? Si può anche scrivere poesie o dipingere, e dimenticare le rughe.

 

“Giosetta Fioroni – Viaggio sentimentale fino al 26 agosto

 Museo del Novecento, Milano