Europa …Italia…leggi e burocrazia.

Pubblicato il 29 Marzo 2014 in , da Attilio A. Romita

europamondo

di Attilio A. Romita                                                                                                                      30 marzo 2014

In questi ultimi tempi, chi per convinzione personale chi per scelta opportunistica, sempre più è cresciuta la spinta antieuropeistica. Anche se qualcuno fa dei sottili distinguo tra antieuropeismo ed antieuro, come se fosse possibile scindere i due concetti.

Per evitare incomprensioni io mi dichiaro italiano per tradizione, europeo convinto e cittadino di questo mondo sempre più piccolo. Su questo mio atteggiamento ne ho scritto varie volte che è possibile trovare in rete insieme a quelle del mio omonimo e più noto giornalista televisivo.

Lo spunto per questa nota me lo hanno dato voci ricorrenti sulla possibilità che la Commissione Europea attivi procedure di infrazione contro l’Italia, con conseguenti forti sanzioni, per illecito finanziamento di una azienda italiana formalmente privata, ma effettivamente posseduta al 100% dallo Stato Italiano.

E’ giusto il concetto informatore alla base di questa azione in quanto uno Stato, parte integrante dell’Europa, non deve aiutare con finanziamenti “speciali” una impresa privata nazionale perché in questo modo falsa le regole del mercato e della concorrenza. Per spiegare, uno stato non può regalare soldi ad una impresa privata che, in tal modo, può ridurre i prezzi dei suoi prodotti per fare una concorrenza non corretta agli altri.

Questo sano concetto economico diventa meno facilmente comprensibile quando, come sovente capita per l’Italia, si tratta di una Impresa la cui totale proprietà è dello Stato e quando questa impresa esercita un servizio pubblico.

Io credo che questa situazione si verifica perché la nostra Italia è affogata dalla burocrazia che in molti casi complica la vita dei cittadini invece che semplificarla.

Una domanda quasi ovvia è: perché lo stato Italiano ha fatto molte privatizzazioni solo formali? E’ questo il caso, per es., delle Ferrovie dello Stato o delle mille aziende di servizi che Regioni e Comuni possiedono per gestire compiti specifici.

Le risposte che si possono dare sono due, la prima in buona fede e la seconda con un po’ di cattiveria.

La gestione di una società privata è semplice è sufficiente rispettare il Codice Civile. Un Ente Pubblico invece è soggetto a mille vincoli amministrativi non sempre chiari a partire dal Controllo della Corte dei Conti, che ha regole giuste, ma non sempre allineate con il mercato, per poi passare alla complessa burocrazia delle gare per affidamento di servizi o acquisizione di beni, e quindi a vincoli stretti per l’assunzione e la retribuzione del personale. Tutte cose giustissime, ma complicatissime che vanno ben oltre il rispetto di una sana gestione privatistica e rischiano di mandare fuori mercato l’azienda.

Leggo negli occhi di chi stà leggendo questa nota un commento: Tutte vere queste belle frasi, ma in realtà queste Società simil pubbliche sono fatte anche per gestire clientele, fare favori a fornitori amici, etc. etc….

Da malpensante non posso che rispondere: E’ vero!

Poi però occorre trovare una soluzione al problema “europeo”, cioè il continuo pericolo di incorrere in sanzioni per violazioni del principio di concorrenza.

Io una proposta dirompente, molto semplicistica e la avrei. La scrivo, quasi come provocazione, perché sia di stimolo alla discussione da cui potrebbe nascere una proposta realistica ed attuabile.

La mia idea è: aboliamo completamente tutte le regole della burocrazia e decidiamo che debbano vale solo le regole del Codice Civile e del Codice Penale che devono definire cosa NON si deve fare e non cosa si può fare. Come seconda proposta, altrettanto utopica, cancelliamo tutti i Giudici ed Avvocati che no siano capaci di dare risposte in tempi certi ….possibilmente reali.

Io penso che lavorando sulle mie “pazze idee” si può arrivare ad una soluzione. Proviamo a discuterne, poi, può darsi che qualche nostro rappresentante se ne faccia portabandiera.

Attilio A. Romita.