DUE DI CUORI: la genitorialità un bene prezioso

Pubblicato il 10 Aprile 2018 in , , da redazione grey-panthers

Care responsabili della rubrica,

sono una donna di 40 anni, da qualche mese completamente in crisi. Sposata da due anni, dopo cinque di fidanzamento… andava tutto bene, ero sposa novella e felice, moglie molto amata da quell’uomo meraviglioso che mi sono sposata. Un uomo che ancora, dopo sette anni di vita assieme, mi apre la portiera della macchina, mi porta la colazione a letto tutte le mattine e mi regala i fiori a ogni ricorrenza. Un uomo all’antica, con cui sono sempre stata felice, ho girato il mondo, con cui ho cambiato ben tre città e altrettanti lavori, con cui ho sempre sognato di invecchiare. E poi cosa è successo? Vi chiederete voi. E’ successa la cosa più naturale del mondo. Ovvero che mio marito, da uomo all’antica qual è, dopo due anni di delicate pressioni, ha trovato il coraggio di chiedermi finalmente un figlio. Altrimenti poi sarebbe stato tardi. E io, che in segreto avevo promesso a me stessa che dopo qualche anno di matrimonio mi sarei decisa a darglielo, questo figlio, mi sono scoperta completamente in crisi. E non sono serviti sei mesi di colloqui dal miglior psicanalista della città per sbloccarmi. Sono in seria difficoltà: oscillo come un’altalena tra l’egoismo di continuare a fare tutte le cose che mi rendono felice con mio marito (viaggi, cene fuori, fughe romantiche nei week end, spese fuori programma) e la consapevolezza di non essere più un’adolescente, unita al desiderio di volere andare oltre. Mio marito all’inizio è stato molto comprensivo: mi ha invitata a fare i colloqui e a prendermi del tempo per capire me stessa. Ma è evidente che si aspettava che la situazione si sbloccasse, e adesso comincia a essere apprensivo e litighiamo molto. Non so che fare: un figlio non lo voglio, ma non so come dirglielo. La verità è che questa scoperta non riesco ad ammetterla a me stessa, e lui continua a chiedermi perché, se non volevo un figlio, l’ho sposato. Perché non sono stata chiara fin dall’inizio. Che cosa ne pensate? Mia sorella, che è anche la mia migliore amica, dice che glielo devo, questo figlio. Ma io non voglio rischiare di mettere al mondo un infelice. Grazie di un vostro gradito consiglio.

Cristina


Risponde Rebecca:

Cara Cristina,

grazie per questa lettera così sincera, vibrante, onesta. Personalmente faccio davvero fatica a darti un consiglio che non sia il banale “ascolta te stessa”. Sì, perché non c’è niente di più sbagliato -a mio avviso- di forzarsi a fare qualche di cui non si è sicuri. E in questo caso stiamo parlando della cosa più importante, delicata e impegnativa del mondo: dare alla luce un altro essere umano. Tuttavia, sono anche convinta che ogni relazione comporti dei compromessi, e quindi comprendo il tuo scrupolo a negare a un compagno così premuroso e onesto come il tuo, il dono più grande, senza almeno rifletterci adeguatamente. Su una cosa, sono sincera, mi schiero completamente dalla parte di tuo marito: perché sposarsi, oggi, se non per mettere su famiglia?  Se già convivevate, che senso ha avuto consumare soldi, tempo ed energie per questo matrimonio, se non eri certa di volere dare vita a una famiglia? Ma credo che la risposta a questa domanda sia che nemmeno tu lo sapevi, vero? Pensavi di volerlo, un figlio, e poi al momento di agire, hai avuto paura. Ebbene, il mio consiglio è questo: datti un tempo massimo (cinque, sei mesi ancora, un anno) per riflettere bene, e poi prendi in mano la tua vita e matura una decisione definitiva. Che tu decida di vivere da perenne adolescente o di provare a esser mamma, sarà senz’altro una scelta ponderata. E nessuno, nemmeno il tuo compagno, potrà mai incolparti, di aver agito con leggerezza. In bocca al lupo!

Rebecca


Risponde Marina:

Gentile Cristina,

ci sono bambini che non accettano assolutamente la nascita di un fratellino, perché pensano, anche inconsciamente, di non reggere un cambiamento così sostanziale nella loro vita privata e familiare, l’unica  che stanno vivendo. Ci sono ragazze che non si adeguano ai maggiori impegni che l’adolescenza pone loro di fronte, agli impegni scolastici cresciuti, alle responsabilità sociali, alle decisioni da prendere. Vorrebbero far di tutto per fermare il tempo, per non lasciare il certo per l’incerto. E ci sono donne di 40 anni come lei, che sono riuscite, tra colpi inusitati di fortuna e rara abilità, a costruire intorno a sé un mondo meraviglioso che ruota intorno a loro . Un lavoro soddisfacente, un rapporto di coppia super, una vita di agiatezze e prospettive… Può un figlio scombussolare questo quadro così abilmente dipinto? Certo che sì, ma il suo quadro, comunque, è già destinato a cambiare. Con l’allontanamento di suo marito che cercherà un figlio e una nuova famiglia altrove. Lei ha già uno psicanalista che l’aiuta a comprendere. A me, però, viene in mente che dietro allo scarso interesse per un figlio e per la maternità non ci sia la paura di non essere adeguata, quanto la sottile inconscia consapevolezza che sarebbe questo figlio, con le sue caratteristiche, la sua personalità, i suoi bisogni, a segnare il passo della sua genitorialità. Un valore, questo, nuovo e bellissimo per tutti i nuovi genitori, ma certo impegnativo e difficile. “Nessuno nasce imparato” diceva un vecchio proverbio ed è proprio così. Accetti i cambiamenti, pensi agli aspetti positivi di una nuova nascita in famiglia, alle mille piccole grandi cose che ne verranno. Lei ha già la fortuna di avere accanto un compagno attento e presente. Che in più sarà felice della sua paternità. Costruisca con quest’uomo la sua genitorialità e sia serena. Tutto questo è vita.