La selezione di dicembre II, di Ferruccio Nuzzo

Pubblicato il 9 Dicembre 2015 in , da Ferruccio Nuzzo

Minoriten Konvent   

Biber, Viviani, Vojta, Faber, Teubner – Stephanie Paulet: violino, Elisabeth Geiger: organo – MUSO (72’32)

Luis-Gabriel Guillemain   

Amusements – Stéphanie Paulet: violino, Aliquando – MUSO (68’37)

Ascoltando questo cd tanti pensieri si affollano alla mia mente. Abbiamo scoperto, ormai da tant’anni, il fascino del suono degli strumenti barocchi, rinnovando i nostri criteri estetici e le nostre scelte nella valutazione delle interpretazioni della musica di quei tempi. Abbiamo accettato serenamente i soffi dei primi flauti traversieri (quasi più soffio che suono …) e le asprezze degli strumenti ad arco, esasperate dalle registrazioni numeriche che, a quei tempi, si sentivano in dovere di restituirci tutte le frequenze acute che l’analogico ed il Dolby ci avevano sottratto. Ed attraverso quelle sofferenze – soprattuto se non temperate da abbastanza frequenti ascolti dal vivo degli stessi strumenti – ci siamo adattati ad un’idea erronea dei suoni dell’epoca, finendo per accettarne le sgradevolezze come un tributo da pagare alla fedeltà storica.

Ed ecco che arriva la magica sorpresa di un nuovo suono, scoperto attraverso una delle trasmissioni di Continuo, durante le quali Denis Grenier ci rivela – da Quebec, tutte le domeniche dalle 15h alle 18h – le meraviglie della nostra musica antica (italiana e europea). Mi ha incantato prima ancora di individuare quale fosse la musica suonata e mi sono procurato al più presto il cd per rendermi e rendervene conto in questa selezione di dicembre II.

MinoritenkonventLa musica è quella del Manoscritto XIV 726 del convento dei Minoriti di Vienna, conosciuto da lungo tempo dai musicologi ma ancora poco esplorato dai musicisti. Siamo alla fine del XVII secolo e la letteratura violinistica fiorisce al nord delle Alpi, indipendentemente da quanto avviene in Italia, grazie ai progressi della liuteria, alle emulazioni tra musicisti di corte e indipendenti ed ai numerosi concorsi per accedere alle cariche più ambite. Ed il programma del cd testimonia dei progressi della tecnica: musiche virtuose con molti passaggi scritti in forma di preludio improvvisato, anche se tutto è consegnato al pentagramma, ma in forma di improvvisazione. L’autore più noto è certamente Heinrich Franz von Biber – il massimo protagonista della scuola violinistica di quei tempi – con l’adagio della sua Sonata n°84, ma anche l’italiano Giovanni Bonaventura Viviani è presente, con qualche sconosciuto austro-ungarico e diversi Anonimi.

E c’è, sopratutto, il suono, il suono magico, meraviglioso del violino di Stéphanie Paulet di cui vi parlavo. Un violino che traccia liberamente, senza alcun imbarazzo culturale, le architetture complesse di questa barocchissima musica, ed un suono che ha in sé la forza di una rivelazione e la luce della verità. Lo accompagna – indispensabile contributo all’elevazione delle suddette architetture – il seducente suono dell’organo positivo, il solo rimasto del mitico Silbermann, recentemente restaurato nel suo stato d’origine. La registrazione, indispensabile contributo alla magia dell’evocazione, è stupenda: un cd perfetto.

Potrete vedere le soliste ed ascoltare la Sonata n°77 di un Anonimo su YouTube.

GuillemainPoi non potevo farne a meno, e mi sono procurato l’altro cd registrato da Stéphanie Paulet per MUSO, una giovane casa discografica che ha messo gli interpreti, i loro entusiasmi e le loro aspirazioni (e le loro esigenze, troppo spesso ignorate), al centro del suo programma editoriale, presentandoci un catalogo di musiche rare se non sconosciute. Con questi Amusements (Divertimenti) di Luis-Gabriel Guillemain – infelice Premier Violon du Roy e compositore di musiche virtuose, geniali, straordinariamente varie ed animate dall’eleganza non superficiale del Siècle des lumières – Stéphanie ci rivela un’altro aspetto dei suoi molteplici talenti.

Lontane dal denso rigore delle composizioni del Manoscritto, queste musiche sono una sfida alla tecnica ed alla leggerezza dell’interprete. Guillemain era – a detta dei suoi contemporanei – «il violino più rapido e straordinario che si possa ascoltare. La sua mano è frizzante … e lui solo ne fa nascere delle musiche che spesso imbarazzano i suoi rivali … le sue opere sono piene delle più piccanti bellezze ». Stéphanie Paulet non è per nulla imbarazzata e la musica scorre felice in una scelta di composizioni che vanno dal violino solo all’ensemble in cui il solista volteggia accompagnato dal flauto o dalla musette e sostenuto dal clavicembalo e la viola da gamba, cioè dai virtuosi di Aliquando.

ascoltate gli estratti di Amusements.


L'Arte dei PiffariL’Arte dei Piffari

Cornetts and Sackbuts in early baroque Italy Ensemble Ventosum: William Dongois, Stefan Legée, Franck Poitrineau PanClassics (62’51)

Il piffero evoca per noi uno strumento abbastanza semplice e primitivo, dal suono acuto e penetrante, quello che in prossimità di Natale si sentiva ai miei giovani tempi – accompagnato dal basso grave e nasale della cornamusa – suonato da più o meno autentici pastori abruzzesi in prossimità delle vetrine illuminate e dei Babbi Natale pubblicitari (oggi saranno degli extra-comunitari con strumenti amplificati …).

Tuttavia L’Arte dei Pifferi Cornetti e Sackbuts, illustrata in questo affascinante cd attraverso composizioni del primo barocco in Italia, è ben più complessa e raffinata. I piffari sono, qui, gli antenati degli oboi, come i Sackbuts quelli de tromboni a coulisse, ed i cornetti strumenti analoghi al piffaro ma con un bocchino analogo a quello della tromba al posto dell’ancia, e Ventosum – creato agli inizi degli anni 2000 da William Dongois, Stefan Legée et Franck Poitrineau – un ensemble di appassionati e competenti solisti impegnati nella resurrezione del repertorio destinato ai loro rarissimi strumenti in un’atmosfera rilassata e conviviale propizia alla «sprezzatura» auspicata da Baldassar Castiglione e che conviene particolarmente alla loro interpretazione rigorosa ma spontanea e disinvolta.

È straordinario come questi suoni, all’origine destinati a incutere bellicoso timore, a segnalare o a festeggiare solennemente, possono divenire sensuali e seducenti nel tracciare le volute delle danze rinascimentali («quel lascivissimo cornetto» scriveva Benvenuto Cellini che di questo strumento era dilettante appassionato).

assistete a un making-of della registrazione dell’Arte dei Piffari.


ZanonGregorio Zanon   

Chamber music – Quatuor Terpsycordes, Mark Drobinsky: violoncello, Jocelyne Rudasigwa: contrabasso, Xavier Dami: pianoforte – Claves (70’57)

Vi ho già parlato, con tutto l’entusiasmo che merita, del Quatuor Terpsycordes; ora, quando un interprete mi colpisce per la sua sensibilità, profondità ed, eventualmente, originalità nel repertorio classico, mi prende l’insopprimibile curiosità di andare a vedere se le sue doti si restringono a questo territorio ben noto se non addirittura affollato, o se i suoi interessi sono più vasti, e come se la cava nelle lande meno esplorate del contemporaneo. E le mie ricerche mi hanno portato a scoprire un’interessantissima registrazione di questo giovane ensemble, un cd che, oltre a confermare – appunto – le doti di cui sopra in un genere ben diverso da quello romantico, mi ha rivelato un altrettanto giovane compositore, svizzero anche lui, come il Quartetto, ma di origine veneta, Gregorio Zanon.

Le opere presentate in questo cd sono di straordinaria maturità anche se il compositore – che si è dedicato alla musica relativamente tardi – le ha scritte agli inizi della sua carriera. È evidente che Zanon non fa alcuno sforzo per essere all’avanguardia né ha falsi pudori dei confronti si un’estetica abbastanza tradizionale e di immediata comunicazione – grazie anche all’interpretazione del Terpsycordes e dei tre solisti che lo fiancheggiano – impegnata ma sopratutto ricca di sonorità seducenti e animata dalla consueta raffinatezza tecnica, e la musica, densa di presupposti intellettuali e culturali, vive e comunicherà – credo – con l’ascoltatore anche se ignaro o reticente al contemporaneo.

ascoltate gli estratti del cd.


DalbertoMichel Dalberto

Claude Debussy – Children’s corner, Images (2ème série), Préludes (2ème livre) – Aparté (68’)

Gran scopritore di giovani talenti, Aparté offre alle glorie consacrate il supporto per la pubblicazione di programmi vasti e completi, non condizionati dalla fretta e da considerazioni commerciali. Il ritorno al disco di Michel Dalberto sarà dedicato alla musica francese della fine del XIX e dell’inizio del XX secolo (Debussy, Ravel, Franck …), e questo primo cd ci da già un’idea di quel che significherà la collezione (che dovrebbe concludersi non prima del 2018). Opere di Claude Debussy, dunque, ma anche un film girato live nel teatro Bibiena di Mantova, dove il disco è stato registrato su un pianoforte Fazioli, lo strumento che, secondo Dalberto, comunica i colori ideali a questo musica (per ogni episodio verrà adoperato un pianoforte diverso, il più adatto all’universo sonoro del compositore).

«Ho sempre pensato – ha detto il solista durante un’intervista – che non c’era fretta, che più l’attesa sarebbe stata lunga e più il mio approccio al repertorio francese si sarebbe arricchito». Questo disco ne è la prova: conoscevamo Dalberto interprete raffinato del repertorio classico viennese e romantico tedesco, questo Debussy è la conferma dell’importanza di sapere attendere, non soltanto dando tempo ai misteriosi itinerari di maturazione interna, ma anche all’incontro con l’editore giusto …

una registrazione live di Poisson d’or a Mantova.


alla breve

PresenciaPresencias   

Quintette avec guitare, Duo violon & guitare – Mario Castelnuovo-Tedesco, Carlo Gustavino, Pablo de Sarasate, Manuel de Falla – Ensemble Miró, Nicolas Lestoquoy: chitarra, Le-Kung Kuo: violino e direzione – Hortus (71’52)

Il Quintetto d’archi con chitarra, per il quale Luigi Boccherini ha scritto alcune delle sue più belle composizioni, ritorna in questo disco con musiche poco note, come il Quintetto di Mario Castelnuovo-Tedesco – un compositore italiano emigrato negli Stati Uniti che meriterebbe di essere ben più conosciuto – e Las Presencias dell’argentino Carlo Gustavino che dà il titolo al cd. Accompagnano queste luminose e più che gradevoli composizioni, alcune trascrizioni per violino e chitarra di composizioni più note – almeno nella loro versione originale – degli iberici Pablo de Sarasate e Manuel de Falla.

Interprete di questo interessante e raro repertorio é l’ensemble franco-taiwanese Miró, animato dal suadente violino di Le-Kung Kuo e integrato dalla virtuosa chitarra del francese Nicolas Lestoquoy.

ascoltate gli estratti di Presencias