I dischi del mese: gennaio ’15- 1

Pubblicato il 22 Gennaio 2015 in , da Ferruccio Nuzzo

Les Ombres heureuses

Les organistes français de la fin de l’Ancien Régime – Olivier Baumont: organo e forte-piano organizzato Érard – Radio France (63’31)

Che gioia per gli appassionati d’organo – come me – e che sorpresa per coloro a cui questo magico strumento evoca soltanto atmosfere di gloriosa solennità o di mistica elevazione. Olivier Baumont – di cui ho già entusiasticamente parlato lo scorso anno per un interessante cd dedicato alle musiche per clavicembalo-liuto di Johann Sebastian Bach – fa oggi rivivere le splendide sonorità di uno straordinario strumento, miracolosamente sopravvissuto ai furori della rivoluzione ed agli oltraggi del tempo, l’ultimo esistente di un celebre fattore d’organi, il monaco benedettino François Dom Bédos de Celles che, nel ‘600, ne ideò e diresse la costruzione per l’abbaziale Santa Croce di Bordeaux (il restauro è prodigiosa opera di Pascal Quoirin).

Sonorità imprevedibili e molteplici, registri fantasiosi e fragorosi, che evocano paesaggi d’Arcadia – con la Marcia delle Ombre Felici (che dà il titolo al cd) di Michel Corrette, scene di caccia o tempeste devastatrici (il Grand Jeu avec le Tonerre, sempre di Corrette) in composizioni che fanno vivere tutti gli splendori di questo – è il caso di dirlo – Orgue des lumières, decadente e trionfante al tempo stesso. Le musiche in programma sono di compositori della fine dell’Ancien Régime – Corrette, ma anche Claude Balbastre, Armand-Louis Couperin (l’ultimo della grande famiglia) ed altri meno noti.

Oltre all’organo, Olivier Baumont ci fa ascoltare un’altra rarità, il meraviglioso – e insolito – piano-organizzato (un pianoforte che aziona al tempo stesso una serie di canne d’organo) costruito nel 1791 da Erard per i saloni dei facoltosi musicofili, e conservato al museo della Musica di Parigi, uno dei pochissimi strumenti di questo tipo in grado di funzionare. Ho l’impressione che Olivier Baumont si diverta follemente a resuscitare queste opere, fatte per sbalordire ed esaltare: sino alla strizzatina … d’orecchio del suono della campanella che l’organista agitava per attivare coloro che, invisibili nel ventre dello strumento, tiravano i mantici e davano vita all’organo, registrato in apertura del cd per il Concerto di Balbastre.

ascoltate gli estratti delle Ombres heureuses 


 

HoriotRomance oubliée

Hermine Horiot: violoncello, Ferenc Vizi: pianoforte – Mécenat Musical (64’16)

Un primo disco che è una vera rivelazione. Hermine Horiot è una giovane violoncellista a cui il Festival 1001 Notes ha offerto lo scorso anno la possibilità di registrare, appunto, un cd in un studio professionale ed effettuare una tournée di concerti con un accompagnatore musicista affermato: quanto di più interessante si possa offrire al giovane solista virtuoso che, al di là di Premi e Diplomi, ha sopratutto bisogno di farsi conoscere dal gran pubblico e di avere a disposizione i mezzi tecnici, un supporto ed un accompagnamento di cui un debuttante difficilmente può disporre.

Hermine non è veramente una debuttante: essa fa parte dell’ensemble Dissonanze ed ha alle sue spalle  un certo numero di concerti (a Roma ha suonato a Villa Medici, all’Accademia francese) e, sopratutto, la frequentazione di personalità musicali «forti», come Jordi Savalli, Marc Coppey Alexandre Tharaud. Ma questo disco è per lei l’occasione di suonare accompagnata da un pianista che già da molto tempo l’ispira, Ferenc Vizi, e di raccontare attraverso la musica una storia che è anche la storia della sua passione per il suo strumento: il violoncello.

Dvorak, quindi, con la bellissima Waldesruhe (Boschi silenziosi) e la meno nota Sonatina op.100, poi la trascrizione delle Tre Romanze op.94 – originariamente per oboe – di Robert Schumann, la Sonata per violoncello di Chopin e la Romance oubliée (Romanza dimenticata) di Liszt, che dà il titolo al disco.

Quel che sopratutto sorprende in Hermine Horiot è la maturità e la sincerità: la sua interpretazione non ha il virtuosismo vuoto di chi suona alla perfezione – ma senza crederci – musiche ormai logorate da centinaia di ascolti e che hanno ormai perso ogni luce e non sono che una sbiadita copia del capolavoro che stentiamo a rievocare. Questi capolavori respirano una nuova vita e si rinnovano nella nostra memoria, grazie anche all’accompagnamento sensibile ed entusiasta di Ferenc Vizi.

ascoltate Hermine Horiot; qui potrete vederla nella sua intensa interpretazione di Waldesruhe


 

PAIDASSISzymanowsky – Stravinsky

Solenne Païdassi: violino, Frédéric Vaysse-Knitter: pianoforte – Aparté (72’26)

Sin dal primo cd, The Art of the Violin, Solenne Païdassi mi aveva entusiasmato due anni or sono per il suo temperamento, per la sua sicurezza nel proporre, rinnovandole – quasi rivelandole, – tre Sonate di un genere romantico-borghese che i giovani virtuosi d’oggi trascurano, preferendo logorarsi sull’ormai abusato repertorio barocco o tentare nuove prospettive per i capolavori classici o pre-romantici.

Ed ecco che nel suo secondo cd – pubblicato questa volta da Aparté, gran scopritore (e/o valorizzatore) di talenti – Solenne si rivela in tutta la sua splendente maturità in un programma ben più originale ed eccitante. Stravinsky, per cominciare, con il Divertimento, una suite composta sul balletto Le baiser de la fée (omaggio a Tchaikovsky ed alle opere della sua giovinezza), e la Suite italiana – Pulcinella, una metamorfosi delle musiche di Pergolesi, due opere che lo stesso Stravinsky ha trascritto per violino e pianoforte e che splendono, in questa registrazione, di una straordinaria vitalità, di una spontaneità che affranca l’eccezionale virtuosismo della solista da ogni vano esibizionismo.

Si ha l’impressione che i disco sia stato registrato tutto d’un fiato, e che lo Stravinsky iniziale sia servito a Solenne per riscaldarsi, per sgranchirsi le dita, prima di affrontare il cuore ed il vertice del programma: Mythes op.30 e i Tre capricci di Paganini op.40 di Karol Szymanowsky. Szymanowsky dichiarò di aver creato, con questi Mythes, ispirati alle leggende della Grecia antica, «un nuovo modo d’espressione per il violino», e Solenne Païdassi fa suo questo nuovo linguaggio, sorvolando agevolmente le ardue difficoltà di una tecnica sofisticata ed illuminandone tutta la poetica che illustra i tre episodi – la ninfa Aretusa metamorfosata in fontana per sfuggire alle insidie di Pan, il riflesso di Narciso e i giochi lascivi di Pan con le Driadi – senza mai scivolare nel cliché. Conclude il programma il magistrale adattamento di tre Capricci di Paganini, innervati da una mordente ironia temperata da una vena di nostalgia. Una fragile ambiguità abita questa musica, ma, alla fine, è l’incomparabile tavolozza cromatica che prevale, e la diabolica ombra di Paganini è illuminata dalla sensualità di Szymanowsky.

Travolto dall’entusiasmo per Solenne, stavo per dimenticare per dire tutto il bene che merita dell’accompagnamento di Frédéric Vaysse-Knitter, partner ideale di queste atmosfere fantastiche e raffinate.

Solenne Païdassi suona e racconta il programma di questo suo cd.