I dischi del mese: ottobre ’14 -1

Pubblicato il 27 Settembre 2014 in , da Ferruccio Nuzzo

CPE Bach

Trio Sonatas, Flute Concertos – Alexis Kossenko, Les Ambassadeurs, Arte dei Suonatori – Alpha (79’59 + 70’19 + 64’21)

In quest’anno – terzo centenario della nascita di Carl Philippe Emmanuel Bach – l’omaggio più evidente (e, per me, il più interessante) al geniale figlio di Johann Sebastian – quello che meglio ha rappresentato l’evoluzione del suo genio e ne ha nutrito la memoria – è nell’edizione discografica della sua opera.

I cd dedicati ai concerti – sopratutto per violoncello e flauto – alla musica da camera ed alla musica per clavicembalo e clavicordo non mancavano certo, ma il centenario è stata la buona occasione per completare il catalogo e raggruppare le registrazioni esistenti in significative collezioni. È il caso di questo benvenuto cofanetto di Alpha, che riunisce l’integrale dei 6 Concerti a flauto traverso obligato ed orchestra d’archi, già pubblicati qualche anno fa, alle quattro bellissime Sonate in trio per flauto traverso, violino e basso continuo (completate da una Sonata per flauto traverso e basso continuo e dalla Sonata per clavicembalo obbligato e violino Wq 77/H 513). Queste Sonate in trio, meno conosciute (e meno registrate), che CPE aveva cominciato a scrivere ben prima di entrare al servizio di Federico II di Prussia – «il Re flautista» – mostrano tutto il suo interesse per le possibilità espressive dello strumento al di là di quelle che potevano essere le regali esigenze di un interprete che – fanatico dilettante (tutte le sere si esibiva lungamente davanti alla corte) – non seppe mai apprezzare nel loro giusto (straordinario) valore le composizioni per flauto di CPE – troppo originali ? -, preferendo quelle del suo maestro Joachim Quantz, dal virtuosismo più naturale e cantante.

Adolph_Menzel_-_Flötenkonzert_Friedrichs_des_Großen_in_Sanssouci_-_Google_Art_ProjectAlexis Kossenko si conferma, nella sua registrazione di questi capolavori, interprete profondo e raffinato di una musica che «sperimenta, gioca con il fuoco, apre tra le dita e attraverso il respiro dell’interprete vertiginosi abissi espressivi» (Kossenko).

È inevitabile una perplessità: Federico II era un gran virtuoso (a detta dei suoi, indubbiamente compiacenti, contemporanei) ma le certamente altissime idee che egli aveva di se stesso e del suo ruolo nella società e nella cultura del suo tempo, gli davano modo di lasciarsi coinvolgere e di comprendere tutto il miracolo di queste meravigliose partiture, così esigenti nella loro tellurica alternanza di sturm (tempesta) e drang (passione) che richiede ben più che una tecnica sofisticata e che Kossenko evoca con inesauribile energia ed ispirazione?

Raffinata e sensibile complice è Zefira Valova, il primo violino dell’ensemble polacco Les Ambassadeurs, che dialoga con il flauto nelle Triosonate, ed è intensa solista nella Sonata per clavicembalo obbligato e violino.

non sono ancora disponibili gli estratti delle Triosonate in streaming; potete invece ascoltare Alexis Kossenko nel primo e nel secondo cd dei Concerti a flauto traverso obligato


 

Made in FranceMade in France

Musiche per clarinetto e pianoforte di Camille Saint-Saëns, Ernest Chausson, Claude Debussy, Francis Poulenc, Jean Francaix, Jules Massenet – Pierre Genisson: clarinetto, David Bismuth: pianoforte – Aparté (59’)

È questo il primo cd del giovane virtuoso del clarinetto Pierre Génisson – ancora una scoperta di Aparté, un label che riesce a sorprenderci con straordinaria regolarità, esplorando sempre nuovi territori piuttosto che i vasti e non sempre verdeggianti pascoli ove pianisti e violinisti si affollano attorno all’esaurito nutrimento di abusati repertori. Nuovi talenti e programmi inesplorati, questa è la chiave del catalogo Aparté, a cui auguriamo lunga vita e da cui attendiamo sempre nuove sorprese.

L’itinerario più evidente tracciato da questo disco è quello legato al filo conduttore della tradizione, con un programma composto per lo più da musiche scelte tra quelle che sono state create in questi ultimi 150 anni per il Conservatorio di Parigi (brani imposti per il concorso di uscita) composti in stretta collaborazione con i professori, e da questi trasmessi agli allievi. È anche, tuttavia, evidente il fascino che l’eleganza e la raffinatezza di queste opere hanno per Génisson, sensibile sopratutto a quelle dei compositori influenzati dalla corrente della pittura impressionista, che hanno saputo esaltare i timbri dei due strumenti – il clarinetto ed il pianoforte – con una seducente tavolozza sonora ed una sorprendente ricchezza armonica.

Due gioielli, sopratutto, illuminano il programma: lo sconosciuto (per il profano) Andante e Allegro di Ernest Chausson – che fu pubblicato soltanto 78 anni dopo la morte del compositore – e, in guisa di bis, la celebre Meditazione dalla Thaïs di Massenet, qui in una delle sue innumerevoli trascrizioni – e certamente non la meno voluttuosa.

Versatile e rigoroso accompagnatore, è il pianista David Bismuth che dà spazio e sostegno all’ampio e sereno volo del clarinetto.

ascoltate Pierre Genisson e David Bismuth 


 

Manu KatchéManu Katché

Live in Concert – Luca Aquino: tromba, Tore Brunborg: sassofoni, Jim Watson: organo Hammond e pianoforte – ACT (66’)

Mi occupo raramente (molto raramente) di cd che non siano dei vari generi che – per antica e pigra consuetudine – comunitariamente occupano il vastissimo calderone della cosiddetta «musica classica». Da camera, strumentale, lirica, vocale, sinfonica, barocca, romantica, dodecafonica, sino alla contemporanea, denominazione quest’ultima che – della suddetta equivoca ed approssimativa catalogazione – rappresenta il colmo. Ogni musicista fu contemporaneo della sua epoca – Pierre Boulez o Luigi Nono non più né meno di Adriano Celentano o Rita Pavone – e chi può definirsi più «classico» di Claudio Villa ?

Tra l’altro la maggior parte dei giovani interpreti di jazz o di altra musica che mi rifiuto di definire «leggera», ha, ormai, una solida formazione di Conservatorio. È il caso del francese Manu Katché, un puro prodotto – culturalmente e per la ricchezza e la latitudine della sua musicalità – del conservatorio di Saint-Maur-des-Fossés (Île de France) dove ha studiato la danza ed il pianoforte prima di passare, finalmente, alle percussioni ed alla batteria (ogni tanto, come accade anche in questo disco, egli ritorna brevemente alla tastiera). La carriera di Manu Katché è vasta ed impressionante, come le sue collaborazioni discografiche, con artisti come Peter Gabriel sino al grandissimo sassofonista norvegese Jan Garbarek.

Questo cd è – come dice il titolo – la registrazione dal vivo di un memorabile concerto – il 16 giugno di quest’anno – al New Morning di Parigi. Manu Katché è il glorioso architetto di questa fantasmagorica serata, animata dalla presenza di un pubblico esaltato ma attento sino alla devozione. La sua dinamica elegante, mai gratuitamente esibizionistica, è il motore di tutto il concerto, con una gran ricchezza di timbri densi e policromi ma che sanno farsi discreti per sottolineare senza sopraffare il virtuosismo dei suoi complici, con i travolgenti arabeschi del trombettista Luca Aquino – italiano di Benevento, ed allievo di quel genio che è Paolo Fresu -, le voci gemelle dei sassofoni tenore e soprano di Tore Brunborg e le sonorità lussureggianti dell’organo Hammond di Jim Watson. Splendida registrazione, equilibrata e miracolosamente «pulita» – se si pensa che il concerto è stato anche filmato, in una sala piena di un pubblico che non sempre – malgrado le raccomandazioni – è riuscito ad osservare il religioso silenzio di rigore.

un filmato di Clubbing da Live in Concert


 

817188PIC0027Guillaume Perret & The Electric Epic

Open Me – Guillaume Perret: electric sax, Jim Grandcamp: electric guitar, Philippe Bussonnet: electric bass, Yoann Serra: drums, sampler – KAKOUM! records (47’02)

E, visto che ormai ho preso lo slancio, ecco un altro cd che mi ha colpito: un invito a penetrare il mondo esaltato ed esaltante di Electric Epic, l’ensemble di strumenti elettrici – cioè amplificati – di cui Guillaume Perret  è il leader (Perret è anche lui un prodotto di conservatorio: formatosi ad Annecy e Chambery vi ha anche insegnato sassofono e improvvisazione prima di dedicarsi interamente ai suoi progetti musicali). Sonorità psichedeliche, elettro-funk, ritmi africani e contrappunto barocco convivono in una musica che provoca e commuove in un alternarsi di violenza e sensibilità, inesorabili durezze ed imprevedibili dolcezze.

Al di là della violenza dell’esperienza acustica, tuttavia densa di immagini e di simboli, l’universo di Guillaume Perret resta un’esperienza atipica e senza concessioni, unica in un mondo che preferisce – solitamente – affidarsi a moduli ripetitivi e rassicuranti, quindi molto spesso noiosi.

un’esibizione di Guillaume Perret & the Electric Epic live a Cabaret Sauvage / Jazz à la Villette 2012 (attenzione: ci mette un po’ di tempo a lanciarsi, perché deve regolare l’elettronica …)