I dischi del mese: novembre ’13-2

Pubblicato il 14 Novembre 2013 in , da Ferruccio Nuzzo

Edvard Grieg, Sergei Prokofiev

Piano concertos – Nicolai Lugansky: Pianoforte, Deutsches Symphonie-Orchester Berlin, Kent Nagano – Ambroisie Naïve (59′)

Il Concerto per pianoforte in la minore di Grieg: da quanto mai tempo non lo ascoltavo, non se ne sentiva più parlare, come se questo monumentale, rassicurante portale d’ingresso al mondo della musica classica che tanti di noi hanno scoperto, giovani, attraverso un accessibile e coinvolgente repertorio di facile ascolto, fosse scomparso dall’orizzonte dei programmi concertistici o dal catalogo delle novità delle case discografiche! Quanti ricordi! Il tempestoso scatenarsi romantico del pianoforte, un vero crash test per gli Steinway Gran Coda e Gran Concerto ed un trionfo per quei transatlantici Grundig che per la prima volta si fregiavano del titolo du quella che era, allora, l’Alta Fedeltà!

Poi Grieg è passato di moda – dopo un ultimo sussulto provocato da Glenn Gould, che, adducendo il pretesto di una presunta remota parentela (sua madre si chiamava Greig) ne riesumò, nobilitandola della sua originalità, la Sonata op.7 – al favore di altre musiche più preziose e remote, destinate a loro volta ad alimentare i tormentoni dell’interpretazione su strumenti d’epoca ancor oggi in vigore.

Ed ecco che Nicolai Lugansky rinnova i tempestosi slanci e le aurore boreali del nordico romanticismo di Grieg. Il valoroso pianista russo è asciutto e rigoroso, senza perder la morbidezza suadente ed il vigore necessario a portar avanti questo monumento della memoria, sovraccarico di imbarazzanti ricordi, e Kent Nagano e la Deutsche Symphonie-Orchester Berlin gli offrono i colori e le luci ideali per mettere in scena questa confortante oleografia di un immortale passato musicale.

Originale è l’associazione al Concerto n. 3 in Do maggiore di Sergei Prokofiev, che con quello di Grieg non ha proprio nulla a che fare e che dà modo agli interpreti di respirare atmosfere meno ingombre di vecchi profumi che sanno un po’ di stantio; una finestra aperta su una brezza rinnovatrice ed una ragione a lui solo per interessarsi a questo disco.

Che se poi a un certo punto Grieg dovesse definitivamente stancarvi, potrete sempre offrirlo ad una vecchia e ricca zia che non potrà far a meno di deliziarsene.

Grieg e Prokofiev di Lugansky

Corelli StravaganzaArcangelo Corelli

musiche di Arcangelo Corelli e Giovanni Battista Reali – Stravaganza – Aparté (61’12”)

Non sono mai stato un fanatico di Arcangelo Corelli, ed ancor meno da quando – in tempi recenti – questo «maestro  famosissimo di violino», e grandissimo virtuoso lui stesso, è divenuto oggetto di culto per gli «addetti ai lavori» del settore barocco. La sua opera, tutta dedicata agli strumenti ad arco, si sviluppa nelle forme della Sonata e del Concerto grosso che hanno raggiunto, grazie a lui, un altissimo grado di maturità e sono stati modello a tutti i compositori della sua generazione, fissando, inoltre, un’arte del violino che guiderà per circa un secolo le diverse scuole europee e i cui elementi fondamentali sono ancora alla base delle tecniche d’oggi. Ma è, appunto, questo suo rigido statuto di archetipo che me lo ha reso poco simpatico; come il profano che mai potrà accedere al tempio del suo insegnamento ho sempre ascoltato «da lontano» le sue sublimi ma remote armonie (facendo eccezione, devo ammetterlo, per le Variazioni sulla Follia, opera di sconvolgente umanità e prossimità).

Ed ecco che questo disco dell’ensemble Stravaganza, mi riconcilia, in qualche modo, col divino Corelli, in qualche modo umanizzato, non più congelato nella sua ingualcibile eleganza. E questo anche grazie all’idea geniale di associarlo ad un altro compositore suo contemporaneo, Giovanni Reali, attivo a Venezia e a Guastalla all’inizio del ‘700 – di cui ben poco si sa ed ancor meno si dice nell’interessante libretto che accompagna il disco, libretto peraltro ricco di interessanti notizie sugli aspetti più umani della vita di Corelli.

Fatto sta che il suo Capriccio primo – all’inizio del cd – e la Folia op.1, alla fine, ci danno un’idea di quel che Corelli deve esser stato ai suoi tempi, per marcare così profondamente l’ispirazione e lo stile dei suoi contemporanei. E questa «imitazione» del maestro ne propone un’immagine meno sublime, come riprodotta da uno specchio appannato, ma con tutta la forza e l’autenticità dell’appassionata interpretazione di Stravaganza.

ascolta il Corelli di Stravaganza

HabsbourgConcert à la cour des Habsburg

musiche di Heinrich Ignaz Franz Biber, Johann Heinrich Schmelzer, Johann Jakob Fröberger e Johann Jakob Walther – Stravaganza – Aparté (62’15”)

L’uscita del disco Corelli mi dà l’occasione di rivenire su un altro CD dell’ensemble Stravaganza, una magnifica testimonianza della raffinatezza e della versatilità di questi giovani interpreti. Apparso qualche tempo fa, il suo programma è dedicato alla musica alla Corte degli Asburgo nella seconda metà de XVII secolo. Marcata dalla presenza di Kappelmeister (Maestri di Cappella) italiani come Giovanni Valentini ed il gran violinista Antonio Bertali, e grazie all’interesse per la musica di Imperatori come Ferdinando II e III e Leopoldo I (gli ultimi due si dilettarono anche di composizione) la splendida Corte viennese divenne in quegli anni uno dei centri musicali più importanti d’Europa.

A partire dall’austriaco Johann Heinrich Schmelzer – il primo Kappelmeister non italiano nel 1679 – questa ambitissima carica rimase prerogativa di musicisti transalpini, dal clavicembalista tedesco Johann Jakob Froberger, al céco Heinrich Ignaz Franz Biber, che ha lasciato con le sue Sonate del Rosario uno dei massimi capolavori della letteratura virtuosa per il violino solo. In tutte le composizioni di Biber lo strumento è al colmo delle sue capacità espressive, grazie anche alla pratica della scordatura, una tecnica che consiste nel modificare l’accordatura originale del violino per ottenere dei colori e una brillantezza impossibili altrimenti, ma anche di moltiplicarne le capacità polifoniche.

Come ho detto, questo programma offre a Stravaganza l’occasione di mostrare tutto l’entusiasmo e la spontaneità dei giovani interpreti confrontati ad un repertorio che, anche se ormai ben noto, offre ancora dei nuovi angoli di approccio a chi sappia percorrerlo seguendo gli itinerari suggeriti da una rinnovata curiosità e con l’attenzione appassionata che evita ogni approssimazione.

un concerto alla corte degli Asburgo, il disco e un video

 

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