I dischi del mese: luglio 2014- 2

Pubblicato il 30 Luglio 2014 in , da Ferruccio Nuzzo

Beethoven

Complete fortepiano concertos – Arthur Schoonderwoerd (fortepiano e direzione) & Cristofori – Alpha (69’50 + 69’ + 59’33)

È la sorpresa di quest’estate: un Beethoven come non lo avete mai ascoltato ! E non si tratta soltanto delle affascinanti sonorità del fortepiano che sostituisce il pianoforte (una scelta che, di per se stessa, reinventa totalmente il panorama sonoro di questi capolavori – come ho già più volte spiegato in queste cronache – svelando un Beethoven più leggero e volatile nella sua impetuosità – come, forse, soltanto Arturo Benedetti Michelangeli ci ha mostrato nelle sue ultime, gloriose, registrazioni); no, tutto il discorso dell’orchestra è rinnovato, facendoci scoprire, per esempio, i sottili disegni dei fiati (in particolari modo i legni) in architetture che il conflitto tra la grande orchestra sinfonica e le Formule 1 di Steinway quasi sempre offusca se non demolisce (sopratutto in disco).

Quest’edizione non è una novità, ma la riedizione economica in un cofanetto di tre cd dei cinque Concerti per pianoforte e orchestra più la trascrizione per pianoforte del Concerto per violino – opera dello stesso Beethoven, su richiesta di Muzio Clementi (che, tra l’altro, all’epoca era anche, se non più che altro, editore musicale a Londra, e che per 200 sterline si portò via questo adattamento, più tre Quartetti, una Sinfonia, un altro Concerto per pianoforte ed una Ouverture: quel che si dice un bel colpo …).

L’interpretazione di Arthur Schoonderwoerd, al di là dell’originalità e della prima, entusiasmante sorpresa, colpisce per la profondità e l’intensità della lettura e la coerenza estetica, sino alla scelta di due strumenti solisti diversi, particolarmente adatti alla differenza ed all’evoluzione delle atmosfere e del racconto: un facsimile di un fortepiano viennese di Anton Walter del 1800 per i primi tre Concerti ed un più tardivo e vigoroso fortepiano di Johann Fritz (fatto a Vienna tra il 1807 ed il 1810) per gli ultimi due e per la trascrizione Op.61a.

Perfettamente curata la registrazione, che rispetta i piani sonori e mette in evidenza ogni dettaglio delle ricca tavolozza sonora degli strumenti d’epoca.

ascoltate gli estratti del quarto e del quinto Concerto


Richter_HammerklavierBeethoven Richter

Hammerklavier Live in LondonStradivarius (43’42)

Inutile star a presentare in questa pagina l’immenso ed al tempo stesso problematico Sviatoslav Richter, questo genio che ancor oggi, a 17 anni dalla sua scomparsa, continua a sorprenderci ed a traumatizzarci (almeno nel mio caso) con interpretazioni che preziose iniziative – come questa di Stradivarius – sottraggono al segreto degli archivi radiofonici o delle più famose istituzioni concertistiche per rivelarci aspetti inediti – è il caso di dirlo – del grande virtuoso. Negli anni della sua attività discografica in occidente, Richter affrontò raramente il repertorio beethoveniano (delle ultime cinque Sonate, per esempio, non esiste alcuna incisione ufficiale, anche se esse erano sovente presenti nei programmi dei suoi concerti, e le registrazioni pirate sono di pessima qualità). Fortunatamente, negli ultimi anni della sua vita, Richter autorizzò, prima in Francia poi in Italia, la pubblicazione di registrazioni come quella che ora Stradivarius ci presenta di una monumentale Hammerklavier, da un concerto del 18 giugno 1976 alla Royal Festival Hall di Londra.

La qualità della registrazione è buona, nei limiti di un live e dei mezzi tecnici dell’epoca, ma l’epica interpretazione di Richter, che ancora una volta travolge tutti i luoghi comuni, rende questo disco indispensabile.

Interessante, come sempre, la presentazione di Piero Rattalino in un libretto d’accompagnamento minimalista.

ascoltate l’Hammerklavier di Richter


RegerMax Reger

Integrale de l’oeuvre pour orgue [voll. 1 a 3] – Jean Baptiste Dupont: organo – Hortus (80’10 + 68’53 + 69’50 + 84’35)

Un’opera colossale – una di quelle imprese che fan « tremar le vene e i polsi » (ed all’occasione – trattandosi di musica per organo – anche le caviglie …), ma che Hortus affronta con la passione, l’entusiasmo e, sopratutto, la competenza di un editore che ha fatto dell’organo la figura di prua del suo vascello.

Non si può dire che in Francia Max Reger sia veramente amato – e non so quanto sia conosciuto e frequentato (sette righe soltanto di biografia nella pagina che gli dedica Wikipedia francese) -, ragione di più per sorprendersi del fatto che sia proprio un editore francese a prender questa iniziativa, affidandone la realizzazione – coronamento di oltre dieci anni di ricerche, di studio e riflessione – ad un giovane organista che più francese non si può (Dupont è l’equivalente del Bianchi italiano …), il quale, tuttavia, si giova di strumenti installati un po’ ovunque in Europa (Francia, Germania e Inghilterra per questi primi 4 cd), anche se quasi tutti di fattori tedeschi.

L’opera per organo di Max Reger è stata paragonata a un «Annapurna musicale». Lo è non soltanto per la sua vertiginosa elevazione spirituale, ma anche per le impervie difficoltà che deve affrontare l’interprete: come se Reger avesse voluto frapporre delle misteriose, iniziatiche barriere tra il SUO strumento, oggetto per lui di una devozione ai limiti del fanatismo, e la sua musica, continuamente, spasmodicamente tesa a ricreare mistici legami con l’opera di Johann Sebastian Bach, al di là della semplice ispirazione o riferimento.

Jean Baptiste Dupont è interprete intenso e intelligente: l’itinerario scelto per l’ascensione mi sembra per ora più che altro dettato da scelte sentimentali, ed è, comunque, il più adatto ad iniziare l’ascoltatore – sopratutto se non esperto conoscitore di questo repertorio – al lungo viaggio, per ora giunto al 3° volume (ed al 4° cd). Corali, Fantasie, Preludi e Fughe si succedono lungo un percorso ch’egli ci rende agevole, aperto su panorami di spiritualità sempre più vasti ed elevati; e non si soffre mai delle asperità e delle difficoltà che Dupont – guida sublime e serena – affronta per noi sino a farci dimenticare lo spasimo e la vertigine dell’elevazione.

Gli strumenti sono ideali e la registrazione (sempre problematica per l’organo) di straordinaria qualità.

ascoltate gli estratti dal vol.3 dell’integrale