CD e altre musiche di gennaio II, di F. Nuzzo

Pubblicato il 23 Gennaio 2017 in , da Ferruccio Nuzzo

I miei rapporti con la musica sono, in questi ultimi tempi, soprattutto virtuali. Si realizzano, cioè, attraverso i cd che ascolto per poi parlarvene, o Internet, inestinguibile sorgente di sempre nuove scoperte ed emozioni.

Ed ecco che un recentissimo viaggio a Parigi mi ha dato l’occasione di concretizzare queste emozioni in un incontro.

È stato Denis Grenier, che dal lontano Québec è inesauribile scopritore di giovani talenti e di antiche musiche (potete ascoltarlo tutte le domeniche pomeriggio – dalle 15h alle 18h – per internet su Radio CKRL-MF nella sua emissione Continuo, o leggere il suo blog Ut Pictura Musica – al quale ogni tanto partecipo), è stato Denis, dicevo, a segnalarmi un cd ed una giovane virtuosa: Anna Schivazappa.

Che lungo giro: Anna è, infatti, padovana, ma a Parigi già da qualche tempo a studiar musicologia alla Sorbona ed a completare una sua dotta ed interessante tesi sulle donne mandoliniste in Europa e negli Stati Uniti dal 1730 al 1940. Ed è a questo strumento, che per tanto tempo è stato uno dei pochissimi che una dama «di qualità» potesse suonare, che Anna ha dedicato la sua passione e le sue ricerche.

Il mandolino è uno strumento versatile e «simpatico», e ve ne ho già parlato in passato, ma non ne conoscevo la versione barocca, e l’ascolto di questo cd, dedicato all’integrale delle Sonate di Roberto Valentini (alcune Sonate – o, più esattamente: Divertimenti per camera – di Pietro Giuseppe Gaetano Boni completano il programma registrato), è stata una scoperta maggiore ed entusiasmante nella mia lunga carriera di musicofilo. Si tratta delle musiche di due compositori vissuti a Roma all’inizio del ‘700 (Robert Valentine era inglese, ma naturalizzato italiano, e virtuoso de flauto dolce), scritte, quindi, all’origine per il flauto, ma che – com’era uso dell’epoca – «possono servire per violino, mandola et oboé», e tutte impregnate del classicismo dell’Arcadia e del sereno, apollineo equilibrio delle Sonate di Arcangelo Corelli.

Non riesco ad immaginare come questa musica suonerebbe «al flauto, al violino ecc.», ma al mandolino barocco essa sboccia con una freschezza, una vitalità e – nei tempi lenti – una nobile elevazione che pur privata di ogni possibile languore romantico (chitarristico) già fa presentire lo stile galante. Anna Schivazappa è splendida interprete, ed il suono del suo strumento, volta a volta piccante o voluttuoso è leggero ma sempre presente, articolandosi con raffinata eleganza sul sensuale ondeggiare della viola da gamba di Ronald Martin Alonso che, a sua volta, si rinforza del basso di tiorba (Daniel de Morais) e clavicembalo (Antonio Falcone).

Uno straordinario cd a cui, spero, altri faranno seguito: il repertorio non manca …

ps: potete vedere Anna in due interessanti video-clips YouTube, dedicati alla registrazione del cd ed alla Sonata di Bartolomeo Bortolazzi, con Michela Chiara Borghese al pianoforte.

SchivazappaValentini

Complete Mandolin Sonatas – Pizzicar Galante: Anna Schivazappa: mandolino barocco, Fabio Antonio Falcone: clavicembalo, Ronald Martin Alonso: viola da gamba, Daniel de Morais: tiorba – Brilliant Classic (73’23)

images  Pizzicar Galante


SCHUBERT - copieSchubert 

de l’unité au fragment – Matteo Fossi: pianoforte – Hortus (76’14)

Avevo già parlato con entusiasmo di Matteo Fossi un paio d’anni fa, per il suo cd dedicato a Brahms «the Progressive». Il giovane pianista fiorentino, attivo sia come solista che in formazioni cameristiche – è il fondatore del Quartetto Klimt, uno dei più interessanti ensembles italiani – torna ora con due registrazioni per Hortus, dedicate a Franz Schubert e Robert Schumann. Due programmi a soggetto: Schubert è presentato attraverso la sua composizione, forse, più densa e monumentale, la Wanderer-Fantasie, poi dalle tre meravigliose Klavierstücke D946 – nate, forse, come un ciclo d’improvvisazioni – la Sonata D840, incompiuta, e la Sonata D571, di cui non resta che l’esposizione ed un frammento dello sviluppo del primo movimento. «Dall’unità al frammento» – l’intestazione del cd -, è il doloroso itinerario del compositore che si rinchiude in se stesso.

FossiSchumann au piano 

Une vie en musique – Matteo Fossi: pianoforte – Hortus (78’24)

Altrimenti tormentata è la «Vita in musica» di Robert Schumann, una vita in accanita simbiosi con l’arte, nel drammatico contrasto tra realtà ed ideale che Matteo Fossi ha scelto di illustrare con la rivoluzionaria Kreisleriana op.16, con la foresta incantata delle Bunte Blätter (Foglie sparse) op.99 e le Geister-Variationen, contemporanee al tentativo di suicidio del compositore.

La terribilmente – per non dire atrocemente – coinvolgente lettura di queste pagine richiede all’interprete un impegno che credo sia difficilmente sopportabile in concerto. Non so se Matteo Fossi le abbia mai presentate – riunite in tal successione – in un recital, né conosco l’itinerario di queste registrazioni, ma questi due cd sono memorabili per intensità e coerenza nel loro sviluppo, e si dimentica il virtuosismo dell’interprete sedotti dall’intensità della penetrazione psicologica dei significati e delle implicazioni delle opere.

Ancora una volta mi entusiasmo per la bellezza del suono dello strumento, un pianoforte Fazioli, e per la splendida registrazione.

images Schubert

images Schumann au piano


ThomasReminiscences   

Un monde en soi – Camille Thomas: violoncello, Julien Libeer: pianoforte – La dolce volta (71’24)

Subito, con i primi due brani registrati, si entra nel mondo incantato della violoncellista franco-belga Camille Thomas. Un mondo denso di sonorità vibranti e sensuali, evocato dal suo strumento – il meraviglioso «Château Pape Clement» del napoletano Ferdinando Gagliano (1778) -, che avvolge il racconto in un’atmosfera di segreta intimità: si ha, veramente, l’impressione che il suo canto sia soltanto per noi che ascoltiamo: nulla a che vedere con la sovente distratta mondanità di una sala da concerto …

Poi le cose si fanno serie ed impegnate con la Sonata di César Frank – trascrizione di quella per violino, capolavoro ed icona del borghesissimo tardo romanticismo francese – e addirittura drammatiche con la Sonata per violoncello solo, op.28 di Eugène Ysaÿe, temibile sfida alle capacità tecniche del solista (Ysaÿe fu, oltre che compositore e direttore d’orchestra, uno dei più grandi virtuosi di violino della fine dell’ottocento, ma si cimentava anche alla viola ed al violoncello per cui scrisse alcune delle sue più interessanti composizioni).

E, finalmente, il paesaggio nuovamente si rasserena con il ritorno di Gabriel Fauré – Les berceaux, op.23 (una ninna-nanna benefica e luminosa) e la famosissima Siciliana op.78 – per definitivamente rilassarsi con la Serenata di Saint-Saêns, uno di quei brani da bis con cui il virtuoso offre un ultimo bon-bon al suo pubblico entusiasta (o, se si vuole, come il giro di pista al passo che si fa fare al purosangue che torna infuocato dai cimenti del percorso …).

images Reminiscences