“Leggere gli alberi” di Tristan Gooley: per orientarsi senza Google Maps

Pubblicato il 21 Maggio 2025 in , da Emma Faustini
alberi

Un libro che parla di alberi e insegna a conoscerli meglio. Ma Tristan Gooley ha scelto di andare oltre a un manuale che descrive forme di rami, tronchi e foglie: il libro è soprattutto, un invito a osservare meglio aspetti della natura che si danno per scontati e a capire cosa possono insegnare gli alberi

 

Pensate che bello, potersi orientare senza Google Maps, senza preoccuparvi del segnale che non c’è o del telefono che si sta scaricando. Potersi orientare anche senza complicati calcoli astronomici, o una notte stellata e con la luna. Non è un sogno, ma una pratica che si può apprendere. Tristan Gooley è diventato famoso per sapersi orientare a partire dagli alberi. Una “selva oscura”, un bosco anche fitto, se si conosce l’alfabeto degli alberi può essere attraversato e percorso senza timore di perdersi. Certo, l’alfabeto degli alberi va imparato, come per ogni lingua.

In apertura: un bosco di cedri situato a un’altitudine di oltre 2.000 metri, sulle pendici del Jebel Makmel, in Libano

Ma Tristan Gooley lo insegna in questo libro divertente e originalissimo. Si comincia sempre dall’osservazione, dal guardarsi intorno. Non ci sono due alberi uguali, non ci sono due rami uguali, non ci sono neanche due foglie, che siano davvero uguali. Gli alberi crescono e si modificano per vivere meglio o per sopravvivere, adattandosi all’ambiente nel quale sono immersi: la terra, la luce, il sole, il vento, la pioggia e tutte le possibili combinazioni di questi elementi. Le forme che gli alberi prendono crescendo sono funzione della loro ricerca del nutrimento, dello spazio, della convivenza più o meno pacifica con gli altri alberi e con animali, insetti, germi. Non tutte le specie si comportano nello stesso modo, e in particolare le due macrocategorie in cui possono essere classificati gli alberi, cioè le conifere e le latifoglie, hanno comportamenti e reazioni diverse. Trattandosi però di una differenza macroscopica ed evidente al colpo d’occhio, non mette in difficoltà. Tutto il resto, grazie anche ai bellissimi disegni che illustrano il racconto, ce lo spiega Gooley, mentre lo accompagniamo nelle sue passeggiate per la campagna inglese.

E la cosa interessante è che, se dopo aver anche solo cominciato a leggere il libro, andate a fare una passeggiata in un bosco o in un parco, comincerete anche voi a guardare gli alberi in un modo diverso. Noterete la direzione che hanno preso i rami per seguire il sole, e sì, il sole sta proprio da quella parte. Oppure è una giornata di vento, e vi accorgerete da come si piega l’albero che tipo di vento stia soffiando e da che direzione. E soprattutto ogni albero è il racconto di quello che è stato il clima per tutta la durata della sua vita. Gli alberi raccontano meglio di chiunque altro, con immediatezza e semplicità, anche il cambiamento climatico.

Non solo la vita dunque dipende dagli alberi, anche se non ce ne rendiamo abbastanza conto. Anche buona parte della conoscenza, e quindi del futuro, dipende dagli alberi. Grazie a studiosi e divulgatori come Stefano Mancuso, si sta diventando consapevoli del fatto che gli alberi siano degli esseri viventi. E che non basta sapere che assorbono la CO2, raffrescano l’aria, forniscono cibo e medicine, e quindi bisogna piantarne di più. Anche questo serve, ma se il rapporto con gli alberi, e con la Natura più in generale, è solo quello di uso e sfruttamento, saremo sempre una specie a rischio. Se invece riusciremo a recuperare un rapporto di collaborazione con gli alberi e la Natura, allora probabilmente saremo salvi.

Imparare a leggere gli alberi è un modo per imparare a rispettarli, e per sentirli non così lontani e diversi. Gooley ha creato con gli alberi un rapporto di amicizia, di reciproca fiducia, di collaborazione. Possiamo farlo anche noi. Sarà un’esperienza che ci arricchisce, e che ci aiuta a lasciare un futuro migliore a chi verrà dopo di noi.

alberi“Leggere gli alberi” di Tristan Gooley

Con la grazia di un naturalista d’altri tempi, capace di mescolare scienza e letteratura, prove empiriche e simboli, Gooley insegna un metodo per guardare gli alberi che ci circondano che non è soltanto una bussola per orientarsi in un bosco, ma una proposta di trattare diversamente una parte del nostro tempo e delle nostre attenzioni. “Abbiamo un’idea abbastanza precisa, anche se non perfetta. Per stabilire che stagione è usano innanzitutto due elementi: la lunghezza della notte e la temperatura. Il dato più affidabile del calendario arboreo è che quando l’inverno scivola nella primavera le notti si accorciano. Se misurassero solo la lunghezza della notte la primavera arriverebbe senza intoppi: potremmo aspettarci di vedere le foglie spuntare lo stesso giorno ogni anno. Ma sarebbe piuttosto noioso, per cui sono contento che non vada così. La temperatura è più sfuggente. L’estate è più calda dell’inverno, ma la primavera riserva sempre delle sorprese: una settimana di aprile potrebbe essere più fredda di una di febbraio, e di solito succede”.

 

Per acquistarlo online

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.