VIVA VERDI, VIVA WAGNER

Il 16 Novembre 2011 è iniziato l’Annus Mirabilis. Nello spazio di un weekend è nato il Governo Monti, con una squadra di tecnici senza apparenti provenienze politiche. L’Italia sorpresa ha subito realizzato la discontinuità e gli indici di consenso sono stati elevati. Quindi luna di miele, ma breve, perché il consenso ha cominciato ad erodersi alle notizie dei contenuti del cosiddetto Decreto Monti. Reazioni fisiologiche, scontate e prevedibili da parte del corpo sociale? Forse sì. Anche se sul piano comunicazionale sono mancate la strategia e la tattica con cui accompagnare le decisioni lacrime e sangue. Bilanci dopo un anno? Li lasciamo ai pastonisti dei quotidiani. A noi con Social Trends preme mettere a tema i segnali dell’anno che sta per chiudersi. Forti e deboli, ma comunque ad alta definizione mediatica.

 PIL/FIL

I media esondano di dati sul PIL in caduta, sempre e comunque con numeri di segno negativo. Stiamo soffocando di informazioni sullo SPREAD, addirittura nei titoli di home page dei Tg. Gli italiani, sempre più preoccupati, sono terrorizzati soprattutto pensando al mondo del lavoro, chiuso sia ai giovani sia ai cinquantenni espulsi dai superati cicli produttivi per paralisi della domanda. Le risposte dagli esperti sono trite, come possono essere i commenti di chi sta solo cercando un quarto d’ora di esibizione. Gli esperti, vergognosamente privi di capacità autocritica, sono davvero i “cattivi maestri” di cui faremmo volentieri a meno. Ma gli individui, soprattutto se sostenuti dalle famiglie, non si rassegnano. Provano, cercano, confrontano, dibattono in casa e fuori, alla ricerca comunque del livello di benessere sostenibile, anche in un periodo di lunga crisi. In questo senso possiamo dire che si stia sempre più prefigurando una produzione (il prodotto) a geometria adattabile al benessere personale e familiare desiderato (il FIL). Cioè, quale benessere, quale felicità in una situazione bloccata come l’attuale ci si può aspettare. Con il desiderio di una nuova socialità intercettabile dalla distribuzione e dalle grandi marche se fossero in campana con le loro antenne. Per un benessere ragionevole, non utopico.

CHOOSY/AGRICOLTORI

I giovani schizzinosi escono di scena. Dai sondaggi che settimanalmente svolgiamo per il QUOTIDIANO IN CLASSE spiccano ragazzi, dalle classi del liceo in su, ben poco viziati, con i piedi ben piantati per terra. Con un pensiero per niente astratto né utopistico, molto concentrati sul fare e sulla preparazione necessaria per poter trovare il prima possibile il posto di lavoro, che non necessariamente dovrà essere intellettuale. Non è vero che i ragazzi sono carenti di realtà, anzi possiamo dire che ne possiedono addirittura troppa. Anche verso la politica i giovani non si mostrano schizzinosi. Quando avranno l’età, dicono, andranno sicuramente a votare e faranno pesare il loro voto. Non condividono l’antipolitica e rifiutano, ad esempio, l’astensionismo che si è recentemente manifestato in Sicilia. A quale realtà pensano i giovani? Possiamo dire tutta. Dipende dalle offerte. Ma, grattando un po’ nelle loro motivazioni, si colgono interessi inediti in alcuni comparti, ad esempio l’agricoltura, certo non da intendersi come bracciantato muscolare, ma come nuovo impegno postmoderno che richiede attrezzature tecnico-scientifico-culturali. Ebbene sì, intellettuali della terra per coltivare criticamente il territorio, per sviluppare le nuove filiere del cibo e della sostenibilità ambientale e sociale. Il tutto in una prospettiva, questa sì utopica, di un ritorno alla terra “partecipato”, dove non esistano più braccianti sottopagati ma “utili” distribuiti, in una cooptazione alla tedesca.

 COMMERCIO/NETWORKING

La crisi del commercio e della distribuzione è evidente. Soprattutto i “Piccoli”, come ricorda quotidianamente Dario Di Vico, stanno maledettamente soffrendo e spesso chiudendo. Con un certo fatalismo velato di tristezza ogni giorno scopriamo negozi, bar e ristoranti appena aperti e subito chiusi in un valzer triste degli addii che rende malinconiche le città. Peccato. Perché il commercio è la vita pulsante della comunità, il riferimento degli scambi e dei desideri dei cittadini che vogliono sentirsi vitali e che desiderano centri storici il più possibile aperti e non strade del centro spente, appena la vita degli uffici finisce. Anche se non tutti sono entrati nel loop, anche se eccezioni esistono. Quali? Coloro che hanno saputo individuare un ubi consistam originale e sostanziale, con immaginazione sociologica e intelligenza del mercato (in questa prospettiva, gli aiutini ovviamente esistono). Chi ha saputo definire una posizione in grado di intercettare desideri nuovi o vecchi nel territorio di copertura. Non è impossibile, basta studiare, sondare il territorio antropologicamente, nella sua apertura ad ombrello. E, una volta individuata un’area scoperta, coltivare le relazioni non illudendosi che il cliente entri nel negozio senza nessun tipo di stimolo. Occorre convincersi del contrario. E’ il negozio che deve uscire, intercettare, coinvolgere e convincere che sta proponendo cose e servizi utili in quanto unici. Bisogna scoprire la dimensione del network e fare networking. Il commerciante, alla caccia di questa nuova relazionalità, sarà poi in grado di cooptare persone e famiglie, intercettandole nei bisogni, interessi, culture specifiche apposta ritagliate. Difficile? Lo è. Ma il commercio oggi non può che essere la rappresentazione dei nuovi bisogni della popolazione, sempre meno mass market.

VECCHI/ACTIVE AGERS

Uno dei provvedimenti più dolorosi del Governo Monti – percepiti come tali – ha riguardato l’innalzamento dell’età della pensione. Iniquità per i Senior, costretti a lavorare nonostante avessero maturato il diritto al riposo retribuito. Ebbene, qui il Governo ha peccato per omissione di comunicazione motivazionalmente premiante, evitando di prefigurare gli aspetti positivi della riforma. Esistono infatti ricerche che dimostrano l’utilità (per sé, per gli altri, per il Paese in cui si vive) del prolungamento del periodo di lavoro. Basti pensare al ruolo di tutorship dei Senior nell’apprendimento delle arti e dei mestieri da parte dei giovani. Ed anche la provvidenzialità di una uscita graduale dal mondo del lavoro, così da favorire un adattamento senza traumi alla nuova vita. Questo numero di Social Trends fornisce dati ed analisi impressionanti sul nuovo segmento dei Senior che, d’ora in poi, siamo tutti invitati a chiamare Active Agers.

 VERDI/WAGNER

Quale relazione esiste tra “La Traviata” e i matrimoni gay? E tra “Rigoletto” e la legge Severino? E tra “Falstaff” e gli esodati? Pensiamo al ruolo delle opere liriche del maestro di Roncole nell’immaginario popolare e la spinta che esse hanno fornito alla causa dell’unità d’Italia, spinta che si è tramutata in un vero e proprio spintone per far cadere il Papa Re. Pensiamo alla cabaletta che anche i non melomani conoscono: “Di quella pira” dal Trovatore. Ebbene, quando Manrico esplode nel do di petto “Madre infelice torno a salvarti, e teco almeno torno a morir”, quasi in un inconscio collettivo sentiamo che il protagonista non sta partendo per salvare la madre infelice, ma la Madre Patria in catene.

Verdi è nato 200 anni fa, e stiamo entrando nel 2013, anno Verdiano. Bene, festeggiamolo ma non mettiamo sotto silenzio l’altro grande maestro coevo, nato nello stesso anno a Lipsia, Richard Wagner. Perché Verdi e Wagner? Perché in un frangente come l’attuale costituiscono la sintesi perfetta del Genius Loci d’Europa, nelle sue dimensioni creative, emotive, metapolitiche ed etiche. Verdi e Wagner, sono stati (e saranno) Maestri (non professori) in quanto esempi di creatività che può essere capita da tutti in meravigliose sintesi a più livelli, in grado di favorire la consapevolezza degli individui e di spingerli verso progetti di coesione e di innovazione. Verdi e Wagner, la “Battaglia di Legnano” e i “Maestri Cantori di Norimberga”. Forse il vero segnale nuovo per l’anno che sta per iniziare è questa sintesi epocale. Ben vengano a questo punto i dibattiti che stanno per esplodere sulla superiorità dell’uno rispetto all’altro, ben vengano i Sant’Ambrogio alla Scala con il nuovo “Lohengrin”, ben venga “La Traviata” con una nuova messa in scena che la rende contemporanea.

Giuseppe Minoia (da Social Trends- GfK Eurisko novembre 2012)

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