Rassegna stampa-l’esempio di Obama: “Basta con la politica scaricabarile”

Pubblicato il 8 Gennaio 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Repubblica: “Obama: io responsabile degli errori”. Il Presidente, scrive il quotidiano, parla di nuovo al Paese sul fallito attentato al volo Delta. “Rapporto shock sulle falle dall’antiterrorismo. Nuove norme sulla sicurezza”. A centro pagina le foto degli scontri a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria: “Sparano sugli immigrati, esplode la rivolta, guerriglia a Rosarno”.

Sulla prima anche la notizia della strage di cristiani copti dopo la messa in Egitto. Nove morti davanti ad una Chiesa nell’Alto Egitto, vicino a Luxor.

Anche per La Stampa l’apertura è per quella che definisce “svolta” della Casa Bianca “dopo lo scampato attentato” e per le parole di Obama: “Errori di tutti, ma colpa mia. Obama: la mia amministrazione ha fallito. Ma non taglia teste”. A centro pagina le foto da Rosarno: “Immigrati in rivolta, inferno in Calabria. In prima pagina anche un richiamo al caso del Presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco: “Crollano le accuse”. Il governatore era stato arrestato un anno e mezzo fa per aver preso tangenti dal re della sanità abruzzese, ma un rapporto dell’Arma dei carabinieri dimostrerebbe che la giunta aveva tagliato drasticamente i finanziamenti alle cliniche di Angelini. La Banca d’Italia aveva invece segnalato movimenti sospetti di denaro estero su estero da parte del suo accusatore.

“Immigrati, rivolta in Calabria” è il titolo di apertura del Corriere della Sera. “Agguato ‘punitivo’ e ore di scontri a Rosarno, gli agenti affrontano centinaia di extracomunitari. Blocchi stradali e auto distrutte dopo il ferimento di due stranieri”. La cronaca di questa gionrata di guerriglia occupa le pagine interne del quotidiano, che approfondisce anche la realtà dei “duemila clandestini” che arrivano ogni anno, a ottobre e novembre, per raccogliere agrumi. A centro pagina la politica: “Dialogo, Bersani apre con cautela. I paletti del leader Pd. Il Pdl spinge sulla immunità bipartisan”. Infine Berlusconi, che riappare “senza bende tra la gente in Francia”, dopo l’aggressione a Milano. Il quotidiano milanese segnala che anche ieri indossava il giaccone della marina militare russa che gli ha regalato Vladimir Putin.

Ciriaco de Mita, intervistato dal Corriere della Sera, dice che è giusto riabilitare Craxi, poiché era “parte di un sistema”.

“Il tribunale: indagate Di Pietro”, titola Il Giornale, che continua ad occuparsi dei “valori di Italia dei Valori”. Il presidente del tribunale di Milano Pomodoro ha “trasmesso alla procura simbolo di Mani Pulite la denuncia di Veltri sulla misteriosa gestione dei rimborsi elettorali” del partito di Di Pietro, di cui Veltri faceva parte. “Ora il Pm deve decidere che fare”.

Il Riformista titola su un “asse Fini -Casini”: “Alle regionali debutta la ditta post-Berlusconiana. Scambi, baratti e favori. L’udc appoggia i candidati di An e An potrebbe spaccare il centrodestra in Puglia con un suo candidato (aiutando D’Alema). Nelle urne il partito dei ‘professional’”.

Il Foglio spiega in prima pagina che Fini non ha nessuna intenzione di promuovere scissioni o incoraggiare i cattivi umori che pure serpeggiano tra le fila dei suoi uomini più fidati…

“Piano ricerca da 10 miliardi” è il titolo de Il Sole 24 Ore. “Il programma triennale della Gelmini aumenterà i finanziamenti dallo 0,56 allo 0,65 del Pil”. “Più spazio ai fondi dei privati. Distretti tecnologici potenziati”. In evidenza sul quotidiano di Confindustria anche una intervista al ministro delle finanze greco. “I conti difficili di Atene. ‘Cambieremo subito il welfare’”.

 Obama

“The buck stops here” (che Il Sole 24 Ore traduce “qui finisce lo scaricabarile”). Lo ha detto Obama citando il presidente Truman. C’erano tutti gli indizi necessari per accorgersi del pericolo rappresentato dall’attentatore del volo Delta da Amsterdam a Detroit, ha detto Obama. Ma non sono stati scoperti. Il presidente ha reso pubblico un rapporto dal quale emerge che la segnalazione nei confronti del 23enne nigeriano non è bastata a impedirgli di viaggiare senza essere sottoposto a controlli suppletivi. La Stampa spiega che il primo nodo sono le liste di sospetti consegnati alle compagnie aeree: su segnalazione del padre, il nome del kamikaze era proprio finito in quella lista di 500 mila nomi, e tuttavia l’attentatore non era inserito nella lista no fly che contiene 3400 nomi di persone giudicate troppo pericolose per essere imbaracate sui voli per gli Stati Uniti. Spiega Il Sole 24 Ore spiega che il Dipartimento di Stato aveva inserito le informazioni sull’attentatore nella sua banca dati, ma nessuno aveva pensato di controllare se il giovane fosse già in possesso di un visto per gli Usa. E questo malgrado la National Security Agency, monitorando le comunicazioni internazionali, aveva intercettato messaggi in Yemen in cui si parlava di un attacco pianificato per le feste natalizie e di un nigeriano. Infine, la polizia di frontiera Usa aveva individuato l’attentatore come passeggero sospetto: ma solo dopo aver completato l’analisi della lista passeggeri, cioé quando era già in volo”.

La Repubblica scrive invece che il Dipartimento di Stato sbagliò a trascrivere il nome dell’aspirante kamikaze nigeriano.

E poi

Il Foglio dedica grande spazio a quelle che definisce “nuove piaghe d’Egitto”, dove ci si occupa dei sei cristiani uccisi in una “mattanza islamista” durante il Natale copto e della decisione del presidente egiziano Mubarak di costruire una barriera sotterranea in acciaio per bloccare il contrabbando di armi attraverso i tunnel scavati dai palestinesi sotto il confine con la striscia di Gaza. Il Corriere della Sera intervista padre Scattolin, missionario comboniano da oltre 30 anni in Egitto, che accusa il governo laico del Cairo di usare la religione per mantenere il potere e per questo vive ricattato dall’Islam radicale. Sulla stessa pagina, Armando Torno descrive quella fede antica che precede il dominio arabo.

Su La Repubblica Renzo Guolo, in una analisi, parla di “Mubarak di fronte ai dilemmi della questione copta”. In passato, ricorda lo studioso, i copti sono stati al centro del braccio di ferro tra l’allora presidente Sadat, che pure aveva fatto l’apprendista stregone sdoganando gli islamisti in funzione della lotta alla sinistra nasseriana, e gruppi come la Jama’at Islamiya e Al Jihad, di cui era militante Al Zawahiri.

Anche su La Stampa, una pagina dedicata alla strage di cristiani e alle discriminazioni che da tempo subiscono, con l’esclusione da posti chiave della Pubblica amministrazione e il divieto di costruire nuove chiese.

Sul Corriere della Sera Bernard-Henry Lévy si occupa del dibattito lanciato dal Presidente Sarkozy sulla Francia e il dibattito sull’identità nazionale (“Identità si dice dei soggetti, non delle collettività; si dice al plurale, mai al singolare. E dimenticarlo, ridurre una nazione sia a quel fondo comune, sia a quel catalogo rigido di segni che sono i due nomi possibili della sua supposta identità, significa impoverirla, farla morire.

(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini