Rassegna stampa: attenti al fango

Pubblicato il 25 Febbraio 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

La Repubblica: “La ‘ndrangheta in Parlamento. Foto incastra senatore del Pdl”. In prima pagina la foto che raffigura il senatore Di Girolamo e il presunto boss calabrese Franco Pugliese. L’editoriale oggi è firmato dallo scrittore Roberto Saviano (“Ribellarsi allo scandalo”).

Di spalla: “Video-shock su Google, condannati al carcere”, seguito da un commento di Giovanni Valentini sulle “regole nella rete”.

La Stampa: “Riciclaggio, rientra Scaglia. Oggi il manager si presenterà a Regina Coeli. Slitta il bilancio Telecom. Berlusconi: siamo uno Stato di polizia, dalle intercettazioni solo fango. Tempi rapidi in Senato per l’autorizzazione all’arresto di Di Girolamo. L’Ad Parisi: ‘Fastweb è stata truffata’”.

Il Corriere della Sera: “Telefonina, politici nelle carte. In un colloquio citato anche Fini. La replica: attenti al fango. Il pm: indaghiamo sulle coperture di Di Girolamo. Berlusconi sulle intercettazioni: barbarie”. Il titolo di apertura è dedicato alla notizia della condanna di tre dirigenti di Google in Italia: “Sei mesi a tre dirigenti per violazione della privacy. Google condannata e gli Usa protestano. La sentenza di Milano per un video choc”.

La stessa notizia è in apertura sul Sole 24 Ore: “Il tribunale di Milano condanna Google. Gli Usa protestano. Violata la privacy per un filmato sui bulli”. Seguono due pareri, uno favorevole e uno contrario alla sentenza. Il titolo più grande è per l’annunciato ritorno di Silvio Scaglia, mentre a centro pagina una grande foto parla di Orlando Zapata, il detenuto politico cubano morto in carcere dopo quasi un mese e mezzo di sciopero della fame.

Il Riformista: “’Stato di Polizia’? Berlusconi se la prende con le inchieste e le intercettazioni, Di Girolamo rischia l’arresto. La decisione della Giunta per le autorizzazioni a procedere entro una settimana. Spunta il nome di Aldrini, che si autospende dall’Ama. Parisi, Ad di Fastweb: ‘non mi dimetto’”. In prima pagina anche un titolo sulla morte di Orlanda Zapata Tamayo, dissidente cubano: “morire per ‘vilipendio’ di Fidel”. “30 dissidenti arrestati prima del funerale”.

Il Foglio: “Chi è la talpa di Hamas che ha fatto la soffiata ai killer di Dubai?. Aperta una inchiesta interna al gruppo palestinese (che è in silenzio stampa). Il figliodel leader nello Shin Bet”.

Il Giornale: “Berlusconi ribalta il Pdl. Il Cavaliere passa all’azione. Disgustato dagli scandali e stufo della troppa burocrazia di partito, il premier vuole tornare a un rapporto diretto con gli italiani. Per far questo lancia i Promotori della liberrtà: sarà quasi una rivoluzione popolare e un messaggio a chi alimento le lotte di potere”.

Libero: “Silvio fonda Forza Silvio. Berlusconi crea un partito di fedelissimi dentro il Pdl. Obiettivo: arginare Fini, che subito si ribella. L’offensiva giudiziaria fa saltare la pace pre-elettorale. Brambilla e Santanché pretoriane del Cav”.

 Indagini

Il Corriere della Sera parla di un nuovo filone nella maxi inchiesta sulla colossale truffa ai danni dello Stato che vede implicati i vertici di Fastweb e Telecom Sparkle, pezzi di istituzioni e pezzi della ‘ndrangheta decisi a scendere in politica facendo eleggere il proprio candidato, il senatore Pdl Nicola di Girolamo. I magistrati sono a caccia della verità sulla mancata autorizzazione all’arresto di Di Girolamo del giugno 2008 e sul no alla sua decadenza da senatore per assenza dei requisiti: non era residente all’estero come aveva dichiarato e dunque non era eleggibile. Secondo la Procura esponenti politici e sostenitori di una componente di An avrebbero “protetto Di Girolamo”. Nelle telefonate intercettate spuntano riferimenti al Presidente della Camera Fini, al ministro per lo Sviluppo Economico Scajola, al sindaco di Roma Alemanno e al senatore Pdl Aldo Scarabosio. Il nome di Fini compare quando il boss della ‘ndrangheta Franco Pugliese, nell’aprile del 2008, parla con l’imprenditore Mokbel. Chiede notizie sull’elezione di Di Girolamo, lamenta di non essere stato informato e Mokbel risponde che Di Girolamo sarebbe stato chiamato dal leader di An.

Sullo stesso quotidiano, utilizzando le intercettazioni telefoniche dell’aprile 2008, si cerca di ricostruire la raccolta di voti tra gli immigrati all’estero da parte di esponenti della ndrangheta per garantire il successo dell’elezione dello stesso senatore. Anche su La Stampa si dà conto dell’attivismo del boss Franco Pugliese in Germania per far eleggere il senatore. La stessa vicenda viene raccontata attraverso i verbali anche da La Repubblica. Sullo stesso quotidiano anche la lettura delle ordinanze del Gip sulla truffa che avrebbe ordito Fastweb.

Il Sole 24 Ore intervista Sergio De Gregorio, leader del movimento Italiani nel Mondo, di cui Nicola di Girolamo è vicepresidente. Dopo l’abbraccio con l’Idv di Di Pietro, oggi De Gregorio è un senatore del Pdl. De Gregorio dice che lui il senatore Di Girolamo in odore di ndrangheta lo ha conosciuto solo a cose fatte, quando era già stato eletto. Dice di non aver mai conosciuto Mokbel, “se per caso l’ho incrociato certamente non è stato nelle stesse condizioni del senatore Di Girolamo, che da avvocato aveva con lui un rapporto più intimo, da professionista a cliente”. Poi dice che Di Girolamo gli ha spiegato la sua versione: “Lui è romano, vive a Roma, dice che un giorno un suo amico lo ha portato a un pranzo. E si sa, in quelle occasioni si stringono centinaia di mani. Vai a sapere poi quali siano pulite e quali no”. “Scusi, ma Di Girolamo viveva a Roma, quandi non è stato eletto nella circoscrizione estera?”. “Si era fatto la residenza all’estero, e nella legge mica c’è scritto che uno deve essere residente da un anno o da dieci, solo che lo si deve essere quando ci si candida”. Rivendica di essere un garantista, la presunzione di innocenza è un valore, “e se vale per Berlusconi, per Cosentino o Dell’Utri deve valere anche per Di Girolamo”.

Google

Google sarebbe colpevole di aver trattato a fini di profitto dati personali sensibili di un minorenne con ritardo mentale. Il tribunale di Milano, spiega Il Sole 24 ore, ha condannato ieri tre manager europei della società per la pubblicazione nel 2006 di un video in cui tre minorenni si accanivano contro un coetaneo. Parallelamente arrivano problemi per Google da Bruxelles, dove l’Antitrust Ue ha acceso un faro sul motore di ricerca in seguito alla denuncia per concorrenza sleale da parte di 3 siti concorrenti. Due sono specializzati nella comparazione di prezzi (si tratta dell’inglese Foundem e del tedesco Ciao!bing, controllato da Microsoft) e il terzo nel trovare leggi online (il francese Ejustice). Bruxelles non ha ancora avviato una indagine formale. Le tre aziende sostengono di essere penalizzate da Google attraverso l’algoritmo adoperato dalla società per le ricerche sulla rete che – spiega il Corriere- in qualche modo occulterebbe i loro nomi trascinandoli in fondo alla lista dei risultati e velandone la visibilità. Inoltre, controllando la gran parte della pubblicità, Google farebbe in modo di mantenere i prezzi alti. Sul Corriere, un colloquio con l’ex Commissario alla concorrenza Mario Monti, che ricorda come il caso Microsoft aprì la strada: l’Europa è forte se decide di esserlo, dice Monti, e aggiunge che sugli abusi di mercato siamo un modello anche nei confronti dell’America di Obama.

Su tutti i quotidiani commenti e analisi sulle vicende parallele che hanno coinvolto Google, quasi sempre con proposta delle ragioni a favore e contro l’azienda. Il Corriere della Sera ha un Focus sulla sentenza di Milano in cui si contrappongono la tesi della opportunità di controllare i contenuti (Edoardo Segantini) e quelle di chi, come Marco Gambaro, ricorda che ai postini non si chiede cosa c’è nelle lettere. Con intervista al Commissario Antitrust Antonio Pilati: nel caso del ragazzo down l’obbrobrio lo ha commesso chi lo ha filmato, divulgando il video, non il motore di ricerca. Attribuire la responsabilità a Google è improprio. Anche sul Riformista, opinioni a confronto, con intervista all’avvocato di uno dei tre dirigenti di Google Italia condannati ieri a Milano (Giuliano Pisapia).

Esteri

Su Il Riformista ci si occupa di Mosab Hassan Yousef: E’ figlio di uno dei fondatori di Hamas, lo sceicco della Cisgiordania Hassan Yousef, ma quando ha 22 anni decide di passare notizie allo Shin Bet. Ha scritto un libro di memorie, intitolato Son of Hamas, in uscita negli Usa nei prossimi giorni. Racconta come grazie alla sua azione di doppiogiochista ha ottenuto informazioni segrete su movimenti di alcuni politici palestinesi di primo piano, contribuendo così anche ad alcuni arresti eccellenti: come quello di Marwan Barghouti, uomo forte di Fatah e fondatore delle milizia Tanzim. Hamas, dice, non vuole fare la pace con Israele. I miliziani non possono fare la pace con gli infedeli. Ai dirigenti di questa organizzazione non importa dei palestinesi. Li ho visti gettare persone giù dal 15 piano durante il colpo di Stato a Gaza senza battere ciglio. Io li conosco meglio di chiunque. Il governo israeliano si interessa dei palestinesi molto più che Hamas.

E poi

Su Il Giornale, recensione del libro di Angelo Del Boca dedicato alla guerra d’Etiopia, “il posto al sole che bruciò la pelle all’Italia contadina”. L’avventura africana durò soltanto sei anni, ma illuse tutti, antifascisti compresi.

Sul Corriere della Sera si parla invece del prossimo libro di Salman Rushdie, condannato nel 1989 dalla terribile fatwa dell’ayatollah Khomeini. Ed è il libro dedicato proprio al periodo della sua clandestinità focalizzato sugli anni in cui visse nella massima segretezza alla periferia di Londra.

 (fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)