Le nostre storie raccontate da noi (1)

Pubblicato il 28 Agosto 2011 in , da Vitalba Paesano

“Chi si loda s’imbroda”, diceva un vecchio proverbio oggi passato di moda, colpa il dilagante protagonismo. Ma non è per vanagloria che pubblico questa intervista, raccolta da Laura Pantaleo Lucchetti in una ormai calda giornata di questa estate. Semmai, è per riconoscere all’autrice la grazia delle domande discrete, della conduzione gentile, dell’efficacia dei quesiti posti. E poi vorrei che altri amici grey-panther accettassero di scrivere da sè immaginarie interviste utili a raccontare brandelli di vita vissuta: un periodo di anni di lavoro (come in questo caso, per me, dal 1997 a oltre il 2000), una sequenza di eventi familiari, una memoria mantenuta finora verbale, che chiede, adesso, di essere scritta.

Questa proposta, che avvio di buona lena, dando il la a una nuova serie di articoli: Le nostre storie raccontate da noi, nasconde in realtà un progetto più ambizioso, di cui naturalmente sarete i primi a sapere. Per ora, cari amici, suvvia, un po’ di disponibilità, e comodamente sulla tastiera, lettera dopo lettera, raccontate un pezzetto della vostra esperienza. Non è vero che non interessera ad alcuno. Qui ci sono diverse paia di occhi e di orecchi già pronte a darvi attenzione. vp

Un’icona del giornalismo gastronomico

Scritto da Laura Pantaleo Lucchetti

Varese, 4/8/2011  – Vitalba Paesano, giornalista da sempre, direttore editoriale di www.cucinait.com negli anni ’97-2002 e successivamente del mensile Viaggi e Sapori, è considerata un’icona del giornalismo enogastronomico. Ritenuta la fondatrice del web ‘gastronautico’, oggi racconta al nostro magazine la nascita su internet dell’argomento culinario.

(int.) Signora Vitalba, lei è stata la fondatrice della Cucina Italiana Online, il sito della famosissima rivista nata nel 1929, il primo magazine di cucina nostrano.
A che anno esattamente risale la nascita di cucinait?
(V. Paes.) Ho scoperto Internet nel 1996, quando erano solo gli ingegneri a maneggiare modem e file e ho subito intuito le molti possibilità del web. www.cucinait.com è nata in fase sperimentale nel ’97, ma solo nel ’99 divenne testata online registrata regolarmente: un giornale, dunque, a tutti gli effetti!

(int.) Come nacque l’idea dell’apertura al web? Eravate i pionieri nel settore, vero?
(V. Paes.) Pionieri è la parola esatta; siamo stati tra i primi editori a sperimentare il web, e, in assoluto, i primi a poter immettere in Rete contenuti di ottima qualità. Le ricette de ‘La Cucina italiana’ costituivano un materiale evergreen, che poteva essere pubblicato online senza… scadenza, a differenza dell’attualità, per esempio, che deve essere aggiornata in tempo reale. Questo fattore, oltre alle 10.000 ricette in Rete, più tutto il know how della testata, costituiva una situazione di privilegio, perché potevamo impiegare tempo, energie e creatività per scoprire situazioni e servizi che solo Internet poteva offrire. Ci siamo divertiti davvero molto in quegli anni!

(int.) A quali siti internazionali vi eravate ispirati (se ce n’erano?)
(V. Paes.) Non sembri presunzione, ma a nessuno. Il patrimonio gastronomico de ‘La Cucina Italiana’ non aveva eguali, per il pubblico italiano, ed eravamo troppo incuriositi da questo nuovo mezzo, troppo coinvolti nel pensare cosa potesse essere complementare alla testata cartacea, per cercare ispirazione altrove.

(int.) Lei ebbe l’idea di fondare, parallelamente al sito, la primissima community virtuale di cibo italiana, che si firmava con nome e cognome (cosa insolita nel panorama delle community web, dove solitamente ci si identifica con un nick). Com’era composta? E com’era strutturata dall’altra parte della barricata la cosiddetta ‘moderazione’?
(V. Paes.) L’idea di aprire un forum ci venne per risolvere un problema: ricevevamo molte lettere via mail e spesso ci chiedevano la stessa ricetta. Pensammo, dunque, di creare uno spazio in cui, posta una domanda, la risposta potesse valere per tutti: era nato il primo forum di cucinait. Inoltre ritenevamo che fosse gentile chiedere di presentarsi e dire nome e cognome. In Rete, in quegli anni, c’erano persone aperte alle novità, colte, versatili. Creare una comunità un po’ speciale è stato un processo del tutto naturale. Più passavano gli anni, più aumentavano gli ‘amici di cucinait’ (si chiamavano così), più diventava difficile moderare. Parlavano di cucina e finivano per raccontare fatti personali, gioie, dolori, sentimenti e passioni. Moderare su salse e sughi sarebbe stato facile; gestire chi metteva a nudo la propria personalità era sicuramente più complesso. Così, se abbiamo salvato in diretta maionesi che stavano impazzendo, abbiamo anche seguito lettrici nei loro pranzi di nozze o di battesimo, ma le abbiamo accompagnate anche in momenti drammatici e finali. Una Facebook ante litteram? Forse. Un’esperienza umana straordinaria, senza dubbio.

(int.) Due sono stati gli elementi di ‘rivoluzione’ del mondo dell’editoria culinaria: indubbiamente, la televisione, con il proliferare di programmi intorno al mondo della cucina e dell’enogastronomia, ma sicuramente il posto d’onore va al web e alle community, che hanno avuto il pregio di umanizzare la cucina, di dare voce alle più recondite ricette di casa e della tradizione. Se un tempo Anna Gosetti della Salda (una delle colonne portanti della Cucina Italiana, ndr) ci metteva due anni per fare il tour gastronomico dell’Italia e compilare il suo famosissimo libro delle ‘Ricette Regionali Italiane’, oggi basta un click per mettersi in contatto con il mondo. Cosa deve la Cucina Italiana, ma anche tutta l’editoria culinaria in genere, al web e alle community virtuali?
(V. Paes.) La preoccupazione, all’inizio, era che il web cannibalizzasse la rivista cartacea. Problema che alcuni si pongono ancora oggi, del resto. Internet è stata invece una cassa di risonanza capace anche di accorpare un pubblico diverso, sicuramente più tecnologico e giovane; forse anche meno abile in cucina, ma certo buongustaio e desideroso di ottimizzare il tempo con ricette e soluzioni veloci, senza rinunciare al gusto.

(int.) Di rimando, quali sono i motivi secondo lei per cui tali community hanno avuto un successo così clamoroso pur nella miriade di argomenti di cui è pieno il web?
(V. Paes.) Il cibo è un argomento primario, basico, si mangia tutti, tutti i giorni. Tutti sanno di cucina, ognuno a livello diverso, certo, ma con un’esperienza maturata sul campo, quotidianamente. Una competenza appresa in famiglia, nei casi più fortunati, desiderata, comunque, sempre, come mezzo di comunicazione, di seduzione, di accudimento. Basta per decretare il successo, non crede?

(int.) Secondo lei per quale motivo c’è così grande interesse mediatico per la cucina in questi tempi? Anche il mondo della cultura si è accorto dell’enorme potenzialità dell’argomento culinario nei media: addirittura hanno aperto sedi universitarie dedite alla formazione del giornalista gastronomico…
(V. Paes.) Il successo e la diffusione del tema genera terziario: le scuole, i corsi, i libri, la tv. E poi non dimentichiamo che quando c’è crisi economica (ed è ormai da parecchio che la viviamo tutti in prima linea), si rinuncia a un viaggio, ma non a un arrosto. Pur in mezzo… al fumo, qualche volta, per la verità!

(int) In quindici anni come sono cambiate le community di cucina? Fanno ancora tendenza quelle legate ai magazine più celebrati oppure sono i blogger, e nel caso specifico i foodblogger, ad avere catalizzato il fenomeno? E dal punto di vista strettamente editoriale, come possono essere considerati coloro che ormai invadono la rete con i propri diari gastronomici?
(V. Paes.) Internet ha accelerato la comunicazione. Allora dicevamo che bisognava rispondere a tutti, sempre, entro le 24 ore. Oggi diremmo che si deve rispondere in tempo reale. Quindi i forum classici o si sono adeguati al nuovo modo di stare in Internet o sembrano un po’ in naftalina. Il blog gastronomico, anche di chi non è necessariamente un esperto, è il sintomo di un protagonismo diffuso, ma è anche il segnale di una dinamicità tecnologica, di un’appropriazione del mezzo che francamente vorrei portasse a risultati più innovativi.

(int.) Per contro, aprono nuovi magazine, nuove testate di cucina più o meno ambiziose (ad esempio noi…). Che consigli darebbe ad un aspirante foodwriter? Lei che è stata la madrina del web culinario italiano, si sarebbe aspettata, il giorno che ‘varò’ il forum della Cucina Italiana, una rivoluzione di questa portata? E qual è il ricordo più bello che le è rimasto degli anni in cui gestiva la community?
(V. Paes.) La cucina continuerà a essere tema importante della nostra cultura; sarà più attenta al km zero e alla naturalità dei cibi, alla compatibilità ambientale e all’integrazione tra culture, ma certo rappresenterà un centro di interesse – e di interessi – importante. Non ho consigli per foodwriter. Ognuno deve inventarsi, oggi più che mai, la propria dimensione, per essere credibile.
Il ricordo più bello di quando gestivo la comunità di cucinait? Quando realizzammo un meeting tra amici di cucinait, con minicorso di cucina e pranzo tutti insieme: li ho visti arrivare da ogni parte d’Italia, simili o no a come ce li eravamo immaginati. E’ stato bellissimo associare un nome noto a un volto fino a quel momento sconosciuto. E poi qualcuno dice che Internet è solo virtuale!!!’

(int.) La ringrazio molto per l’intervista, davvero interessantissima. Ci può raccontare oggi di cosa si occupa Vitalba Paesano?
(V. Paes.) Oggi continuo a trovare nel web spazio libero per la mia creatività e sto sperimentando un nuovo ambito con www.grey-panthers.it, una testata giornalistica online riservata agli over50. Ricca di contenuti e comunità, si propone come strumento per vincere la diffidenza e il rifiuto dei senior per Internet: uno ‘spazio buono’ dove si parla buon italiano e si ragiona tra persone perbene. Occorre superare il digital divide che impedisce alle persone non più giovanissime di appropriarsi di questo mezzo, per fare di Internet una dimensione capace di migliorare la loro qualità di vita. Anche in terza età avanzata, chi saprà navigare potrà parlare in Skype con i figli lontani, potrà comunicare con il medico, inviandogli il file con la misurazione della propria pressione, potrà risparmiare tempo e fatica grazie al banking on line, alla posta e alla spesa on line. L’esperienza di www.grey-panthers.it oggi è sicuramente diversa da quella di cucinait, ma è altrettanto pionieristica e coraggiosa.

4 thoughts on “Le nostre storie raccontate da noi (1)

  1. L’iniziativa è ottima. La possibilità di recuperare il passato attraverso la memoria degli over 50 è un’occasione unica, anche per le giovani generazioni, di conoscere la nostra storia attraverso testimonianze dirette. Io, che sono nata subito dopo la guerra, ho tanti ricordi di un’Italia che non esiste più e di cui sarò lieta di far partecipi voi tutti, Anna Maria

  2. Grazie Anna Maria del commento e della disponibilità! Hai proprio colto nel segno. Stiamo pensando a un’area del sto riservata ai rapporti tra seniore giovani e credo che le nostre esperienze di vita e di lavoro, checchè se ne dica, possono essere utili ai giovani, specie in momenti storico-sociali come questi. Attendiamo, dunque, il tuo contributo ( o tuoi, naturalmente). Grazie vp

  3. Davvero possono interessare a qualcuno le nostre storie? Mi piacerebbe crederci, per avere la motivazione giusta e raccontare qualche frammento della mia vita. Sto pensando ai giorni trascorsi in collegio… Quante cose che oggi farebbero ridere, tanto sono anacronistiche! Ci penserò comunque, perché l’ idea mi piace, tanto!!!

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