La testimonianza di Eléna, da Lesvos con coraggio

Pubblicato il 5 Ottobre 2021 in , da redazione grey-panthers
È poco più di una settimana che sono a Lesvos. Nonostante un inizio di percorso poco rassicurante, con un compagno di viaggio molto motivato, ma poco fiducioso, l’isola mi ha accolto con un caldo e accogliente tramonto. La casa dove vivrò durante i prossimi mesi è abitata da splendide colleghe e –con mia grande sorpresa– anche da due enormi moke all’italiana. Nell’équipe abbiamo un interprete greco –originario dell’isola– che la mattina dopo il mio arrivo mi ha portato con le mie colleghe a visitare la città di Mytilene, dove viviamo e lavoriamo. È una persona talmente di cuore che porta sempre con sé deliziose crocchette per gatti. Lesvos è colma di felini affamati!
Oltre ai gatti, a Lesvos ci sono un sacco di piccoli locali sfiziosi in cui gustare con pochi euro ottimi piatti locali, immersi in pittoreschi scorci colorati, talvolta un po’ decadenti –nel senso che devi stare attento che non ti cadano addosso. Il tutto è abbracciato da un mare blu che più blu non si può.

Sul fronte lavorativo, la situazione, invece, è sicuramente più infelice. Abbiamo avuto il caso di una persona proveniente dall’Afghanistan la cui domanda di protezione internazionale è stata rifiutata anche in appello, nonostante la sua appartenenza agli Hazara –perseguitati, come è noto, dai Talebani– sia stata dimostrata e accertata dalle autorità competenti. Abbiamo ricevuto messaggi da parte della sorella di un altro nostro assistito, anche lui afgano, che si trova ancora in Afghanistan in quanto staff delle Nazioni Unite e che ci supplica di fare di tutto per assisterlo perché ‘lei ormai è una donna morta ma non vuole lo stesso destino per suo fratello’.

Ho poi assistito, tramite consulenza legale, un richiedente asilo Somalo, sbarcato a Lesvos a fine agosto, che è minacciato di morte dal gruppo terroristico Al Shabab nel suo Paese di origine in quanto ha lavorato per anni per organizzazioni non governative, nazionali e internazionali, i cui progetti –di aiuto umanitario– sicuramente si scontrano con i principali obiettivi di questi spietati gruppi armati. Alla fine della consulenza, con gli occhi bassi e due grosse lacrime repentinamente asciugate, mi ha detto: “a volte mi chiedo se io abbia fatto qualcosa di male per meritare tutto questo e se davvero io sia dalla parte del giusto”. Prima di partire ha nascosto moglie e figli in un luogo sicuro, chissà per quanto ancora.

Infine, giovedì c’è stato a Lesvos lo sbarco di ventisei persone e noi abbiamo fatto in modo che potessero registrarsi nel campo come richiedenti asilo, evitando così che venissero illegalmente respinte in mare, aggiungendosi potenzialmente alla tragica lista di migranti che trovano nel Mediterraneo la loro triste e silenziosa tomba. Fin tanto che le politiche migratorie non prenderanno in considerazione il rispetto dei diritti umani fondamentali, noi saremo qui.