La rassegna stampa:la maxi nube che oscura il cielo d’Europa

Pubblicato il 16 Aprile 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Riformista: “Fini come Veronica. Rottura tra i due leader del Pdl, il Presidente della Camera minaccia il divorzio. Venti di crisi: Gianfranco accusa: sei ostaggio di Bossi, sono pronto a fare gruppi autonomi. Il premier: allora sei fuori dal Pdl e devi lasciare la presidenza. Schifani: rischio elezioni”. Secondo il quotidiano i finiani sarebbero pronti a fare un gruppo in Parlamento: “Lunedì nasce Pdl -Italia”, dice. Di spalla si parla dei “malumori” nel Pd del Nord. “Tensione a Torino. Chiamparino e Benessia sotto accusa per Siniscalco”, l’economista nominato in Intesa SanPaolo, apprezzato dal sindaco di Torino.

Avvenire: “Sussulta il vulcano. Oscurati i cieli d’Europa. Dai cieli d’Islanda una immensa nube di cenere. L’eruzione nel sud dell’isola sprigiona una paurosa colonna di polveri che si espande sul continente e provoca una paralisi di migliaia di voli.

A centro pagina “lo strappo di Fini. Alta tensione dopo l’incontro con Berlusconi”.

Il Corriere della Sera: “Fini e Berlusconi alla rottura. ‘Pronto a costituire gruppi parlamentari autonomi’. Schifani: allora si voti. Il premier dopo il colloqui: se andasse via lo seguirebbero in sette o otto, sarebbe la fine di un incubo”. L’editoriale, firmato da Ernesto Galli della Loggia (“La separazione del delfino”), si sofferma sulla strategia scelta da Fini, se – come si diceva qualche mese fa – la sua linea politica mirava alla successione a Berlusconi. Se la strategia “era davvero quella di diventare l’erede della leadership del Pdl, non sembra davvero che sia stata la strategia più adatta”, perché si è trattato di una strategia che ha puntato solo ad un cambiamento di 180 gradi delle posizioni ideologiche del Presidente della Camera, “senza tuttavia dare a tale mutamento alcuna sostanza politico programmatica che non fosse in qualche misura congrua all’area politica di appartenenza dell’autore”. Fini insomma non “ha mai detto qualcosa che fosse specificamente politicamente e soltanto ‘di destra’”. “Come ipnotizzato dal personaggio Berlusconi”, ha solo badato a distinguersi “puntigliosamente” da lui. Ci è riuscito, ma ora si ritrova “sulla soglia della casa che fino ad oggi era stata la sua”. A centro pagina la notizia della nube gigante di cenere sui cieli d’Europa che ieri ha paralizzato il traffico aereo nell’Europa del Nord. In prima – come su tutti gli altri quotidiani – la notizia della morte di Raimondo Vianello.

La Repubblica: “Berlusconi-Fini, è rottura. I due leader del Pdl divisi su tutto, dai coordinatori al rapporto con la Lega. Schifani: se la maggioranza si spacca si torni a votare. Il presidente della Camera: così non va, gruppi autonomi in Parlamento”. Un retroscena racconta la giornata di ieri, e l’incontro di ora di pranzo tra i due cofondatori, con lo sfogo e la minaccia di Berlusconi: “Fini mi aveva promesso che – se si fosse rimesso a fare politica attiva – si sarebbe dimesso dalla carica”, “liberissimo di fare il suo gruppo”, ma “chi fa un gruppo per conto suo non fa più parte del Pdl e non potrà essere ricandidato”, “al Senato Fini non ha i numeri per fare un gruppo, e anche alla Camera, se arriverà a 20-22 deputati, me li riprenderò ad un ad uno”.

Massimo Giannini firma l’editoriale: “siamo al confine di una vera e propria rottura politica. O forse, salvo sorprese, quel confine è stato già valicato”. I due hanno una visione “inconciliabile della politica”, “populista e plebiscitaria per Berlusconi, pluralista e legalitaria per Fini”. Secondo Giannini è la prova che il “travagliato mid term berlusconiano” lascia un partito di massa dei moderati mai nato, una assenza di politica, “la corazzata Berlusconi fa acqua da tutte le parti”. E “solo un Pd irresoluto e irresponsabile poteva pensare di offrirgli una sponda per le riforme, rimettendo persino in discussione l’obbligatorietà dell’azione penale”. A centro pagina la maxi nube. Di spalla la Chiesa e la pedofilia, dopo l’intervento di ieri di Hans Kung: “Pedofilia, il Papa alla Chiesa. ‘Questa è l’ora della penitenza’”.

Il Giornale: “Fini se ne va, meglio così”. Scrive Vittorio Feltri che la rottura sarà ufficiale tra qualche giorno, “è normale che stia per accadere l’irrreparabile: un sano divorzio”, “probabilmente Fini se ne sarebbe già andato se al suo seguito ci fosse un reggimento. Invece ha solo un plotone di ex fedelissimi. Gli altri ex di An ormai riconoscono nel Cavaliere il loro leader e non pare abbiano un gran desiderio di abbandonarlo”. Secondo Feltri comunque “la maggioranza sarà comunque solida, numericamente in grado di procedere senza temere incidenti”. E in ogni caso, “se Fini se la fila e Berlusconi provoca le elezioni anticipate, chi ci lascia le penne? Secondo noi Fini”.

Libero: “Addio Fini. Tira già aria di elezioni”. Secondo Maurizio Belpietro (“Se resta nel Pdl non sarà ricandidato”) le elezioni anticipate sono l’ultima cosa che Fini desidera. E comunque “restiamo convinti che il fondatore di An e cofondatore del Pdl abbia buttato l’occasione più importante della sua carriera politica”, cioè la possibilità di guidare in futuro una “grande destra italiana”.

Il Sole 24 Ore: “Ultimatum di Fini a Berlusconi: pronto al gruppo autonomo”. Il commento di Stefano Folli: “Una sconfitta per tutti, una legislatura a rischio”. Secondo Folli “il premier potrebbe cogliere al balzo la circostanza per spingere presto o tardi il Paese alle urne, attribuendo ogni responsabilità a Fini”. Anche secondo Folli la rottura tra premier e presidente della Camera è dovuta anche al modo “facilone e approssimativo” con cui era nato il Pdl. Ma forse anche Fini avrebbe dovuto, fin dai tempi del “predellino”, porre “una serie di condizioni vincolanti” prima di ‘cofondare’ il Pdl.

Il titolo più grande del Sole è per l’economia: “Consumi fermi, ripresa lenta. Bollettino Bankitalia: non cresce il credito alle imprese, bene i conti pubblici. La pressione fiscale sale al 43,2 per cento. Scatto del made in Italy: a febbraio export in aumento del 7,3 per cento”.

Il Foglio: “Pranzo indigesto tra Fini e il Cav. E’ l’ora dei penultimatum di guerra. Il presidente della Camera ha presentato le sue richieste, Berlusconi ha detto no. Il rischio scissione e la minaccia del voto. Bossi a guardia della soglia”. Il quotidiano scrive che per Fini “sarebbe rovinoso anticipare i tempi di uno showdown con Berlusconi. Che è quello che sembra, ma non è detto, il risultato di una cattiva digestione dopo il pranzo di ieri. Un errore autolesionista”. Berlusconi, “signore dei sondaggi e del consenso”, potrebbe ottenere le elezioni in caso di crisi della maggioranza: ma sarebbe un segno di impotenza a governare. Deve abituarsi a tollerare la fronda e a far patti, nel rispetto reciproco, a chi gli fa concorrenza e la pensa diversamente da lui.

Di spalla il quotidiano si occupa di banche del Nord: “Ecco le convergenze parallele di Tremonti e Bossi sulle banche. Tattiche diverse, strategia comune. Il ministro preferisce tecnici esterni, la Lega punta su uomini di partito”.

Banche

Su La Stampa (apertura su Fini, titolo e foto sulla nube di cenere, intervista al finiano Granata che assicura che sarebbero 60 i parlamentari pronti a lasciare il Pdl) un articolo ricorda le parole di Bossi sull’argomento: “Le banche vanno a chi vince. Bossi insiste: Siniscalco presidente di Intesa? Chiedete a Tremonti”.

Sulle banche da segnalare oggi sul Sole 24 Ore una intervista a Giuliano Amato, che è il padre della legge della sulle Fondazioni Bancarie: “E’ del tutto legittimo” – dice Amato – che la Lega voglia essere pienamente partecipe del legame con il territorio che si realizza nelle Fondazioni, e che cerchi più spazio all’interno di queste realt. Ma mi auguro che comprenda l’importanza di non snaturare il ruolo delle fondazioni stesse di investitori istituzionali di lungo periodo e di garanti della stabilità e della autonomia delle banche, in cui sono presenti, e che sono la condizione necessaria del loro successo”. Amato viene sollecitato anche sulla possibilità che la Lega estenda l’offensiva ai vertici delle ex municipalizzate e ai ricchi monopoli locali: Amato dice che “il cosiddetto socialismo municipale fa gola a tutti”, ma si augura che la Lega “non vada a caccia solo di posti, ma si preoccupi della qualità degli uomini che manderà ai vertici delle società locali a controllo pubblico”. Cita l’esempio della sanità come emblematico dei guasti che può provocare la politica quando dimentica il merito: “Però proprio la Lega, che è una forza giovane, potrebbe contribuire a voltare pagina e a ritrovare la virtù del merito e della competenza”.

PD

Si terrà domani la direzione del Pd. Mercoledì si sono riuniti – e Il Riformista sottolinea l’importanza di questo avvenimento – i bersaniani, che hanno deciso che il partito necessita si una svolta sul piano identitario e programmatico, e che per quanto riguarda le alleanze esse dovranno esser fatte strada facendo. La Stampa scrive che “Bersani all’attacco si smarca da Di Pietro”, e dice che la proposta di Andrea Orlando sulla giustizia è quella del Partito Democratico. Orlando aveva scritto al Foglio e poi ad Europa le sue proposte – da responsabile giustizia del Pd – sulle riforme della giustizia. In particolare aveva suscitato critiche la sua apertura su obbligatorietà dell’azione penale. La Repubblica: “Pd, è scontro sulla giustizia. Bindi: crescono i sospetti di inciucio. Ancora critiche ad Orlando”. E ancora sul Riformista si scrive che la discussione nel Pd sarà imperniata anche sulle proposte di contratto unico di Tito Boeri e Pietro Ichino: “Ostaggio della spaccatura sindacale e del congresso Cgil, i Democrat faticano a trovare una proposta unitaria tra quelle finora avanzate”.

Coppie gay

Ieri la Corte Costituzionale ha pubblicato le motivazioni della swentenza con cui ha bocciato il ricorso di tre coppie di omosessuali per il riconoscimento del loro matrimonio. Avvenire riepiloga i punti della decisione (tra cui quello per cui nel nostro ordinamento rilievo costituzionale è attribuito alla famiglia legittima e alla finalità procreativa del matrimonio che vale a differenziarlo dalle unioni gay) e intervista l’ex presidente della Consulta Cesare Mirabelli, che dice che la Corte si è espressa sottolineando l’inammissibilità dei ricorsi: “significa che giudici non hanno la competenza. La Consulta però formula una definizione piuttosto larga di formazione sociale, spiegando che ome le unioni omosessuali siano inscrivibili in questa grande famiglia. Nei modi, nelle forme, e con le tutele che il legislatore – il legislatore soltanto – può decidere”. Insomma: “La Corte sta semplicemente dicendo che spetta alla discrezionalità del legislatore intevenire in questo ambito. E però, in alcuni passaggi, sembra che la Consulta ‘apra’, per così dire, a un intervento in questo senso”.

Esteri (Afghanistan, Gaza, Israele)

Il Corriere della Sera: “Barelle vuote e feriti evacuati. Chiude l’ospedale di Emergency”.

La Stampa intervista Afzal Nooristani, che guida la Legal Aid Organization of Afghanistan, una équipe di avvocati che afronta i casi più controversi, e che è stata scelta dall’ambasciata italiana per difendere i tre operatori di Emergency arrestati. L’avvocato ricorda che per i tre non c’è una accusa formale proveniente dagli organi di sicurezza o di giustizia, che la legge afghana prevede che non si può detenere una persona senza accuse formali, che i tre sono detenuti dal Nation Directorate of Security, un organo “a cavallo tra i civili e i militari” a Kabul dove sono stati trasferiti ieri in mattinata. Su La Stampa: “Hamas giustizia a Gaza due collaborazionisti. Due anni fa erano stati riconosciuti colpevoli di collaborazionismo con Israele e di omicidio, e condannati a morte. In base alla legge palestinese, tali condanne devono essere ratificate dal Presidente dell’Anp Abu Mazen. Ma dal 2007, dopo il blitz militare a Gaza, Hamas non risconosce l’autorità del Presidente. Così il Procuratore generale di Gaza ha rivendicato il diritto-dovere di eseguire sentenze capitali, non solo per collaborazionisti e spie ma anche per trafficanti di droga.

Il Giornale racconta l’ultimo capitolo dello scontro diplomatico tra Londra e Israele, titolando: “Lo schiaffo di Londra: vietato lo spot su Israele. Dopo lo scandalo per i passaporti falsificati, i rapporti tra i due Paesi sono al minimo storico. Ora la lite è per una pubblicità. Lo stato ebraico mostra le bellezze di Gerusalemme est. Ma l’Inghilterra blocca tutto: ‘Si dica che quei luoghi sono territori occupati’”.

E poi (Epifani, Katyn, Cuba, Elezioni in GB)

Al congresso della Fiom il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani ha sollecitato un impegno del sindacato per riconquistare tutti i tavoli negoziali possibili, sulla questione della riforma del modello contrattuale sottoscritto da Cisl e Uil. E’ quindi rottura con la maggioranza dei metalmeccanici Fiom, che avevano chiesto ad Epifani una scomunica netta dei rinnovi contrattuali di chimici e turismo, sostanzialmente adeguati ai principi della riforma contrattuale, su cui nel 2011 si terrà il tavolo di verifica relativo alla nuova contrattazione.

La comunità polacca in Italia sta preparando un appello da mandare in Rai per chiedere la proiezione del film sulla strage di Katyn per sabato prossimo in prima serata, nel giorno della commemorazione solenne delle vittime della sciagura aerea di Smolensk. Lo scrive Il Riformista.

Il Riformista è riuscito ad intervistare Orlando Zapata Tamayo, prigioniero politico cubano, in fin di vita e in sciopero della fame e della sete da 50 giorni. Ricorda che ci sono 26 prigionieri politici nelle carceri cubane che rischiano di morire in qualsiasi momento, e chiede alla comunità internazionale e ai governi di recarsi alle porte delle ambasciate cubane in tutto il mondo per manifestare.

Si è svolto ieri il primo dibattito faccia-a-faccia nella storia politica britannica tra i candidati alle elezioni del 6 maggio. Tra Brown e Cameron “la sorpresa è l’outsider” Nick Clegg, scrive La Stampa. “Il lib-dem Clegg è il più disinvolto, con Brown brusco e un Cameron nervoso”. Secondo i sondaggi di YouGov e di SkyNews avrebbe vinto Clegg.

(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)