La Rassegna Stampa: Tremonti, bravo sui conti pubblici, meno sulle riforme

Pubblicato il 9 Febbraio 2011 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “I pm chiedono il giudizio immediato. Berlusconi: stanno violando la legge. Richiesta della Procura contro il premier. La difesa: non rispettano il Parlamento”. L’editoriale del quotidiano milanese è firmato da Isabella Bossi Fedrigotti: “Un dialogo per la vita”, dedicato all’anniversario della morte di Eluana Englaro. A centro pagina il piano per la crescita dell’economia che oggi sarà varato dal governo: “Incentivi automatici a piccole e medie imprese. L’85 per cento dei fondi al sud”.

La Repubblica: “Da Ruby a Sara, le carte di Napoli. I clan, la droga, e gli sms al premier. Milano, rito immediato per Berlusconi”. Il quotidiano spiega che Sara Tommasi, coinvolta in una inchiesta su un giro di prostituzione, droga e banconote false, irrompe pesantemente nello scandalo Ruby, e offre ai lettori i verbali e quindi gli sms che la donna indirizzava al premier. A centro pagina: “Maroni contro Alemanno, ‘niente fondi per i rom'”: Il sindaco di Roma aveva chiesto 30 milioni, la replica: li ha già avuti. E in prima la foto dell’assalto dei pirati alla petroliiera italiana in Somalia.

La Stampa: “Ruby, oggi le richieste dei pm. Per Berlusconi rito immediato per concussione e prostituzione minorile. I legali del premier al contrattacco: la Procura ha violato la Costituzione. Stralciata la posizione del presidente del Consiglio per andare subito al processo. La Lega: entro due mesi ok al federalismo”.

Il Giornale: “Porcata finale. Nuovo fango dalla Procura di Napoli. E a Milano i pm forzano le norme per processare il Cav”. “Ferrara convoca il popolo dei Liberi: ‘In mutande ma vivi”. Si parla di una manifestazione convocata per sabato in un teatro milanese (quello di Marinetti) da Giuliano Ferrara, per contrastare il “puritanesimo emerso con gli scandali che coinvolgono il premier”.
 Sotto, una intervista a Daniela Santanché: “Vi racconto le 4 mila donne di Silvio”. A centro pagina un articolo: “Confindustria sosterrà le riforme del premier. Oggi al varo il piano per la crescita”. “Gli imprenditori: ‘Collaborare con il governo per il rilancio dell’economia è un dovere”.

Il Foglio: “Frustata sì, ma a rischio flop. Buone intenzioni e malumori dei ministri che chiedono di più. Tremonti collabora, a costo zero”: Accanto: “Riforma dell’articolo 41, riordino degli incentivi, idee sul piano casa. Manca un bell’acuto sul fisco”. Il piano è esaminato da Mario Monti, a colloquio con il quotidiano: “La crescita all’esame di Monti. L’ex commissario europeo dice al Foglio che la svolta sviluppista è ‘geniale’ ma tardiva. La patrimoniale? No, meglio rivedere l’articolo 41. Messaggio a Tremonti: bravo sui conti pubblici, meno sulle riforme”.
All’interno de Il Foglio, ampio spazio per la manifestazione convocata da Ferrara con gli slogan: “In mutande ma vivi, contro la Repubblica della virtù”, “i pm unfit to lead Italy”.

Il Riformista: “La frustata. Quella all’economia è rinviata, quella della Procura arriva oggi. Non solo Ruby. Pronta a Milano la richiesta di processo per Berlusconi. A Napoli spuntano sms imbarazzanti diretti al premier. Che mobilita contro i pm tutto il Pdl e gli avvocati-deputati (torna Pecorella). Ma la botta vera arriva da Tremonti: non c’è un euro a disposizione per il piano crescita”.

Il Sole 24 Ore: “Piano crescita, primo stop. Frena la legge sulle liberalizzazioni. Marcegaglia: subito i cantieri. Oggi l’esame delle misure per il rilancio: riforma degli incentivi, libertà di impresa in Costituzione e Irap”.

Libero: “Il giudice che processa Silvio scese in piazza contro di lui. I reati sono dubbi, le prove deboli. Ma i pm chiedono il giudizio immediato per Berlusconi. Le accuse sono prostituzione minorile e concussione. E per la sentenza è già stata scelta una toga rossa doc”.

Il Fatto quotidiano: “Per lui giudizio immediato”. “Già ad aprile Berlusconi potrebbe essere processato a Milano per concussione e prostituzione minorile. Ma Ghedini prepara la guerriglia: è incostituzionale”.

Economia

Intervistato dal quotidiano Il Foglio, Mario Monti non si mostra assai fiducioso sulla decisione del Consiglio dei Ministri di oggi, che lancerà il piano nazionale per la crescita. Per quanto ritenga “geniale” la svolta del premier, pensa che si potrebbe trattare pure di “un tentativo di distrarre l’opinione pubblica”. Oggi il Consiglio dei ministri varerà la riforma dell’articolo 41 della Costituzione sulla libertà di impresa, e Monti non si mostra contrario a possibili modifiche della Carta, ma dice che gli appare “poco convincente” che si invochi questa modifica come condizione necessaria per altre riforme liberalizzatrici”. Più entusiasta lo si ritrova invece sulla bozza della legge sulla concorrenza: “Certamente si tratta di qualcosa di più concreto rispetto alle modifiche costituzionali. Mi sembra una ottima idea quella di tenere conto delle segnalazioni dell’Antitrust, perlomeno se si intende andare nel senso di una liberalizzazione fatta non di colpi di teatro ma di piccoli passi concreti”.
Anche gli altri articoli su questo tema, sulla prima de Il Foglio, sottolineano quanto il piano crescita sia “a rischio flop”. Che sarebbe “un flop anche per Tremonti”, come evidenzia Francesco Forte. Il quotidiano spiega che Berlusconi ieri avrebbe tentato di dare “una scossa” alla flemma tremontiana, ma con scarso successo. Il Sole 24 Ore sottolinea che Tremonti avrebbe manifestato forti dubbi sul potenziamento delle misure del piano crescita in assenza di risorse. Ma anche sulla possibilità stessa di licenziare già oggi il provvedimento, considerato un “omnibus” con tanti correttivi ma senza impatti dirompenti. “L’ultima truffa del piano-crescita” è il titolo della analisi che Tito Boeri dedica alla questione, su La Repubblica. Non è mai troppo tardi per tornare a crescere – scrive – e si possono fare tante riforme utili a costo zero; ma bisogna saperlo fare, soprattutto quando non ci sono risorse. Occorre, per Boeri, “investire molto capitale politico nel costruire alleanze trasversali in grado di vincere l’agguerritissima resistenza al cambiamento”. Boeri ricorda che sono stati annunciati 4 piani casa dal 2008; che avrebbe dovuto esserci una riforma fiscale che alleggeriva il carico sul lavoro e sui fattori produttivi, spostandolo sulle rendite: non solo la riforma non c’è stata, ma con il decreto sul federalismo comunale è stato aumentato il prelievo sulle imprese e sui lavoratori autonomi, riducendo le tasse sugli immmobili. Quanto alla riforma Brunetta della Pubblica Amministrazione, sembrava essere l’unica vera riforma economica di questo esecutivo, ma è stata cancellata ancor prima di entrare in vigore: la manovra ha infatti posto tetti alle retribuzioni nel pubblico impiego, in barba ai premi al merito introdotti dalla riforma del ministro della Pubblica Amministrazione. Né sono state messe in condizioni di operare le autorità di valutazione. Infine, l’accordo appena concluso con Cisl e Uil esclude che vi sia diversificazione nelle retribuzioni, rendendo impossibili tanto le penalizzazioni che gli incrementi retributivi per i più bravi: “siamo tornati all’egualitarismo retributivo più piatto”. Quanto alle liberalizzazioni, sin qui il Pdl non ha fatto che smantellare scientificamente le libertà introdotte dai governi di centrosinistra, depotenziando le autorità di regolazione che combattono i monopoli, così come quelle norme sulla concorrenza nel settore assicurazioni, gas eccetera. Quanto alla modifica dell’articolo 41 della Costituzione, esso non ha sin qui impedito a nessuna impresa di nascere in Italia.

Egitto

Sembrava destinata a svuotarsi, negli ultimi giorni, la piazza egiziana. E invece ieri si è assistito ad una affluenza record, forse anche per effetto delle lacrime in tv del manager di Google, Wael Ghonim: intervistato lunedì sera sul canale privato Dream tv, poco dopo esser stato rilasciato dalla polizia, ha raccontato di esser stato tenuto bendato per 12 giorni. Ne parla ampiamente il Corriere della Sera. Su La Repubblica  si scrive che Wael è stato in qualche modo consacrato come il volto della protesta: “Se la piazza cercava un leader, uno pulito, non compromesso con il passato, per giunta poco più che ventenne, nonviolento, capace di commuoversi e piangere lacrime vere in diretta tv, ieri forse lo ha trovato”. E’ un ragazzo come tanti, e dopo soltanto tre minuti di intervista la sua voce si incrina, diventando poi un pianto dirotto. Sullo stesso quotidiano si racconta invece la rivoluzione in redazione del più importante e famoso quotidiano egiziano, Al Ahram, pur controllato dallo Stato. Ieri mattina i redattori hanno dato il via ad un corteo interno, scandendo slogan contro Mubarak e per la libertà di stampa. Al Ahram non è soltanto un giornale con un grande passato (fondato nel 1875, oggi vende oltre un milione di copie): è la più grande impresa editoriale in Medio Oriente, pubblica libri, testi universitari, ha un canale tv, una università, un centro di studi politici.
Sul Sole 24 Ore: “Un milione di no a Mubarak”, “l’annuncio di riforme costituzionali non accontenta la piazza che si ripopola per chiedere le dimissioni”. Washington, spiega il corrispondente, vorrebbe che il presidente restasse fino alla fine del mandato, con il vicepresidente Suleiman incaricato di guidare la transizione. Quanto ai Fratelli Musulmani, vanno ammessi al negoziato, ma senza effettuare verso di loro una reale apertura. Sullo stesso quotidiano, un reportage da Alessandria, dove a fine anno ci fu la strage di copti in chiesa: “I copti temono la deriva islamica”. I copti sarebbero attanagliati da un dilemma: partecipare alla rivolta e chiedere la fine del regime, o restare a casa, come ha chiesto loro Papa Shenuda III, sperando che il presidente regga. Il solo pensiero che i Fratelli Musulmani possano prendere il sopravvento è vissuto come un incubo. E temono di pagare il prezzo di una loro non partecipazione alla rivolta. I copti lamentano gravi discriminazioni: nel campo della giustizia, dell’università, delle forze dell’ordine. Chiedono una legge unica per i luoghi di culto e l’abolizione della dichiarazione della fede negli atti di compravendita e nelle domande di impiego.
Sullo stesso quotidiano si parla dei “timori di contagio” che hanno indotto la polizia palestinese a reprimere proteste. Slogan contro Abu Mazen si leggono a Ramallah. La settimana scorsa alcuni giovani avevano tentato una manifestazione di solidarietà con il popolo egiziano, approfittandone per rilanciare qualche slogan contro Abu Mazen, associato come raiss a Mubarak. La polizia è intervenuta con durezza. 
Ancora dal Sole 24 Ore, segnaliamo il punto di vista di Israele, allarmata per i timori dell’ascesa dei fondamentalisti. Ai lettori è offerto il punto di vista di Shlomo Avineri, dell’università ebraica di Gerusalemme, già direttore generale del ministero degli esteri con Rabin. Critiche alla indecisione dell’alleato Usa sulla gestione della crisi in Egitto e poi l’allarme: “Per trent’anni la Fratellanza musulmana si è opposta al trattato di pace. L’assassioni di Sadat fu opera dell’entourage dei Fratelli Musulmani, come di altri leader di Al Qaeda. L’ideologia dei Fratelli Musulmani ha ininterrottamente contrastato l’esistenza di Israele. La Fratellanza appoggia al contrario Hamas a Gaza. Che significa anche uno smacco per l’autorità palestinese laica, in grado di rendere ancor più remoto nel tempo un possibile accordo”.
Ampio spazio alla rivolta egiziana anche su Il Foglio, al ruolo fondamentale che hanno avuto i giovani in piazza, ma anche alla questione Fratelli Musulmani (David Schenker, del Washington Institute for Near East Policy, dice che con elezioni libere potrebbero arrivare al 40 per cento).
Sul Corriere della Sera il professore di islamistica Roberto Tottoli si occupa dei Fratelli Musulmani e dell’allarme suscitato da una loro possibile ascesa. Invita a metterli alla prova, poiché l’organizzazione giocherà un ruolo politico importante nel futuro di un Egitto democratico. E non sarebbe il primo caso, dice, citando il caso Giordania, ma anche i partiti religiosi in Turchia. Tottoli sottolinea che nelle piazze non è risuonato neppure uno slogan inequivocabilmente musulmano. E se pure dopo elezioni libere, i Fratelli Musulmani avessero la meglio, varrebbe la pena accettare il risultato con cautela. Le vicende della Fratellanza musulmana in Egitto sono separate dall’Islam militante da almeno 40 anni.
Sullo stesso quotidiano invece si racconta la rivolta delle tribù beduine contro la regina di Giordania Rania: una lettera a re Abdallah, pubblicata dal web e firmata da 36 capotribù, perlopiù beduini, la attacca per il troppo potere e le spese.
La Stampa offre ai lettori un reportage dall’Afghanistan  e precisamente nella valle del Gulistan, nel sud del Paese.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)