La Rassegna Stampa: terremoto a Sumatra, eruzione a Giava, il fragile patto con la geologia

Pubblicato il 27 Ottobre 2010 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Trattativa sul lodo Alfano. Estesi i termini per gli emendamenti. Berlusconi: scudo necessario con questi magistrati. Casa di Montecarlo, il pm chiede l’archiviazione per Fini”. L’editoriale è firmato da Paolo Valentino ed è dedicato alla notizia della condanna a morte per Tarek Aziz: “Il giudice di Bagdad”. A centro pagina: “Il figlio di Ciancimino indagato per mafia. ‘Contatti con i boss’. Accusato di fare da tramite con Provenzano”. In prima, con foto, anche la notizia del sisma in Indonesia: “Sisma, tsunami, vulcano: strage in Indonesia”.

La Repubblica: “Berlusconi: il Lodo contro questi pm. Il premier: commissione di inchiesta sui magistrati. Riparte la trattativa sullo scudo”. Nel sottotitolo si parla della richiesta di archiviazione per la casa di Montecarlo: “Niente truffa”. E poi: “Il presidente della Camera era stato indagato”. A centro pagina: “Iraq, pena di morte per Tareq Aziz. L’Europa: fermatevi”. Ne parla anche Adriano Sofri, sulla prima pagina del quotidiano. Di spalla un richiamo alle pagine R2 del quotidiano: “Liu e gli altri, gli invisibili del dissenso cinese”. A fondo pagina il richiamo ad una intervista a Julian Assange, il capo di Wikileaks: “La paura di Mr Wikileaks. ‘La mia vita è in pericolo'”.

Libero: “I pm graziano Fini. I magistrati ammettono che la casa del cognato è stata venduta a un terzo del valore. Ma non si chiedono chi ne ha beneficiato. I Tullianos possono brindare alla salute della vedova Colleoni. Silvio: fossi stato io”. Fini “era indagato per truffa aggravata. Stavolta però toghe e giornaloni non hanno fatto uscire la notizia”. L’editoriale di Belpietro: “Ma non è assolto dalle responsabilità politiche e morali”. A centro pagina il quotidiano dà spazio ad uno scoop del Fatto quotidiano: “I giudici cercano un’altra Noemi. Il Fatto scova una marocchina: denuncia per violenza. La Procura nega”. E sopra: “Obiettivo Berlusconi”. Più in piccolo la notizia che il portavoce del Pdl Capezzone è stato aggredito ieri con un pugno: “Capezzone assalito vicino alla sede del partito. E’ il portavoce del Pdl. Pugno in faccia”.

Il Giornale: “Fini è indagato, ma l’hanno nascosto. La beffa di Montecarlo. La Procura ammette che la casa fu svenduta a un terzo del suo valore, poi si arrampica sugli specchi e chiede di archiviare la truffa. In arrivo una nuova campagna di veleni su Berlusconi: nel mirino una ragazza. E il clima di odio fa un’altra vittima: il portavoce del Pdl preso a pugni per strada”. A centro pagina, con foto di Andreotti, Prodi e D’Alema, questo titolo: “Chi ha dato 100 miliardi di Euro a Fiat”. E tre sono “i premier che hanno fatto più favori al Lingotto”. A centro pagina: “Ma non si può mettere a morte quel criminale di Tarek Aziz”.

Il Riformista: “Basta forca. L’infinita vendetta irachena. Pena capitale: l’Alta corte di Bagdad ha condannato a morte Tareq Aziz, ex vicepremier di Saddam”. A centro pagina: “Il pugno in faccia a Capezzone. Il portavoce del Pdl aggredito a Roma da uno sconosciuto”. In evidenza in prima pagina anche un richiamo all’intervento che ieri Epifani ha pronunciato al teatro Saschall di Firenze, ad un convegno organizzato dalla minoranza della Fiom, con Durante e Landini. Il titolo: “Marchionne? In Germania lo avrebbero cacciato”.

Il Fatto quotidiano: “Berlusconi, la minorenne e quella strana adozione. Dopo le rivelazioni de Il Fatto, confermata l’indagine della Procura di Milano. Ruby, la giovane marocchina che tira in ballo il premier, è in una comunità. Di lei si interessa la famiglia di Lele Mora. Perché?”. Secondo il quotidiano “il racconto della ragazza sugli incontri con B è al vaglio del Pm Sangermano”. In prima pagina anche un richiamo alla notizia di una morte in carcere: “Simone fatto morire come Stefano Cucchi. Stroncato dall’anoressia a Regina Coeli. Aveva 32 anni, una figlia piccola, doveva scontare un residuo di pena”. Intanto ieri sono stati chiesti 12 rinvii a giudizio proprio per la morte di Cucchi.

La Stampa: “Casa di An, non c’è truffa”. La procura chiede l’archiviazione per Fini e l’ex tesoriere del partito. Il presidente della Camera era indagato. Lodo Alfano, prove di intesa Pdl-Fli. Il premier: scudo inevitabile con certi Pm”. A centro pagina la foto dall’Indonesia: “A Sumatra terremoto con un centinaio di vittime e oltre 500 dispersi, eruzione a Giava”. Mario Tozzi firma un commento: “Il fragile patto con la geologia”. Di spalla: “Tareq Aziz condannato a morte. ‘Salvatelo’. Il mondo si mobilita”. Due commenti: “Il sapore della vendetta”, di Vittorio Emanuele Parsi, e “I due volti del consigliere”, di Mimmo Candito.

Il Foglio: “Il Cremlino non vuole la bomba iraniana, per questo resta a Bushehr. L’Iran carica l’uranio russo nella sua nuova centrale. Medvedev aiuta gli ayatollah e cerca di ridurre la loro minaccia. L’Aiea in visita a Mosca”. Di spalla la politica interna: “Non solo lodo Alfano. Un nuovo caso Cucchi risveglia il palazzo sul problema delle carceri. Il Guardasigilli rifende il suo piano: ‘Creati 2000 posti in due anni. Ma per i fondi deciderà Tremonti”. Il quotidiano di Ferrara sottolinea che dall’inizio dell’anno sono 51 i suicidi.

Il Sole 24 Ore: “Ripresa sempre più lenta. L’euro forte pesa sull’export. Si riapre lo scontro sul Patto Ue: vari Paesi non vogliono cambiare i Trattati”. E poi: “In Lombardia frena la produzione e si riduce l’occupazione”. A centro pagina i dati del dossier statistico Caritas sull’immigrazione: “Dagli stranieri l’11 per cento del Pil italiano”.

Aziz

La Stampa dedica due intere pagine alla vicenda di Tareq Aziz, rientrato nel 2003 dall’estero a Baghdad nonostante l’offerta di asilo di Chirac. Il suo avvocato Mario Lana accusa: “Se verrà eseguita la condanna a morte sarà per impedire che vengano dette verità scomode, come temono iracheni e americani”. Nel 2009 Aziz era stato condannato a 15 anni per l’uccisione di 42 commercianti sciiti ed era stato assolto dalle accuse di persecuzione religiosa per la repressione che i baathisti compirono nel 1999 contro gli sciiti. Ieri invece, ricorda il quotidiano, l’Alta corte di Baghdad lo ha condannato a morte “per aver cercato di eliminare i partiti religiosi, in particolare sciiti, prima del 2003”, ovvero prima della guerra in Iraq. La Repubblica sottolinea la contraddizione tra una recente assoluzione e la condanna a morte di ieri: per aver preso parte a una campagna di repressione contro gli esponenti del partito Dawa, una forza sciita, che poi è il partito dell’attuale premier iracheno Al Maliki. Ecco perché il figlio di Aziz ha dichiarato che “si tratta solo di una vendetta”, che il padre non ha nulla a che fare con l’attività repressiva svolta negli anni 80 nei confronti dei partiti religiosi. Secondo il figlio di Aziz la condanna a morte conferma che i documenti pubblicati da Wikileaks dicono il vero su quanto accaduto in Iraq negli ultimi anni: fa riferimento alle repressioni svelate da Wikileaks, scattate dopo la fine dell’ultima guerra in Iraq dagli sciiti sulle altre minoranze religiose, come sunniti e cristiani. Si ricorda che nell’agosto scorso Aziz dichiarò: “Obama ha lasciato l’Iraq in balia dei lupi”. Il riferimento era anche al padrinaggio di Teheran sugli sciiti di Al Maliki in Iraq.

Il Sole 24 Ore, in una analisi, evidenzia il sospetto che si voglia chiudere la bocca a un testimone scomodo che aveva accusato la nuova leadership di consegnare il Paese all’Iran. Da tempo, ricorda Il Sole, Aziz non aveva una influenza politica diretta, ma ha continuato a rappresentare un regime in cui era dominante la minoranza sunnita, che ora vorrebbe una maggiore rappresentanza nel Paese, e che, per questo, aveva fatto vincere la lista dello sciita laico Allawi. Ma il primo ministro Al Maliki sta facendo di tutto per restare in sella accaparrandosi il favore degli altri partiti sciiti, come quello dei sadristi: la condanna alla forca di Aziz serve a ricompattare il fronte sciita e per i sunniti è una vendetta del partito Dawa di Al Maliki.
Su La Stampa, si ricostruisce la figura di Aziz, cristiano di rito caldeo, vicepresidente e responsabile degli esteri, il ‘volto buono’ di un regime crudele. Si intervista anche uno psichiatra cui spesso la Cia si è rivolta, Gerrold Post, che sottolinea come comunque Aziz non fu mai in grado di convincere Saddam, che lo usava per mandare segnali al mondo, giocando sul suo profilo di leader pacato e ragionevole.
Fausto Biloslavo su Il Giornale sottolinea che, per quanto possa trattarsi di una vendetta, Aziz non è una “pecorella smarrita”: ricorda quando cercava di spiegare che il Kuwait invaso da Saddam era la diciannovesima provincia dell’Iraq, che da caldeo si mise ad inseguire il panarabismo di Saddam, e che davanti alla nazionalizzazione delle scuole cristiane “non ha battuto ciglio”, come ha ricordato l’arcivescovo cattolico di Bagdad.

Economia

Sulla prima pagina de La Repubblica Massimo Giannini ricorda che da 4 mesi non c’è il Presidente della Consob, la commissione di vigilanza sulle società e la Borsa. E’ “un sintomo che riassume la gravità della patologia italiana e l’irreversibilità della malattia berlusconiana”, secondo Giannini: “Sarebbe come se a New York la Sec americana restasse per mesi senza presidente perché la Casa Bianca e il Congresso non sanno trovare un compromesso sul candidato”. Dopo l’uscita di scena di Lamberto Cardia sono fioccate le candidature, ma non se ne fa niente. La governano i tre commissari rimasti, “e per fortuna lo fanno egregiamente”. Buona parte dell’impasse “ruota intorno alla richiesta del Carroccio di trasferire a Milano la sede dell’Authority.
La Stampa ricorda che ieri il Presidente vicario della Consob, Vittorio Conti, ascoltato in una commissione alla Camera, ha espresso la sua contrarietà al trasloco della Consob a Milano, poiché comporterebbe costi pesanti e darebbe benefici difficilmente valutabili.

Il Sole 24 Ore intervista Nichi Vendola (“Le imprese? Si fidino di me”). L’intervista comincia con una risposta sulle dichiarazioni di Marchionne relative alla scarsa competitività: “Nel processo alle classi dirigenti non è Marchionne che può svolgere il ruolo della pubblica accusa. Il sistema delle imprese è stato complice di una gigantesca pigrizia culturale legato a una idea leggera e di facili costumi della competitività da guadagnare per intero attraverso la compressione del costo del lavoro e della progressiva semplificazione delle relazioni industriali”. Rivendica a se stesso di aver creato in Puglia “non una politica anti-imprenditoriale, ma una nuova politica industriale”, invitando gli imprenditori ad affrontare la globalizzazione e finanziando i distretti industriali di filiera. Ancora sulla Fiat: “Ma l’Italia è in affanno perché ci sono dei furbi a Pomigliano? O perché, per esempio, la Fiat ha investito pochissimo?”. E ancora, sulla presenza pubblica in economia: “Lo Stato non deve diventare imprenditore ma essere il punto di vista dell’interesse globale, e su questo indirizzare i finanziamenti alle attività produttive”. Lei vuole essere l’espressione politica della Cgil? “Non ho messo in piedi il partito della Cgil. Non voglio un partito malato di neo collateralismo. E penso che i sindacati abbiano sbagliato sempre quando l’hanno fatto. Ma il sindacato non può mai essere filogovernativo”. Ammonisce contro il rischio che “ci si innamori dell’idea di un governo di transizione che congeli tutto fino alla scadenza naturale della legislatura. Ma un governo che mettesse insieme centrosinistra e parti del centrodestra per fare le riforme economiche sarebbe un colpo per la democrazia”.

Ieri il segretario generale della Cgil Epifani, partecipando alla iniziativa promossa dalla minoranza moderata della Fiom, ha detto, riferendosi a Marchionne: “Che cosa sarebbe successo se in Germania l’Amministratore delegato di un grande gruppo avesse parlato in televisione e non davanti al suo comitato di sorveglianza? In Germania lo avrebbero cacciato”. Ne parla La Repubblica.
Su Il Riformista, oltre alla frase su Marchionne, si dà conto delle tensioni tra Epifani e Landini, che ha “addirittura lasciato l’assemblea prima delle conclusioni di Epifani”, ieri. Epifani, riferisce ancora il quotidiano, sempre in riferimento a Fiat e Pomigliano, ha voluto puntualizzare che “il problema non sono i turni ma la qualità di ciò che si produce: se la Fiat ha 20 mila operai in cassa integrazione non può pretendere utili”, e “se ci sono operai in Cig è perché non si vendono i modelli”.

E poi

Come preannunciato, anche oggi Il Foglio dedica due intere pagine alle elezioni di midterm. Parla della “conquista del west” poiché ad ovest i Repubblicani potrebbero guadagnare 60 seggi alla Camera. 13 possibili risultati e candidati nei rispettivi Stati. Poi un commento di Mattia Ferraresi, che sottolinea come sia in corso comunque uno scontro tra élite: “le elezioni vengono presentate come lo scontro tra rampolli di Harvard e contadini col forcone. Ma è una guerra tra aristoi”. Anche il Tea party ha tratti elitari, ci sono i finanziatori, le associazioni di base, i tycoon eccetera.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)
Sul Sole 24 Ore si scrive che i centristi sono in qualche modo “emarginati” dal dibattito elettorale e che la polarizzazione ha contagiato economisti e manager. Joseph Stiglitz, ad esempio, dice che il centro politico ha fallito. Sullo stesso quotidiano, un reportage nella terra dei Democratici: “Se anche il New England volta le spalle ad Obama”.