La Rassegna Stampa: non si può reprimere il dissenso

Pubblicato il 22 Aprile 2010 in , da Vitalba Paesano

Le aperture

Corriere della Sera: “Schifani, affondo su Fini”. In una intervista al quotidiano milanese il presidente del Senato dice di quello della Camera: “Vuole fare politica? Lasci la presidenza ed entri nel Governo”. Su due colonne in apertura le sorti della Fiat: “Così cambia la Fiat: una società per l’auto. Elkann e Marchionne presentano il progetto”.

A centro pagina: “Milano rinuncia agli alberi di Piano. Il Comune: progetto troppo oneroso, l’architetto trovi gli sponsor”.

La Repubblica: “Fiat, Marchionne separa l’auto. Entro l’anno scorporati camion e trattori, rimangono gli stessi azionisti. Obiettivo: 6 milioni di macchine. Il titolo va in Borsa. Raddoppierà la produzione. Si dica sì, il piano B non è bello”. A centro pagina la politica: “Pdl, Berlusconi attacca Fini. ‘Le correnti sono un cancro’”. Ancora a centro pagina il voto di ieri alla Camera: “Bocciata caccia selvaggia, sconfitta della Lega”. E sul lavoro: “Tramonta l’arbitrato nelle procedure di licenziamento”. In taglio basso: “Il nuovo italiano: operaio, istruito e straniero”, “nel 2009 oltre 40000 immigrati hanno ottenuto il passaporto, dopo una odissea di 4 anni”.

La Stampa: “La Fiat si sdoppia e rilancia. I vertici del Lingotto non hanno presentato il pian fino al 2014: obiettivo produrre sei milioni di vetture al mondo”. “Entro sei mesi l’auto sarà separata dal resto del gruppo. Elkann: giornata storica. Marchionne: investiremo trenta miliardi, ma chiediamo l’impegno, non sacrifici”. A centro pagina: “Pdl, Berlusconi gela Fini. ‘Correnti come metastasi’”. In prima pagina anche un richiamo per le motivazioni della sentenza della Cassazione sul caso Mills: “Mills reticente per favorire il Cavaliere”, “le motivazioni della sentenza: il reato è prescritto ma ci fu corruzione”.

Il Riformista: “Fiat scorporation”. Il piano, illustrato nei titoli: “Un nuovo presidente, una società dell’auto e un’altra di mezzi industriali, l’integrazione produttiva (non societaria) con Chrysler, trenta miliardi di investimenti e 1,4 milioni di veicoli in Italia nel 2014, nessun esubero”. Di spalla, l’intervista al leader Cisl Bonanni, che si dice disposto a cooperare e mostra di apprezzare “lo spirito giusto e combattivo di Marchionne che, invece di piangere, come fanno tanti, affronta la crisi economica di petto”.

Il Sole 24 Ore descrive la “svolta del Lingotto”: “Due holding per la nuova Fiat”, “Marchionne: spin off in sei mesi, target a sei milioni di auto”. A centro pagina l’allarme lanciato da Confindustria, che ha chiesto alla Ue una soluzione sui rincari delle materie prime per non frenare la crescita in un momento in cui ci sono segnali di ripresa dell’export, come nel caso delle macchine utensili. E poi: “Licenziamenti esclusi dall’arbirtrato sul lavoro”. Ci si riferisce alle correzioni apportate dalla commissione lavoro alla Camera”.

Il Messaggero: “La Fiat si divide in due”, “entro sei mesi il settore camion, motori e trattori scorporato dall’auto”, “Marchionne: l’obiettivo è raddoppiare la produzione in cinque anni”. A centro pagina il richiamo per la direzione del Pdl di oggi, dove il premier “punta a vincolare la minoranza alle decisioni della maggioranza”. E nel titolo il richiamo alle dichiarazioni del premier: “Berlusconi: le correnti sono metastasi”, “Fini determinato: non si può reprimere il dissenso, peserò nel partito”.

Il Foglio: “IL Cav preferiva l’addio, ma dice sì (con riserva) alla neo corrente di Fini”, “Berlusconi vuole ‘governare e fare le riforme’, e teme una opposizione interna ‘a fisarmonica’”. Sulla prima pagina compare oggi però anche un lunghissimo intervento di Carlo De Benedetti sotto il titolo: “Caro Tremonti, giù le tasse per favore”, “c’è da ribaltare l’inesorabile arretratemento del Paese, servono le riforme economiche. Un vero shock di crescita può arrivare solo dal taglio delle imposte e dalla patrimoniale. ‘Il rigore non può essere una scusa per non fare’”.

Un richiamo anche per l’inizio dell’era post-Montezemolo in Fiat: “Marchionne l’americano fa correre l’auto da sola”, “il vertice smonta il gruppo e sfida i sindacati italiani sulla produttività”.

Sugli esteri in prima pagina la politica di Barack Obama: “Perché Obama ha scelto di proteggere lo status quo in medio oriente”: “Washington prende tempo in Israele, taglia i fondi per la democrazia in Egitto, non ha un piano sull’Iran”. Secondo Il Foglio la settimana di crisi sui missili Scud siriani è lo specchio dell’immobilismo programmatico dell’Amministrazione Obama sul medio oriente.

Libero: “Fini allo spiedo”, “Ministri e parlamentari parleranno per otto ore sulla sua iniziativa. Poi spetterà a Berlusconi decidere. Ecco la strategia per rosolare il Presidente della Camera”. A centro pagina, foto del ministro dell’economia: “Tra i due litiganti Tremonti gode”.

Il Giornale scrive che “il caso Fini paralizza il Pdl”, e titola: “Basta liti, andate a lavorare”, “maggioranza battuta in Parlamento per l’ennesima volta: sono tutti in tv a discutere di Farefuturo”. “Berlusconi: ‘Gianfranco è un ospite, le correnti sono le metastasi dei partiti”.

A centro pagina, foto di Sergio Marchionne e John Elkann, sotto il titolo “Fiat raddoppia la produzione in Italia”, e il commento di Francesco Forte (“Addio mammella dello Stato”) in cui si legge che “la nuova Fiat guidata da Sergio Marchionne appare molto diversa da quella a cui gli italiani sono stati abituati nell’era Agnelli, in cui essa, qualora sorgessero problemi, batteva cassa allo Stato”.

 Pdl

Renato Schifani, intervistato dal Corriere della Sera si rivolge a Fini. Dice Schifani: “Nell’ultimo periodo Fini ha assunto posizioni ed iniziative politiche. Sarà pure ‘cofondatore’ del Pdl, ma è anche Presidente della Camera. E dinnanzi alla prospettiva di un sistema correntizio nel partito, non vedrei male l’ipotesi che lasciasse Montecitorio ed entrasse nel governo, per avere mani libere e libertà di azione politica rispetto ai limiti che il ruolo istituzionale impone”.

Lo stesso quotidiano intervista Giuliano Ferrara, cui è stato rimproverato qualche giorno fa il ruolo di consigliere politico di Fini da parte di Libero. Dice che quello tra premier e presidente della Camera è innanzitutto uno scontro di caratteri, e aggiunge: “Io ho trovato interessante la decisione di Fini di cominciare un percorso solitario, cercando di mettere insieme delle idee dentro il Pdl, idee che al 95 per cento non condivido”. “Ma lui ha cercato e cerca di battersi per un partito meno legato al puro gesto populista del capo”. “Io credo che su questo abbia ragione, e penso che convenga a Berlusconi evitare il brutto gesto dell’emarginazione di un’area che contribuirebbe a dare una immagine ampia e pluralista del Pdl”. “Berlusconi è uno che nei suoi momenti migliori ha tenuto dentro Pannella!”.

Secondo Il Messaggero l’aria che tira a Palazzo Chigi, sul versante dei rapporti con Fini, è quella del richiamo ad una sorta di “centralismo democratico”: il premier insisterebbe sulla linea “la minoranza si adegui, o si va alle elezioni”, e Bossi sarebbe con lui. “Se si decide insieme, poi nessuno va in tv a dissentire”.

 Fiat

 Luciano Gallino su La Repubblica, in una analisi dal titolo “Il primo mestiere della Fiat”, analizza il piano dell’azienda presentato da Marchionne: l’operazione di maggior rilievo riguarda lo scorporo dal gruppo Fiat della produzione di autocarri (Iveco), di trattori e macchine per il movimento terra (CNH), di motori e carri (Powertrain). Tempo un anno o due, e Fiat produrrà solo auto. Una concentrazione sul core business, ovvero sulle cose in cui l’impresa riesce meglio, è una scelta già imboccata negli anni 2000 da un buon numero di aziende industriali europee ed americane. Restano gli interrogativi sul numero di lavoratori che dal 2015 in avanti saranno effettivamente occupati in Italia nella produzione di auto Fiat, che sicuramente è comunque uno dei migliori piani industriali che siano stati presentati da anni in Italia. Anche La Stampa analizza la svolta di Marchionne, riferendo le sue parole: “Il livello degli investimenti che si vuole destinare all’Italia nei cinque anni è enorme”. Ma chiede di “aprire subito un confronto con le organizzazioni sindacali, per rinegoziare, sia a livello nazionale che locale, gli accordi che non sono più adeguati ai requisiti correnti e, di fatto, comprometterebero la realizzazione del piano”, “sapeste quante volte sono tornato a casa alle 11 di sera disgustato da quanto visto sul fronte delle relazioni industriali”. Marchionne ha ricordato la sua esperienza: “Con i sindacati di Chrysler ho avuto scontri durissimi, discussioni in cui sono volate parole che non si possono riportare in pubblico. Ma poi un accordo si è trovato, e dopo l’intesa nessuno si è inventato il benché minimo ostacolo. Oggi, dopo nove mesi di cura, a Detroit festeggiano il primo trimestre del ritorno all’utile operativo”. Cvoltando pagina, sullo stesso quotidiano, si analizzano le reazioni: “Il piano convince il sindacato, ‘pronti a trattare’, critiche solo dalla Fiom: Termini non va chiusa, ma ai lavoratori piace l’aumento di produzione”.

Sullo stesso quotidiao una disamina di quel che accadrà nei singoli impianti, ovvero la produzione stabilimento per stabilimento, che permetterà all’Italia di diventare la piattaforma strategica per le esportazioni: “Da Mirafiori a Cassino, da Melfi a Termini Imerese”.

 Pd e socialdemocratici

Come risponde il Pd alle proposte di riforma costituzionale che vengono dal centrodestra? Il senatore Pd Giorgio Tonini interviene su Il Foglio e scrive che è necessario dare più poteri al Presidente del Consiglio e al capo dell’opposizione, perché l’accumulazione di autorità personale è indispensabile per governare con efficacia in uno stato contemporaneo.

Sulla prima pagina de Il Messaggero l’ex primo ministro francese socialista Michel Rocard mette a confronto i casi francese e italiano e spiega “perché la sinistra non riesce a governare”. Rocard sottolinea che tanto il Pd che il Ps francese attraversano una stagione di crisi proprio mentre il pensiero socialdemocratico mondiale è forte: sono stati gli economisti e i politici socialdemocratici gli unici a prevedere la crisi economica, il che significa che il ragionamento e la cultura economica socialdemocratica è in grado di leggere il capitalismo. Ma, “prima della crisi, la fase del capitalismo rampante, del monetarismo, dell’iperliberalismo (sic) ha indebolito le nostre forze, e molti dirigenti che avebbero dovuto essere socialdemocratici, sono passati dall’altra parte, hanno fatto il gioco del capitale”.

 Esteri

La Stampa scrive che Sarkozy ha deciso di non mollare: “Divieto totale di portare il burqa” su tutto il territorio francese. In consiglio dei ministri ha ribadito che il burqa è “incompatibile con la République”: “attentato alla dignità della donna che è indivisibile”. Il portavoce Chatelle ha aggiunto: “Portare il velo integrale è un segno del ripiegamento comunitarista e del rifiuto dei nostri valori”. Giovedì toccherà al Belgio sanzionare il divieto assoluto. Sos racisme parla di “semplicismo populista”, resta lo scoglio del parere sfavorevole al divieto totale e per legge espresso dal Consiglio di Stato.

Il Corriere della Sera intervista l’islamologo Oliver Roy, che considera “sbagliata e inapplicabile” la proibizione generale – e non solo in certi luoghi come scuole ed aeroporti – dell’uso del burqa. Che pensa delle donne che lo indossano? “Non credo che, almeno in Francia, siano costrette a farlo da mariti o padri violenti. E’ una loro scelta, che a me non piace affatto, ma non farei ricorso ad una legge”. La questione riguarda “poche centinaia” di donne, in maggioranza convertite. Indossano il burqa piàù per l’esibizionismo del neofita che per l’esibizione di una vera religiosità. E’ solo una moda”. Sarkozy ha indurito la sua posizione per paura del recupero del Front National alle ultime regionali. Sulla stessa pagina il commento di un altro studioso dell’Islam, Abdelwahab Meddeb, che ricorda come si tratti di una usanza pre-islamica che l’Islam è in grado di dissolvere.

Il Riformista ha un reportage dall’India, in cui racconta le reporter pariah che scrivono e distribuiscono un giornale: “avevamo bisogno di una voce per far sentire i nostri problemi, che sono trattati in modo superficiale”, dicono le protagoniste dell’impresa. Sono giovani, semianalfabete, e appartengono alla casta degli intoccabili.

Oggi il secondo confronto televisivo tra i tre candidati leader delle elezioni britanniche. Se ne occupa la terza pagina de Il Foglio (“Così’ la ‘scandalosa Britannia’ ha creato il mito di Nick Clegg. Tutti i sondaggi rivelano la volontà degli inglesi di punire la casta politica’”). In un altro articolo si racconta il fermento a Bruxelles per l’ipotesi di veder vincere Clegg, un leader che Il Foglio descrive “in sintonia con l’euroconformismo su temi come il cambiamento climatico, la regolamentazione finanziaria, persino la guerra in Iraq”.

Il Sole 24 Ore: “La disoccupazione inguaia Brown. In febbraio 2,5milioni di inglesi erano senza lavoro, mai così tanti dal 1995”.

(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini