La Rassegna Stampa: Libia, un vento democratico minaccia il Colonnello

Pubblicato il 21 Febbraio 2011 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Gheddafi vacilla, guerra civile in Libia. La rivolta si allarga alle strade di Tripoli. I mercenari del governo fanno strage a Bengasi. Voci di fuga del Rais. Il figlio del colonnello: alcune basi militari in mano ai ribelli, ma lo schiacceremo”. L’editoriale di Antonio Ferrari è titolato “Eutanasia di un regime”. A centro pagina le parole del Presidente Napolitano. “Sarà un processo secondo giustizia”. Il Capo dello stato si riferisce al processo sulla vicenda Ruby. “Napolitano e il caso Ruby. Per il Colle il Cavaliere ha “buoni mezzi giuridici per difendersi. Governo avanti se ha i numeri'”. “Berlusconi: carcere a chi passa intercettazioni”.

La Repubblica: “La rivolta travolge la Libia. Dopo i massacri ad opera dei mercenari, gli scontri arrivano nella capitale. Nella notte il figlio del leader parla alla tv di Stato. ‘Fermatevi o sarà guerra civile’. Battaglia a Tripoli. Bengasi in mano agli insorti. Voci su una fuga di Gheddafi”. Sulla situazione in Libia una analisi di Renzo Guolo (“Un vento democratico minaccia il Colonnello”) e un “racconto: “Noi sui carri armati finalmente siamo liberi”. A centro pagina: “Napolitano: il Processo Ruby sarà giusto. Il Capo dello Stato: il premier ha i mezzi per difendersi. Berlusconi attacca i pm: contropotere politico”.

La Stampa: “La rivolta arriva a Tripoli. Voci di fuga di Gheddafi. Il figlio in tv: è falso, mio padre guida l’esercito. A Bengasi razzi sulla folla, i militari si schierano con i manifestanti. La Libia ricatta l’Ue: silenzio o apriamo le frontiere”. L’editoriale è firmato da Chris Patten, ex commissario Ue agli affari esteri: “Un messaggio a tutto l’Occidente”. A centro pagina la politica interna: “Berlusconi ha tutti i mezzi per difendersi al processo”. Napolitano, spiega il quotidiano, ha pronunciato questo giudizio in una intervista ad un giornale tedesco, in vista di un viaggio in Germania.

Il Giornale: “Il golpe è fallito. Napolitano infrange i sogni di ribaltone: ‘Il governo va avanti finché ha la maggioranza in Parlamento’. Il centrodestra a quota 320: anche Barbareschi lascia il Fli. E nel Pd gli antigiustizialisti alzano la voce”. A centro pagina una foto per Robero Vecchioni, vincitore di Sanremo (“La sinistra sbob si arrende al televoto”) e un richiamo al nuovo “scandalo Affittopoli” a Milano: “Case pubbliche a cinesi e sindacalisti”.

L’Unità: “Il Colle dice basta”, con l’immagine di un semaforo rosso. “Siamo Stato di diritto’. Napolitano smonta i proclami anti-giudici del premier: ha i mezzi per difendersi, glieli garantisce la Costituzione”. In alto la Libia, “assedio a Gheddafi. Scontri nella notte a Tripoli. E il rais ricatta l’Europa sugli immigrati”.

Napolitano

La Stampa riproduce integralmente l ‘intervista che il Presidente della Repubblica Napolitano ha rilasciato al quotidiano tedesco Welt Am Sonntag, alla vigilia della sua visita in Germania. Riferendosi al processo per la vicenda Ruby, il capo dello Stato che Silvio Berlusconi ha “le sue ragioni e buoni mezzi giuridici per difendersi contro le accuse. Sia la nostra Costituzione, sia le nostre leggi garantiscono che un procedimento come questo, in cui si sollevano gravi accuse che il presidente del consiglio respinge, si svolgerà e concluderà secondo giustizia. Confido nel nostro Stato di diritto”. Secondo il Corriere della Sera è come se dicesse al premier di affidarsi alla legge, anche sulla questione della competenza del Tribunale; e comunque se il presidente del consiglio è sicuro delle sue ragioni, abbia fiducia nelle regole, battendosi ‘nel’ processo: “Proprio ciò che gli aveva raccomandato nell’ultimo faccia a faccia al Quirinale”. Descrivendo poi la situazione politica italiana, Napolitano ha detto che “troppo spesso si scelgono toni troppo clamorosi, eccessivi, nel giudizio si manca di misura e molte analisi sono contraddistinte da un certo estremismo”: se i partiti è normale si scontrino, in Italia “ciò degenera in una vera e propria guerriglia politica”. Poi sulla durata del governo: “Io credo che un governo regga fino a che dispone della maggioranza in Parlamento e opera di conseguenza”. E lodando l’esempio tedesco: “Potremmo certamente imparare qualcosa dalla disciplina democratica che regna da voi. La Germania è uno stato stabile ed efficiente”, mentre in Italia, dopo il crollo del vecchio sistema partitico, con la riforma elettorale, non si è riusciti a costruire “un assetto stabile, un sistema bipolare solido”. Né contribuisce alla stabilità il fatto che vi siano stati anche “molti personalismi dentro ed attorno ai partiti”.
Secondo Il Giornale: “Napolitano spegne il golpe: ‘No al voto'”. Il Presidente della Repubblica “gela l’opposizione e rifiuta qualsiasi forzatura della Costituzione: ‘Il governo regge finché ha la maggioranza e opera di conseguenza’”.
L’accenno di Napolitano alla mancata costruzione di un vero bipolarismo in Italia viene letto da Il Giornale come un modo “sobrio e austero” per riflettere in negativo sulle grandi ammucchiate anti-berlusconiane.

La Stampa parla di “Stretta del premier” riferendosi alle parole che Berlusconi ha pronunciato in un intervento sul sito dei “Promotori della Libertà”: “‘In galera chi passa le intercettazioni'”. Dice il presidente del Consiglio: è necessario porre “fine agli abusi e alle violazioni della nostra privacy anche a danno di chi non è neppure indagato”, “introdurremo nuove norme di garanzia che scoraggino la pratica di fornire ai giornali il risultato delle intercettazioni, così come avviene in tutti i Paesi civili, dove chi passa le intercettazioni alla stampa va in galera e ci resta per molti anni”.
Il Corriere riassume così il suo discorso: “Il premier: le toghe, contropotere politico. Anni di galera a chi passa le intercettazioni”. Nel videomessaggio Berlusconi annuncia che convocherà “il consiglio dei ministri per fargli varare entro pochi giorni e in seduta straordinaria la riforma costituzionale della giustizia”. Il Giornale offre un panorama su quelli che definisce i “ribelli garantisti che imbarazzano il Pd”, e il cui motto sarebbe “basta inseguire i pm”: dal prodiano Sircana a Violante e Renzi, cresce il malumore di chi è stanco di farsi dettare la linea dalle Procure antiCav”. Si ricorda una dura requisitoria di Violante, un tempo considerato il capo politico indiscusso del partito dei giudici, contro l’uso delle intercettazioni sui giornali: “Cose del genere avvengono solo in Italia, e in alcuni Paesi del centro e sud america”, ha detto Violante parlando di un “intreccio malato tra indagini e informazione”.

Libia

Renzo Guolo su La Repubblica descrive e spiega il “vento democratico” che minaccia il Colonnello. Per Al Jazeera Gheddafi sarebbe già fuggito in Venezuela, ma si tratta di voci da confermare. Scrive Guolo che “il leader libico voleva evitare con ogni mezzo una durissima repressione in Cirenaica” per evitare un contagio a tutto il resto del Paese: per questo nelle città di quell’area, come Bengasi e Baida, la licenza è stata quella di uccidere, e la missione è stata affidata a mercenari africani, “per evitare ogni condizionamento clanico e tribale su chi doveva sparare sui manifestanti”. Non a caso la rivolta è scoppiata a Bengasi, “città storicamente avversa al dominio tripolino”, ma è esplosa in occasione della commemorazione del massacro, nel carcere di Abu Salim, nel 1996, nel quale furono ucccisi più di 1000 prigionieri politici. Ieri il figlio del Colonnello, Saif Al Islam, è apparso alla tv di stato per un discorso alla nazione, ed ha – scrive Guolo – evocato il fantasma della separazione del Paese e il profilarsi di una grave crisi petrolofera dovuta alla guerra civile. Del suo intervento in tv riferisce ampiamente il Corriere della Sera, che sintetizza così le sue parole: “Non ci arrenderemo mai. Schiacceremo questi ribelli”. Saif, considerato un moderato e portatore di una linea riformista, ha evocato lo spettro della guerra civile, ma ha anche sottolineato gli errori commessi finora “dall’esercito, che non era addestrato a fronteggiare la gente”. Ha fatto cenno anche al “vuoto da parte dei media nazionali nel seguire gli ultimi eventi”. Poi ha detto: “La Libia è ormai divisa in due, siamo due emirati”, i “nemici separatisti” sono armati e forti e “guidano i tank, hanno armi, come noi”. La rivolta non è, per Saif, richiesta di democrazia: “Quanto è avvenuto nell’est (e ora anche qui si vuole emulare) dipende dai sindacati e l’opposizione, dagli islamici che già a Baida hanno creato un emirato, da chi è entusiasta da quanto è avvenuto in Egitto e Tunisia (che ora stanno peggio di prima) da altri che hanno tempo da perdere o sono drogati”. Naturalmente ha accusato la propaganda straniera veicolata da media bugiardi come Al Jazeera e la BBC.
Anche su La Stampa le parole di Seif: “C’è un complotto contro la Libia. La gente vuole creare un governo a Bengasi e gli altri vogliono un emirato a Baida. Vogliono smembrare il Paese. Ma la Libia non è l’Egitto, non è la Tunisia, abbiamo il petrolio che unisce l’intero Paese”.
Sulle vittime: dice che sono solo 14.
Il Corriere della Sera sottolinea anche l’ultima minaccia del Colonnello ai Paesi europei: Ha infatti ricordato di poter togliere i freni alla immigrazione clandestina dalla Libia. E parallelamente ha agitato lo spauracchio del terrorismo fondamentalista islamico. Le agenzie di stato hanno infatti diffuso la notizia che le forze dell’ordine hanno arrestato dozzine di elementi di una rete straniera destabilizzatrice della quale avrebbero fatto parte tunisini, egiziani, sudanesi, turchi, palestinesi e siriani.

E poi

La Repubblica riproduce il discorso che lo scrittore britannico Ian Mc Ewan ha tenuto ieri in occasione della consegna del Jerusalem Prize. Viene sintetizzato sotto il titolo: “Perché Israele deve rinunciare alla tentazione della forza”.
Su L’Unità attenzione per il ritorno in  piazza dell’Onda verde iraniana: ieri è stata persino arrestata – poi rilasciata – la figlia dell’ex presidente Rafsanjani perché “guidava un numero di riottosi e rivoluzionari”, come ha scritto l’agenzia farsi. Orde di bassiji in moto e motorini hanno picchiato duramente i manifestanti, che non sono scesi in piazza soltanto a Teheran ma anche a Shiraz e Tabriz. Preoccupa anche l’arrivo di due navi da guerra iraniane davanti alle coste israeliane dopo che l’Egitto ha permesso loro di attraversare il canale di Suez. Navigano verso la Siria per esercitazioni militari comuni. O potrebbero unirsi a sottomarini di fabbricazione russa in funzione antipirateria. E ieri, riferisce Il Giornale, la Guida Suprema Khamenei ha parlato della situazione: “I nemici – ha detto – cercano di mostrare una immagine non islamica dei movimenti popolari in Egitto, Tunisia e altre parti del mondo islamico, ma questi movimenti popolari sono assolutamente islamici e devono essere rafforzati”.
L’ultimo segretario della Dc Mino Martinazzoli, intervistato da La Stampa, parla della politica dei giorni nostri e dice: “I partiti non rappresentano più, si rappresentano. Vanno in tv, dove magari un comico come Crozza fa il tiro al piccione con i rappresentanti del Pd, e quelli ridono”. E poi: “La politica in tv ormai la fanno meglio i comici”. Oggi, secondo Martinazzoli, abbiamo una partitocrazia ferrea, ma senza partiti. Del partito democratico: “Il Pd l’ho sempre considerato un errore. Non credo sia il meglio del Paese, né mi sembra in grado di interpretarlo. Sono rimasti ex Pci ed ex Dc alla ricerca del centro”. L’impressione di Martinazzoli è che la politica sia delegata ad altri: “Ai giudici, al comico, a Saviano”.
Secondo le prime proiezioni, la Cdu della Cancelliera Merkel avrebbe perso Amburgo, la seconda città tedesca, che sarebbe tornata ai socialdemocratici dopo 10 anni. Ne parlano Il Corriere della Sera e La Stampa.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)