La Rassegna Stampa- I 150 anni della Repubblica: per festeggiarla basterebbe insegnare la storia

Pubblicato il 7 Gennaio 2011 in , , da Vitalba Paesano

Le aperture

Il Corriere della Sera: “La  Russa accusa i vertici militari. La reazione: mai nascosto nulla. Il ministro della Difesa dice di essere ‘arrabbiato’ perché informato trardi sullo scontro a fuoco in Afghanistan”. Il ministro dice di non aver saputo per tempo che il militare italiano morto in Afghanistan è stato ucciso durante uno “scontro a fuoco” e non per mano di un cecchino isolato. I militari rispondono: non abbiamo cambiato versione. Miotto è morto per il proiettile di un cecchino.
A centro pagina: “Tremonti: la crisi non è finita. Giudizi duri sulla situazione internazionale. La politica italiana si divide. ‘E’ come un videogame, eliminato un mostro ne spunta un altro”. L’editoriale, firmato da Ernesto Galli della Loggia, è dedicato al caso Battisti: “Caso Battisti, immagine italiana: indignarsi non basta”.

Il Riformista: “Indifendibile. Un governo capace di litigare pure con l’esercito. Ministro ciarliero. La Russa si smentisce sulla morte dell’alpino Miotto, accusa i generali di avergli fornito una versione falsa e di essere abituati all’omertà. La verità è che lo scontro con gli alti gradi va avanti da mesi”. A centro pagina: “Ultimo appello di Bersani a Fini e Casini”. “Lenzuolata del segretario per invocare l’alleanza elettorale. Rischio crac su Mirafiori e temi etici”.

La Repubblica: “Tremonti: la crisi non è finita. Il ministro invoca rigore: ‘Spuntano sempre nuovi mostri, siamo sicuri che va tutto bene?'”. E poi. “E’ come un videogame”. “Il Tesoro Usa parla di pericolo default”. “L’euro scivola sotto quota 1,3”. A centro pagina: “La Russa sull’alpino: ‘La verità in ritardo’. La Difesa critica l’esercito per la versione su Miotto”.

Il Sole 24 Ore: “Tremonti: la crisi non è finita. ‘La battaglia continua, come in un videogioco la speculazione è ancora tra noi’. Euro sotto 1,30 dollari. Pechino finanzia Madrid e prepara la convertibilità dello yuan”. In alto il quotidiano offre una intervista al Ministro Gelmini: “Nella riforma universitaria i ritocchi chiesti dal Quirinale”. In prima pagina anche un richiamo al referendum previsto domenica in Sudan, per l’autodeterminazione del sud.

La Stampa: “Tremonti: la crisi non è finita. La denuncia del ministro: salvando le banche abbiamo salvato anche gli speculatori. Euro sotto quota 1,30, poi recupera”. “Allarme anche dagli Usa: Geithner: alzare il limite del debito o si rischia il crac”. A centro pagina: “La rivolta del pane incendia la Tunisia”. Si parla di manifestazioni di piazza dopo il tramonto del “miracolo economico”: “I giovani scendono in piazza per il lavoro che non c’è”.

Il Giornale: “Tutti gli incubi di Tremonti. Il ministro pessimista: evoca il mostro non sconfitto della crisi e accusa le banche assistite. I pm ci provano anche con lui: sentito come teste per una inchiesta che non lo riguarda”. In prima pagina anche una grande foto di Sergio Marchionne: “Tre milioni di euro l’anno (100 con i bonus). La busta paga di Marchionne”. Sotto, due commenti: “Immorale guadagnare 6400 volte il tuo operaio”, e “No, chi crea ricchezza può essere ricco”.

Libero: “Fini ha preso 9 milioni. Il presidente della Camera è il politico in attività che ha incassato più soldi pubblici. Il terzo polo domina la classifica: Casini è sesto (8,5 milioni), Rutelli nono (6,8). Il calcolo è basato sulla somma tra stipendi e varie indennità.  

Il Fatto quotidiano: “2011, fuga da Pd e Pdl. Un sondaggio riservato in mano a Bersani svela che i due partiti maggiori spopolano tra gli anziani, ma non tra i lavoratori. I giovani verso Fini, Vendola e Di Pietro. B. non cattura impiegati, insegnanti e studenti. I democratici in picchiata tra autonomi, disoccupati e casalinghe. Se votassero solo i laureati, una nuova Unione di centrosinistra trionferebbe con il 52 per cento dei voti”.

Miotto

Il Corriere della Sera intervista il capo di Stato Maggiore della Difesa Vincenzo Camporini, “molto irritato per la confusione che si è venuta a creare riguardo alla morte del giovane militare” Miotto. Per questo “ci tiene personalmente a fare chiarezza definitiva. “Ma quale battaglia? Noi stiamo prendendo il controllo di territori lontani da Herat, zone in cui un tempo i talebani seminavano il terrore. Logico che i gruppi di insorti reagoscano. Non possono più svolgere i loro traffici né mettere in atto soprusi contro la popolazione. Cercano perciò di aggredirci, di intralciare il nostro lavoro”. Non si è trattato di una vera battaglia ma di un attacco a uno dei fortini, fort Snow. “All’improvviso cominciano ad echeggiare degli spari a distanza. I nostri reagiscono, se è notte lanciano razzi illuminanti per avvistare gli aggressori. Seguono scambi di colpi in seguito ai quali di solito gli aggressori battono in ritirata”. Sulla frequenza: “Non dico che si verifichino tutti i giorni, ma accadono spesso. E normalmente si risolvono in pochi minuti. Nel caso specifico, se non ci fosse stato il triste episodio della morte di un alpino, la scaramuccia sarebbe finita lì e l’avremmo archiviata come uno dei tanti assalti falliti da parte degli insorti”. Ma perché attribuire la morte di Miotto ad un cecchino? “E’ successo questo: un gruppetto di aggressori ha cominciato a sparare da lontano con i fucili contro la nostra base. Non so dire quanti fossero, ma pochi individui che non avrebbero causato alcun danno. Purtroppo uno di loro, appostato in un angolo nascosto, ha esploso un colpo che ha centrato l’alpino Miotto, il quale si trovava in quel momento in una posizione elevata, in cima a una torretta. Un proiettile solo, un tiratore isolato, che non sappiamo se per la sua abilità e per pura fortuna ha preso in pieno il nostro caporal maggiore. Tecnicamente questa si chiama opera di un cecchino”.
La Repubblica intervista il senatore Pd ed ex comandante della missione Isaf Mauro Del Vecchio. Titolo: “I militari non sono reticenti,. il ministro è sempre informato”.

Crisi

Sul Sole 24 Ore una pagina sulle parole pronunciate da Tremonti a Parigi: “Speculazion e ancora tra noi”, ha detto ieri il ministro dell’Economia durante un incontro dal titolo “Nuovo mondo, nuovo capitalismo”, organizzato dal ministro dell’industria francese Eric Besson.
La Repubblica dedica una intera pagina ai commenti alle parole di Giulio Tremonti sui rischi della crisi ecomica. “L’Euro non si discute, ma la crisi morde ancora. Gli economisti d’accordo con Tremonti sui rischi per l’Europa”. Si esprimonno il ministro dell’industria francese Besson, gli economisti Joseph Stiglitz, Alain Minc e Robert Engle, l’ex direttore dell’Economist Bill Emmot, e il banchiere Mario Sarcinelli.

E poi

Da segnalare una corrispondenza su La Repubblica dalla redazione del quotidiano ungherese Nepszabadsag: “Nel giornale assediato. ‘Noi cronisti resistiamo, ma non lasciateci soli’. Il direttore: ‘Il governo vuole chiuderci'”. Sulla stessa pagina un articolo di Andrea Bonanni commenta la legge che assicura al governo poteri di controllo sui media: “La legge bavaglio imbarazza l’Europa. Il premier ungherese Orban, presidente di turno della Ue, la difende. Barroso va a Budapest”.
Su Il Fatto quotidiano una pagina è dedicata all’avvio dei festeggiamenti per l’Italia Unita: “Come festeggiarla senza cricche. Altro che aeroporti, parchi e palazzi. Basterebbe insegnare la storia”. Parlano Lucio Villari, Giovanni Sabbatucci, Nicola Tranfaglia, Dacia Maraini e Giovanni de Luna. De Luna viene anche intervistato da L’Unità: “Una patria civile per italiani e no”. Del “via alla festa schizofrenica” scrive anche Massimo Gramellini sulla prima pagina de La Stampa, mentre L’Unità racconta che “!molti dei comuni veneti rinunciano alle celebrazioni opponendo problemi di soldi. Il sindaco di Treviso Gobbo: ‘Meglio festeggiare la Serenisima’. Bossi aveva detto: chi vuole festeggi e chi non vuole lasci stare'”.

(Fonte: La Rassegna italiana di Caffeeuropa, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)