I GIORNALI DOVE SONO FINITI?

Pubblicato il 4 Gennaio 2010 in , da Vitalba Paesano

 Arrendevolezza, fatalismo, stanchezza. Dove è finito l’orgoglio di chi edita giornali di carta, perché giorno dopo giorno i giornali, quasi in un rito di preparazione al sacrificio, non fanno che descrivere scenari di chiusura, con il tormentone del NYT che tra cinque anni non si sa bene dove si riuscirà a leggere? Come per la “crisi” sancita dalla chiusura della Lehman Brothers (icona: gli impiegati in strada con gli scatoloni), così per i giornali di carta sembra che l’icona della fine sia “l’ultima copia del NYT”. Perché questa accelerazione verso il disastro? D’accordo, i conti economici non tornano, il 2009 è stato horribilis per la carta stampata, gli investitori in pubblicità hanno tradito. Ma il prodotto di carta, il valore dei giornali, quotidiani, settimanali, mensili di carta, tiene in modo indubitabile, anzi cresce. Paradossale. Il pubblico dei lettori ritiene oggi più di ieri fondamentale la funzione dei giornali cartacei, mentre chi li fa e li edita si mostra sempre più dubbioso e restio a investire. Si dirà, sono le trimestrali. Ma gli azionisti, viene da chiedersi, conoscono davvero il valore dei brand della carta? Andiamo a sentire i lettori. Riflettiamo sull’identificazione, oggi più forte che mai, nei grandi brand dei quotidiani e dei periodici. Misuriamo la capacità di questi prodotti di offrire pensieri e parole oggi più di ieri, soprattutto alle élite. Sì, proprio alle élite, sempre più disorientate, alla ricerca di bussole orientative e progettuali che né l’economia né la politica riescono a offrire. Dove trovano tali bussole, se non nei prodotti dell’intelligenza che si materializza nei giornali di carta? Il pubblico pensa che nelle redazioni esistano think tank in grado di elaborare progetti-scenari, ipotesi di orientamento nel vuoto della politica, nell’insicurezza della finanza, nella paura dei conflitti di civiltà. Se il marketing ha ancora un senso, la sua funzione oggi deve soprattutto operare nella messa a tema del valore, della reputazione, dei convincimenti durevoli di ciò che è desiderabile, tutti temi che i giornali con brand qualificati riescono a rappresentare. E Internet? E i giornali non di carta? E’ un’altra storia parallela, che sta evolvendo, ma non svuotando di senso e necessità il prodotto cartaceo. Storytelling. Non lontano dalla sede di GfK Eurisko, in bella posizione strategica, sta l’edicola di riferimento. Un punto vendita con i fiocchi, il luogo giusto per gli acquisti di giornali di carta e, anche, per la presa di contatto, per sperimentare i touchpoint dell’offerta editoriale nella sua evoluzione. Ebbene, questa edicola ha subito una trasformazione che l’ha resa irriconoscibile (inservibile?!). L’affaccio è un frame di DVD, di lussuose offerte di supporti magnetici per il nostro Home Theatre. I giornali… sono spariti. L’appassionato acquirente lettore si avvicina motivato alla ricerca delle sue testate. Non le vede, non le trova. Dove sono finite? All’interno del frame dei DVD una voce infastidita dice: “Sotto!”. L’appassionato lettore si piega e non vede nulla. “Sotto!”, replica la voce. Il lettore si piega ancora di più e alla fine trova, accatastati, i giornali che desidera. Questa è la “fine” che vogliamo far fare ai nostri prodotti di carta? Per favore, editori, distributori, occupatevi seriamente del punto vendita.

(fonte: Cinqueminuti- GfK Eurisko)