La selezione di dicembre, di Ferruccio Nuzzo

Pubblicato il 29 Novembre 2015 in , da Ferruccio Nuzzo

Silas Bassa

Oscillations – Silas Bassa: pianoforte – Paraty (62’11)

La musica gioca con la nostra memoria, seguendo itinerari assolutamente soggettivi, ed è per questo che essa può dire qualcosa anche al più ignaro degli ascoltatori. Questo cd – per me il più interessante pubblicato quest’anno, quello che più mi ha intrigato – è uno spettacolo, una coreografia, (una versione scenica di Oscillations è stata d’altronde rappresentata lo scorso anno) e lo spettacolo «funziona» anche attraverso il solo ascolto: basta chiudere gli occhi.

Da Erik Satie, primo compositore moderno programmaticamente minimalista – ma già Johann Sebastian Bach aveva mostrato la via -, ai tanghi di Juan José Castro il programma scorre fluido (il fluire di un fiume sinuoso, che ad ogni curva rivela nuovi paesaggi, ora sereni, onirici, ora tormentati o violenti, sempre fantastici), e le transizioni sorprendono senza distrarre: è incredibile come compositori così lontani come Debussy e William Duckworth possano coesistere fianco a fianco senza disturbarsi reciprocamente, e le composizioni di Silas Bassa segnano gli estremi (non geografici, ma ideologici) del viaggio ipnotico.

Il giovane pianista argentino (di origine italiana) include nel programma del cd John Cage, il singolare compositore americano che nel 1959 partecipò a Lascia o raddoppia? in qualità di esperto di funghi, vincendo 5 milioni di lire (2.500 €) e fornendo l’occasione a Mike Buongiorno per uno scambio dei più comici a proposito della sua musica:
M.B.: Bravissimo, bravo bravo bravo bravo. Bravo bravissimo, bravo Cage. Beh, il signor Cage ci ha dimostrato indubbiamente che se ne intendeva di funghi… quindi non è stato solo un personaggio che è venuto su questo palcoscenico per fare delle esibizioni strambe di musica strambissima, quindi è veramente un personaggio preparato. Lo sapevo perché mi ricordo che ci aveva detto che abitava nei boschetti nelle vicinanze di New York e che tutti i giorni andava a fare passeggiate e raccogliere funghi.

J.C.: Un ringraziamento a … funghi, e alla Rai e a tutti genti d’Italia.

M.B.: A tutta la gente d’Italia. Bravo signor Cage arrivederci e buon viaggio, torna in America o resta qui?.

J.C.: Mia musica resta.

M.B.: Ah, lei va via e la sua musica resta qui, ma era meglio il contrario: che la sua musica andasse via e lei restasse qui …

Silas Bassa - copieHo chiesto  a Silas Bassa di parlarci del significato della presenza, nel disco, dell’opera che è, forse, per la sua originalità, la più conosciuta di Cage, anche da chi non conosce altro della sua musica.

– Nel recital “Oscillations” ho voluto includere l’opera di John Cage 4’33” di silenzio. Partendo dall’idea di costruire un programma di musiche concatenate e suonate come un continuum, senza pause né tagli, e suggestionato dal movimento dei compositori contemporanei e minimalisti americani, mi è sembrato evidente che questo «silenzio» di Cage sarebbe stato la composizione ideale dopo una prima parte costituita da una dozzina di pezzi suonati non stop e in crescendo. Dopo l’esplosione di rabbia e violenza di Paris-Villepinte questo silenzio arriva come una boccata d’aria, un soffio, un momento di sospensione … una necessità. Allora la musica di Cage assume tutta un’altra dimensione, ben più del semplice fatto di aprire una partitura con nient’altro che vuoti silenzi e di cronometrare i 4’33”.

Quando si è trattato di andare in studio per registrare questo programma, era inimmaginabile di sopprimere questo silenzio, visto che nel disco io conservo lo stesso ordine e la stessa idea di continuità del concerto. Mi sono, quindi, concentrato sulle sensazioni ed emozioni che il silenzio può provocare in noi nel particolare contesto delle mie Oscillazioni. L’ho, tuttavia, limitato nella durata, dato che lo stesso Cage aveva detto che l’opera poteva essere eseguita anche per durate diverse, ed ho trovato che 1’33’’ era perfetto per un ascolto senza interruzioni del cd, come un’apertura sugli ultimi pezzi densi d’emozione e movimento.

Qui potete vedere, ed ascoltare, un video-clip del concerto che rende perfettamente l’atmosfera del disco, e Paris-Villepinte, una composizione di Silas Bassa.


 

Antigono_CoverAntonio Mazzoni   

Antigono – Michael Spyres, Geraldine McGreevy, Pamela Lucciarini, Ana Quintas, Martin Oro, Divino Sospiro diretto da Enrico Onofri – Dynamic (74’02 + 65’55 + 57’01)

In occasione di un mio recente viaggio a Lisbona ho scoperto un interessante ensemble – internazionale, come praticamente tutti quelli che si dedicano oggi alla musica barocca – ma a forte connotazione italiana, grazie anche al suo direttore artistico e musicale Massimo Mazzeo, ad Erico Onofri che ne è il direttore principale, ed ai numerosi invitati che animano i suoi concerti, come il clavicembalista Rinaldo Alessandrini e l’oboista Alfredo Bernardini. Oltre ad una ben frequentata stagione concertistica negli splendidi luoghi offerti da Lisbona – come il Palazzo nazionale (ex reale) di Queluz, un gioiello barocco ad una ventina di minuti dal centro, o il centro culturale di Belem – Divino Sospiro ha un’interessante attività discografica centrata non soltanto sul poco conosciuto repertorio barocco portoghese, ma anche su dimenticati autori italiani la cui opera è, in qualche modo, legata al Portogallo. È il caso del bolognese Antonio Mazzoni, di cui Divino Sospiro ha registrato questo Antigono.

Mazzoni – prolifico compositore di drammi lirici – scrisse quest’opera, assieme a La clemenza di Tito, per lo splendido teatro dell’Opera del Tago costruito dall’architetto italiano Giovanni Carlo Galli-Bibiena nel 1775. Tuttavia, se la La clemenza fu rappresentata il 6 giugno di quell’anno, per Antigono si arrivò soltanto alla prova generale, in presenza de Re. La prima, prevista per il 4 novembre, non poté aver luogo a causa del terribile terremoto che provocò innumerevoli danni e decimò la popolazione della capitale.

Dell’Antigono, da quel giorno, non si parlò più; si tratta quindi, per questa registrazione, di una prima assoluta.  Il libretto, di Metastasio, è la solita zuppa di intrighi politico-guerrieri-amorosi tra Re, Principesse, padri e figli e comandanti delle armate, in una fantastica antichità di cartapesta comunque illuminata da una ricchezza melodica che, inevitabilmente, ci fa pensare a Vivaldi. Singolari le arie scritte per il protagonista – che era Gregorio Babbi, uno dei più grandi tenori dell’epoca, il solo a poter competere, per agilità, con i castrati – e che trovano in Michael Spyres un interprete capace di affrontare il ruolo, su una tessitura di tre ottave, sino al sol sopracuto. Divino Sospiro, su strumenti antichi, rende viva la partitura sostenuta da un fantasioso continuo e dalla direzione di Enrico Onofri.

ascoltate gli estratti dell’opera.


 

alla breve

 

radio_antiqua_Treasures of the German Baroque 

Radio Antiqua – Telemann, Pisendel, Schafstall, Reichenauer – Ambronay (60’)

Malgrado il suo nome paradossale di cui non saprei spiegarvi l’origine, l’ensemble Radio Antiqua – cinque virtuosi delle origini più disparate: Argentina, Brasile (l’America latina si sta affermando nel mondo della musica barocca), Italia e Cecoslovacchia – dà una prova di bella coerenza e di una vitalità tutt’altro che radiofonica (cioè stereotipa …). È la collezione «Jeunes Ensembles» di Ambronay – che pubblica le registrazioni di musicisti «in residenza» al suo Centro culturale d’incontri associato al Festival – che ce lo fa scoprire in un interessante programma dedicato a musiche di compositori più o meno conosciuti, tutte provenienti da tre collezioni storiche tedesche recentemente – ma ancora parzialmente – esplorate. Quella dell’Università di Dresda (con i tesori della Hofkapelle), quella del conte Rudolf Franz Erwein in Baviera ma sopratutto quella (enorme) di Anna Amalia, giovane sorella di Federico il Grande, mecenate e compositrice, dispersa al momento della costruzione del muro di Berlino e solo recentemente ricostituita.

Le opere registrate in questo primo cd sono di grande interesse e l’interpretazione di Radio Antiqua è giovane ed entusiasta, con tutta la luminosità che conviene a queste preziose rivelazioni. Particolarmente convincente nella sua animazione il suono del fagotto (e del flauto a becco) della brasiliana Isabel Favilla.

un simpatico video-clip della registrazione del disco


 

AlbinoniAlbinoni

Sonates pour violon – Guillaume Rebinguet-Sudre: violino, Claire Gratton: violoncello, Jean-Luc Ho: clavicembalo – Encelade (55’)

Conosciuto ai più per la più colossale – e trionfante – mistificazione della storia della musicologia, Tomaso Albinoni è, grazie a un Adagio che non ha scritto lui, la sola alternativa, per un certo pubblico, alle 4 Stagioni di Vivaldi nel panorama della musica veneziana del ‘700. Come i fratelli Benedetto e Alessandro Marcello – anch’essi gloriosi rappresentanti del barocco veneziano – Albinoni scriveva musica per suo piacere, il che non impedì alle sue composizioni di essere conosciute ed ammirate a livello europeo e di essere fonte d’ispirazione allo stesso Johann Sebastian Bach. Gran parte della sua opera, purtroppo, (sopratutto la produzione lirica) fu distrutta a Dresda negli anni della seconda Guerra Mondiale. Nell’accanita ricerca di quel che, dei manoscritti, era sopravvissuto, il musicologo Remo Giazzotto, travolto dall’entusiasmo, pubblicò l’Adagio in questione, di cui non volle – o non poté – mai presentare l’originale (un foglio a metà bruciato, diceva lui).

Questo interessante cd propone un’interessante selezione di Sonate per violino e basso continuo, nell’intensa interpretazione di Guillaume Rebinguet-Sudre e del suo ensemble, stilisticamente fedele ma libera nell’appassionata evocazione delle atmosfere lagunari.

ascoltate due movimenti delle Sonate per violino di Albinoni


 

ZefiroZefiro  

Harmonie & Turcherie – Zefiro, Alfredo Bernardini: oboe e direzione – Arcana (78’59)

Zefiro torna, e con l’entusiasmante, sorprendente vitalità che aveva segnato la sua fragorosa entrata sulla scena della musica barocca, una vitalità che negli ultimi tempi si era un po’ paludata della retorica teutonica di un primo della classe, attenuando i fuochi dell’originalità di questo italianissimo ensemble. Il cd illustra la moda – consacrata dall’Harmonia imperial-regia, creata dallo stesso imperatore Francesco Giuseppe a Vienna nel 1782 – degli ensembles di strumenti a fiato e quella, contemporanea, dell’Orientalismo (in pittura, architettura e musica) e delle annesse Turcherie. Un ottetto, composto da oboi, clarinetti, corni e fagotti appaiati ed accompagnati da trombe, tromboni e dalle più svariate percussioni, suona musiche di Haydn (Franz-Joseph e il fratello Michael), Mozart, Rossini, Donizetti (Gaetano e il suo fratello maggiore Giuseppe, che compose per la corte ottomana), Mendelssohn, Schubert et Spohr. Una pura delizia !

ascoltate gli estratti del disco