La legge sulle vaccinazioni: alcune riflessioni

Pubblicato il 24 Agosto 2017 in , da redazione grey-panthers

La recente vicenda della legge sulle vaccinazioni si presta ad una serie di considerazioni che riguardano anche il mondo degli anziani, perché l’organizzazione sanitaria è uno degli aspetti più critici delle fasi avanzate della vita. Ne discutiamo in modo sereno, cercando di individuare i fattori che, più di altri, hanno portato alla crisi vissuta in questi mesi e ad una contrapposizione non sempre accettabile. Le persone fragili non hanno bisogno di contrapposizioni violente, ma di una collettività che discute serenamente e poi decide.
Un primo aspetto di fondo che caratterizza il dibattito in corso potrebbe essere intitolato “la morte dell’esperto”. Nel mondo contemporaneo crescono libertà diffuse, fondate sulla premessa individuale di essere in grado di interpretare la realtà senza il bisogno di supporti metodologici o di contenuto. Non sono in grado di definire di chi sia la responsabilità di questo atteggiamento, se cioè lo sviluppo incontrollato dei social e di un uso sbagliato di internet stia erodendo la fiducia reciproca, nel nome di interpretazioni della realtà fondate sul semplice giudizio individuale. Però vi è il rischio che questo atteggiamento continui ad allargarsi e trasformi la medicina in un ring tra posizioni diverse, nel quale non vi è nulla di certo né di credibile a priori. Quindi, anche nelle cure rivolte alla persona anziana per rispondere alle sue esigenze di salute dominerà la contrattazione tra pari, cioè tra il medico, depositario di conoscenze fondate sulla scienza, e il cittadino, informatosi sulla rete non sempre affidabile. Nel caso del malato anziano la problematica riguarda in particolare i caregiver, considerando che il singolo individuo nella maggior parte dei casi non si è formato una propria opinione sui social. La “morte dell’esperto”, oltre a rendere complesso il processo decisionale, rischia di sottrarre il supporto di consigli che si fondano sulla fiducia riposta nel medico. E’ un impoverimento grave delle relazioni di cura, del quale sentiranno le conseguenze soprattutto i più deboli. Il rapporto medico-paziente non è per definizione un rapporto tra pari sul piano delle conoscenze (lo è evidentemente su quello della dignità umana); vi è il rischio che la “morte dell’esperto” porti il medico, anche inconsapevolmente, ad un ragionamento relativistico, nel quale sia scarsamente coinvolto emotivamente e quindi anche sul piano della responsabilità.
Un secondo aspetto di rilievo che riguarda la discussione sulla legge per le vaccinazioni si riferisce all’intrinseca incapacità della scienza di farsi apprezzare dalla comunità, uscendo dalla chiusura entro le torri delle proprie conoscenze, per esporsi apertamente, dichiarando aspetti positivi e negativi del proprio operato. La scienza deve accettare il confronto anche con persone poco informate (a meno che non siano in malafede) e chiarire quegli aspetti che rendono meno chiara la sua collocazione nello scenario medico attuale. Ad esempio, deve dichiarare i risultati di tutti gli studi condotti prima e dopo l’immissione in commercio di un farmaco, anche quelli meno favorevoli, accompagnandoli con esaurienti spiegazioni. E’ assolutamente necessario rinunciare ad atteggiamenti di disprezzo verso le obiezioni se si vuole realmente essere ascoltati ed essere credibili. Inoltre, l’insistenza dei no vax sugli aspetti economici che riguardano le aziende produttrici meriterebbe una risposta più chiara, anche a rischio di incorrere in qualche difficoltà, da parte loro i finanziatori pubblici dell’acquisto di vaccini devono dimostrare che i prezzi sono equi e non sono la conseguenza di traffici poco chiari.
Un terzo aspetto di rilievo che riguarda la problematica delle vaccinazioni è ben riassunto da Luciano Violante nel suo recente libro “Democrazie senza memoria” (Einaudi): “La libertà di scelta in questa materia non tiene conto dei danni che si recano a terzi. Chi la invoca sui vaccini, perché non la chiede anche per le cinture in auto o il casco in motocicletta?” La vita collettiva si basa talvolta sulla rinuncia di qualche libertà, se questa rischia di danneggiare gli altri componenti della collettività. Oggi si chiede a chi difende la propria libertà di scelta di rinunciarvi per il bene dei concittadini; non si deve arrivare ad un trattamento sanitario obbligatorio, secondo la legge, ma ad una presa di coscienza che le vaccinazioni, se attuate su larga scala, proteggono altre persone da sofferenze, dolori, fatiche. Si tenga conto che sono in particolare le persone fisicamente più deboli ad aver più di altri bisogno di questa protezione collettiva, perché più di altri sono esposte alle malattie infettive. Quindi, il rifiuto di vaccinarsi, sapendo che questo si associa ad un rischio anche grave per la salute di bambini e vecchi fragili è di fatto la rinuncia ad una responsabilità collettiva, una delle condizioni irrinunciabili per costruire una comunità. Tanto più importante quando la società sembra sempre più “liquida”!

di Marco Trabucchi (Fondazione Leonardo)

One thought on “La legge sulle vaccinazioni: alcune riflessioni

  1. Perché sia chiaro quello che scriverò nel seguito, dichiaro chiaramente ed apertamente che considero i NOVAX al pari degli UNTORI di manzoniana memoria e che come tali dovrebbero essere condannati come propalatori di notizie false e tendenziose.
    Sento il bisogno di commentare questo articolo perché su questo argomento sono state dette troppe cose sbagliate, sottolineo SBAGLIATE, nascoste sotto false libertà e democrazia.
    Chiarita questa mia posizione iniziale, provo a raccontare perché io, passante ignorante, non sono completamente d’accordo con il sicuramente esperto prof. Trabucchi.
    “Un primo aspetto di fondo che caratterizza il dibattito in corso potrebbe essere intitolato “la morte dell’esperto”. “
    Mi sembra che in questo paragrafo di Trabucchi si alternino due posizioni proverbiali: “La diagnosi era esatta, ma il paziente è morto”, ma allo stesso tempo ed in modo più popolare “Il medico pietoso fa la piaga puteolente”.
    Personalmente io credo nel medico scienziato che opera al massimo in scienza e coscienza e che non ha dubbi tra curare due persone o curarne una sola per aver tempo di spiegare la cura.
    Sarebbe bello se si potesse fare tutto, ma “il giusto” deve fare delle scelte. Un famoso chirurgo italiano si rifiutava di perdere tempo ad operare le appendiciti anche se qualche “benpensante” gli offriva laute prebende.
    D’altra parte il nostro corpo umano è così complicato ed il nostro cervello così “egoista” che qualsiasi spiegazione scientifica viene sempre interpretata ottimisticamente o pessimisticamente a seconda del nostro approccio mentale agli accadimenti della vita …e questo vale anche per gli esperti.

    “Un secondo aspetto di rilievo che riguarda la discussione sulla legge per le vaccinazioni si riferisce all’intrinseca incapacità della scienza di farsi apprezzare dalla comunità “
    Una parte del commento precedente vale anche per questo paragrafo. Secondo me l’apprezzamento della comunità dovrebbe basarsi su fatti e non su emozioni. Purtroppo la conoscenza di un fatto si basa sempre sulla conoscenza di tutta una “scienza” e non sempre è possibile risalire ad …Adamo ed Eva. Il linguaggio scientifico e tecnico si basa su termini che comprendono mille informazioni precedenti: molti di noi, per un recente processo, abbiamo letto e discettato su DNA MITOCONDRIALE, ma quanti di noi hanno una pallida idea sul DNA e su conoscenze che vadano oltre la frase “l’elica della vita”?
    Anche per le implicazioni finanziarie vale la stessa riflessione: BIG PHARMA è una bella definizione moderna del “Padrone delle Ferriere” e solo una accurata analisi, che pochi sanno fare, dei bilanci di quelle società potrebbe in parte chiarire l’argomento.

    Un terzo aspetto di rilievo che riguarda la problematica delle vaccinazioni ……….( riguarda ) la libertà di scelta in questa materia non tiene conto dei danni che si recano a terzi.
    Sono completamente d’accordo con questa posizione ben riassunta dalla frase “La vita collettiva si basa talvolta sulla rinuncia di qualche libertà, se questa rischia di danneggiare gli altri componenti della collettività.”, ma purtroppo pochi ricordano lo art. 3 della nostra Costituzione che dice :” È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” e questo significa che la mia libertà finisce dove comincia la libertà altrui.

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