La provincia profonda di un uomo perbene raccontata da Antonio Albanese nel film “Cento domeniche” e la ridefinizione dei modelli classici dell’intrattenimento nel programma di Geppi Cucciari su RAI3
“Cento domeniche” (uscito nel settembre 2023 e ora visibile su Sky Cinema) è la quinta prova autoriale di Antonio Albanese che ha scritto, assieme a Piero Guerrera (scrittore e sceneggiatore di programmi quali “Zelig”, “Crozza Italia”, “E poi c’è Cattelan”) e interpretato. Un film molto intimo girato nel lecchese sua terra natìa, nel paese di Olginate. Il protagonista, ex operaio di un cantiere nautico, si muove nella tipica vita di provincia tra la madre anziana con cui vive e di cui si prende cura, gli amici della bocciofila, e gli affetti: la moglie con cui è divorziato, ma ancora legato, e l’amatissima figlia Emilia con cui condivide un sogno fin da piccola, la cerimonia di matrimonio gioiosa e foriera di felicità. Quando quel giorno arriva, può finalmente regalarle il ricevimento che insieme hanno sempre voluto. Ma Antonio, come tutti in paese, ha messo tutti i risparmi nella banca locale che gli fa sottoscrivere azioni senza che lui capisca il rischio di una esposizione così forte. E quando si profila la bancarotta, si infrangono anche i suoi sogni fino alle estreme conseguenze.
La pellicola romanza con uno stile realistico, asciutto, a tratti disperato, la cronaca di vari crack dove i piccoli risparmiatori sono stati ingannati (da Cirio a Parlamat, da Banca Marche a Carife e Carichieti), ma anche di un tradimento delle istituzioni a cui ci si aggrappa per il senso di comunità che innerva un Paese come il nostro dai 1000 campanili: quello del datore di lavoro Carlo, amico di vecchia data, che lo lascia a casa nonostante Antonio, orgoglioso del proprio lavoro, faccia formazione ai nuovi operai per un tozzo di pane, che, scoprirà in ultimo, essere stato avvertito dalla banca in modo da salvare il suo capitale. Del commissario che crede alla versione del direttore truffatore e non a lui; della sua amante sposata che preferisce una vita di infingimenti piuttosto che rinunciare al suo status per progettare una vita insieme. E come può reagire un uomo perbene? Le cento domeniche del titolo sono quelle impiegate per costruirsi una casa al di fuori delle ore lavorative per un operaio degli anni Sessanta. Quanti zii, cugini e parenti conosciamo o siamo andati a trovare nella nostra infanzia con tinelli o sottotetti al grezzo, i cui lavori avanzavano man mano che crescevamo?

Da Albanese a Cucciari, la realtà italiana
Pochi programmi hanno strappato la patente di “più interessante del panorama televisivo recente” da parte del critico con la C maiuscola Aldo Grasso. “Splendida cornice” è uno di quelli. Giunto alla sua quarta stagione in prime time su RAI3 il giovedì sera, girato nello studio TV3 del centro di produzione RAI di Corso Sempione a Milano (luogo dei più grandi sceneggiati della televisione di Stato, tra cui “La freccia nera” e “Piccolo mondo antico”) vanta autori di prima grandezza, primo fra tutti quel Luca Bottura a cui una valutazione miope ha chiuso il bel programma radiofonico che conduceva con Marianna Aprile, “Forrest”. Prodotto da Rai Cultura e Itv-Movie si muove nel territorio minato dell’intrattenimento intelligente rimescolando i modelli classici del genere che con demiurgica sapienza dosa la conduttrice, Geppi Cucciari. La sua sigla, con il corpo di ballo diretto da Kledi Kadiu in cui re-interpreta “Rumore” di Raffaella Carrà, è una chicca.

In studio il pubblico è parta attiva, suddiviso in quattro categorie demoscopiche GFK, e con un team di esperti in varie branche della conoscenza, i cosiddetti ‘competenti’, ai quali è richiesto di rispondere a domande su diverse tematiche, tra cui il linguista Giuseppe Antonelli, l’esperto di storia dell’alimentazione Alberto Grandi, la specialista in retorica e arte oratoria Flavia Trupia, la pediatra e neonatologa Paula Di Turi e il giovane Andrea Porzio, appassionato di dinosauri e storia antica. I loro interventi rappresentano i pilastri del programma, accompagnati dalla supervisione ortografica di Andrea Maggi, le pillole di conoscenza di Roberto Mercadini e dai reportage sull’arte curati da Alessandro Arcodia. Accompagnamento musicale della band di Nicola Ballo Balestri, storico bassista di Cesare Cremonini e fondatore dei Lùnapop. E poi ospiti dal mondo della cultura, dello spettacolo, della musica, intervistati in modo diverso dai dettami degli uffici stampa.
Passato da 900mila spettatori del 2023 a un milione e 160mila con uno share del 6,85%, insignito lo scorso anno con il Diversity media award (un riconoscimento annuale assegnato da nove università italiane), il programma è stato definito da Federico Boni di Movieplayer.it “il miglior programma della tv nazionale” basato “sull’intrattenimento culturale, evasione, divulgazione, satira, contaminando alto con basso, umorismo con conoscenza”. Di certo a Cucciari va il merito di reggere tutta l’ossatura che forse mostra qualche caduta di ritmo nella lunghezza del programma, ma recupera subito nel coraggio con cui affronta e denuncia molti argomenti di cronaca con ironia ma senza rinunciarne la paternità (maternità in questo caso) quando racconta la cronaca (si veda il monologo “Facciamoci invadere dalla Spagna” del 9 gennaio scorso) pescando da un repertorio grottesco che ci appartiene e ci assomiglia molto.

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