“Biodiversità e Salute”, le ultime scoperte della Scienza

Il canale Alma tv – Marcopolo presenta “Biodiversità e Salute”, un programma dedicato al legame tra la ricchezza degli ecosistemi e il benessere umano. Dodici puntate per aggiornarsi sulle ultime scoperte in merito all’equilibrio delle specie sulla Terra

Il canale Alma tv – Marcopolo, con il contributo e la collaborazione del Centro Nazionale di Biodiversità, presenta “Biodiversità e Salute”, un nuovo programma dedicato al legame tra la ricchezza degli ecosistemi e il benessere umano. Visibile sul canale 65 del digitale terrestre, la rete (che è nata dalla fusione dei canali Alice e Marcopolo di proprietà del gruppo laziale Sciscione) ha prodotto dodici puntate di circa 25 minuti circa l’una, in onda il sabato e la domenica alle 10 e alle 21.  Sempre disponibili sul canale web almatv.tv, questa serie di documentari danno voce a scienziati, medici, ricercatori e protagonisti del mondo ambientale per aggiornare sulle ultime scoperte in merito all’equilibrio delle varie specie sulla Terra e farci scoprire come ecosistemi sani e ricchi di biodiversità possano garantire non solo aria pulita, acqua dolce, e cibo sicuro, ma anche cura e prevenzione dalle malattie.

La collaborazione con il National Biodiversity Future Center (NBFC) si rivela fondamentale perché si tratta del primo istituto di ricerca in Italia dedicato alla biodiversità. Finanziato dal PNRR con 320 milioni di euro, è un osservatorio prezioso: opera come un centro nazionale diffuso su tutto il territorio italiano, coinvolgendo numerose istituzioni e università, tra cui Bologna, la Scuola Superiore Sant’Anna e il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma.

Le città, laboratori di convivenze

Il programma è scritto e curato da Stefano Ribaldi, un curriculum di divulgazione scientifico – culturale alle spalle per il servizio pubblico. Hellas Cena, medico chirurgo specializzato in scienza dell’alimentazione all’Università di Pavia e  Mariacristina Pastore, urbanista del Politecnico di Milano, introducono la puntata con cui si apre la serie con un tema davvero attuale: la biodiversità urbana. La strategia 2030 imporrebbe che tutte le città europee sopra i 20mila abitanti si dotino di un “ambiscius natural plan”, un progetto di grande respiro, che re-immagini le metropoli del futuro soprattutto nella riduzione, e qui l’urbanistica  dovrebbe venire in aiuto, dell’impatto del climate change (innalzamento delle temperature, desertificazione, siccità, scioglimento dei ghiacciai, alluvioni).

Se si considera che nel mondo il 75% delle morti è causato da malattie cronico-degenerative, attuare piani regolatori a misura d’uomo sarebbe il primo passo per invertire la tendenza. Per questo lavorare con le amministrazioni locali e con tutti gli stakeholder andrebbe in quella direzione ma secondo la cronaca di questi anni non pare stia funzionando, anche a giudicare dalle inchieste sul malaffare del mattone scoppiate questa estate ancora al vaglio degli inquirenti.

One Health, One world

Considerare un approccio integrato e unificante che mira a bilanciare e ottimizzare la salute di persone, animali e ambiente attraverso la collaborazione di discipline e settori diversi è la definizione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità): in una parola le 12 puntate raccontano proprio il cosiddetto approccio One Health (Salute unica). Queste interdipendenze vengono raccontate da Alberto Gallace, direttore del centro di ricerca universitario milanese di eccellenza Mibtec con immagini che sembrano uscire da un film di fantascienza in relazione, per esempio, alla sparizione degli insetti impollinatori, mentre Rachele De Giuseppe condivide i dati per cui il 24% delle malattie croniche non trasmissibili siano dovute a fattori ambientali e come la dieta mediterranea, inserita nel patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco, sia una prima risposta a queste alterazioni.

Imparare dalla Natura

Secondo il rapporto annuale dell’Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che monitora anche il consumo di suolo, i dati sono scoraggianti: la relazione dell’ottobre 2025 segnala che nel nostro Paese la cementificazione avanza al ritmo di 2 metri quadrati di suolo al secondo, che equivalgono a circa 20 ettari al giorno o quasi 70 km² all’anno e le regioni più colpite sono Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, come a dire quelle con maggior indicatori di crescita economica. A fronte di questo dato di fatto le teorie natured based solutions, (soluzioni basate sulla natura), azioni che mirano a ripristinare ecosistemi naturali per affrontare sfide sociali, ambientali ed economiche potrebbero essere l’antidoto. Parola di Chiara Catalano, ricercatrice del Cnr-Iret (Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri) che nell’episodio 8 fa ben sperare nell’inversione di tendenza. “Ogni persona dovrebbe vedere dalla propria finestra almeno tre alberi e vivere a non più di 300 metri da un’area verde”. Un auspicio detto che arriva dalla campagna orvietana anche se Milano, per esempio, consuma meno suolo rispetto ad altri capoluoghi (58,7% Torino 65,2 e Napoli 63,6%, fonte ISPRA).

Questa serie ha il merito di documentare come le migliori menti della scienza siano impegnate a dare e tutti, ma soprattutto alle prossime generazioni, un futuro migliore.

 

Valentina Zavoli:
Related Post