Inizia il 18 ottobre la stagione 2016-17 della Società del Quartetto

Pubblicato il 7 Giugno 2016 in , da redazione grey-panthers

Stagione di concerti 2016 – 2017

I concerti si terranno di martedì – com’è tradizione del Quartetto – nella Sala Verdi del Conservatorio, alle ore 20.30, in via Conservatorio 12, Milano.

I concerti del 20 dicembre 2016 e dell’11 aprile 2017 si terranno presso la Basilica di San Simpliciano e il concerto del 20 aprile sarà di giovedì.

Martedì 18 ottobre 2016

Quartetto di Cremona

Gloria Campaner pianoforte

Enrico Bronzi violoncello

Riccardo Donati contrabbasso

Focus Schubert – I

Schubert – Quartetto in re minore “La morte e la fanciulla” D 810

– Quintetto in do maggiore con due violoncelli op. post. 163 D 956

– Quintetto in la maggiore per pf., vl., vla, vc. e cb. “La trota” op. 114 D 667

La nuova stagione del Quartetto si apre all’insegna della musica di Schubert, in vista del 220° anniversario della nascita il prossimo 31 gennaio. Il “nostro” Quartetto di Cremona, già protagonista delle integrali di Beethoven e Mozart, è il fulcro di una magnifica schubertiade inaugurale, che coinvolge artisti italiani di prima classe come Gloria Campaner al pianoforte, Enrico Bronzi al violoncello e Riccardo Donati al contrabbasso.

Il prezioso programma comprende tre capolavori della musica da camera di Schubert che raramente si ascoltano in un unico concerto e che tracciano una parabola che va dal fresco e precoce Quintetto con pianoforte e archi D 667 “La trota” al drammatico e conclusivo Quintetto con due violoncelli D 956, estremo esempio della strada musicale che l’autore aveva imboccato negli ultimi anni della sua vita. In mezzo a questi due lavori, si colloca il Quartetto in re minore D 810, il momento forse più significativo di quel complesso intreccio tra il mondo del Lied e il regno della musica strumentale così caratteristico del più profondo e idiomatico poeta della musica viennese.

Martedì 8 novembre

Quartetto di Cremona

Esecuzione integrale dei Quartetti di Mozart – IV

I sei Quartetti dedicati a Haydn (seconda parte)

– Quartetto in si bemolle maggiore K 458 “La caccia”

– Quartetto in la maggiore K 464

– Quartetto in do maggiore K 465 “Le dissonanze”

Il Quartetto di Cremona riprende e completa in questa stagione l’integrale di Mozart, eseguita in ordine cronologico. In questo quarto appuntamento, con la seconda parte dei sei Quartetti dedicati a Haydn, troviamo un ventaglio di situazioni espressive che raramente un concerto monografico è in grado di dispiegare.

La grandezza del ciclo dedicato a Haydn risiede anche nel carattere unico e assolutamente originale di ciascun lavoro, che si staglia con la propria distinta fisionomia nello sfondo del gruppo. Accanto alle vette sublimi del Dissonanzenquartett, un lavoro di audacia quasi visionaria, il programma esamina inoltre il rigore e la complessità del Quartetto in la maggiore K 464, studiato a fondo da Beethoven come modello per i suoi primi quartetti, e il lirismo pastorale del Quartetto in si bemolle maggiore K 458 “La caccia”.

Martedì 15 novembre

Gabriele Carcano pianoforte

Beethoven – Sonata n. 27 in mi minore op. 90

Brahms – Sedici Variazioni su un tema di Schumann op. 9

– Scherzo in mi bemolle minore op. 4

Liszt – Sonata in si minore

Dopo il fortunato esordio nel 2014, torna al Quartetto Gabriele Carcano, una delle migliori promesse del pianoforte italiano. Vincitore del Borletti-Buitoni Trust Awards, Carcano unisce alla finezza interpretativa un innato carisma comunicativo, che porta spontaneamente il pubblico a seguire i suoi intriganti e mai casuali percorsi musicali. Anche in questo caso infatti il programma conduce l’ascoltatore in prossimità di una linea d’ombra, con una serie di lavori che mettono in luce gli aspetti più problematici della forma classica. La Sonata in mi minore op. 90 segna infatti il momento più critico della produzione di Beethoven, prima della svolta verso la fase conclusiva del suo stile. La Sonata in si minore di Liszt invece rappresenta l’espressione più drammatica del conflitto romantico tra tradizione e innovazione, mentre le labirintiche Variazioni op. 9 di Brahms delineano uno struggente quanto controverso omaggio al mondo di Schumann e a quel groviglio inestricabile di sentimenti contrastanti vissuti nei pochi mesi del loro rapporto.

 

Martedì 22 novembre

Janine Jansen violino

Alexander Gavrylyuk pianoforte

Poulenc – Sonata per violino e pianoforte op. 119

Brahms – Sonata n. 2 in la maggiore op. 100

Szymanowski – “Miti”, tre poemi op. 30

Prokof’ev – Sonata n. 2 in re maggiore op. 94a

Torna al Quartetto – dopo il concerto d’esordio nel 2008 – una delle grandi interpreti del violino d’oggi, Janine Jansen, in collaborazione con il pianista australiano di origine ucraina Alexander Gavrylyuk. Il recital della violinista olandese è rivolto soprattutto alla musica del Novecento, con tre autori di natura disparata come Poulenc, Szymanowski e Prokof’ev. Il carattere nevrotico del violino di Poulenc infatti contrasta in maniera stridente con il virtuosismo immaginifico e imbevuto di simbolismo di Szymanowski, che cozza a sua volta con il robusto lirismo e la chiarezza formale della musica di Prokof’ev.

Il programma è completato dalla Sonata in la maggiore op. 100 di Brahms, un lavoro di squisita e intima sensibilità cameristica, che mette in luce una scrittura violinistica improntata a un canto melanconico gonfio di struggente poesia.

 

Martedì 29 novembre

Quartetto di Cremona

Esecuzione integrale dei Quartetti di Mozart – V

Il Quartetto “Hoffmeister”

– Quartetto in re maggiore K 499

I tre Quartetti Prussiani

– Quartetto in re maggiore K 575

– Quartetto in si bemolle maggiore K 589

– Quartetto in fa minore K 590

Il Quartetto di Cremona conclude il ciclo dei Quartetti di Mozart con gli ultimi lavori della serie, che arrivano quasi a ridosso della precoce scomparsa dell’autore. Le scarse informazioni sugli ultimi quartetti hanno steso un manto di mistero sull’origine della loro composizione, che per antica notizia sarebbe stata sollecitata dal Re di Prussia Federico Guglielmo II in occasione dell’ultimo viaggio di Mozart a Berlino. In realtà non è chiaro quale sia stato l’intento di Mozart nello scrivere questo nuovo ciclo di quartetti d’archi, che vennero pubblicati postumi e senza alcuna dedica al Re di Prussia. Più che a Federico Guglielmo, che era sommerso dai problemi di politica interna e impantanato in una disastrosa gestione della politica estera, la scrittura dei quartetti deve probabilmente il suo caratteristico accento sulla parte del violoncello all’ammirazione di Mozart per gli eccellenti musicisti della corte di Berlino. Ancor più avvolto nel mistero è il Quartetto in re maggiore K 499, conosciuto come “Hoffmeister” dal nome dell’editore, una autentica perla spuntata dal nulla, nel 1787, nella produzione cameristica di Mozart, dopo il grande ciclo dei quartetti dedicati a Haydn.

 

Martedì 13 dicembre

Spira mirabilis

Focus Schubert – II

Schubert – Ottetto per fiati e archi in fa maggiore op. post. 166 D 803

Spira mirabilis è un ensemble che nasce da un progetto affascinante e innovativo, sorto nel seno della nuova generazione dei musicisti europei.

L’idea della violinista Lorenza Borrani, spalla della Chamber Orchestra of Europe, e subito sposata da moltissimi colleghi sparsi nelle migliori orchestre di molti Paesi, è stata quella di ritrovarsi a cadenza regolare all’unico scopo di studiare assieme e di approfondire il repertorio di musica da camera e sinfonica, senza l’obiettivo specifico di produrre concerti.

Il metodo seguito da questi artisti è stato fin dall’inizio di concertare in maniera democratica e dialettica le partiture scelte per l’occasione. Il piccolo comune di Formigine, in provincia di Modena, ha offerto una residenza stabile, con tanto di piccolo auditorium edificato apposta per permettere ai musicisti di lavorare. In cambio, Spira mirabilis offre gratuitamente alla cittadinanza il risultato del lavoro di studio, spesso approfondito con l’aiuto di interpreti esperti sia del linguaggio barocco, sia di quello classico-romantico. I frutti del progetto Spira mirabilis sono talmente clamorosi e coinvolgenti per il pubblico che moltissime realtà concertistiche ambirebbero a ospitare questo gruppo di musicisti, i quali però selezionano accuratamente i loro impegni proprio per mantenere intatto lo spirito indipendente dell’iniziativa.

Il concerto al Quartetto è uno dei rari casi in cui Spira mirabilis esce dal proprio territorio e lo fa con uno dei capolavori più affascinanti di Schubert, l’Ottetto per fiati e archi D 803, una tappa importante per l’autore verso la definizione di un nuovo linguaggio sinfonico.

 

Martedì 20 dicembre

Basilica di San Simpliciano

Amsterdam Baroque Orchestra & Choir

Ton Koopman direttore

Martha Bosch soprano

Maarten Engeltjes alto

Tilmann Lichdi tenore

Klaus Mertens basso

Bach per il Natale: dall’Oratorio e altre Cantate

Bach – Cantata “Jauchzet, frohlocket, auf preiset die Tage”

dall’Oratorio di Natale BWV 248/I

– Cantata “Darzu ist erschienen der Sohn Gottes” BWV 40

– Cantata “Sie werden aus Saba alle kommen” BWV 65

– Cantata “Herrscher des Himmels, erhöre das Lallen”

dall’Oratorio di Natale BWV 248/III

Il tradizionale concerto di Natale del Quartetto è affidato quest’anno a uno degli artisti più vicini alla nostra Società, Ton Koopman, con il quale il pubblico milanese ha condiviso una parte rilevante del progetto delle Cantate di Bach. Il direttore olandese ha pensato per l’occasione a un percorso nella musica natalizia di Bach, accostando due Cantate del primo periodo di Lipsia, “Darzu ist erschienen der Sohn Gottes” BWV 40 e “Sie werden aus Saba alle kommen” BWV 65, a due Cantate comprese nel ciclo del cosiddetto Oratorio di Natale, uno dei vertici dell’arte del Thomaskantor. A interpretare questo omaggio bachiano al tema della Natività saranno gli ensemble vocale e strumentale di Amsterdam fondati da Koopman, che ha coinvolto come solisti alcuni dei suoi collaboratori più stretti e fidati, a partire dal basso Klaus Mertens.

 

Martedì 10 gennaio 2017

Sir András Schiff pianoforte

Ciclo Bach, Bartók, Janáček, Schumann – I

Bach – Invenzioni a due voci BWV 772 – 776

Bartók – Dieci pezzi dal ciclo “Per bambini” Sz 42

Bach – Invenzioni a due voci BWV 777 – 781

Bartók – Tre Rondò su melodie popolari Sz 84

Bach – Invenzioni a due voci BWV 782 – 786

Bartók – Tre Burleske Sz 47

Janáček – Sul sentiero di rovi

Schumann – Davidsbündlertänze op. 6

Il nuovo anno del Quartetto si inaugura sotto gli auspici dell’arte di András Schiff. Il pianista ungherese, da molti anni residente in Italia, abbandona per una volta i grandi cicli monografici a cui ci aveva abituato nelle scorse stagioni, per dar vita un doppio dialogo articolato in tre concerti. Il primo è un confronto tra la musica di Bach e quella di Bartók, a partire non a caso dalle Invenzioni a due voci. Nella seconda parte del recital invece Schiff imbastisce un dialogo parallelo, estremamente suggestivo, tra due poeti del pianoforte come Schumann e Janáček. Le Danze della lega dei fratelli di Davide op. 6 raffigurano il primo affresco del mondo intellettuale di Schumann, la cui fervida fantasia inventa personaggi come il melanconico Eusebio, l’estroverso Florestano e il saggio Maestro Raro, mentre gli schizzi pianistici di Janáček racchiudono le impressioni immediate di una personalità originale e sensibile come quella dell’autore a contatto con la natura.

 

Martedì 17 gennaio

Sentieri selvaggi

Carlo Boccadoro direttore

Boulez – Derive I

Boccadoro – Bad Blood

Quagliarini – Dal nero del tempo, commissione di AMÚR, Associazioni Musicali in Rete, prima esecuzione assoluta

Petrassi – Tre per sette

Montalbetti – Altre solitudini

Gregoretti – Gelbe Begleitung

Cosmi – Concerto per pianoforte e strumenti, commissione di AMÚR, Associazioni Musicali in Rete, prima esecuzione assoluta

Rinnovano la loro presenza al Quartetto Carlo Boccadoro e l’ensemble Sentieri selvaggi, che da quasi vent’anni si batte per far conoscere al pubblico mondi musicali nuovi e lavori rimasti nascosti nelle pieghe della storia. Il programma del concerto prende spunto da un omaggio a Pierre Boulez, nell’anniversario della scomparsa, per ramificarsi poi in un ampio ventaglio di autori italiani di varie generazioni. In particolare spicca la presenza di due nuovi lavori commissionati dalla rete Amúr, un accordo triennale siglato da nove associazioni concertistiche per la produzione e la circolazione virtuosa di nuovi progetti artistici. Sentieri selvaggi presenta dunque, nell’ambito del circuito Amúr, Dal nero del tempo di Marco Quagliarini e Concerto per pianoforte e strumenti di Gabriele Cosmi, in prima esecuzione assoluta, ai quali si affiancano pagine di Petrassi, Montalbetti, Gregoretti e dello stesso Boccadoro.

 

Martedì 24 gennaio

Leonidas Kavakos violino

Enrico Pace pianoforte

Janáček – Sonata per violino e pianoforte

Schubert – Fantasia in do maggiore D 934

Messiaen – Thème et variations

Beethoven – Sonata n. 10 in sol maggiore op. 96

 

Il pubblico del Quartetto ha ancora un vivido ricordo dell’integrale delle Sonate per violino e pianoforte di Beethoven con Leonidas Kavakos e Enrico Pace di qualche stagione fa. Di conseguenza non può che accogliere con il più caloroso benvenuto il ritorno del violinista greco, una delle star più fulgide d’oggi che continua a fare incetta di premi e riconoscimenti internazionali. L’affiatamento con Enrico Pace, pianista sensibile e di grande qualità che il pubblico del Quartetto ha ammirato anche come solista nella scorsa stagione, rappresenta uno dei sodalizi artistici più fortunati della scena concertistica attuale. Il ritorno avviene questa volta con un recital molto impegnativo, che comprende quattro capolavori della letteratura per violino e pianoforte. Kavakos e Pace hanno deciso di accostare a Beethoven e Schubert due figure essenziali della cultura mitteleuropea del Novecento, Leoš Janáček e Olivier Messiaen, in un programma ideale per esaltare le doti di forza espressiva e di lucidità di lettura dei due interpreti.

 

Martedì 31 gennaio

Quartetto Takács

Haydn – Quartetto in fa maggiore op. 77 n. 2 Hob.III.82

Ravel – Quartetto in fa

Beethoven – Quartetto n. 14 in do diesis minore op. 131

Il Quartetto Takács ha festeggiato l’anno scorso 40 anni di storia, anche se nel frattempo il violinista che ha dato il nome al gruppo ha lasciato la formazione, rimpiazzato nel 1993 da Edward Dusinberre. Dei quattro amici dell’Accademia di Budapest che nel 1975 hanno fondato il quartetto oggi rimangono solo il secondo violino Károly Schranz e il violoncellista András Fejér, ma lo spirito e la qualità del suono originari sono rimasti intatti, assicurando al Takács un primato indiscutibile all’interno di una feconda e inesauribile scuola quartettistica come quella ungherese.

Il nome di Haydn non è mai mancato nelle precedenti apparizioni, in maniera coerente alla padronanza perfetta dello stile classico, così come di ogni sfumatura espressiva delle interpretazioni del Quartetto Takács, il cui primo concerto al Quartetto risale al 1987. La vivacità del mondo di Haydn, tratteggiato con sprezzatura signorile d’intelligenza e di gusto negli ultimi quartetti dell’op. 77, si combina in maniera perfetta con il Quartetto in fa di Ravel, supremo omaggio del Novecento al linguaggio classico. Nella seconda parte del concerto il Takács ritorna alla musica di Beethoven, che rappresenta uno dei cardini insieme a Bartók della sua storia interpretativa, affrontando un lavoro di enorme complessità e forza espressiva come il Quartetto in do diesis minore op. 131.

 

Martedì 7 febbraio

Trio di Parma

Ciclo integrale delle opere per pf., vl. e vc. di Beethoven – I

– 10 Variazioni sul tema “Ich bin der Schneider Kakadu” in sol maggiore op. 121a

– Trio n. 1 in mi bemolle maggiore op. 1 n. 1

– Trio n. 2 in sol maggiore op. 1 n. 2

Dopo l’integrale di Dvořák nel 2012 e di Schubert nel 2014, il Trio di Parma offre al pubblico un nuovo ciclo completo dedicato a Beethoven, un autore che paradossalmente non era mai comparso prima nei suoi programmi al Quartetto. In questo caso l’integrale, che si completa nella prossima stagione, non viene eseguita in ordine cronologico, ma mescolando i varî periodi. Il primo concerto accosta così le Variazioni sul tema “Ich bin der Schneider Kakadu” op. 121a, ultimo lavoro per trio con pianoforte pubblicato da Beethoven, con due dei tre Trii op. 1, la prima raccolta dell’autore a fregiarsi di un numero d’opus. Le Variazioni Kakadu risalgono probabilmente a un periodo precoce della produzione di Beethoven, ma l’esistenza di un primo autografo nel 1816 e soprattutto l’estesa influenza del linguaggio contrappuntistico, quasi un marchio di fabbrica del suo ultimo stile, corroborano l’ipotesi che l’autore abbia rivisto a fondo questo suo lavoro giovanile all’epoca della pubblicazione, nel 1824. Per questo è particolarmente suggestivo e istruttivo il confronto con il Trio in mi bemolle maggiore n. 1 e in sol maggiore n. 2 dell’op. 1, scelti da Beethoven come biglietti da visita per presentarsi come autore a Vienna nell’ultimo scorcio del Settecento.

Martedì 14 febbraio

Sir András Schiff pianoforte

Ciclo Bach, Bartók, Janáček, Schumann – II

Bach – Invenzioni a tre voci BWV 787 – 791

Bartók – Suite op. 14 Sz 62

Bach – Invenzioni a tre voci BWV 792 – 796

Bartók – All’aria aperta Sz 81

Bach – Invenzioni a tre voci BWV 797 – 801

Janáček – Sonata 1.X.1905

Schumann – Sonata n. 1 in fa diesis minore op. 11

 

La seconda tappa dell’affascinante progetto di András Schiff mette di nuovo a confronto il pianoforte novecentesco di Bartók con la scrittura di Bach, partendo questa volta dal ciclo delle Invenzioni a tre voci, note anche con il titolo di Sinfonie. Il dialogo tra il mondo musicale tedesco e quello mitteleuropeo prosegue anche su un altro versante, più legato al lascito dell’estetica romantica. Schiff infatti propone questa volta il confronto tra Schumann e Janáček sul terreno della forma sonatistica, che entrambi gli autori declinano in maniera del tutto personale e al di fuori delle convenzioni. La Sonata di Janáček è in realtà il racconto di una giornata, l’1 ottobre 1905 appunto, segnata dagli scontri tra opposte fazioni nazionalistiche a Brno, in cui perse la vita un giovane operaio ceco. Allo stesso modo, anche la Sonata n. 1 in fa diesis minore di Schumann ravviva gli schemi della forma classica con la linfa della fantasia romantica e il miraggio di una poesia sonora immediata, quasi di carattere improvvisatorio.

 

Martedì 21 febbraio

Filippo Gorini pianoforte

Beethoven – Sonata n. 31 in la bemolle maggiore op. 110

Brahms – 7 Fantasie op. 116

Chopin – 24 Preludi op. 28

Una nuova generazione di pianisti italiani si sta affacciando sulla scena artistica, raccogliendo successi clamorosi sia nelle sale da concerto, sia nei concorsi internazionali. Uno dei protagonisti di questo rinascimento pianistico è il giovanissimo Filippo Gorini, classe 1995, che ha superato ben 150 colleghi, tutti più anziani, aggiudicandosi nel dicembre scorso l’arduo Concorso Beethoven di Bonn, primo italiano a ottenere il prestigioso riconoscimento. Risulta dunque perfettamente coerente che nel suo primo concerto al Quartetto Gorini si presenti con una delle Sonate più difficili e rarefatte di Beethoven, accostata alla scrittura liquescente del tardo Brahms. A completare un programma molto ambizioso, in grado di mettere a nudo la maturità di un interprete, Gorini ha scelto il ciclo dei Preludi di Chopin, una sorta di epitome (compendio) del mondo romantico nella forma di un omaggio a Bach.

 

Martedì 7 marzo

Quartetto Meta4

Focus Schubert – III

Schubert – Quartetto n. 12 in do minore D 703 “Quartettsatzt”

– Trio per archi n. 2 in si bemolle maggiore D 581

– Quartetto n. 13 in la minore D 804 “Rosamunde”

Il Quartetto Meta4 è molto più che un nome ingegnoso. Esso rappresenta oggi l’espressione migliore della musica da camera finlandese, una realtà molto vivace e alimentata da una rete scolastica ben ramificata. Il Quartetto inoltre ha un legame particolare con i musicisti del Meta4, che nel 2007 avevano vinto la borsa di studio istituita dalla Società in memoria di Maria Teresa Bazzi, una delle figure di spicco della nostra storia. Siamo dunque ben felici di tornare a ospitarli nella nostra stagione, con un concerto ancora una volta dedicato a Schubert.

Il programma ha come elemento caratteristico la presenza del Trio per archi in si bemolle maggiore D 581, l’unico portato a termine dall’autore. Schubert infatti aveva abbozzato in precedenza un lavoro per questo organico, già impiegato da Mozart e da Beethoven, senza però andare oltre il primo movimento. Il carattere frammentario della produzione di Schubert del resto è ben noto e anche riconoscibile nella produzione quartettistica. Tra i più affascinanti frammenti spicca il cosiddetto Quartettsatz, un movimento isolato in do minore che rappresenta il ponte tra il talento spontaneo dei suoi lavori strumentali giovanili e la più matura coscienza artistica della musica da camera degli ultimi anni, il cui primo frutto è il Quartetto in la minore D 804, ispirato da un tema delle musiche di scene scritte per il dramma Rosamunde.

 

Martedì 14 marzo

Andrea Lucchesini pianoforte

Sandro Cappelletto voce narrante

Focus Schubert – IV

Le ultime 3 Sonate di Schubert

– Sonata n. 21 in do minore D 958

Intervento di Cappelletto (10’)

– Sonata n. 22 in la maggiore D 959

Intervento di Cappelletto e Lucchesini (15’)

– Sonata n. 23 in si bemolle maggiore D 960

Le ultime tre Sonate per pianoforte di Schubert, scritte contemporaneamente nell’ultima estate di vita, formano la più impressionante trilogia della storia della musica, ancora più sconvolgente di quella beethoveniana per densità emotiva e concentrazione temporale. In questi tre lavori di ampio respiro, e strettamente correlati tra loro, si delineano una serie di temi cruciali sia di natura personale, sia di carattere compositivo. La forza espressiva di questo ciclo ha impressionato molti grandi interpreti, che tuttavia raramente affrontano un’esecuzione completa in concerto per lo sforzo richiesto sia all’esecutore che al pubblico.

Andrea Lucchesini, interprete ideale di Schubert per indole e affinità elettiva, ha deciso di cimentarsi in questa impresa con una formula particolare, quella del racconto, grazie all’intervento del giornalista e scrittore Sandro Cappelletto, che all’ultimo anno di vita di Schubert ha dedicato un interessante saggio (Ed. Accademia Perosi di Biella). Le doti di affabulatore di Cappelletto sono del resto già state apprezzate dal nostro pubblico in occasione del più recente libro (ed. ilSaggiatore) dedicato ai Quartetti di Mozart e presentato la scorsa stagione.

 

Martedì 21 marzo

Coro della Radio Svedese

Peter Dijkstra direttore

Brahms – Fest und Gedenksprüche op. 109

Lidholm – De Profundis

Mendelssohn – Richte mich Gott, Salmo 43 op. 78 n. 2

– Denn er hat seinen Engeln MWV B53

– Warum toben die Heiden, Salmo 2 op. 78 n. 1

Brahms – Es ist das Heil uns kommen her op. 29 n. 1

– Schaffe in mir, Gott, ein rein Herz op. 29 n. 2

Sandström – En ny Himmel

Brahms – Warum ist das Licht op. 74 n. 1

Il Coro della Radio Svedese è una delle compagini vocali più note e rispettate a livello internazionale, come il pubblico del Quartetto ben sa per averne apprezzato le qualità in altre occasioni. La perfezione dell’insieme e l’inconfondibile colore del suono rappresentano i punti di forza delle loro esecuzioni, che spaziano dalla polifonia rinascimentale al repertorio contemporaneo.

Il programma scelto per il Quartetto dal Coro Svedese e dal suo direttore Peter Dijkstra presenta un confronto tra la grande tradizione corale tedesca, rappresentata da Brahms e da Mendelssohn, e la nuova scuola svedese. Ingvar Lidholm è il decano dei compositori scandinavi e ha contribuito a rifondare nel secondo Novecento la pratica del canto corale a cappella che la generazione dei maestri più giovani, come Sven-David Sandström, ha portato avanti con lavori di grande intensità espressiva.

 

Martedì 28 marzo

Concerto Italiano

Rinaldo Alessandrini direttore

Monteverdi – Notte. Storie di guerrieri e d’amanti

Sinfonia (dall’opera Orfeo)

Hor che’l ciel e la terra (Ottavo Libro de’ Madrigali)

Sinfonia (dall’opera L’incoronazione di Poppea)

Combattimento di Tancredi e Clorinda (Ottavo Libro de’ Madrigali)

Vivrò fra i miei tormenti, Lamento di Tancredi (Terzo Libro de’ Madrigali)

Sinfonia (dall’opera Il ritorno di Ulisse in patria)

Amor – dicea, Lamento della Ninfa (Ottavo Libro de’ Madrigali)

Al lume delle stelle (Settimo Libro de’ Madrigali)

A Dio, Florida bella (Sesto Libro de’ Madrigali)

Sinfonia (Settimo Libro de’ Madrigali)

Ecco mormorar l’onde (Secondo Libro de’ Madrigali)

Quando l’alba in oriente (Scherzi Musicali)

Rinaldo Alessandrini e l’ensemble Concerto Italiano, da molti anni ambasciatori nel mondo della grande tradizione vocale del nostro Paese, dedicano il loro ritorno nella stagione del Quartetto a Monteverdi, uno dei padri della musica moderna. Il tema scelto per questo percorso, uno degli infiniti possibili, nell’arte di Monteverdi è la notte, scenario ideale di passioni amorose e di estatiche visioni. Al lume delle stelle, come recita uno dei più splendidi madrigali del Settimo Libro, si svolgono i combattimenti amorosi come quello di Tancredi e Clorinda, fulcro del nuovo stile rappresentativo propugnato dall’autore e rivendicato, in polemica con le dottrine accademiche, nella prefazione del Quinto libro. La notte accoglie anche i lamenti della Ninfa sull’amore perduto, così come il confuso suono “di sospiri, di baci e di parole” che si scambiano Florida e il suo amante. I tormenti e le dolcezze delle notti amorose si dissolvono alla fine con lo spuntar dell’alba in oriente, splendida ma non quanto la bellezza della donna del poeta, secondo il paragone manierista di Gabriello Chiabrera musicato da Monteverdi negli Scherzi musicali a tre voci.

 

Martedì 4 aprile

Yefim Bronfman pianoforte

Bartók – Suite op. 14 Sz 62

Schumann – Humoreske in si bemolle maggiore op. 20

Debussy – Suite Bergamasque

Stravinskij – Trois mouvements de “Pétrouchka”

Il virtuosismo poderoso di Yefim Bronfman ha lasciato l’impronta perfino su uno scrittore come Philip Roth, che lo ha citato nel romanzo La macchia umana. Il pianista americano di origine russa occupa da oltre quarant’anni la scena musicale internazionale, segnalandosi soprattutto come interprete del repertorio più virtuosistico e moderno. Il programma scelto per il ritorno al Quartetto rispecchia questa natura, in particolare nella Suite op. 14 di Bartók, un lavoro purtroppo di raro ascolto, e soprattutto negli esplosivi Trois mouvements de “Pétrouchka” di Stravinskij, considerati una delle vette più impervie di tutta la letteratura pianistica. Altrettanto virtuosistici, seppure in termini diversi ed espressivi, sono l’Humoreske op. 20 di Schumann e la Suite Bergamasque di Debussy. Il primo comprende una galleria completa di stati d’animo, racchiusi in una collana di piccoli frammenti pianistici, mentre Debussy evoca la musica clavicembalistica del Settecento francese filtrandola attraverso una sensibilità timbrica e ritmica del tutto nuova e moderna.

 

Martedì 11 aprile

Basilica di San Simpliciano

Barockorchester Stuttgart

Kammerchor Stuttgart

Frieder Bernius direttore

Sarah Wegener soprano

Marie-Henriette Reinhold contralto

Colin Balzer tenore

Sebastian Noack basso

Bach – Cantata “Brich dem Hungrigen sein Brot” BWV 39

Haydn – Stabat Mater Hob.XXa.1

Il concerto a ridosso della Pasqua s’intona al periodo liturgico e presenta due lavori conformi al ricordo della Passione di Cristo. L’orchestra barocca e il coro di Stoccarda diretti da Frieder Bernius, tra i più qualificati interpreti del repertorio sinfonico-corale, eseguono il magnifico Stabat Mater di Haydn, uno dei migliori esempi nell’infinita galleria di espressioni musicali della popolare sequenza in latino di Jacopone da Todi. Il maestro della sinfonia e del quartetto trova infatti accenti drammatici nelle parti solistiche e corali degne di un grande uomo di teatro, mettendo in luce la dolcezza e il dolore, la rassegnazione e la speranza, in un palcoscenico ideale illuminato da sfumature di luce espressiva continuamente cangianti.

Il programma è completato da una delle più ricche e complesse Cantate di Bach, ispirata al tema della carità e della misericordia. Lo splendore del lavoro, scritto a Lipsia nel 1726, è messo in luce in maniera perfetta dalla magnifica fuga corale che apre la Cantata, sulle parole “Dividi il pane con l’affamato e accogli nella tua casa i senza tetto”.

 

giovedì 20 aprile

Orchestra of the Age of Enlightenment

Matthew Truscott direttore

Isabelle Faust violino

Haydn – Sinfonia n. 49 in fa minore “La Passione” Hob.I.49

Mozart – Concerto per violino n. 1 in si bemolle maggiore K 207

C.P.E. Bach – Sinfonia n. 1 in sol maggiore Wq 182/1

Mozart – Concerto per violino n. 5 in la maggiore K 219

Isabelle Faust, una delle interpreti più comunicative e carismatiche della musica barocca e classica che Claudio Abbado contribuì a proiettare nell’universo musicale internazionale, fa il suo esordio al Quartetto alla testa di una storica formazione come l’Orchestra of the Age of Enlightenment, fondata giusto 30 anni fa da un gruppo di musicisti inglesi interessati allo studio e alla pratica degli strumenti antichi. L’orchestra lavora di volta in volta con artisti diversi, che possono anche assumere il doppio ruolo di solista e direttore come nel caso della collaborazione con la violinista tedesca. In questa veste infatti Isabelle Faust interpreta il primo e l’ultimo dei Concerti per violino di Mozart, un gruppo di lavori cruciali nel percorso artistico e umano dell’autore. In rapporto con essi sono collocate due sinfonie, La passione di Haydn e la Sinfonia n.1 di Carl Philipp Emanuel Bach, che rispecchiano lo stile della scrittura orchestrale degli anni Settanta del Settecento, il periodo nel quale si forma il gusto di Mozart nella musica strumentale.

 

Martedì 2 maggio

Trio di Parma

Ciclo integrale delle opere per pf., vl. e vc. di Beethoven – II

– Trio n. 8 in si bemolle maggiore (Allegretto) WoO 39

– Trio n. 3 in do minore op. 1 n. 3

– Trio n. 9 in mi bemolle maggiore WoO 38

– Trio n. 5 in re maggiore op. 70 n. 1 degli Spettri

La seconda parte dell’Integrale dei Trii con pianoforte del Trio di Parma prosegue il dialogo tra le varie fasi della produzione di Beethoven. In questo caso troviamo accostati l’ultimo Trio del gruppo dell’opus 1, quello più tempestoso e drammatico (non a caso in do minore), e un lavoro della maturità come il Trio detto “degli Spettri” a causa di alcuni appunti trovati in un quaderno assieme agli abbozzi per un progetto operistico sul Macbeth mai portato a termine. L’integrale comprende ovviamente anche i lavori rimasti fuori dal catalogo ufficiale, come l’Allegretto WoO 39 e il Trio in mi bemolle maggiore WoO 38, entrambi pubblicati postumi nel 1830 insieme ad altri minori trovati tra le sue carte. Il primo è un breve lavoro d’occasione scritto per il figlio dell’amica Antonie Brentano nel 1812, mentre il secondo è un primo tentativo di scrittura per pianoforte e archi composto a Bonn prima del trasferimento a Vienna.

 

Martedì 9 maggio

Sir András Schiff pianoforte

Ciclo Bach, Bartók, Janáček, Schumann – III

Bach – Capriccio sopra la lontananza del suo fratello dilettissimo BWV 992

Bartók – Sei danze in ritmo bulgaro da “Mikrokosmos” Sz 107

Bach – Quattro duetti BWV 802-805

Bartók – Sonata (1926) Sz 80

Janáček – Nella nebbia

Schumann – Fantasia in do maggiore op. 17

Il raffinato progetto di Schiff per il Quartetto si conclude con una nuova faccia del dialogo a distanza tra la musica di Bach e il mondo di Bartók, profondamente influenzato dalle ricerche sulla musica contadina dei popoli dell’area balcanica. I rigorosi processi contrappuntistici dei Quattro duetti di Bach rispecchiano inoltre l’inclinazione di Bartók per le complesse forme racchiuse nei fenomeni della natura, che il musicista studiava con la medesima analitica passione riversata nelle ricerche etnomusicologiche. In maniera analoga, il confronto parallelo tra i pochi lavori pianistici di Janáček e la musica di Schumann si conclude con un altro esempio emblematico dell’originale impressionismo emotivo del musicista moravo, la suite Nella nebbia. Il carattere onirico di Janáček rivela un’imprevedibile consonanza con il febbrile mondo poetico di Schumann, sempre teso a trovare una sintesi in grado di acquietare le convulse aspirazioni della sua mente in perenne fermento. La Fantasia op. 17, scritta allo scopo di raccogliere fondi per edificare un monumento a Beethoven, in origine avrebbe dovuto intitolarsi Rovine, Arco di trionfo e Costellazioni.

Martedì 23 maggio

FuturOrchestra

Alessandro Cadario direttore

Luca Buratto pianoforte

Mozart – Concerto n. 27 in si bemolle maggiore K 595 per pianoforte e orchestra

Čajkovskij – Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64

La stagione del Quartetto si chiude con un concerto che rappresenta da una parte una gioiosa festa musicale e dall’altra uno sguardo sul domani. FuturOrchestra è un progetto nato in seno al Sistema Orchestre e Cori Giovanili e Infantili in Italia – Lombardia, ispirato all’esperienza del Sistema creato da Antonio Abreu in Venezuela e conosciuto in tutto il mondo grazie al sostegno di grandi artisti come Claudio Abbado. FuturOrchestra raccoglie giovani musicisti, a diversi livelli di preparazione, dei vari Nuclei sparsi sul territorio e li riunisce in una formazione tesa a studiare ed eseguire anche i lavori più impegnativi del repertorio, con la convinzione che la principale forma di educazione musicale sia quella di far musica insieme. La prima esibizione pubblica di FuturOrchestra risale al 2011 e da allora ogni anno l’orchestra è presente con progetti specifici in molteplici manifestazioni a Milano e altrove. Il programma per il Quartetto, con due capolavori come il Concerto K 595 di Mozart e la Quinta di Čajkovskij, è una sfida entusiasmante non solo per i ragazzi dell’orchestra, ma anche per i due giovani artisti che li guidano in questa avventura, il direttore Alessandro Cadario, che collabora regolarmente con FuturOrchestra, e Luca Buratto, fresco vincitore del prestigioso Concorso pianistico di Honens, in Canada, e attualmente artista in residence del Marlboro Music Festival.

Per info

Società del Quartetto- Via Durini 24 – 20121 Milano- tel. 0039 02 76005500

info@quartettomilano.it