I dischi del mese: maggio ’14- 2

Pubblicato il 22 Maggio 2014 in , da Ferruccio Nuzzo

Myung Whun Chung

piano ECM

Myung Whun Chung ci propone all’ascolto il suo pianoforte come ci farebbe visitare un suo giardino segreto. Notissimo direttore d’orchestra – già assistente di Carlo Maria Giulini, è stato anche per qualche anno da noi, alla testa dell’orchestra del Teatro Comunale di Firenze e dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma – un gran numero di dischi è al suo attivo nel repertorio sinfonico; ma, pianista di formazione (secondo Premio al concorso internazionale Tchaikovski di Mosca), ed avendo già inciso con un trio «famigliare» (il Trio Chung), in quartetto e come accompagnatore di Cecila Bartoli in un recital di melodie francesi Chants d’Amour, è questo – credo – il suo primo cd in cui si presenta come solista.

Non so quanto tempo Myung Whun Chung dedichi al pianoforte in un quotidiano che immagino sovraccarico di impegni d’orchestra e di viaggi attraverso le sale da concerto di tutto il mondo, ma questo, come ho detto è un giardino che – ben concepito e organizzato – consola della sua bellezza anche se il tempo per occuparsene non è poi tanto. Un programma senza pretesa di rivelazioni, quindi, senza piante rare, fragili ed esigenti, intimo perché prossimo a chi lo ha concepito, scegliendo e organizzando con cura e passione autori ed opere, tra i più popolari del repertorio, per illuminarli della luce della sua passione.

Dal Debussy del Chiaro di luna al Mozart delle Variazioni Ah! vous dirai-je, Maman, passando per due Notturni di Chopin, due Impromptus di Schubert, Per Elisa di Beethoven, il Sogno d’amore di Schumann con la sola eccezione di un brano poco conosciuto – e pertanto affascinante – il Canto d’autunno dalle Stagioni di Tchaikovski, il tutto registrato alla Fenice di Venezia con lo splendido suono ECM.

ascoltate Myung Whun Chung al pianoforte


KasprovSergei Kasprov

Exploring Time with my PianoAlpha (70’01)

Ancora un’esplorazione di un nuovo giardino segreto, questa volta più intimo e raffinato, e che riserva ad ogni svolta l’apertura su di un panorama diverso, addolcito o acceso da nuove atmosfere, da luminosità diverse.

Sergey Kasprov è una nuova scoperta di Alpha. Questo giovane pianista russo, formato al Conservatorio di Mosca, non si preoccupa di alcuna proclamata fedeltà barocca, né per quanto riguarda lo strumento né per qualsiasi preoccupazione stilistica. Rameau, Lully, Loeillet, Bach et Scarlatti – rivisitati da Tausig, Godowsky et Rachmaninov – sono riscoperti da Kasprov con una libertà animata dalle ali della scoperta, che sembrano, talvolta, vibrare delle impennate dell’improvvisazione.

Tanti anni fa già Glenn Gould ci aveva sorpreso, poi entusiasmato, con le sue «rappresentazioni» di compositori come Byrd o Gibbons – ma ben poco se ne frequentava all’epoca l’interpretazione sullo strumento a cui queste musiche erano all’origine destinate: il clavicembalo (o il virginale). Kasprov ci distrae, oggi, dalle due versioni possibili – e conosciute : quella rigorosamente originale e quella più compiacente e virtuosa fine ottocento – presentandoci i suoi ibridi, frutto di un’amorosa cultura ma sopratutto di geniali intuizioni.

Sergey Kasprov è virtuoso incomparabile, e sono sicuro ch’egli ci riserva ben altre sorprese, anche se non riesco a immaginare in quale direzione, se romantica o contemporanea. Per ora, questo cd è un trionfo di luci e di eleganti architetture, visitate con un’agilità mai frettolosa né superficiale, splendidamente registrate su uno Steinway contemporaneo di Rachmaninov.

ascoltate Sergey Kasprov


fossi_brahmsBrahms «The Progressive»

Matteo Fossi: pianoforte – Hortus (71’47)

Nel 1933, Arnold Schönberg definì Brahms “il Progressivo”, riconoscendo in lui un grande innovatore nella sfera di un libero linguaggio musicale (riconoscimento tanto più importante e significativo in un’epoca di grandi fermenti, se non rivoluzioni, in tutte le forme artistiche). E questo disco dà un’illustrazione sintetica ma ben rappresentativa dell’intera parabola creativa del compositore, partendo dalle Variazioni op. 9, scritte a soli vent’anni, toccando poi il periodo centrale della sua produzione con le Rapsodie, e terminando con le composizioni che rappresentano il suo addio definitivo al pianoforte: le Fantasie e i Klavierstücke, scritte dopo i sessant’anni.

Creatura della scuola musicale di Fiesole, e conosciuto – in Italia ed all’estero – sopratutto per la sua intensa attività cameristica, il fiorentino Matteo Fossi mi ha subito affascinato con il Brahms già maturo e riflessivo delle Variazioni – forse la composizione più interessante di tutto il cd – e con lo sviluppo drammatico, schumaniano, della Fantaisie op.116. Ma questa sensibilità, associata ad una profondità di analisi e di evocazione è presente in tutto il programma, rivelatore di una continuità di impegno e di ricerca in un’intimità che Fossi dischiude senza mai profanarla. E con le splendide sonorità di un pianoforte Fazioli, che esaltano ogni sfumatura del potente chiaroscuro della musica di Brahms.

ascoltate il Brahms «Progressivo» di Matteo Fossi


Littera_ArmonicaWhettam, Fauré, Hovhaness, Piazzolla, Tausky

Composizioni per armonica e orchestra – Gianluca Littera: harmonica, Orchestra Stesichoros, Francesco di Mauro – Stradivarius (49’38)

Per concludere questo numero, dedicato sino ad ora esclusivamente al pianoforte, passiamo ad uno strumento inusuale nel panorama della musica «seria». Con Gianluca Littera l’harmonica (o armonica a bocca) fa il suo ingresso trionfale nella discografia – peraltro estremamente ridotta – di questo strumento, sopratutto per quel che concerne il repertorio classico, anche se i compositori che all’harmonica hanno dedicato concerti o trascrizioni non sono certo tra i minori, primo tra tutti Ennio Morricone, il quale – oltre all’indimenticabile tema di C’era una volta il West – ha scritto una serie di Immobile (il n°2 è stato scritto per Littera), elaborazioni o trascrizioni di altre sue musiche – per la maggior parte di film – per harmonica con accompagnamento orchestrale.

Gianluca Littera, violista di formazione ha suonato per 17 anni in istituzioni come le Orchestre del Comunale di Bologna e dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma prima di dedicarsi totalmente allo «strumento da taschino», scoperto sin dai primi anni di Conservatorio ascoltando Non gioco più cantato da Mina accompagnata dal grande Toots Thielemans. Autodidatta, ha portato l’harmonica ad un livello di raffinatezza e di espressività che gli ha aperto le più prestigiose sale da concerto di tutto il mondo, come solista accompagnato da orchestre di gran nome, e direttori famosi come Myung Whun Chung (di cui abbiamo appena parlato).

Il programma del cd riunisce composizioni ben poco conosciute – come il Concerto scherzoso del bostoniano Graham Whettam, che Littera ha «creato» dopo una lunga e complicata ricerca della partitura, ed il Concertino del moravo Vilem Tausky – a musiche di Astor Piazzolla e ad una seducente Pavane di Gabriel Fauré, in una trascrizione dello stesso Littera, sensibile ed evocatrice di melanconiche atmosfere.

Registrazione eccezionale – nel teatro Bellini di Catania -, con uno splendido paesaggio dinamico che rispetta i più teneri sussurri dello strumento solista (la Pavane di Gabriel Fauré) e le sue ardenti impennate, nonché la brillante tavolozza cromatica dell’Orchestra Stesichoros che lo accompagna, diretta da Francesco di Mauro.

ascoltate l’harmonica di Gianluca Littera